Come fare amicizia in università
- Segui le lezioni. Per alcuni corsi di laurea la presenza alle lezioni è obbligatoria, per altri è facoltativa.
- Frequenta le aule di studio.
- Partecipa alle attività extra-curricolari.
- Mostrati disponibile ad aiutare gli altri.
- Frequenta i corsi facoltativi.
- Cerca di essere socievole.
Come farsi degli amici quando si è introversi?
Come Fare Amicizia se Sei Introverso: 12 Passaggi Talvolta, è difficile avere un carattere introverso, soprattutto quando vuoi interagire con gli altri, ma non sai come fare. I tipi introversi non vogliono evitare gli amici o i rapporti sociali. Al contrario, traggono energia quando stanno per conto loro e ritengono che socializzare sia fisicamente stressante.
- 1 Trova un gruppo con cui condividere gli stessi interessi. Se frequenti determinati gruppi, come quelli che si formano nel circoli di lettura o nei corsi di cucina, oppure prendi parte a eventi e conferenze, hai l’opportunità di incontrare gente e scoprire cose interessanti. Gli iscritti sono le persone ideali con cui puoi parlare, perché sai già che hai qualcosa in comune con loro. Ancora più importante, questo ambiente ti offre spunti di conversazione durante i primi approcci, impedendoti di fare discorsi banali, cosa che molti introversi detestano.
- 2 Fai vita sociale. Molto probabilmente non stringerai nuove amicizie rimanendo a casa, quindi dovrai andare a cercarle. Gli avvenimenti o i luoghi mondani più frequentati sono un ottimo modo per cominciare a farsi nuovi amici. Cerca qualche evento e accetta gli inviti. Inizia a dire “sì!”, anche se è difficile o preferisci restare in casa.
- Per le persone che vogliono allargare la propria rete di conoscenze esiste un’ampia scelta tra varie associazioni e gruppi. Ti sentirai più a tuo agio a parlare quando sai che le persone si trovano in un posto per i tuoi stessi motivi.
- Se l’azienda per cui lavori o i tuoi amici stanno organizzando un incontro, offri il tuo aiuto. Avrai qualcosa da fare nel corso della serata, oltre al fatto di conoscere altra gente. Se una conversazione ti sembra troppo lunga, puoi sempre scusarti dicendo che devi occuparti dell’organizzazione.
- Se ti costa andare da qualche parte, prova a equilibrare le cose. Concediti un po’ di vita sociale, ma cerca anche di ritagliarti del tempo da dedicare a te stesso. In questo modo non ti sentirai in colpa né se prendi parte a qualche evento né se rifiuti un invito.
- 3 Utilizza il corpo per comunicare disponibilità. Se ti trovi in un posto e vuoi che le persone si avvicinino a te, fai sapere che sono le benvenute. Se il corpo manifesta una certa apertura, sarai più accessibile agli occhi degli altri.
- Occupa lo spazio in cui ti trovi. Tieni la testa dritta, non curvare le spalle e fai passi lunghi. In questo modo sembrerai più sicuro di te e la gente vorrà parlare con te.
- Non incrociare le braccia. Le braccia conserte sono la classica posizione che indica chiusura. Se, invece, le tieni aperte, sembrerai più disponibile agli occhi di chi desidera parlare con te.
- 4 Saluta le persone. Poco importa se questo gesto non inaugura nessuna conversazione. Con un semplice saluto trasmetti alle persone la tua cordialità. Non è detto che la gente abbia sempre voglia di parlare, ma intanto lasci aperta una via di comunicazione qualora desiderino parlare.
- 5 Comincia a conversare condividendo qualcosa. Puoi rompere il ghiaccio dicendo qualcosa che ti riguarda. Non deve essere né particolarmente personale né particolarmente confidenziale. Una semplice battuta, come “Sono nuovo qui” o “È la prima volta che vengo in questo posto”, comunicherà all’altra persona che ti piacerebbe parlare con lei e permetterà al tempo stesso di sapere qualcosa sul tuo conto.
