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Chiave Di Tenore Come Si Legge?

Chiave Di Tenore Come Si Legge
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. Le chiavi della notazione musicale antica e moderna Una chiave, nella notazione musicale, è un simbolo posto all’inizio del pentagramma con la funzione di fissare la posizione delle note, Anche se è collocata sempre all’inizio di un pentagramma, può anche essere usata in un punto qualsiasi dello stesso, ad esempio a metà di una battuta o misura per identificare il passaggio da una tessitura a un’altra di uno stesso strumento.

Chi usa la chiave di do?

CHIAVE DI FA – Questa chiave si usa per le voci di Basso e Baritano, La posizione che occupa sul pentagramma indica la nota FA o in chiave di Baritano, o in chiave di Basso.

Come capire la chiave di una canzone?

Metodo 1: Funzione Moises’ AI Key Detection – Uno dei modi più semplici per identificare correttamente la chiave di una canzone è usare la tecnologia AI Key Detection Moises, Questo rilevatore chiave della canzone funziona che è una meraviglia: dopo aver caricato la tua canzone, ti dirà immediatamente la sua chiave, insieme agli accordi! Non solo troverai la chiave, ma Moises ti permetterà anche di cambiarla.

Non dovrai più preoccuparti degli spartiti, o di apprendere complesse teorie musicali, oppure di soffocare il tuo processo creativo perché non riesci a trovare la chiave della canzone. Con Moises, puoi liberare il tuo genio senza limiti! Come funziona? Non devi fare altro che scegliere la canzone di cui vuoi trovare la chiave e caricarla dalla tua libreria o da un URL pubblico, e boom! In un attimo, l’IA di Moises rileva la chiave e gli accordi della canzone, e inoltre può separare le tracce vocali e strumentali per la tua comodità.

Poi, se lo desideri, apri il Pitch Changer e digita un semitono alla volta, finché non trovi la chiave adatta a te. Dopo aver cambiato la chiave della canzone, gli accordi compariranno in tempo reale!

Quali sono i 4 parametri musicali?

I parametri del suono: Altezza, Intensità, Timbro e Durata.

Qual è la chiave musicale più conosciuta ed utilizzata?

chiave di SOL – La chiave di violino, la chiave musicale più conosciuta ed utilizzata, è anche l’unica chiave di SOL, La chiave di violino si scrive partendo dalla seconda linea del pentagramma (partendo dal basso), che prende il nome di SOL.

Che differenza c’è tra la chiave di violino e la chiave di basso?

Il segno di FA – Comprende le chiavi di baritono e basso, Baritono poggia sulla 3° linea; e basso poggia sulla 4° linea. Esse stabiliscono la posizione del FA2 L’insieme delle sette chiavi musicali è detto setticlavio, La chiave di violino consente di notare i suoni molto acuti ricorrendo ad un numero ragionevole di tagli addizionali. La chiave di basso consente di notare facilmente i suoni gravi. Dunque, la chiave di violino e di basso permettono di segnare agevolmente l’intera estensione delle voci e dell’orchestra moderna.

  • Ecco perché è importante lo studio della chiave di basso quasi contemporaneamente allo studio della chiave di violino.
  • Nella chiave di violino si leggono il violino, il flauto, le voci femminili, la chitarra, il pianoforte ecc.
  • La chiave di basso si riferisce, invece, ad altezze gravi.
  • Gli strumenti che utilizzano la chiave di basso sono il contrabbasso, il trombone, il violoncello ecc.

Nella chiave di contralto si legge la viola ; nella chiave di tenore si legge il sassofono,

Quali sono le corde del basso a 4 corde?

Corde – Le corde del basso elettrico sono prevalentemente in acciaio, con un’anima solida, che può essere a sezione circolare o esagonale, ed un avvolgimento esterno che consente alla corda di raggiungere una massa tale da collocarla, nello spettro, all’ottava giusta.

  1. I materiali più usati sono l’acciaio o il nichel, con differenze timbriche fra le due soluzioni.
  2. In alcuni casi la corda metallica può essere rivestita in materiale sintetico.
  3. Altra importante caratteristica è il tipo di avvolgimento, cosa che determina il tipo di superficie della corda, che può essere ruvida, semi-liscia e liscia.

Alcuni modelli di bassi sperimentali presentano delle corde in silicone, Il basso tradizionale, nato come “evoluzione” del contrabbasso, presenta il suo stesso numero di corde, quattro, con la medesima accordatura: Sol, Re, La, Mi (in ordine di altezza dalla più acuta alla più grave).

  • Già negli anni settanta alcune aziende artigianali (come ad esempio l’Alembic) realizzavano bassi ad 8 corde (con ogni corda doppiata da un’altra accordata un’ottava più alta) creando un effetto simile alla chitarra a 12 corde.
  • Dopo lo scarso successo avuto dal Fender V Bass negli anni sessanta, sul finire degli anni ottanta iniziarono ad avere sempre più mercato bassi a 5 corde (Sol, Re, La, Mi, Si come consuetudine anche se qualcuno optava per Do, Sol, Re, La, Mi) e poi anche a 6 corde (Do, Sol, Re, La, Mi, Si).

Con l’aumentare del livello tecnico dei musicisti e l’avvento di tecniche particolari di esecuzione come il tapping (ovvero suonare con entrambe le mani sulla tastiera dello strumento) il numero delle corde è salito considerevolmente, con strumenti in grado di ricoprire il registro sia della chitarra che del basso tradizionale.

Come si distinguono le tonalità?

Come stabilire con certezza se il brano è maggiore o minore – Abbiamo visto come si trova la possibile tonalità maggiore del brano e la possibile tonalità minore (relativa minore). Ora sappiamo che il brano può essere in una tonalità maggiore o minore. Come affermare con certezza se si tratta di uno o dell’altro? Ci sono diversi modi per affermarlo:

Ascoltando il brano : un orecchio allenato riesce a percepire se il brano è in tonalità maggiore (che esprime sensazioni di felicità) o se il brano è in tonalità minore (che esprime melanconia). Guardando la prima e l’ultima battuta del brano : nella maggior parte dei casi, il brano inizia e finisce con l’accordo di tonica. Se vedi che in queste battute è presente l’accordo maggiore, allora probabilmente il brano sarà nella tonalità maggiore, viceversa se è presente l’accordo minore. Dando un’occhiata alle alterazioni momentanee : i brani in tonalità minore, possono essere stati costruiti sulle scale minori melodiche o armoniche. Di conseguenza è possibile che sul sesto e settimo grado della scala tu possa trovare delle alterazioni accidentali. (Se presumi che il brano sia in tonalità di Fa# minore, allora potrai trovare un Re# oppure un Mi#).

: Come riconoscere la tonalità di un brano

Come si FA a capire la propria tonalità?

Scarica PDF Scarica PDF Hai mai sognato di diventare un grande cantante? Forse hai una splendida voce tutta da scoprire e ascoltare: devi solo trovarla. Il segreto per migliorare come cantante è individuare la tua estensione vocale, usare le tecniche giuste e impegnarti tanto con gli esercizi. Magari ti basta solo conoscere qualche trucco per iniziare a esibirti senza sentirti a disagio.

