DESCRIVI LA TUA SCUOLA IDEALE – Come sarebbe la tua scuola ideale? — Fonte: getty-images La scuola è da sempre al centro di discussioni di ogni tipo. Si tratta di un’istituzione molto importante per la vita di uno stato e ogni governo cerca costantemente di intervenire per plasmarla.
- In questo modo, nonostante decenni di malessere e accese manifestazioni di dissenso, la scuola media superiore non è poi cambiata molto nell’ultimo mezzo secolo, se si eccettuano alcune riforme, qualche lieve cambiamento dei programmi e delle nuove sperimentazioni.
- Di proposte se ne sentono molte e di tutti i tipi: riformare nuovamente l’esame di maturità, inserire nuove materie e nuovi metodi didattici, ad esempio.
Tutto questo non mi rende però ottimista. Se da un lato sarebbe piacevole non dover più affrontare la maturità come una sorta di giudizio universale dal risultato imprevedibile, è anche vero che le innovazioni di cui l’istruzione ha bisogno sono a mio avviso ben altre.
- Nelle elementari si è fatto, con i programmi del 1985, qualcosa che secondo me è fondamentale: rendere l’alunno motivato allo studio facendo partire questo dalle reali esigenze del soggetto, anche fisiche,
- Alle scuole superiori vige l’idea che lo studio non debba essere reso appetibile solo perché a questa età il ragazzo dovrebbe trovarsi nel proprio istituto non per obbligo, ma per scelta.
Questo è sì vero, ma non vale per tutti. In molti, in mancanza di una reale volontà di studio, si sentono spesso spinti ad abbandonare la scuola, Ripensando a Don Milani e a quanto si è fatto storicamente con la scuola di Barbiana, concordo con il dire che la nostra scuola superiore rappresenta un ostacolo quasi insormontabile per i ragazzi di estrazione sociale più svantaggiata, ma che rende la vita complicata anche ai più fortunati.
- Quello che più trovo deleterio è che allo studente della mia età sia richiesto di rimanere sei ore seduto, a volte assorbendo, come per osmosi, i vari concetti della lezione, ignorando il desiderio di sgranchirsi le gambe, di poter parlare o farsi una risata.
- Nel corso della lezione si viene a creare un’atmosfera tesa che trasforma nella testa degli studenti la scuola in una prigione, dove il più bravo è chi riesce ad evitare le interrogazioni o chi imbroglia l’insegnante, come se quest’ultimo non avesse altro compito che operare una selezione naturale facendo passare i migliori e facendo estinguere i meno dotati.
Forse esagero, ma il problema di fondo esiste: basta contare il numero di bocciati soprattutto nelle prime classi, dove l’impatto con il mondo delle superiori è più forte. Io spero in una scuola nuova che metta al centro l’alunno con le sue esigenze e non i programmi ministeriali,
Una scuola dove il canto, la drammatizzazione, la poesia, la stampa, la pittura non siano solo storia della musica, letteratura, storia dell’arte, ma nascano dall’esigenza di comunicare in modo più profondo, di conoscere, di migliorarsi. Siamo certi che sia veramente un’utopia? Forse basterebbe che il docente smettesse di pensare di dover completare il programma o mantenere in classe una ferrea disciplina.
Quanti insegnanti si preoccuperebbero di chiedere ai ragazzi i loro interessi, i loro hobby, le loro aspirazioni per poter meglio adattare a loro l’insegnamento? Quello che più mi dà fastidio è che i professori arrivano in classe come se fosse un posto qualsiasi in cui sia sufficiente leggere il libro di testo pagina per pagina ed interrogare di tanto in tanto dimenticando la nostra diversità, la nostra storia, le nostre irripetibili caratteristiche.
Come è possibile che un professore entri in classe con il libro di storia nell’ora di latino improvvisando la lezione? O com’è possibile che noi studenti ci lasciamo trascinare dal sistema rinunciando perfino di pensare a delle innovazioni? Lo scopo sembra sempre lo stesso: tirare avanti con la filosofia del massimo rendimento con il minimo sforzo.