- 6 Fai domande a risposta aperta. Questo genere di domande offre al tuo interlocutore l’opportunità di rispondere liberamente e suggerisce che hai voglia di approfondire la sua conoscenza. Molte persone adorano parlare di sé e di quello che pensano, e talvolta rispondono rivolgendo altre domande.
- Se stai assistendo a un evento, come una conferenza o un corso, qualche domanda sul contesto in cui ti trovi è un ottimo punto di partenza. “Che cosa pensi della relazione?” può essere efficace e pone al centro della conversazione un interesse in comune.
- Se stai parlando con una persona che conosci, ma non particolarmente bene, sarebbe opportuna una domanda più vaga, come: “Come stai?”.
- Se stai parlando con uno sconosciuto, prova a chiedergli qualcosa di personale, senza esagerare, come ad esempio: “Che cosa ti piace fare nel weekend?” oppure “C’è qualche posto che preferisci in città?”.
- 7 Abituati a socializzare. Se intendi migliorare la capacità di interagire con gli altri, l’unico modo per farlo è lo stesso che usi quando intendi perfezionare qualsiasi altra abilità: la pratica. Non sentirti costretto a conoscere nuove persone ogni giorno, ma cerca almeno di salutare e presentarti agli estranei. Anche se la maggior parte delle conversazioni non ti porta da nessuna parte, non è un problema. Il tuo obiettivo consiste nel metterti a tuo agio quando esci in modo da poter fare conoscenza con le persone con cui vuoi parlare.
- Per fare pratica, prova a imitare il comportamento delle persone che ti piacciono o verso le quali provi ammirazione. Un esempio da seguire può offrirti qualche spunto su come agire tra la gente. Trova un amico più estroverso disposto ad aiutarti.
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- 1 Sii te stesso. Concentrati sui tuoi interessi e riuscirai a trovare persone con cui condividerli. Le passioni in comune costituiscono un’ottima base per i rapporti di amicizia.
- Quando parli con una persona conosciuta da poco, evita di intervenire nelle discussioni controverse. Non c’è niente di male nel mostrare interesse per temi come la politica o la religione, ma andando subito dritto al cuore della questione, rischi di allontanare la gente. Naturalmente, non vale se ti trovi in un gruppo di persone che su determinati argomenti manifestano una visione simile alla tua.
- 2 Stabilisci un contatto. Per stringere amicizia con qualcuno, devi fare qualche piccolo sforzo. Chiama, invia messaggi oppure organizza un’uscita fuori dal contesto in cui vi siete conosciuti. Non fa male essere un po’ invadenti. Dal momento che sei un tipo introverso, quello che ai tuoi occhi sembra esagerato potrebbe essere interessante per l’altra persona.
- Per rimanere in contatto con le persone, prova a organizzare qualcosa, soprattutto se è fattibile. Anche se non va in porto, capiranno che hai voglia di rivederle e potrebbero proporti qualche altro programma.
- Sii preciso quando fai un invito. Ad esempio, invece di dire: “Dobbiamo uscire qualche volta”, prova con: “Ti piacerebbe vedere il nuovo film di Spielberg sabato prossimo?”. In questo modo è più probabile che si terrà l’incontro.
- 3 Rispondi. Se qualcuno ti ha cercato, ricambia il gesto con una telefonata o un messaggio. Puoi aspettare un po’ prima di richiamarlo, ma se non lo fai, rischi di allontanare coloro che vogliono esserti amici.
- Se rifiuti di metterti in contatto con una telefonata o in qualsiasi altro modo, non sei introverso. Potrebbe trattarsi di timidezza o forse anche di depressione, ma sono ben diverse dall’introversione.
- 4 Usa diverse forme di comunicazione. Comunicare non vuol dire necessariamente telefonare. È probabile che un carattere introverso non ami parlare al telefono perché determinati segnali che si evincono in una conversazione a quattr’occhi, come il linguaggio del corpo, sono spesso assenti e il controllo della conversazione è più debole. I messaggi di testo, le video chat e anche le lettere in vecchio stile sono tutti ottimi modi per mantenere i contatti. Ti basta trovare un accordo sul modo migliore per comunicare.