  1. 1 Determina la tua estensione vocale, Si tratta di misurare le ottave che sei in grado di cantare, dalla più bassa alla più alta. Puoi trovare la tua estensione vocale cantando le scale musicali. Inizia dalla nota più bassa che riesci a cantare chiaramente e continua fino a raggiungere quella più alta.
    • Riscaldati cantando le scale maggiori cominciando con il Do centrale. Canta Do-Re-Mi-Fa-Sol-Fa-Mi-Re-Do e prosegui alzando o abbassando di un semitono per ogni nuova scala.
    • Quali sono le scale che riesci a cantare più chiaramente? A che punto diventa difficile eseguire le note? Cerca di capire dove hai difficoltà per determinare il tuo tipo di voce.
    • Esistono delle app, come SingScope, che possono aiutarti a determinare la tua estensione vocale individuando le note più basse e più alte che riesci a cantare rimanendo intonato.
  2. 2 Trova la tua tessitura. La tessitura comprende le note che riesci a cantare sentendoti perfettamente a tuo agio, senza sforzarti, quindi per questo la voce risulta piuttosto piacevole all’ascolto. La tua estensione vocale potrebbe superare la tessitura.
    • Quali sono le canzoni che generalmente ti piace cantare? Se ce ne sono alcune che adori cantare a squarciagola, probabilmente questo succede perché pensi di riuscire a riprodurle bene. Presta attenzione alle note di questi brani.
    • Con la pratica, dovresti riuscire a espandere l’estensione delle note che puoi cantare guadagnando in potenza.
  3. 3 Determina quando usare la voce di petto e di testa. La voce di petto è quella che usi quando parli o quando canti note basse. Quando canti note più acute usi la testa, che sia per ottenere una sonorità delicata o per una più piena.
    • Cantanti pop come Ariana Grande e Beyonce riescono a usare spesso entrambi i registri.
  4. 4 Impara a usare la tecnica di canto giusta. Se finora non hai utilizzato la tecnica corretta, magari non sai nemmeno quale sia il tuo vero timbro. Avvalerti della tecnica adeguata permetterà alla tua voce di avere un suono chiaro e forte. Tieni a mente i seguenti indicatori mentre ti eserciti con il canto:
    • Cerca di avere una buona postura. Stai dritto, in modo da poter respirare più facilmente. Tieni il collo retto ma rilassato.
    • Parlando di respirazione, assicurati di usare il diaframma. Lo stomaco dovrebbe espandersi quando inali e sgonfiarsi quando esali. Questo ti consente di controllare meglio il tuo tono.
    • Apri il retro della gola ed enuncia le vocali quando canti.

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  1. 1 Riscalda sempre la voce prima di cantare. Le corde vocali sono muscoli, quindi hanno bisogno di tempo per sciogliersi, in modo da non essere messe sotto uno sforzo eccessivo. Inizia cantando lentamente le scale per 10-15 minuti circa. Quando le corde vocali sembrano essersi riscaldate a sufficienza e sono pronte, puoi interpretare le canzoni che hai scelto per esercitarti.
    • Potresti anche cantare canzoni e scale facendo dei trilli con le labbra per riscaldare la voce. Questo ti aiuterà ad avere il supporto dell’aria pur rilassando le corde vocali. Dai un’occhiata a questo video per vedere come Celine Dion riscalda la sua voce.
  2. 2 Scegli le canzoni giuste. Seleziona pezzi facilmente adattabili alla tua estensione, in modo da avere più probabilità di cantare bene e trovare quella voce stupenda che è rimasta nascosta dentro di te per tutto questo tempo.
    • Canta sulle registrazioni delle canzoni che hai scelto fino a sentirti a tuo agio con questi pezzi.
    • Esercitati cantando le canzoni senza avere la registrazione come base. Puoi usare la parte strumentale, ma non quella vocale.
    • Prova canzoni di un’ampia varietà di generi. Magari il tuo genere musicale preferito è l’hip hop, ma potresti renderti contro che sei più portato a cantare jazz o country. Dai una chance a tutti i tipi di musica.
    • Se ami particolarmente una canzone, ma non riesci a cantarla nella tonalità originale, usa un’app come AnyTune per cambiarla pur mantenendo lo stesso tempo. Oppure usa l’app per rallentarla mentre impari i passaggi più difficili.
  3. 3 Registrati quando canti. Usa un registratore o un altro dispositivo apposito per registrarti mentre canti dopo esserti riscaldato e aver praticato. Prendi nota degli aspetti su cui dovresti lavorare, ma scrivi anche quello che ti è riuscito bene.
  4. 4 Esibisciti davanti ad altre persone. A volte, se non riceviamo opinioni esterne, è difficile capire se abbiamo bisogno di migliorare. Canta per familiari o amici, e chiedi loro un feedback onesto sulla tua voce.
    • Ricorda di riscaldarti prima di esibirti.
    • Canta in una stanza grande e aperta dal soffitto alto; la tua voce avrà un suono migliore di quello che avrebbe in un posto dal soffitto basso e con la moquette sul pavimento.
    • Dopo aver ricevuto un po’ di feedback, tienili a mente quando ti eserciterai in futuro.
    • I locali in cui organizzano serate karaoke sono ottimi posti per esercitarti ed esibirti davanti ad altre persone.

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  1. 1 Individua il tuo stile unico. Cosa rende originale la tua voce? Una volta che avrai capito i limiti della tua estensione, puoi sperimentare con diversi stili di canto per far emergere il meglio della tua voce.
    • Magari hai una voce adatta all’opera; esercitati con il canto lirico.
    • Magari ha un piacevole tono nasale in perfetto stile country. Approfittane!
    • Anche gridare e sussurrare sono stili che trovano un proprio posto tra le leggende del rock. Niente è proibito.
  2. 2 Entra a fare parte di una band o di un coro. Cantare con altri musicisti è un ottimo metodo per diventare più creativo con il tuo stile vocale. Partecipa al coro della chiesa o entra in un circolo musicale. In alternativa, proponi ad alcuni amici di formare una band in cui tu sarai il cantante principale. Potresti inoltre fare un provino per un musical o iniziare a guadagnare soldi esibendoti per strada, se non vedi l’ora di offrire le tue performance a un pubblico.
  3. 3 Considera la possibilità di iscriverti a un corso di canto. Se hai preso sul serio l’impegno di trovare la tua voce, farti preparare da un istruttore professionista è il metodo migliore. I maestri di canto possono insegnarti a usare la voce come se fosse uno strumento.
    • Chiedi ai tuoi amici o fai delle ricerche online per trovare un insegnante di canto nella tua zona. Cerca tra quelli che cantano o insegnano i generi a cui sei più interessato. Incontrane almeno tre prima di scegliere quello più adatto alle tue esigenze.

