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Come Citare In Bibliografia Una Legge?

Come Citare In Bibliografia Una Legge
Come citare una legge in forma abbreviata? – Abbiamo visto come citare una legge nel modo più corretto; tuttavia, quando l’elaborato non ha il carattere della formalità, oppure quando esigenze di chiarezza impongono di essere più concisi, si può ricorrere anche alla citazione in forma abbreviata, Per citare una legge in modo più semplice è sufficiente indicare:

il tipo di atto (scritto in modo abbreviato: per legge; D. lgs. per decreto legislativo; D.l. per decreto legge; ecc.);numero dell’atto, seguito dalla barra /;la data.

Di conseguenza, se volessimo citare la legge 104 in forma abbreviata, potremmo scrivere:

L.104/1992, oppure;L.n.104/1992, o ancora;L.n.104/92.

Come citare articoli online bibliografia?

AUTORE, anno. Titolo dell’ articolo. Titolo del giornale, volume (pubblicazione). Disponibile su.

Come si cita un articolo in una tesi?

INSERIRE UN ARTICOLO Quando si inserisce in bibliografia un ARTICOLO PUBBLICATO IN UNA RIVISTA, si devono includere, nell’ordine e separati da virgole: Cognome e nome puntato dell’autore dell’articolo. Titolo dell’articolo in corsivo. Titolo della rivista tra virgolette e preceduto da ‘in’ (scritto in corsivo)

Cosa cambia tra bibliografia e sitografia?

Questa scheda non promuove né ufficializza l’uso della parola trattata, ma intende fornire strumenti di comprensione e approfondimento. Ambito d’uso: rete 2001 Definizione: repertorio sistematico di siti Internet, che contengono informazioni in riferimento a un particolare argomento, che solitamente affianca le tradizionali bibliografie relative esclusivamente a fonti cartacee.

Si tratta di un termine non ancora registrato nei principali repertori lessicografici, né cartacei né elettronici, che circola abbastanza diffusamente non solo in Internet, ma anche nell’editoria, soprattutto quella di carattere scientifico e specialistico (largamente diffuso anche nelle tesi di laurea, tanto che in numerosi siti di professori universitari si possono trovare istruzioni su come approntare, oltre che la tradizionale bibliografia, anche la sitografia).

Il composto sitografia ha il pregio della trasparenza, visto che si forma attraverso l’aggiunta del suffisso – grafia (altamente produttivo in italiano e simile al corrispondente di altre lingue in particolare all’inglese – graphy ), alla base sito, parola italiana ma fortemente assonante con l’inglese site ; è inoltre immediato il parallelismo con bibliografia, parola simile per formazione e che rimanda allo stesso oggetto, con la differenza che sitografia indica un repertorio di siti invece che di libri.

Anche se possiamo rintracciare molti esempi di utilizzo di sitografia, è evidente la difficoltà di individuare un termine unico per indicare i repertori di siti Internet: accanto a sitografia, infatti, si sono affiancati in questi ultimi anni altri termini coniati per denominare più o meno lo stesso oggetto, come gli adattamenti dall’inglese webografia, webliografia, webbibliografia (anche nella variante webibliografia ), linkografia, netografia e le voci dotte, formate su basi classiche, istografia (sul greco istos ‘tela, ragnatela’) e dittografia (sul greco diktuon ‘rete da pesca’).

Questi ultimi due, oltre ad essere poco trasparenti, hanno il limite di poter essere confusi, nella lingua comune, con altri termini, uno della medicina per la vicinanza al termine biologico istologia, l’altro della filologia in cui la dittografia indica ‘l’erronea ripetizione di una lettera o di una parola nella trascrizione di un testo’.

Rispetto a sitografia che rimanda ad una raccolta di siti, quindi a “luoghi” talvolta anche molto estesi all’interno dei quali cercare informazioni, linkografia ha forse il vantaggio di essere un termine più generico, nel senso che non vincola a segnalare l’indirizzo d’entrata al sito, ma punta direttamente alla pagina in cui è contenuta l’informazione che interessa.

Più difficile risulta l’individuazione delle prime attestazioni, resa ancora più incerta se consideriamo che spesso non è possibile datare con precisione i documenti rintracciabili in rete mediante i comuni motori di ricerca; tra l’altro, essendo la sitografia normalmente un elemento di apparato, possiamo trovare sitografie aggiunte in date successive, non esplicitate, rispetto alla pubblicazione in rete del documento.