- 5 Sii paziente. L’amicizia è un percorso e richiede il suo tempo per sbocciare. Tollera qualche imbarazzo iniziale, ricordando che la situazione sarà sempre più facile man mano che vai avanti. Anche se non sei sicuro di farcela, fingi finché non ti verrà naturale. Pubblicità
- A volte i tipi introversi vengono scambiati per individui scostanti o che giudicano. Forse non tutti si avvicineranno a te perché non capiscono come ti relazioni con gli altri. Dovrai essere proattivo per spingerli ad approfondire la conoscenza.
- Sorridi e ridi quando vuoi! Fai bene a mostrare le tue emozioni, specialmente quelle positive.
- Probabilmente non riuscirai a entrare in sintonia con una persona in particolare, anche dopo diverse volte che avrete parlato. Non è un problema. Non puoi essere amico di tutti, perciò volta pagina e vai avanti.
Pubblicità Co-redatto da: Counselor Professionale Registrata Questo articolo è stato co-redatto da, Trudi Griffin lavora come Counselor Professionale Registrata nel Wisconsin. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Counseling Psicologico Clinico alla Marquette University nel 2011.
Come trovare un ragazzo in università?
1. Frequenta i corsi e siediti nelle prime file – Il modo migliore per fare amicizia all’università e trovare qualcuno con cui studiare (e non ciacolare soltanto) è cercarlo durante i corsi, quindi la prima cosa da fare è seguire le lezioni. Dove ti siedi può determinare una grande differenza sul genere di persone che incontri.
- Generalmente chi non ha molta voglia di seguire la lezione va ad appollaiarsi negli ultimi banchi, dove è sicuro di non essere visto mentre fa altro.
- Magari tra loro ci sono le persone più belle del mondo, ma forse non le migliori per studiarci assieme! Per attaccare bottone con qualche studente un po’ più interessato e studioso devi accaparrarti un posto nelle prime file ! Durante la lezione poi prova a scambiare due parole col tuo vicino.
Puoi chiedergli qualcosa della spiegazione che non hai capito, domandargli se ti fa dare uno sguardo ai suoi appunti se sei rimasto indietro e così via.
Come pensano gli introversi?
Gli introversi hanno spesso bisogno della solitudine per fare chiarezza e conoscere meglio se stessi.29 MAG 2017 · Tempo di lettura: min. Rispetto agli estroversi, gli introversi analizzano situazioni e pensieri in maniera più lenta e approfondita. In un mondo che ci vuole estroversi a tutti i costi, non tutti sono chiassosi, socievoli ed egocentrici.
Esistono anche le persone introverse che, attente e sensibili, solitamente tendono a passare inosservate e raramente si cerca di conoscerle in profondità. A seconda della personalità, ognuno di noi elabora le informazioni in maniera diversa e attraverso un processo differente. Le persone introverse solitamente pensano in maniera più lenta e calma, fanno passare le informazioni attraverso più filtri, mentre quelle estroverse hanno pensieri e risposte molto più rapidi e lineari.
Bisogna ricordare, inoltre, che questa differenza può non essere così netta, in quanto molte persone possono utilizzare entrambe le strategie cognitive a seconda della situazione. Eppure questa diversità lascia sempre spazio a giudizi di valore che si fermano alle apparenze sia nel caso degli estroversi che degli introversi.
Si tratta semplicemente di un ritmo di pensiero diverso che dipende dal tempo che ognuno sente la necessità di utilizzare per analizzare ciò che sta succedendo e passarlo per ogni filtro come quello emotivo o quello più razionale. Nessuno dei due metodi di pensiero è migliore. Tuttavia, è pur vero che nella società attuale si tende a valorizzare maggiormente una persona estroversa che interagisce con gli altri, condivide i propri pensieri e si mostra amichevole.