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  • Inizia sempre con canzoni più facili per poi passare a quelle che ti mettono maggiormente alla prova.
  • Pensa a quello di cui canti, e cerca di cogliere la vera passione della canzone in questione.
  • Cantare è difficile e avrai dei detrattori. In ogni caso, tu continua a farlo e cerca di trovare esercizi che rendano più flessibile la tua voce.
  • Non aspettarti di diventare subito bravo. Ci vogliono tempo e sforzi per riuscirci.
  • Bevi acqua a temperatura ambiente, Bere acqua molto calda o fredda è dannoso per le corde vocali e rende più difficile cantare. Tra un esercizio vocale e l’altro, sorseggia acqua a temperatura ambiente per mantenere lubrificata la gola.
  • Cerca di evitare di bere liquidi come latte e succo d’arancia, perché rivestono la gola con del muco in eccesso.
  • Prova con un’ampia gamma di canzoni di diversi generi, dal jazz all’hip hop; cerca di capire qual è lo stile che ti piacerebbe interpretare.
  • Prova a cantare accompagnato da un pianoforte per aiutarti a eseguire la nota giusta.
  • L’esercizio è il segreto per avere successo.
  • Non sforzarti troppo, altrimenti le corde vocali possono danneggiarsi e alla fine spezzarsi.

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Urlare, parlare a voce troppo alta o addirittura sussurrare può far sforzare la gola. Bisbigliare stressa la voce più di parlare con un tono elevato!

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Qual e la scala musicale?

Scala La scala musicale è definibile come un sistema di organizzazione dei suoni sviluppato nel contesto teorico e/o nella pratica da ogni cultura musicale, passata e presente. Inventare una scala significa scegliere un certo numero di suoni e fissare le distanze tra di essi, cioè gli intervalli che li separano.

L’intervallo fra due suoni alla base della formazione delle scale musicali, cio la successione di pi suoni che, partendo da una determinata altezza, ascende fino ad una altezza determinata (generalmente all’ottava superiore) o discende fino ad una altezza determinata passando da altezze intermedie, dette gradi,

La scala musicale a noi più familiare è quella dei sette suoni do-re-mi-fa-sol-la-si-do (ottava successiva), detta diatonica, nei suoi due modi maggiore e minore. Altre tradizioni musicali sono basate su scale pentafoniche, cioè formate da cinque suoni, o esatoniche (di sei suoni) o formate secondo altre tipologie di scelta di suoni.

  • Con il superamento del sistema tonale nella musica colta del Novecento sono state ampiamente utilizzate sia queste scale ‘difettive’, sia altre tipologie di scale musicali, appositamente elaborate,
  • La scala pitagorica e la scala naturale L’esistenza delle scale musicali, almeno nella musica occidentale, deriva in larga parte dalla struttura armonica dei suoni musicali, rispetto ai quali l’ intervallo di ottava (v.

intervallo ) ha giocato un ruolo di indubbia centralit. La necessit combinata di ricordare le melodie e di ricondurre i suoni intermedi all’ottava a rapporti matematicamente esprimibili ha fatto s che fosse individuato un numero relativamente piccolo di gradi nell’ambito della scala, corrispondenti a intervalli facilmente intonabili e riconoscibili, in quanto basati sul fenomeno (allora ovviamente sconosciuto) degli armonici (v.

Suono ). L’ intervallo di quinta, pari ad un rapporto di frequenze 2:3 (in senso ascendente) e corrispondente al terzo armonico fu utilizzato per determinare matematicamente numerose scale musicali, ad esempio quella pitagorica. I pitagorici, infatti, stabilirono attraverso rapporti proporzionali basati sulle potenze dell’intervallo di quinta i valori di ogni grado di una scala musicale, detta, appunto, pitagorica.

Elevando infatti a potenze successive il valore di questo intervallo e riportando il valore ottenuto nell’ambito dell’ottava (in pratica, individuando il quadrato, poi il cubo, poi le potenze successive di questo rapporto e dividendo ogni valore per 1/2) si ottengono sette suoni diversi, tutti inclusi nell’ottava e tutti matematicamente definiti.

Se, per esempio, partiamo dalla nota DO e procediamo di quinta in quinta, la progressione matematica sar la seguente: 1 = DO 2/3 = SOL, quinta di DO e quinto grado della scala (2/3)2: 1/2 = 8/9 = RE, quinta di SOL e secondo grado della scala, corrispondente all’intervallo di tono (2/3)3: 1/2 = 16/27 = LA, quinta di RE e sesto grado della scala, etc.

etc La scala pitagorica fu oggetto d’interesse teorico, ma dal punto di vista della pratica musicale fu di poca utilit. Altre scale di suoni riuscivano, infatti, ad avvicinarsi meglio alla reale accordatura degli strumenti e alla prassi musicale. In generale, non erano matematicamente determinate.

  • I problemi teorici legati all’impiego di questa scala derivano dal fatto che la progressione delle quinte non si chiude esattamente su l’ottava della nota di partenza.
  • Anche molte scale musicali orientali e arabe sono basate sulla progressione delle quinte e sempre tale successione è impiegata per la formazione delle scale diatoniche maggiori e minori nella musica moderna, secondo il procedimento detto circolo delle quinte, esaminato più avanti.

In questo procedimento il circolo ‘si chiude’ poiché il sistema musicale di riferimento è quello della scala temperata. La scala pitagorica non fu la sola scala musicale utilizzata in occidente. Fra quelle impiegate dai teorici occorre ricordare la scala naturale, o dei rapporti semplici, elaborata dal pitagorico Archita (+348 a.C.), ripresa dall’astronomo Tolomeo (+161 d.C.), ma perfezionata dal teorico musicale Gioseffo Zarlino nel 1558.

Si basa anch’essa su un procedimento matematico e individua i valori di sette intervalli attraverso rapporti proporzionali semplici, molti dei quali in comune con la scala pitagorica: 1/2 (ottava), 2/3 (quinta), 3/4 (quarta), 4/5 (terza maggiore), 5/6 (terza minore), 3/5 (sesta maggiore), 5/8 (sesta minore), 8/9 (tono).

Questa scala rispondeva meglio alle esigenze della pratica musicale, per una migliore determinazione delle terze e delle seste, ma risultava pur sempre disagevole nell’accordatura degli strumenti a tastiera, poiché limitava le possibilità di modulazione e trasposizione delle composizioni.

  • La scala temperata La scala musicale che oggi conosciamo e utilizziamo fu elaborata da Andrea Werckmeister alla fine del 1600 e fu utilizzata dai compositori a partire dal secolo successivo.J.
  • Sebastian Bach impieg sistematicamente la scala temperata nelle due raccolte Das wohltemperierte Klavier (Il clavicembalo ben temperato), composte la prima nel 1722 e la seconda nel 1744.

Ciascuna raccolta contiene 24 preludi ed altrettante fughe in ognuna delle 24 tonalit nelle quali modula la scala temperata (v. tonalità ). Questa scala musicale si basa su un principio di determinazione dei suoni completamente diverso da quello matematico sopra esaminato.

La scala si suddivide infatti in 12 gradi progressivi, calcolati ripartendo l’ottava in dodici parti uguali, sulla base della radice dodicesima di 2. Ogni parte, o grado, si chiama semitono, Ogni semitono corrisponde a un aumento del 5,9% della frequenza del suono (radice dodicesima di due = 1.0594.).