Fatte queste precisazioni, le più lontane attestazioni del termine presenti in rete sono contenute in testi di ambito scolastico e di ricerca redatti tra il 2000 e il 2001, ma con molta probabilità il termine circolava già prima. Per quanto riguarda la frequenza d’uso dei diversi termini presi in considerazione, possiamo rilevare che il numero più alto di occorrenze indicizzate da Google riguarda il termine sitografia con 38.500 occorrenze contro le 8.360 di linkografia e le 5.730 di netografia ; per le altre parole i dati sono poco rilevanti con qualche decina di occorrenze per webibliografia e nessuna per webgrafia e webliografia,

Confrontando questi dati rilevati nel giugno 2005 con quelli di novembre 2004 (visibili all’indirizzo http://forum.diodati.org/messaggi.asp?f=6&id=312 ) si rileva una tendenza abbastanza netta verso la preferenza di sitografia (che passa da 21.900 occorrenze a 38.500) a scapito di tutti i composti formati sulla base web – che invece tendono a sparire ( webgrafia passa da 3.080 occorrenze a zero) col dato tendenzialmente stabile per linkografia (da 5.760 nel novembre 2004 a 5.730 nel giugno 2005).

Attestazioni http://www.indire.it/new_funzioniobiettivo/ associazioni/fnism/approfondimenti/articolo1/1_2.htm : “sitografia bibliografia: Per mostrare come le strategie indicate possano essere inserite in un progetto attivato (FNISM – Formazione per le funzioni obiettivo, anno scolastico 2000/ 2001)”.

http://www.indire.it/new_funzioniobiettivo/ associazioni/fnism/approfondimenti/articolo3/premessa.htm : “La Camera dei Deputati e il Senato, con due Risoluzioni (Atto 6/00155 del 12-12-2000 e Atto 6/00057 del 21-12-2000) (sitografia) hanno confermato queste finalità ribadendo “la possibilità di articolazioni di carriera (FNISM – Formazione per le funzioni obiettivo, anno scolastico 2000/ 2001)”.7 luglio 2005

Come fare bibliografia Harvard?

Il primo è denominato Harvard Style o Har- vard System ed è utilizzato soprattutto dalle pubblicazioni a carattere economico, sociologi- co e umanistico. Prevede la citazione nel testo di Autore ed anno, separati da una virgola e posti tra parentesi.

See also:  Come Iniziare Un Articolo?

Come citare un articolo online in Apa?

Norme generali – Oggi per scrivere una tesi o un lavoro accademico qualsiasi si usano spesso i materiali pubblicati online. Tra questi materiali sono le pubblicazioni delle organizzazioni internazionali, i rapporti degli organi statistici, gli articoli ecc.

Come citare una fonte senza autore?

Se si tratta di una miscellanea o di un ‘opera che non presenta l’ Autore, l’entrata bibliografica viene indicizzata sotto il nome del curatore, seguito tra parentesi tonde dall’indicazione ‘a cura di’ (nella lingua originale della pubblicazione citata). Bianchi, Antonio (a cura di) (2010).

Come si cita un articolo di giornale online nella tesi?

Versione aggiornata ad aprile 2021 – A. Riferimenti bibliografici nel testo e a piè pagina Il sistema da utilizzare è quello umanistico, ossia numeretto in apice, nel punto in cui vengono riportate idee, parole, pensieri e concetti di altri, e note a piè di pagina per la citazione bibliografica.

  1. Le note vanno dunque digitate in esponente, senza lasciare uno spazio dopo la parola che le precede.
  2. Nel corpo della nota, viceversa, va lasciato uno spazio tra l’esponente e il testo che segue.
  3. In caso di note a fine frase, la nota va messa prima della punteggiatura.
  4. Se ci sono frasi in esergo (da scrivere in corsivo) che necessitano di riferimento, è preferibile inserire un riferimento minimo, in tondo, tra parentesi, nel rigo subito sotto l’esergo.