Siamo passivi, come se ci trovassimo davanti alla TV invece che davanti ad un uomo che tale rimane anche se è etichettato con l’appellativo di “Professore”. Anche noi dimentichiamo le esigenze dell’insegnante e spesso diventiamo nei suoi confronti ipercritici.
- La vera scuola dovrebbe essere basata sulla stessa dignità dei ruoli di docente e discente,
- Sarebbe efficace una nuova disposizione dei banchi, circolare, l’eliminazione della cattedra e soprattutto del registro, spesso visto solo come una terribile arma che rende i due ruoli distanti.
- Non credo che il voto a lettere o il giudizio esteso sia migliore o peggiore del voto a cifre, ma credo che sia sbagliata la logica alla base del voto: andrebbe valutato l’impegno, non il rendimento,
I temi di italiano sono un’opportunità in mano al ragazzo per far scoprire se stesso, ma come si fa a crearsi un proprio spirito critico se la richiesta è sempre quella di riportare i pensieri di altri? C’è poi chi crede giusto che la scuola debba essere impostata sugli stessi ideali del lavoro,
Io non lo ritengo giusto. Nel lavoro si è dei pezzi di una catena di montaggio con il fine di creare un prodotto. A nessuno interessa che un operaio sia introverso o amante della poesia. Nella scola invece è fondamentale perché deve essere l’istituzione al servizio dello studente per creare in lui una cultura e non lo studente, come un impiegato, subordinato alla scuola.
Avrei ancora molto da dire su di una scuola alla quale non interessa che io ami esprimermi con la musica o che si prenda la libertà di ignorare l’informatica, concentrandosi invece su temi e questioni di non immediata utilità nel mondo che ci circonda.
Quali sono i valori a cui si ispira la scuola?
Domanda di: Prisca Gallo | Ultimo aggiornamento: 28 marzo 2023 Valutazione: 4.4/5 ( 65 voti ) Tra questi, troviamo: rispetto, tolleranza, gentilezza, pace, solidarietà, libertà, giustizia, onestà, onestà. Questi valori costituiscono una serie di norme non scritte ma adottate da tutti per regolare il comportamento degli individui.
Che cosa rappresenta per te la scuola?
Apprendere e socializzare – Funzioni essenziali della scuola, La scuola è un luogo di crescita, sociale e intellettuale. È infatti il luogo dove ci si abitua a stare insieme anche tra persone che non sono legate da un comune affetto, come nel caso della famiglia, o dalla condivisione di uno specifico interesse.
- Ma è anche il luogo che fornisce contenuti di conoscenza e in cui si impara che il sapere ha una struttura complessa: è costituito da vari ambiti disciplinari, affrontati in differenti materie di studio, legati tuttavia da una fitta rete di relazioni.
- Una sorta di ‘arcipelago’, dove ciascuna disciplina è come un’isola con proprie bellezze e caratteristiche, eppure partecipa con le altre a costituire una trama comune.
Infine la scuola è il luogo ove viene certificato a tappe successive il percorso conoscitivo compiuto da ciascuno studente, fino a rilasciare un diploma che attesti il compimento dei suoi studi e la loro specificità. La scuola istruisce ed educa, La scuola costituisce la prima occasione per misurarsi con una realtà diversificata, essendo molteplici gli oggetti di studio, le persone che hanno il compito di presentarli, gli insegnanti, e gli interessi suscitati da ciascuno di essi.
- Un grande scrittore del Novecento, Elias Canetti, ha scritto nella sua opera La lingua salvata, dove narra la propria giovinezza, che «la scuola è la prima forma di molteplicità di cui si prende coscienza nella vita».
- La scuola è, però, anche il luogo dove ci si abitua a stare con gli altri e a condividere regole comuni per procedere insieme.