Dopo dodici semitoni si ha un raddoppio della frequenza: si è cioè saliti di un’ottava. La necessit di sviluppare questa scala deriv dai problemi tecnici legati alla possibilit di accordare gli strumenti musicali (in particolare gli strumenti a tastiera) coi parametri della scala naturale. Il sistema della scala temperata si basa sulla divisione dell’ottava in 12 suoni; essa dunque un esempio di scala temperata cromatica, Suonando in successione tutte e dodici le note della scala cromatica, notiamo che la differenza in altezza fra ogni suono e il successivo sempre identica, e corrisponde sempre ad un semitono,

Suonando invece i soli tasti bianchi della tastiera eseguiamo una scala eptatonica, cio una successione di sette note (che chiamiamo do re mi fa sol la si, pi il do successivo, che la nota ottava), la quale è definita scala temperata diatonica, I semitoni non compresi nella scala diatonica prendono il nome diesis (simbolo # ) se riferiti all’innalzamento di 1 semitono del grado precedente, mentre assumono il nome bemolle (simbolo b ) se riferiti all’abbassamento di 1 semitono della nota seguente.

Nessuno degli intervalli della scala temperata cromatica e diatonica ‘perfetto’, cio segue il rapporto matematico della scala naturale o di quella pitagorica, ad eccezione dell’ottava, che resta nel rapporto doppio. Tutti gli intervalli intermedi sono aggiustati – ‘temperamento’ significa adattamento – in modo tale che l’incremento in altezza sia sempre costante (come già detto, equivale alla radice dodicesima di 2).

In tal modo, mentre i 12 gradi della scala cromatica temperata sono tutti ad intervallo di semitono coi gradi contigui inferiore e superiore, nella scala diatonica temperata si determina una successione di toni (1 tono è pari a 2 semitoni) e semitoni, Osservando la successione dei tasti bianchi della tastiera, notiamo infatti che un intervallo di semitono è sempre nel mezzo ad ogni intervallo di tono, ed è il tasto nero che si interpone fra essi.

Nelle due occorrenze in cui il tasto nero è assente, l’intervallo gi di semitono (mi/fa e si/do). Grazie al sistema del temperamento la scala diatonica riproducibile a qualsiasi altezza vogliamo, partendo cio da qualsiasi grado della scala cromatica temperata.

  1. Tale struttura risulta quindi perfettamente versatile nel consentire di trasporre la musica a qualsiasi altezza desiderata, purché compresa nella scala cromatica dei suoni.
  2. La messa a punto della scala temperata consent dunque di arricchire enormemente il linguaggio musicale, che poté contare su una vasta gamma di possibilit di modulazione e di trasposizione.

La trasformazione operata nel linguaggio, nella composizione, nella cultura musicali dall’adozione del sistema di temperamento fu di portata enorme. La scala diatonica di modo maggiore Con il sistema del temperamento equabile, come è stato osservato sopra, la scala diatonica eptafonica (di sette suoni) è esprimibile attraverso una successione stabilita di toni e semitoni. Nell’esempio che segue sono costruite la scala diatonica di do maggiore (la prima partendo dal basso) e le scale diatoniche successive che si compongono per aggiunta progressiva di una nota diesizzata, affinché sia rispettata la corretta successione di toni e semitoni. successione dei gradi della scala – T – T – S – T – T – T – S – La sequenza di scale che è stata così costruita è un procedimento che permette, per aggiunta progressiva di un diesis, di definire 12 scale diatoniche seguendo la successione di quinta in quinta in senso ascendente (ricordo che solo per facilità di scrittura nello schema sono state abbassate alcune quinte ascendenti); lo stesso procedimento vale con l’aggiunta progressiva di un bemolle, ed in questo caso la stessa sequenza delle 12 scale è costruita secondo una successione di quinta in quinta discendente, secondo il seguente schema, noto come circolo delle quinte, Il circolo delle quinte chiarisce come sia possibile costruire 12 scale diatoniche maggiori, che cioè rispettano la successione T-T-S-T-T-T-S, partendo da ciascuno dei 12 suoni della scala cromatica. La scala diatonica di modo minore La scala diatonica sopra definita nella successione graduale tono-tono-semitono-tono-tono-tono-semitono non è l’unica tipologia di scala diatonica impiegata nel contesto della musica occidentale.

  • Un’altra tipologia di scala, detta minore, prevede la successione tono-semitono-tono-tono-semitono-tono-tono e fornisce nel contesto del sistema tonale specifici e distintivi caratteri funzionali alle composizioni.
  • Storicamente, i due sistemi maggiore e minore derivano dal contesto della modalità,
  • Con l’affermarsi della nuova sensibilità armonica, nel corso del Cinquecento, furono infatti integrati altri quattro modi agli otto modi gregoriani: due di questi, lo ionico e l’eolio, corrispondono alla successione di gradi dell’attuale modo maggiore e modo minore.

Le due scale, nello specifico, erano riferite a due diversi contesti espressivi, essendo la maggiore reputata più adatta a imprimere un carattere positivo e ‘ottimista’ alla melodia, mentre la minore avrebbe la ‘qualità’ di imprimere sentimenti di mestizia, dolore, struggimento, secondo un principio teorico emerso contestualmente agli sviluppi del sistema tonale (v. In conseguenza, la successione degli intervalli nella minore presenta una difformità rispetto alla scala maggiore nei gradi terzo (1T+1S=terza minore), sesto (4T=sesta minore) e settimo (5T=settima minore), mentre il secondo (1T), il quarto (2T+1S), il quinto (3T+1S) e naturalmente l’ottavo grado (6T) restano invariati: Come si vede nella successione dei gradi della scala minore, che nella disposizione sopra definita si chiama naturale, il settimo grado si colloca ad un tono di distanza dalla tonica. Ciò rende inefficace la funzione di sensibile associata a quel grado, funzione necessaria affinché sia realizzato il procedimento della cadenza nella musica tonale (v.

  1. Tonalità ).
  2. Per ottemperare a tale scopo, è quindi impiegata la scala minore armonica, che innalza di 1 semitono il settimo grado.
  3. Questa scala è usata, come sottolinea il suo nome, in funzione armonica, cioè per costruire gli accordi ed in particolare quelli nei quali è presente la sensibile, mentre in funzione melodica ascendente è usata nelle tonalità minori soprattutto la scala minore melodica, nella quale anche il sesto grado è alterato: tale scala mantiene la funzione della sensibile, ma evita l’intervallo di 1 tono e mezzo dell’armonica, di effetto vagamente ‘orientaleggiante’.