Se viene indicato, oltre all’autore, anche un titolo, solo quest’ultimo va in corsivo. Per esempio: Tanto lavoro e poco divertimento fanno di Jack un ragazzo annoiato. (Jack Torrance, 1980) Nel caso in cui per citare l’esergo sia necessaria una vera e propria nota bibliografica, essa si può inserire normalmente in apice alla fine dell’esergo, e sarà presumibilmente la nota n.1 tra quelle a piè di pagina.

nelle note a piè di pagina il nome e il cognome dell’autore saranno indicati in forma diretta (nome cognome), mentre nella bibliografia finale per comodità di ordinamento e di lettura sarà usata la forma inversa (cognome nome); dovendo la nota a piè di pagina permettere l’identificazione puntuale della specifica parte della pubblicazione cui si fa riferimento nel testo, essa dovrà contenere tutti i dettagli bibliografici necessari (per es. le pagine citate). Quando nelle note si vuole rinviare a un arco più ristretto di pagine all’interno di un documento di cui è necessario indicare la paginazione (come articoli, atti di convegni ecc.), si usa la notazione dei due punti (p.20-35: p.21-23).

Esempi: Antonello Biagini; Francesco Guida, Mezzo secolo di socialismo reale: l’Europa centro-orientale dal secondo conflitto mondiale all’era postcomunista, Torino: Giappichelli, 1997, p.35. Tullio Padovani, Il nuovo volto del diritto penale del lavoro, «Rivista trimestrale di diritto penale dell’economia», 9 (1996), n.4, p.1160. Leonardo Morlino, Partiti, gruppi e consolidamento democratico in Italia, In: Scritti in onore di Alberto Predieri, Milano: Giuffrè, 1996, II, p.1172. Patrizia Violi, Significato ed esperienza, Milano: Bompiani, 1997, p.215 e seguenti.N.B. Quando, in note non consecutive, si cita la stessa opera, dalla seconda volta in poi, si abbrevia il nome dell’autore, sia esso autore persona o autore ente. Per gli autori persona il nome deve essere ridotto all’iniziale puntata, mentre si riporta per esteso il cognome. Al titolo (se troppo esteso si riporta solo l’inizio) si fa seguire “cit.” Esempi: Autore persona: Federico Chabod, Storia dell’idea di Europa, Bari: Laterza, 1961, p.20.F. Chabod, Storia dell’idea di Europa cit., p.45 Autore ente: International Federation of Library Associations and Institutions. Study group on the Functional Requirements for Bibliographic Records, Functional requirements for bibliographic records: final report, München: Saur, 1998, p.50. IFLA, Functional requirements for bibliographic records cit., p.100. Quando all’interno di una nota o in due o più note consecutive si citano in modo consecutivo opere diverse di un medesimo autore o di una medesima autrice, al posto dell’autore/autrice si utilizza Id, o Ead, Se si tratta di opere di autori enti si utilizza Id, Esempio: Svanhild Aabø, The value of public libraries: a methodological discussion and empirical study applying the contingent valuation method, Oslo: University of Oslo, 2005. Ead., Libraries and return on investment (ROI): a meta-analysis, «New library world», 110 (2009), n.7/8, p.311-324. Si ricorre a: – Ibidem quando ci si riferisce alla stessa opera rappresentata nella nota immediatamente precedente e alla stessa pagina di quell’opera. – Ivi, p.30, quando l’opera è stata citata nella nota immediatamente precedente, ma la pagina a cui si fa riferimento è diversa. – Ivi, passim quando non si fa riferimento a un passo preciso dell’opera di un autore, ma a varie parti sparse qua e là nel testo.B. Bibliografia finale (stile di citazione) La bibliografia va alla fine dell’opera se questa è di carattere unitario, alla fine di ogni contributo se è composta da saggi autonomi o interventi a convegni. La bibliografia finale va organizzata – salvo eccezioni concordate – primariamente in ordine alfabetico per cognome dell’autore e secondariamente, per opere dello stesso autore, in ordine cronologico diretto. Qualora l’autore preferisca un altro tipo di ordinamento delle citazioni dovrà confrontarsi con la redazione e comunque dichiararlo in testa alla bibliografia.N.B. Quando si citano nella bibliografia finale opere di uno stesso autore, al posto del cognome