Non è raro però trovare persone con questo tipo di personalità che sfocia in comportamenti narcisisti o egocentrici. Secondo Jennifer B. Kahnweiler, autrice di “The Introverted Leader”, nonostante si tenda a collegare la leadership con le persone estroverse, gli individui introversi sarebbero più portati per essere leader.
- la capacità di pensare prima di parlare;
- riflettono in profondità e non superficialmente;
- trasmettono calma e fiducia;
- comunicano maggiormente attraverso la scrittura;
- preferiscono la solitudine per prendere decisioni e valutare pro e contro.
Come riconoscere le persone introverse Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono le persone introverse? Pur trattandosi di requisiti piuttosto generali, ecco alcune delle peculiarità di un individuo silenzioso e intorverso.
- Rispetto alle persone estroverse, quelle introverse riflettono per un periodo di tempo maggiore, facendo grande attenzione ai dettagli. Preferiscono ascoltare, riflettere e, in seguito, se lo ritengono opportuno, parlare.
- Apprezza la solitudine anche se ciò non vuol dire che scappi dalla realtà. Ha spesso la necessità di fare chiarezza e di conoscere meglio se stesso. Proprio per questo solitamente gli introversi sono persone piuttosto indipendenti e poco inclini a farsi trasportare dall’opinione altrui.
- Proprio per la sua capacità analitica e di riflessione, non accetta la superficialità, Evita le conversazioni banali e preferisce concentrarsi su temi piuttosto profondi.
- Le persone introverse si sentono a loro agio in piccoli gruppi ed evitano solitamente di ritrovarsi con molte persone contemporaneamente. Avendo difficoltà a esprimere le proprie emozioni con chiunque, preferiscono trascorrere il tempo con persone a loro care.
Il silenzio delle persone introverse spesso non viene compreso o, ancora, esiste lo stereotipo che vincola l’essere estroversi al successo e all’efficacia. Con quest’articolo abbiamo voluto cercare di fare un po’ di chiarezza e speriamo di esserci riusciti.
Perché gli introversi non piacciono?
Nella vita di tutti i giorni, gli introversi sono spesso persone semplicemente pigre, poco skillate e che non vogliono uscire dalla loro confort zone. Gli introversi non sono migliori di nessuno e piacciono a un sacco di persone (spesso anch’esse introverse).
Perché si fa fatica a socializzare?
Dimensione Neurologica ed Elaborazione Sensoriale. La chiave di tutto non è però soltanto l ambiente familiare: a volte le problematiche sociali possono nascere da situazioni psicologiche e/o neurologiche: Stress e ansia sono in grado di ostacolare le capacità a socializzare.
Perché non mi va di socializzare?
Dimensioni psicologiche e neurologiche – Non tutto ha origine nell’infanzia. A volte i problemi di socializzazione sono di natura psicologica e persino neurologica, Vediamo alcuni esempi:
Disturbo dello spettro autistico, All’interno di questa condizione troviamo, ad esempio, la che, in molti casi, può persino passare inosservata. Questa sindrome può spiegare perché molti adulti manifestano problemi d’interazione sociale.
Ansia e stress limitano e ostacolano le capacità di socializzazione.
Alcune condizioni psicologiche quali il, la fobia sociale o l’agorafobia sono all’origine di questa difficoltà a socializzare. In questi casi, tuttavia, è la persona stessa a fuggire o evitare deliberatamente il contatto sociale.
Chi non riesce a socializzare?
Cos’è la timidezza – La timidezza è una difficoltà che si riscontra nelle situazioni sociali. La persona timida può provare disagio nel conoscere nuove persone, nel sostenere una conversazione e nell’instaurare un rapporto di amicizia. Inoltre, teme il giudizio altrui e può esperire un forte senso di inadeguatezza.
Cosa fare se non si hanno amici?