Dalla scala minore armonica deriva la cosiddetta scala minore zingaresca, molto usata da Liszt, che prevede anche un innalzamento di semitono del quarto grado (nell’esempio che segue, riferito alla scala di la minore, è il re, che diviene re#). Nelle strutture melodiche discendenti la scala minore più frequentemente impiegata è però la scala naturale. naturale melodica armonica I gradi della scala diatonica e le loro funzioni La successione di toni e semitoni che definisce la scala diatonica, maggiore e minore, attribuisce una specifica funzione a ciascun suono della scala stessa. Tali funzioni, nel contesto della musica tonale, determinano la cosiddetta tensione lineare, cioè la capacità di conferire direzione e senso alla linea melodica e all’intreccio delle linee melodiche (tensione interlineare) nel contrappunto (v.

glossario ), mentre gli stessi gradi, impiegati nella formazione degli accordi (v. tonalità ) convergono nella determinazione della cosiddetta tensione gravitazionale, cioè la direzionalità logica e dinamica della musica tonale nelle sue componenti melodiche e armoniche insieme. La giustificazione teorica di tali caratteristiche e la loro corrispondenza alla fattualità della musica e alla sua evoluzione storica è materia che qui non può essere presa in esame.

Ai fini della presente introduzione, è opportuno però specificare almeno il nome di ciascun grado e la funzione dei gradi principali: tonica (I grado) : dà il nome alla scala e alla tonalità che su essa si costruisce. E’ il punto di riferimento e di arrivo dell’organizzazione melodica e armonica del brano; sopratonica (II grado) : è a distanza di tono dalla tonica in entrambe le scale.

La sua dissonanza con la tonica e consonanza con la dominante (di cui costituisce il V grado) rende questo grado fortemente dinamico in entrambe le modalità; modale (III grado) : essendo impiegato nell’accordo di tonica ed essendo differente nei due modi maggiore e minore, è il grado che definisce il modo della scala (da cui il nome); sottodominante (IV grado) : è invariata nelle due modalità e l’accordo costruito su di essa è determinante ai fini dell’affermazione della tonalità, in quanto generalmente anticipa la cadenza ; dominante (V grado) : è la nota che caratterizza la scala al pari della tonica, essendo sommamente consonante con essa ad (intervallo di quinta giusta) sia nelle scale minori che maggiori.

L’accordo che si costruisce sulla dominante convalida la tonalità, in quanto implica il meccanismo della cadenza (v. tonalità ); sopradominante (VI grado) : essendo differente nella scala di modo maggiore e minore, indica il modo nella melodia e negli accordi che la contengono sensibile (VII grado) : la sua funzione è legata all’affermazione della tonalità, in quanto, essendo collocata a distanza di semitono dalla tonica superiore, tende a risolvere su di essa.

  1. Il suo impiego è essenziale nella cadenza in congiunzione con la dominante (nell’accordo di dominante) e con la sottodominante (nell’accordo di settima).
  2. Tale funzione è specifica della scala maggiore, mentre nella scala minore il settimo grado assume funzione di sensibile solo grazie all’innalzamento di 1 semitono, come sopra spiegato.

Scala esatonale, pentatonica e scale difettive A differenza delle scale maggiori-minori che conferiscono pesi e funzioni diverse ai diversi gradi della scala, altre tipologie scalari tendono a dare alle note la stessa importanza funzionale; per questo furono elaborate (sia per invenzione, sia per adattamento da modelli di altre culture) e largamente impiegate nella musica colta del Novecento.

Una tipologia di scala musicale costruita a partire dal sistema temperato è la scala esatonale, basata sulla divisione dell’ottava in 6 toni interi, Molto usata, in particolare da Claude Debussy – “Voiles”, ad esempio, dal Primo libro dei Preludes, ad eccezione di una breve sezione pentatonica è interamente esatonale – e da Puccini, essa offre solo due possibili combinazioni di suoni all’interno dell’ottava.

Poiché l’ottava, come ricordato, è di 12 semitoni, è possibile infatti costruire solo due scale di 6 toni al suo interno: do-re-mi-fa#-sol#la#-(do) do#-re#-fa-sol-la-si-(do#) Altra tipologia di scala è quella pentatonica (o pentafonica), tipica di molte culture extraeuropee, ed impiegata nella musica occidentale soprattutto per la sua sonorità ‘esotica’.

La impiega ad esempio Puccini nella Turandot. La scala pentatonica si costruisce rispettando la sequenza tono-tono-terza minore (1T+1S)-tono-terza minore, Sulla tastiera del pianoforte, due esempi di scala pentatonica sono la successione dei tasti neri partendo da fa# ed arrivando a re# e la successione dei tasti bianchi da do a la escludendo il fa.

Mancando di alcuni gradi della scala diatonica, essa è un esempio di scala difettiva : Un altro esempio di scala musicale, anch’essa largamente impiegata nella musica del Novecento, soprattutto dai compositori russi, è quella ottatonica o ottofonica, Caratteristica della scala ottofonica è di essere costruita per alternanza di tono e semitono,

Vi sono dunque due combinazioni possibili di scala ottofonica nel contesto di una ottava. La particolare successione alternata di toni e semitoni rende questa scala molto particolare per la presenza del tritono e delle terze minori. Ogni cinque note, da qualsiasi punto si parta, l’intervallo che si forma è infatti il tritono (la quarta eccedente), mentre ogni tre note l’intervallo che si forma è la terza minore (v.

intervallo ): Fra i compositori più noti che hanno fatto uso della scala ottofonica ricordiamo Igor Stravinsky, ed un esempio eloquente è nel suo balletto Petroushka, dove l’intero secondo movimento (Chez Petroushka) è basato su una struttura ottofonica. ( CP )

Qual e la frequenza della voce?

Lo spettrogramma – Lo spettrogramma è il tracciato tridimensionale ottenuto mediante la scomposizione del segnale complesso nelle sue varie componenti semplici. Sull’asse delle ascisse viene rappresentato il tempo, sull’asse delle ordinate le frequenze.

  1. La terza dimensione è quella dell’intensità, rappresentata dal maggiore o minore annerimento del tracciato.
  2. A seconda del diverso procedimento utilizzato nel filtrare il segnale complesso, lo spettrogramma assume caratteristiche diverse ().
  3. I due filtri passabanda comunemente utilizzati hanno una larghezza di 45 Hz (spettrogramma a banda stretta) e di 300 Hz (spettrogramma a banda larga).

Il primo mette in evidenza il comportamento delle corde vocali, in quanto separa le singole armoniche che vengono rappresentate da una serie di striature orizzontali. La distanza tra due striature contigue, misurata in Hz sulla scala delle frequenze, dà il valore della frequenza di vibrazione della glottide o frequenza fondamentale (F0).

Il secondo mette in risalto le cosiddette formanti (frequenze di risonanza generate dalle cavità sopralaringali) evidenziate da zone di maggiore annerimento, senza che vengano perdute le informazioni sul comportamento della sorgente glottidale: le aperture e chiusure delle corde vocali sono infatti rappresentate da striature verticali periodiche.

L’altezza di una formante, misurata nel punto centrale della banda annerita, dipende non solo dalla forma del risonatore ma anche dalla sua dimensione: in generale si può dire che più piccola è la cavità, più alta è la frequenza alla quale risuona. Sia la frequenza fondamentale che le altezze formantiche variano in relazione alle caratteristiche fisiche del parlante.