e del nome dell’autore si riporta il trattino lungo seguito da una virgola. Esempio: Vitali Aladino, Biblioteca comunale Chelliana, In: Annuario delle biblioteche italiane, Parte I: A-M, Roma: Palombi, 1956, p.314-315. ––, Relazione della Biblioteca comunale Chelliana per la Tavola rotonda dei circoli culturali della città di Grosseto, In: La cultura a Grosseto : tavola rotonda, Grosseto, 25 maggio 1963, Grosseto: Ufficio stampa del Comune,, p.78-82. MONOGRAFIE -Un solo autore: Cognome e Nome dell’autore, Titolo : complemento del titolo, Luogo di pubblicazione: Editore, Anno di pubblicazione.N.B. – Sciogliere sempre i nomi degli autori. Rimane abbreviato il secondo nome di battesimo. – I tre puntini vanno tra parentesi quadre se indicano omissione di un testo. – Il titolo parallelo è introdotto da = Esempio: Panebianco Angelo, L’automa e lo spirito: azioni individuali, istituzioni, imprese collettive, Bologna: Il Mulino, 2009. -Fino a tre autori: Cognome e Nome primo autore; Cognome e Nome secondo autore; Cognome e Nome terzo autore, Titolo: complemento del titolo, Luogo di pubblicazione: Editore, Anno di pubblicazione. Esempio: Curini Luigi; Martelli Paolo, I partiti nella Prima Repubblica: maggioranze e governi dalla Costituente a Tangentopoli, Roma: Carocci, 2009. -Più di tre autori: Cognome e Nome primo autore, Titolo: complemento del titolo, Luogo di pubblicazione: Editore, Anno di pubblicazione. Esempio: Deaglio Mario, A cavallo della tigre, Milano: Guerini e associati, 2007. -Curatele/opere anonime: Titolo: complemento del titolo, a cura di Nome e Cognome del curatore/i. Luogo di pubblicazione: Editore, Anno di pubblicazione.N.B. I curatori si indicano fino a un massimo di tre, separati da una virgola. Nel caso di più di tre curatori si indica solo il primo seguito da, Nel caso di opere straniere, “a cura di” va indicato nella lingua dell’opera e non in italiano. Esempi: Antonio Giolitti: una riflessione storica, a cura di Giuliano Amato. Roma: Viella, 2012. IFLA cataloguing principles: statement of International cataloguing principles (ICP) and its glossary, edited by Barbara Tillett, Ana Lupe Cristán. München: Saur, 2009. -Autore Ente: Nome dell’Ente. Sue divisioni, Titolo: complemento del titolo, Luogo di pubblicazione: Editore, Anno di pubblicazione. Esempio: Ministero degli affari esteri. Direzione generale degli affari politici multilaterali e diritti umani. Comitato Interministeriale dei Diritti Umani, L’Italia alla 58a sessione della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, Roma: Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2003. -Responsabilità secondarie: se in una pubblicazione sono presenti formulazioni di responsabilità secondarie (prefatori, autori di saggi, traduttori ecc.), queste si inseriscono nella citazione bibliografica se sono indicate sul frontespizio. Le indicazioni di responsabilità secondarie si inseriscono dopo il titolo della pubblicazione, precedute da una virgola. Ad eccezione di pref. (prefazione) e trad. (traduzione), gli altri tipi di responsabilità vanno indicati per esteso. Esempio: Panebianco Giovanni, Processo a un’idea, pref. di Mario Almerighi. Milano: Brioschi, 2010. – Opere in più volumi: in caso di opere in più volumi, il volume va indicato prima delle note tipografiche, preceduto da virgola e seguito da punto. Esempio: Corbetta Paolo, La ricerca sociale: metodologia e tecniche, 3 voll. Bologna: Il Mulino, 2003. – Indicazione di edizione: l’edizione si indica con formula abbreviata (1. ed., 2. ed. agg.) e nella lingua dell’opera. Va inserita tra l’indicazione del titolo e le norme tipografiche, preceduta e seguita da punti fermi. Se è indicato anche il volume dell’opera, l’indicazione di edizione va inserita dopo l’indicazione del volume. Esempio: Traniello Paolo, Storia delle biblioteche in Italia: dall’Unità a oggi,2. ed. Bologna: Il mulino, 2014. ARTICOLI DI PERIODICI Cognome e Nome dell’autore, Titolo dell’articolo. Complemento del titolo dell’articolo, «Titolo della rivista», Annata o Volume in numeri arabi (Anno di pubblicazione), Numero del fascicolo, Pagine, (se