- 1 Gioca al computer e ai videogiochi. In questo modo ti divertirai per ore senza bisogno di nessun altro. Magari gioca a World of Warcraft. Se non vuoi pagare per giocare, vai su Google e fai una ricerca su “Giochi online gratuiti” o “Flash games”.
- Bonus: potresti anche farti qualche amico online in questo modo!
- 2 Procurati un animale domestico che possa diventare il tuo migliore amico! Assicurati di essere all’altezza dell’impegno e della responsabilità che comporta.
- 3 Visita una biblioteca. Leggi dei bei libri ed entra a far parte di qualche gruppo di lettura.
- 4 Crea un tuo diario personale e scrivici qualcosa tutti i giorni.
- 5 Trova una grande libreria in cui vendano anche album musicali. Trascorri del tempo in mezzo agli altri e ascolta la musica dalle cuffie messe a disposizione. Ordina un caffè al bar, trova qualcun altro che è da solo e salutalo. Potresti farti un nuovo amico in questo modo. Chiedi ai membri della tua famiglia quali siano i loro gruppi preferiti e prova ad ascoltare i vecchi CD dei tuoi genitori.
- 6 Vai al cinema. Godersi un film da soli è fantastico. Nessun parla durante lo spettacolo, in ogni caso, per cui non ti sentirai a disagio. Compra del popcorn e qualcosa da bere, e goditi il film.
- 7 Inizia a camminare per fare esercizio. Porta fuori il cane, iscriviti a un corso di yoga, o entra a far parte di una squadra di nuoto. È divertente e sarai sempre in forma! Oppure prova semplicemente a fare qualche flessione e piegamento. Anche la danza è molto gratificante.
- 8 Portati il portatile in una libreria che mette a disposizione la connessione a Internet. Contribuisci a WikiHow e registrati. Scrivi un articolo su come divertirsi senza amici, trovandone al contempo nella community di WikiHow. Potrebbe diventare un articolo famoso e potresti fare le tue fortune grazie a WikiHow.
- 9 Cerca di capire perché non hai nessun amico. Tendi a tagliare fuori le altre persone? Fai il prepotente? Sei considerato un “nerd”? Che cosa fai che tiene lontano le altre persone? Ma non essere troppo duro con te stesso. Molte persone non hanno semplicemente il tempo per farsi degli amici, sono impegnati a lavorare, prendersi cura della propria famiglia, o andare a scuola. Potrebbe non esserci nulla che non vada in te, per cui non prendertela troppo. Oggigiorno il mondo è piuttosto complesso, per cui non tutti vogliono farsi dei nuovi amici.
- 10 Ricorda che ci sono molti modi in cui puoi tenerti impegnato. Non fare affidamento solo sulle persone per essere felice. Trovati un hobby, diventa un artista, decora ceramiche, visita i musei, offriti volontario per fare da guida.
- 11 Guarda la televisione a casa. (Non guardarla troppo a lungo dato che fa male. Bisogna sempre essere moderati in ogni cosa.)
- 12 Affitta un film da vedere a casa, fai del popcorn e rilassati.
- 13 Chiama un parente e parlate del più e del meno. Parlare con un membro della famiglia e trascorrere del tempo con lui/lei può essere molto divertente.
- 14 Vai al cinema con i tuoi genitori. Sì, può sembrare un po’ da sfigati, ma, ehi, anche loro possono essere tuoi amici, soprattutto se non ne hai di altri.
- 15 Compra una console, come una Xbox, Xbox 360, Playstation 3, o Nintendo Wii. (La Wii ti permetterà anche di fare esercizio fisico durante le infinite ore di divertimento e intrattenimento.)
- 16 Ascolta la radio. Puoi trovare sempre qualcosa di interessante, che si tratti di un talk show, un notiziario, o la classifica musicale di una stazione locale.
- 17 Scrivi. Scrivere è molto gratificante. Puoi scrivere di qualsiasi argomento, dai problemi sociali alle tue esperienze personali. È anche un ottimo modo per sbollire un po’ di rabbia sul fatto di non avere amici.