  1. La frequenza fondamentale di un parlato conversazionale è mediamente compresa tra 70 e 150 Hz per una voce maschile, tra 150 e 250 Hz per una voce femminile, tra 250 e 350 Hz per una voce di bambino.
  2. Tali differenze sono dovute alla diversa lunghezza e al diverso spessore delle corde vocali, più lunghe e spesse nell’uomo, più corte e sottili nella donna, ancora più corte nel bambino.

Per quanto riguarda le altezze formantiche, il canale epilaringeo, dalla glottide alla labbra, è mediamente lungo 17,5 cm nell’uomo, più corto di circa il 15% nella donna e del 50% nel bambino: questo comporta, a parità di conformazione, formanti più basse nella voce maschile rispetto alla voce femminile e a quella infantile.

Come si misura la qualità audio?

FORMATI AUDIO

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Nel variegato universo della musica esistono svariati formati musicali di file audio compressi : MP3, WMA, ecc. ce ne sono davvero molti e tutti quanti si prefiggono lo stesso scopo: ottenere una drastica diminuzione delle dimensioni dei file musicali senza comprometterne la qualità audio.

  • Se le ragioni di questa massiccia diffusione sono sin troppo ovvie (la necessità di poter scaricare in rete file non troppo grossi, l’utilizzo su lettori MP3, ecc.) quello di cui non si è universalmente certi è il fatto che un file audio compresso.
  • Se “COMPRESSO BENE” possa considerarsi o meno (a tutti gli effetti) un file audio di alta qualità musicale.

Vediamo di scoprirlo insieme e partiamo dalla definizione pura del formato audio compresso più diffuso al mondo: il famigerato MP3. Definizione: l’ MP3 (Moving Picture Expert Group-1/2 Audio Layer 3, noto anche come MPEG-1 Audio Layer III o MPEG-2 Audio Layer III) è un algoritmo di compressione audio (di tipo lossy) sviluppato dal gruppo MPEG, in grado di ridurre drasticamente la quantità di dati richiesti per memorizzare un suono, consentendo comunque una riproduzione accettabilmente fedele del file originale non compresso,

Dopo la codifica in mp3 il file ottenuto (cioè la successione di byte) non assomiglia affatto al file iniziale anche se il suono che si ottiene appare (quasi) quello di prima: tutte le informazioni superflue sono state tolte ! In genere più basso è il rapporto di compressione migliore dovrebbe essere anche la qualità del suono.

Gli esperti usano il termine bitrate, per intendere la misura della compressione. Il bitrate indica il numero medio di bit che un secondo di segnale audio occupa nel file compresso, L’unità di misura si chiama kbps (kilobit al secondo). Un basso valore del bitrate indica una qualità inferiore ed un file di dimensioni minori, mentre al contrario un alto valore del bitrate indica una migliore qualità del suono ma anche maggiori dimensioni del file.

  1. Il valore standard, un compromesso che permette di avere un segnale di buona qualità senza appesantire troppo il file, è 128 kbps.
  2. Naturalmente esistono vari tipi di file MP3: è opinione diffusa che, per una resa soddisfacente dell’MP3, il bit rate deve essere almeno di 128 Kbps.
  3. La qualità di un MP3 compresso a questo bit-rate, tuttavia, non si avvicina a quella di un CD-audio, pur garantendo delle discrete prestazioni con dimensioni del file molto ridotte.

Questo bit rate è il risultato di un tasso di compressione che si avvicina al rapporto di 11:1. Test di ascolto mostrano che si è facilmente in grado di distinguere un formato MP3 a 128 kbit/s da un CD originale. Da un’analisi condotta dalla rivista l’opinione fornita dai conduttori al termine della prova risulta essere che solo ad almeno 256 kbit/s ci si può avvicinare al termine di “alta fedeltà”.

Un codificatore che ha bassa qualità lo si riconosce ascoltando persino un brano a 320 kbit/s. Per questo non ha senso parlare di qualità di ascolto di un brano di 128 kbit/s o 192 kbit/s, Una buona codifica MP3 a 128 kbit/s prodotta da un buon codificatore produce un suono migliore di un file MP3 a 192 kbit/s codificato con uno scarso codificatore.

Nei moderni codificatori MP3 gli algoritmi più efficaci fanno di tutto per assicurare che i suoni rimossi siano quelli che non possono essere rilevati e/o che vengono rilevati meno dall’orecchio umano. Questo risultato è stato ottenuto anche grazie alla scienza della,

  1. In buona sostanza: con un ottimo algoritmo di compressione, hardware appropriato e cognizione di causa nel sapere come operare.
  2. Si è in grado di creare file in formato MP3 che si avvicinano moltissimo al brano originale.
  3. Il tutto ce lo si gioca su quel ” si avvicinano moltissimo ” che, ahimè, non significa “sono copia perfetta”.

Se nella maggior parte dei casi la compressione può essere sufficientemente appagante. questo non avviene nel caso in cui abbiate le “orecchie allenate” e anche il “cervello allenato” nel cogliere tutte le sfumature della traccia audio. Ovviamente il tutto a condizione di avere la fortuna (o la maledizione) di possedere un impianto Hi-Fi in grado di farVi cogliere queste differenze.

  • Perche le differenze sono piccole.
  • Ma ci sono.
  • E chiunque tenti di convincerVi che è possibile creare un file audio compresso che mantenga la stessa resa dell’originale.
  • Non sa di che cosa sta parlando.
  • Perche il concetto di compressione audio è un concetto “universale” di compressione.
  • Provate, ad esempio, ad ottenere un file compresso di tipo immagine “.JPG” uguale, ad esempio, al relativo file sorgente immagine “.TIF”,

impossibile vero? Certamente. E quindi perché ci si potrebbe riuscire nel campo della compressione audio? Le differenze non solo si “sentono” ma possono essere anche misurate in modo oggettivo. Prima di procedere ad una dimostrazione della cosa è necessario introdurre alcuni concetti che ci aiuteranno nel comprendere con completa cognizione di causa i test successivi. Il grafico indica, in asse X, le frequenze udibili (in teoria) all’orecchio umano e in asse Y il relativo livello di “suono” espresso in (dB). Diciamo che l’ascoltatore ideale è in grado di captare suoni che partono da frequenze ultra basse poco superiori ai 20Hz per arrivare a frequenze molto acute in prossimità dei 20KHz. I grafici sono sviluppati seguendo questo riferimento che è, nella maggior parte dei casi, un po’ troppo velleitario. Difficile, infatti, arrivare a percepire frequenze vicino ai 20 KHz: non tutti sono in grado di percepirle e non si tratta semplicemente di “allenamento acustico”, è proprio una questione fisiologica (tipo la vista per intenderci).

Per quello che riguarda poi le frequenze basse. è già un miracolo essere in grado di percepire i 40Hz: si è già fortunati se si arriva a tale soglia. Quindi? E’ sufficiente prenotare un esame audiometrico (costa pochissimo) presso il Vostro ospedale: il tecnico Vi fornirà, alla fine, proprio i limiti della “risposta in frequenza” che siete in grado di percepire (valore medio per una persona in età adulta: da 40Hz a 18KHz).