se disponibile), DOI: (eventuale). Esempio: Pelzman Frankie, Washington observer, «Wilson Library bulletin», 64 (1990), n.5, p.13-21 Bertrand Anne-Marie, Le biblioteche pubbliche in Francia oggi, «AIB Studi», 53 (2013), n.1, p.109-116, http://aibstudi.aib.it/article/view/8877 >, DOI: 10.2426/aibstudi-8877.N.B. – I nomi dei periodici vengono minuscolizzati il più possibile. – Si usa solo una * p. *, i numeri di pagina iniziale e finale sono attaccati al trattino, non si abbrevia il numero di pagina finale (non p.123-5, ma p.123-125). ANNUARI/PERIODICI – Autore / autore ente: Cognome e nome dell’autore / Nome dell’ente, «Titolo del periodico», Numerazione del periodico con l’indicazione di annate e fascicoli iniziale e finale con l’anno tra parentesi tonde. Luogo di pubblicazione: editore. – A cura di: «Titolo del periodico», a cura di nome e cognome autore / nome ente, Numerazione del periodico con l’indicazione di annate e fascicoli iniziale e finale con l’anno tra parentesi tonde. Luogo di pubblicazione: editore. – Senza autore: «Titolo del periodico», Numerazione del periodico con l’indicazione di annate e fascicoli iniziale e finale con l’anno tra parentesi tonde. Luogo di pubblicazione: editore. Esempio «Annuario bibliografico italiano», A.1 (1864)- 2 (1865). Torino: Tip. Cerutti e Derossi.N.B. – L’indicazione di annate e fascicoli iniziale e finale si può omettere se non si conoscono questi dati. – Se lo stampatore/editore cambia nel tempo, si può scrivere tra parentesi quadra oppure al posto dell’editore la dicitura, – Se il periodico cambia nome nel tempo si fa seguire la prima citazione con “Poi:” e si mette l’altra citazione con gli stessi criteri della prima. – Se c’è una versione online, si mette l’URL in fondo alla citazione tra uncinate, dopo la virgola. ARTICOLI DI GIORNALI Cognome e Nome dell’autore, Titolo dell’articolo: complemento del titolo dell’articolo, «Titolo del giornale», Data di pubblicazione dell’articolo, Numero di pagina. Esempio: Ricco Salvo, Scuola dell’infanzia ed elementari: crollo di iscrizioni per le paritarie, «Giornale di Sicilia», 27 giugno 2013, p.31. CONTRIBUTI IN OPERE COLLETTANEE O IN ATTI PUBBLICATI DI UN CONVEGNO Cognome e Nome dell’autore, Titolo del contributo: complemento del titolo del contributo, In: Titolo del volume: complemento del titolo del volume, (luogo e data del Convegno), a cura di Nome e Cognome del curatore/i. Luogo di pubblicazione: Editore, Anno di pubblicazione, Volume (se necessario), Pagine.N.B. I curatori si indicano fino a un massimo di tre, separati da una virgola. Nel caso di più di tre curatori si indica solo il primo seguito da, Esempi: D’Alfonso Luciano. Premessa, In: Public library: la biblioteca provinciale: problemi di gestione e diformazione professionale: convegno nazionale, Pescara, 24-25 settembre 1998, a cura di Dario D’Alessandro. Roma: AIB, 1999, p.9-10. Schiavone Egle Betti, Il viaggio in Europa nel Siècle des lumiere: da categoria dello spirito a categoria politica, In: Atti della giornata interuniversitaria organizzata dall’Università di Siviglia e dall’Università di Roma Tre, Roma Facoltà di scienze politiche, 18 dicembre 2000, a cura di Bruna Consarelli. Padova: Cedam, 2012, p.61-76. D’Alfonso Luciano, Premessa, In: Public library: la biblioteca provinciale: problemi di gestione e di formazione professionale: convegno nazionale, Pescara, 24-25 settembre 1998, a cura di Dario D’Alessandro. Roma: AIB, 1999, p.9-10. Van Spanje Daniel, Changing landscapes: rise and fall of the cataloguer’s empire, In: Faster, smarter and richer. Reshaping the library catalogue. FSR 2014. International conference, Roma, 27-28 febbraio 2014,, TESI DI LAUREA, DOTTORATO E SIMILI Cognome e Nome dell’autore, Titolo : complemento del titolo, Luogo di pubblicazione/dell’università: Editore/Università, Anno di pubblicazione.N.B. Seguire le norme delle Monografie (vedi sopra), inserendo dopo il titolo la specifica tra quadre, e i dati dell’università al posto di quelli editoriali. Non inserire nomi di relatori, correlatori, tutor. Esempio: Agostini Serena, La biblioteca della famiglia