- 18 Iscriviti a uno dei tanti social network, come MySpace, Facebook, o Google+.
- 19 Fai del volontariato. Il volontariato è un’esperienza molto arricchente. Potrebbe trattarsi di aiutare un vicino anziano o andare a un centro d’assistenza per senzatetto. Informati su quali sono le mense dei poveri, le case di riposo, le chiese ecc. della tua zona. Non si sa mai. Potresti anche farti qualche nuovo amico mentre aiuti le persone del tuo quartiere.
- 20 Svolgi le faccende domestiche. Passa l’aspirapolvere, piega la biancheria, lava la macchina dei tuoi genitori o pulisci il bagno se sei annoiato.
- 21 Fai sport. Vai a correre, a giocare a bowling, a nuotare, fai un giro in bici o una passeggiata nel vicinato. Potresti sempre fare qualche nuova conoscenza per strada.
- 22 Studia. Finisci tutti i compiti, studia una certa materia (soprattutto se hai un esame a breve!). Non solo prenderai voti migliori, ma potresti anche trovare dei nuovi amici bisognosi di aiuto per i loro compiti! Pubblicità
Cosa non dire ad un introverso?
2/6 – Non insistere – “Dai vieni con noi? Come no? Dai dai vieni che ci divertiamo”.La prima cosa da non fare con un introverso è quella di insistere su qualsiasi cosa. Un introverso è una persona che non sopporta quando gli si chiede qualcosa con insistenza, ha bisogno dei suoi tempi per fare le cose e non vuole che ci sia qualcuno che gli dica cosa fare e quando fare.
Come ragiona un introverso?
1) Pensano prima di parlare – L’introverso è bravo a pensare prima di parlare. L’introverso ragiona, elabora internamente un concetto, dosa le parole in un discorso. L’estroverso al contrario dice tutto quello che gli viene in mente, e parlando elabora i concetti cambiando spesso opinione.
Come comunica un introverso?
Vediamo allora insieme 12 + 1 modi per comunicare con gli introversi ed estroversi e tirare fuori il meglio ! – 6 modi per tirare fuori il meglio dagli introversi 1. Lascia loro il tempo di pensare e poi parlare Gli introversi tendono a bloccarsi quando viene chiesto loro un’opinione su due piedi. Occorre lasciare il tempo per riorganizzare internamente le informazioni, pensare e poi formulare il proprio pensiero.2.
Lascia loro il tempo di prendere le decisioni Allo stesso modo, una persona introversa necessita di tempo per arrivare a prendere una decisione. Lasciare loro anche solo qualche minuto per analizzare la situazione e lo scenario e prendere una decisione le facilita sicuramente.3. Rispetta la loro discrezionalità Gli introversi sono persone riservate: non amano rivelare cose su di sé con le parole, perlomeno non subito.
A volte preferiscono non rispondere a domande che percepiscono come troppo dirette. Non prendertela. E’ la loro natura.4. Apprezza il loro bisogno di lavorare da soli Un introverso non è un asociale, è solo una persona che ha più energie mentali quando è sola.
- In ambito lavorativo, questo può creare qualche incomprensione.
- Magari può essere utile lasciare il tempo alla persona di lavorare da sola e poi parlarne insieme successivamente.5.
- Assicurati di ascoltarli molto attentamente Quando un introverso sta parlando, è alla fase finale del suo processo creativo.
Assicurati di ascoltarlo molto attentamente (è una cosa che sarebbe meglio fare sempre, ma con gli introversi ancora di più). Solo in questo modo, è possibile entrare in connessione con loro. Gli introversi sono degli ottimi ascoltatori e per questo sono una risorsa preziosa in qualsiasi ambito, non sottovalutare questo aspetto! 6. 1. Permetti loro di entrare subito dentro un argomento Gli estroversi sono esuberanti e si buttano a capofitto in un nuovo argomento.2. Incoraggiali con entusiasmo Gli estroversi si ricaricano di energia quando interagiscono con gli altri. Incoraggiali con entusiasmo, è proprio ciò di cui hanno bisogno! 3.