Sapere “cosa si è in grado di sentire” può aiutare molto nella scelta di un impianto Hi-Fi. Vediamo un esempio di risposta in frequenza reale: Come si può osservare il grafico non è lineare: significa che la percezione in un determinato punto della scala delle frequenze è falsata “in più” o “in meno” rispetto la “realtà” di alcuni dB. Il grafico ideale, quindi, deve essere lineare il più possibile (l’esempio riportato sopra è piuttosto disastroso dal punto di vista acustico). Non tutti i grafici arrivano a “toccare” frequenze molto basse o molto alte: il nostro grafico non è granché per quello che concerne la linearità ma vanta un’estensione di tutto rispetto, soprattutto in gamma delle basse frequenze.3) L’intervallo di dB entro cui si ottiene la risposta : E’ importantissimo! Spesso nei manuali si legge. risposta in frequenza: da 25Hz a 19 KHz +/- 5 dB. Questo “+/- 5 dB” indica proprio il valore evidenziato nel grafico soprastante: l’intervallo, cioè, di variazione del grafico di risposta in frequenza.

Inutile dire che minore è l’intervallo, migliore sarà il risultato! Ora siamo in grado di valutare scientificamente le differenze che si possono misurare tra un tipo di suono e l’altro. Concentriamoci quindi sulle differenze tra una traccia non compressa e la relativa codifica in formato MP3. Vediamo un esempio chiarificatore: prendiamo in esame un suono bizzarro.

e cioè un cigolio di una porta (prelevato da Examples of Audio Spectrum Analysis) perché contiene molte frequenze elevate e quindi particolarmente interessante per analizzare l’effetto degli algoritmi di compressione (banda passante). Il nome del file che andremo ad analizzare è facilmente reperibile in rete: creak.wav; formato:,wav (windows PCM); dimensione del file: 391 KB; durata 4.546 secondi; campionamento: 44100 Hz, 16-bit, mono. Il grafico parla da se: mentre “in basso” (relativamente alle basse frequenze) la codifica è abbastanza fedele, in alta frequenza la differenza è evidente. Il file MP3 “taglia” (ossia smette di riprodurre) a circa 19 KHz rispetto i 20 KHz del file non compresso.

Le differenze “ci sono”! E si evidenziano in svariati punti. Sono le differenze. che poi vengono colte durante l’ascolto. Un file in formato compresso è comunque sempre leggermente degradato rispetto al relativo file originale. Bisogna tenere in considerazione un frequente paradosso che è tutt’altro che banale: migliore sarà l’impianto Hi-Fi più si coglieranno le differenze! Avere un ottimo impianto Hi-Fi è parecchio condizionante: è fondamentale, infatti, avere sempre una qualità altissima nei supporti che si ascolta (CD o Vinili non ha importanza) o tutto il progetto.

verrà irrimediabilmente vanificato! Questo significa niente musica scaricata dalle rete e niente codifiche compresse ma solo ed esclusivamente sorgenti audio originali o copie perfette. Negli ultimi anni, finalmente, si sta sviluppando una crescente controtendenza nei confronti della musica “comoda da trasportare” ma che si sente di merda.

Sempre più persone hanno avuto modo, evidentemente, di ascoltare – almeno una volta nella vita – la musica come si deve e la passione per i “vecchi” componenti Hi-Fi sta pian piano tornando in auge: fioccano i negozi di alta fedeltà e nei mercati dell’usato si moltiplicano le offerte di “vecchie glorie” dell’alta fedeltà; di fatto insuperate dal punto di vista tecnico poiché non più sviluppate (e prodotte) da una ventina d’anni.

Il tema dell’alta fedeltà, quindi, è ritornato ad essere, in un lampo, di grande attualità sgusciando fuori dal concetto di nicchia ed iniziando ad infettare le giovani generazioni. Beh: era ora!

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FORMATI AUDIO

Qual è la chiave della Viola?

Tecnica esecutiva – Chiave di contralto. La musica per viola è scritta principalmente in chiave di contralto, che nella musica moderna è usata raramente in altri contesti. In caso di passaggi acuti, per evitare l’uso di troppi tagli addizionali si usa di solito la chiave di violino,

  • La tecnica dello strumento è simile a quella del violino, ma presenta comunque alcune importanti differenze sia per la mano sinistra che per l’arco,
  • Lo strumento si tiene in maniera analoga, tra la spalla e il mento; da questo deriva il nome tedesco della viola, Bratsche (dall’italiano braccio ), che si riferiva al modo di suonare lo strumento da braccio, in contrasto agli strumenti da gamba,

Essendo lo strumento più lungo e pesante, solitamente il riccio viene tenuto leggermente più basso rispetto al violino per avere una posizione meno stancante, Lo strumento ha un’estensione di ampiezza analoga a quella del violino ma, a causa della difficoltà a salire in posizioni molto alte con la mano sinistra per via delle dimensioni dello strumento, l’agilità nel registro più acuto è minore rispetto al violino e anche rispetto al violoncello (che ha il vantaggio di poter usare il pollice capotasto ).

Per i precedenti motivi, i passaggi acuti nella viola sono tecnicamente impegnativi come i corrispondenti sul violino un’ottava sopra e perciò nella scrittura orchestrale classica l’estensione delle parti di viola usualmente non supera il Mi 5, in tutto poco più di tre ottave, anche se i moderni strumenti coprono sulla tastiera un’estensione di oltre quattro ottave, come il violino, che viene pienamente sfruttata nel repertorio solistico e dai compositori moderni.

Le distanze fra le note sulla tastiera sono maggiori, richiedendo tipicamente maggiore forza fisica della mano sinistra, diteggiature spesso differenti rispetto allo stesso passo suonato una quinta sopra sul violino e, se il musicista non ha le mani grandi, un più frequente uso della mezza posizione, specialmente sugli strumenti di grande dimensione.

Su tali strumenti può essere inoltre necessaria la sostituzione del terzo dito con il secondo negli arpeggi, per evitare estensioni scomode fra terzo e quarto dito, e anche la più frequente sostituzione del terzo dito con il quarto, I violisti di statura ridotta, con le braccia non molto lunghe o le mani piccole possono preferire strumenti di dimensioni ridotte, per comodità fisica.

Come detto, le diteggiature ritenute più opportune sulla viola sono spesso differenti rispetto al violino. Oltre che per le questioni tecniche legate alle maggiori dimensioni dello strumento, questo è dovuto anche alle differenti esigenze sonore già evidenziate.