Ippoliti di Borgo Valsugana: un catalogo settecentesco, Trento: Università degli studi di Trento, 2013. DOCUMENTI DIGITALI AD ACCESSO REMOTO Cognome e Nome dell’autore, Titolo: complemento del titolo, Data ultimo aggiornamento,, (ultima consultazione: data).N.B. – La data di ultima consultazione si può indicare una sola volta all’inizio del testo (oppure nella Nota al piede). – quando si cita un sito Internet l’URL va inserita tra uncinate ( ). URL più lunghe di 50 caratteri vanno abbreviate utilizzando il servizio: tinyurl.com. L’editor può sostituire anche le URL più brevi di 50 caratteri con quelle generate da tinyurl per esigenze di impaginazione. Accordi diversi vanno presi con il responsabile dell’editoria. Esempio: American Library Association, Policy concerning confidentiality of personally identifiable information about library users, https://tinyurl.com/y8ldjowq >. (Ultima consultazione: 11/09/2013) ARTICOLI DI BLOG Cognome e Nome dell’autore, Titolo dell’articolo: complemento del titolo dell’articolo, «Titolo del blog», Data di pubblicazione dell’articolo,,N.B. La citazione va uniformata a quella dei giornali, aggiungendo i riferimenti URL. Esempi: Carver Blake, WI Board calls for closing library, «LISNews», 17 settembre 2013, http://lisnews.org/wi_board_calls_for_closing_library >. Gentilini Virginia, “Entrare a far parte del meccanismo della conoscenza” (combattendo il colonialismo digitale), «bibliotecari non bibliofili!», 15 settembre 2013, http://nonbibliofili.wordpress.com/2013/09/15/entrare-a-far-parte-del-meccanismo-della-conoscenza-combattendo-il-colonialismo-digitale >. **************************************** NORME MINIME PER LE CITAZIONI ARCHIVISTICHE La citazione deve riportare le seguenti indicazioni. Istituto che conserva il fondo : Deve essere indicato seguito da una virgola. Gli istituti archivistici vengono citati per esteso solo la prima volta, in seguito in forma abbreviata. Nel caso di fondi non conservati presso istituti archivistici va sempre fornita l’indicazione della località, della famiglia o di altra sede, presso la quale si trovi il fondo conservato. Esempio: Archivio di Stato di Viterbo, Fondo: Le denominazioni del fondo, della serie e delle eventuali sottopartizioni, separate tra loro da virgole, vanno date per esteso, in corsivo e con l’iniziale di ciascuna partizione in maiuscolo. Esempio: Archivio di Stato di Livorno, Stato civile napoleonico, Unità archivistica : Le indicazioni di busta (o filza, o mazzo, o pacco, o fascio), fascicolo ed eventualmente sottofascicolo o inserto, volume o registro vanno in tondo separate da una virgola; il numero va in tondo. Tutte le definizioni di uso locale dell’unità archivistica vanno indicate per esteso mentre buste, fascicoli e registri si indicano in forma abbreviata, come negli esempi che seguono. Quando è necessario riportare l’oggetto o il titolo dell’unità archivistica si usa il tondo tra virgolette. Esempio: AS FI, Prefettura, Affari segreti (1849-1864), filza 20, affare 60 «Sequestro di giornali».N.B. Quando è necessario indicare la carta si usa * c. * seguito dal numero; ove occorra, il numero della carta è seguito, senza spazio e sul rigo, da * r * per indicare recto e * v * per indicare verso, in corsivo non puntati. Nel caso in cui si debba indicare il foglio (per esempio per mappe o piante) si usa * f. * puntato. Per la pagina (nel caso di documenti a stampa o di documenti in cui compaia la numerazione di pagina) si usa * p.*. Esempi: Archivio centrale dello stato, Ministero dell’interno, Direzione generale di pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, b.23, fasc.186. Archivio storico capitolino, Giunta provvisoria di governo, Verbali, reg.2, c.75. Dati relativi al documento : Quando sia opportuno segnalare il singolo documento si forniranno i seguenti elementi: Tipo di documento, mittente e destinatario, data. La citazione puntuale del documento, quando lo consigli il discorso svolto nel testo, può precedere l’indicazione del fondo. Esempio: Telegramma di Lanza a Lamarmora, 23 ottobre 1870, in AS FI, Prefettura, Gabinetto, b.32.