Lasciali pensare a voce alta Gli estroversi hanno bisogno di condividere le loro idee e pensieri con le persone intorno a loro. Pensano a voce alta ed è così che elaborano le informazioni. Questo, a volte, può essere un aspetto difficile da gestire perché sono così presi in questo processo creativo e concentrati a esprimere i loro pensieri da non lasciare troppo spazio all’altro interlocutore.4.
Ascolta le loro (tante) idee Proprio per quanto detto sopra, l’interlocutore deve avere la pazienza di ascoltare le idee di un estroverso. L’ascolto è importante per aiutarlo ad analizzare meglio la situazione e arrivare a prendere una decisione.5. Lascia che siano multi-tasking L’estroverso gestisce tanti stimoli diversi contemporaneamente: è proprio questo che lo spinge a dare il meglio di sé e lo motiva.
Gli estroversi, generalmente, sono bravi in tante cose (più generalisti), a differenza degli introversi che tendono a concentrarsi su una sola cosa per volta e a diventare esperti in quell’ambito.6. Rispetta la loro natura indipendente Gli estroversi preferiscono relazioni spontanee piuttosto che ruoli prestabiliti.
Sono a proprio agio quando interagiscono con gente che non conoscono, sono sempre aperti a nuove conoscenze, è questo il modo in cui si divertono e si rilassano. Sono piuttosto indipendenti perché riescono a essere a proprio agio in situazioni e con persone sconosciute.
- E infine metti da parte i giudizi.
- I nostri giudizi ci allontanano dalle persone impedendoci di conoscerle veramente.
- Come scrivo in, nella nostra corsa quotidiana, i giudizi sono dei fili invisibili.
- Possono essere così automatici che non riusciamo nemmeno a renderci conto di averli e di quanto stiano limitando la nostra visione del mondo e rovinando le nostre relazioni.
Magari non eravate a conoscenza della differenza tra introversi ed estroversi e magari avete sempre pensato che quell’amico o collega che preferisce stare a casa a leggere un libro piuttosto che uscire e incontrare gente non sappia o non voglia divertirsi.
- Siete più introversi o estroversi?
- Come vi relazionate al mondo esterno?
- Condividete la vostra esperienza con la community BlessYou, lasciando un commento qui sotto!
P.S: Desideri imparare a comunicare in modo efficace con qualsiasi tipo di personalità?
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Trovi tutte le informazioni su come partecipare. : 12 modi per comunicare con introversi ed estroversi
Cosa rende una persona introversa felice?
Cosa rende felice un introverso Mi ritrovo a farmi questa domanda – cosa fa felice un introversa/o – sempre più spesso negli ultimi tempi, un po’ perché ho sempre saputo che mi piacevano cose diverse da quelle che piacciono agli altri, un po’ perché negli ultimi tempi ne sono sempre più consapevole e tuttavia sento molto forte il desiderio degli altri di capire: capire perché non mi piacciono, non mi divertono, le cose che divertono ‘gli altri’.
- E la risposta è semplicemente: perché siamo diversi.
- Diversi dagli ‘altri’, che sono gli estroversi, ossia quelle persone, assai numerose, la cui vita è proiettata verso l’esterno.
- Noi, invece, gli introversi, abbiamo una vita orientata verso l’interno, verso la nostra interiorità.
- È meglio, è peggio? Non lo so, e non mi interessa: non è una competizione, non c’è un giusto e uno sbagliato.
Ci sono solo le differenze e i diversi approcci a lavoro, relazioni, vita. Gli introversi non sono anime strambe, né degli asociali, né dei musoni, sono solo anime diverse. Amano cose diverse, spesso si divertono in modo diverso. Ma diverso da chi, precisamente? Diverso dalla maggioranza degli estroversi che popola il globo, a cui piace chiacchierare, essere in mezzo a tanta gente, avere tanti occhi puntati addosso, essere al centro dell’attenzione.