La semplice trasposizione di una diteggiatura da violino infatti, oltre ad essere a volte molto scomoda, può penalizzare l’emissione e portare ad un suono troppo opaco, In genere sulla viola si preferisce un uso più libero delle corde vuote (che sul violino hanno spesso, invece, un effetto acido), degli armonici e del bariolage,

Alcuni revisori la cui opera ha segnato una fase importante nella rinascita della viola nel Novecento, come Primrose, hanno impiegato nelle loro revisioni diteggiature inusuali all’epoca, con l’intento dichiarato di stimolare una maggiore ricerca da parte degli esecutori e sviluppare un approccio virtuosistico anche sulla viola,

  • La tecnica degli accordi è analoga a quella del violino.
  • I bicordi sulla viola sono considerati assai efficaci nell’orchestrazione ed ampiamente impiegati mentre, per quanto riguarda gli accordi, in passato nell’orchestrazione erano spesso considerati più efficaci se costruiti sulle tre corde basse, per evitare il suono nasale della prima corda, e si preferiva usarli nelle tonalità che permettevano ampio uso delle corde vuote,

I passaggi cromatici sono ritenuti più efficaci sulla viola, per via delle distanze maggiori rispetto al violino, che permettono maggiore chiarezza e più precisione nelle differenze fra suoni enarmonici, Il vibrato impiegato sulla viola è solitamente più ampio ma meno rapido ed intenso rispetto al violino,

  1. La maggior parte delle tecniche particolari ( sul ponte, col legno, sul tasto ) sono analoghe al violino.
  2. Anche la sordina è analoga e sulla viola è molto efficace nel creare un suono etereo, anche se anticamente si preferiva far suonare le viole in sordina il meno possibile, in quanto il timbro dello strumento era considerato già sufficientemente velato,

Avendo la tecnica molti punti in comune, la maggior parte dei metodi e delle raccolte di studi e capricci per violino vengono adattati alla viola, trasportandoli una quinta sotto, ed impiegati nella didattica. Ne sono un esempio i metodi di scale di Carl Flesch e Ivan Galamian o gli studi e i capricci di Kayser, Mazas, Fiorillo, Sitt, Kreutzer, Ševčík, Schradieck, Rode, Gaviniès, Dont, Paganini,

Quante chiavi ha il piano?

Quante e quali sono le chiavi musicali – Le chiavi musicali sono 7 e sono:

1 di Sol che è la chiave di violino o di Sol : si trova sul secondo rigo del pentagramma ed indica il SOL.

2 di Fa

– chiave di basso di Fa : si trova sul quarto rigo del pentagramma ed indica il FA. – chiave di baritono : si trova sul terzo rigo del pentagramma ed indica il FA.

4 di Do

– chiave di soprano o di Do : si trova sulla prima riga ed indica il DO. – chiave di mezzosoprano o di Do: sul secondo rigo ed indica il DO. – chiave di contralto o di Do: sul terzo rigo e indica il DO. – chiave di tenore o di Do: sul quarto rigo e indica il DO. Come puoi vedere i tre segni di chiavi, chiave di Sol, chiave di Fa e chiave di Do, servono indicare rispettivamente le note Fa, Do e Sol collocate su questa o quella linea del pentagramma, e fissano su di essa la nota che a cui faranno riferimento a tutte le altre. Dunque se il brano presenta la chiave di violino o di Sol questo vuol dire che dal Sol posto sul quinto rigo del pentagramma considerando il Do centrale prenderanno il nome tutte le altre note. Ecco un esempio visivo per una migliore comprensione: Se invece il brano si presenta con la chiave di basso o di Fa la nota di partenza da cui considerare tutte le altre, sia in senso ascendente che discendente è il Fa posto sul quarto rigo del pentagramma. Ecco lo schema delle note in chiave di basso: Ho fatto per primo l’esempio della chiave di violino e della chiave di basso perché sono quelle più utilizzate, soprattutto da noi pianisti che nella maggior parte delle partiture le leggiamo in contemporanea. Vediamo adesso le altre chiavi. – chiave di baritono : si trova sul terzo rigo del pentagramma ed indica il FA. La chiave è posizionata, come nella chiave di basso, sul FA, ma sulla terza riga anziché sulla quarta. – chiave di soprano o di Do : si trova sulla prima riga ed indica il DO. Nella chiave di soprano la chiave è posizionata sul DO, e precisamente sul primo rigo. – chiave di mezzosoprano o di Do: sul secondo rigo ed indica il DO. Nella chiave di mezzosoprano ci spostiamo di un rigo, la chiave sarà posizionata sempre sul do, ma questa volta la chiave è collocata sul secondo rigo. – chiave di contralto o di Do: sul terzo rigo e indica il DO. La chiave di contralto si trova nella terza riga del pentagramma. – chiave di tenore o di Do: sul quarto rigo e indica il DO. Infine nella chiave di tenore la chiave si torva sulla quarta riga.

Quante e quali sono le chiavi musicali?

Storia – La chiave di Do è un segno derivato storicamente dalla lettera C che indicava, prima dell’avvento delle sillabe guidoniane, l’attuale Do e che fissa la posizione del Do centrale del pianoforte, o Do 3, sul pentagramma, La chiave di Fa è un segno convenzionale che fissa la posizione della nota fa sul pentagramma. La triade di La minore nella stessa tessitura in 5 diverse chiavi: di Sol, di contralto, di Sol in ottava, di tenore, di basso I segni delle chiavi provengono da una progressiva alterazione grafica delle lettere gotiche ovvero:

chiave di Do 3 (C 3 ), pone il Do della terza ottava sul rigo del pentagramma che passa attraverso il centro
chiave di Fa 2 (F 2 ), pone il Fa della seconda ottava sul rigo che passa attraverso i due punti
chiave di Sol 3 (G 3 ), pone il Sol della terza ottava sul rigo che passa attraverso il ricciolo centrale

Le chiavi musicali sono tre, ma sono sistemate in posizioni diverse dando la possibilità di centrare sul pentagramma la tessitura peculiare di ogni voce, in modo da evitare il più possibile il ricorso ai tagli addizionali, Fino alla metà del ‘700 era molto frequente anche nella musica strumentale il cambio di chiave all’interno dei pezzi a seconda della tessitura dei passaggi proprio per non dover utilizzare troppi tagli addizionali.

L’insieme di queste posizioni, eccettuate la prima e l’ultima ( chiave di violino francese e chiave di subbasso/basso profondo ), noto come setticlavio in alcune tradizioni musicali tra cui quella italiana, è oggi utilizzato solo come esercizio nei corsi di teoria e solfeggio e di composizione che si tengono nei conservatori.

Invece nella pratica comune si utilizzano solo le chiavi di violino e di basso, di gran lunga le più usate, nonché quelle di contralto, usata come chiave di impostazione dalla viola e del trombone contralto, e di tenore, usata come chiave ausiliaria da violoncello, trombone, fagotto, contrabbasso e controfagotto.

Quanti e quali sono le chiavi musicali?

La chiave è un segno posto all’inizio di ogni pentagramma musicale (o anche all’interno di un brano), serve a determinare il nome delle note, e si dividono in 3 categorie: chiavi di FA (basso ebaritono) chiavi di SOL (violino e canto) chiavi di DO (soprano, mezzosoprano, contralto, tenore)

Quali sono le chiavi più usate in musica?

Domanda di: Valdo Morelli | Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2023 Valutazione: 4.2/5 ( 12 voti ) Le chiavi musicali maggiormente usate, sono tre (centrale, di violino e di basso).

Come si chiamano le chiavi di musica?

Qual è la chiave di sol? – La chiave di violino, o chiave di sol è un segno convenzionale che fissa la posizione della nota sol sulla seconda linea del pentagramma. Viene chiamata così perché il violino normalmente legge in tale chiave.