È un esercizio, questo, essenziale per la vita adulta perché rende chiari quali siano i propri diritti e quelli degli altri e, per rispettarli, ci si abitua ai propri doveri. Così si diviene cittadini. In questo senso la scuola è una istituzione della vita sociale e dell’ordinamento dello Stato.
A essa la collettività affida, quindi, un doppio compito: quello di trasmettere conoscenze, cioè istruire, e quello di trasmettere capacità di convivenza con gli altri, cioè educare (). Entrambi i compiti non sono affidati solo alla scuola, perché molte sono le altre occasioni in cui ciascuno di noi apprende e molti sono i luoghi dove si viene educati; ma la scuola ha, rispetto a essi, un ruolo specifico e centrale.
In un noto romanzo di fine Ottocento, dal titolo Cuore, lo scrittore Edmondo De Amicis prende come spunto la narrazione, giorno dopo giorno, della vita scolastica in una scuola elementare torinese per descrivere le speranze, le attese, le necessità di una società in trasformazione, quale era l’Italia nei primi decenni della sua costituzione unitaria.
Come si definiscono le scuole?
Struttura degli studi – Fonte: http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCCV_POPTIT1 L’ordinamento italiano prevede diversi livelli di studio :
- Servizi sociali a carattere educativi (che non rientrano propriamente nel ciclo di istruzione primaria, ma partecipano, per continuità educativa, alla realizzazione degli obiettivi di istruzione nell’infanzia):
- nido d’infanzia (per bambini dai 3 mesi ai 3 anni, non obbligatorio);
- sezione primavera annessa a nidi d’infanzia o a scuole dell’infanzia (servizio a sperimentazione regionale per bambini dai 2 ai 3 anni, non obbligatoria).
- Scuola dell’infanzia (per bambini dai 3 ai 6 anni, non obbligatoria).
- Scuola primaria (per bambini dai 6 agli 11 anni, obbligatoria).
- Scuola secondaria di primo grado (per ragazzi dagli 11 ai 14 anni, obbligatoria).
- Scuola secondaria di secondo grado (obbligatoria per ragazzi dai 14 ai 16 anni, non obbligatoria per ragazzi dai 16 ai 19 anni).
- Istituti di alta formazione artistica, musicale e coreutica,
- Università,
Perché non vogliamo andare a scuola?
Ci sono ragazzini che rifiutano la scuola per evitare situazioni che provocano in loro emozioni negative, altri per fuggire da situazioni sociali o valutative, altri per ottenere l’attenzione, la vicinanza dalle figure significative e per il timore di separazione da esse ed infine altri ancora fanno assenze
Perché si cambia scuola?
Cambiare scuola non è un procedimento lungo e complesso – Cambiare scuola dello stesso indirizzo è possibile in ogni momento dell’anno, come previsto dall’articolo 4 del R.D. numero 635 del 1925, e richiede alcuni passaggi burocratici da considerare caso per caso. La procedura prevede di:
inoltrare alla scuola di provenienza la richiesta di nulla osta al trasferimentopresentare una domanda di trasferimento al dirigente dell’istituto dove ci si vuole trasferireconsegnare alla nuova scuola l’ ultima pagella
La domanda deve contenere una motivazione valida come giustificazione del motivo della richiesta di trasferimento. Motivazioni accettabili sono ad esempio un trasferimento per motivi di lavoro dei genitori, una grave situazione di bullismo ingiustificabile all’interno della classe, un riconoscimento delle diverse attitudini di studio.
- Ottenuto il Nulla-Osta ci si può iscrivere nella nuova scuola.
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Come può essere una scuola?
Aggettivi scuola: aspetto – Abbandonata, allagata, ampia, aperta, attrezzata, chiusa, diroccata, fatiscente, grande, inagibile, piccola, quadrata, resistente, rettangolare, spaziosa, terremotata.