Come capire se è introverso?
Sei un individuo introverso ? L’introversione fa parte dei maggiori tratti di personalità riconosciuti in diverse teorie della personalità. Le persone introverse hanno appunto la tendenza ad essere “chiusi” verso se stessi, o si concentrano maggiormente su pensieri, sentimenti e stati d’animo interni piuttosto che cercare gli stimoli esterni.
Cosa fanno gli introversi?
Vantaggi e svantaggi dell’introversione – Essere introversi è un problema? Anche se la società può farcelo credere, l’ introversione non è un difetto, È solo un modo di essere, con vantaggi e svantaggi. Gli introversi ascoltano e osservano attentamente, riuscendo a cogliere dettagli che ad altri sfuggono.
- A volte gli introversi sono i migliori conoscitori delle dinamiche dei gruppi di cui fanno parte, il che dà loro una marcia in più in fatto di consapevolezza sociale, dimensione dell’intelligenza emotiva.
- Poiché hanno una grande sensibilità sono potenzialmente molto empatici,
- Il problema è che non sempre hanno voglia di interagire! Gli introversi sono spesso portati per le materie che richiedono analisi e riflessione,
Immergersi completamente in quel che stanno facendo è bello e naturale per loro. E credo possa essere d’ispirazione per tutti in questo mondo perennemente distratto. La grande capacità di concentrazione può essere un vantaggio nello studio e nel lavoro.
- Basta che sia quello giusto! Gli introversi infatti fanno più fatica a mostrare entusiasmo in modo artificiale e questo può essere un problema nella professione.
- Però è uno stimolo a cercare un lavoro più adatto,
- In Quiet: il potere degli introversi, Cain cita Al Gore, che da attivista per il cambiamento climatico ha acquistato il carisma e la naturalezza nel parlare in pubblico che gli erano mancati durante la campagna elettorale per le presidenziali.
Evidentemente l’ambiente è per lui qualcosa per cui vale la pena lottare, più che diventare presidente degli USA. D’altra parte, in situazioni problematiche accumulano più stress, nonostante in ambienti tranquilli siano mediamente più rilassati. Ad esempio, i bambini introversi sono più a rischio di avere problemi psicologici in caso di scarsa armonia in famiglia e separazioni.
Gli introversi si stressano di più anche negli ambienti affollati e nei gruppi di lavoro grandi. Anche per questo possono avere difficoltà a comunicare quel che pensano. Niente che non si possa superare con la pratica e i dovuti accorgimenti, di cui parlo più giù, e magari cercando/proponendo situazioni di lavoro più congeniali.
Poiché anche in molte specie animali troviamo sia introversi che estroversi, sappiamo che in natura gli introversi, cauti, hanno più probabilità di sfuggire ai pericoli. Gli estroversi invece sono intraprendenti e si adattano meglio a situazioni nuove e difficili.
Come si innamorano gli introversi?
Come si innamorano gli introversi? – Gli introversi, quando si innamorano di qualcuno, si innamorano troppo. È come un colpo improvviso, caos nel loro mondo sereno. Non hanno mai permesso a nessuno di avvicinarsi troppo, tranne qualche amico, e improvvisamente, stanno violando tutti i loro confini.
Perché si è introversi?
contributo di Dott.ssa Paola Pupulin Secondo il senso comune l’introverso è chiuso, riservato, poco socievole, freddo, mentre l’estroverso è aperto, espansivo, comunicativo, affabile. Estroversione e introversione sono due orientamenti caratteriali presenti in combinazione diversa nei singoli individui.
- La prevalenza di uno dei due orientamenti permette di assegnare un individuo alla tipologia estroversa o introversa.
- Gli estroversi sono “programmati” per sviluppare un adattamento al mondo così com’è e per integrarsi in esso, assicurando alla società con le sue tradizioni, la sua cultura e il suo senso comune, di perpetuarsi e di riprodursi.
Gli introversi non sono “programmati” allo stesso modo. Una parte della loro mente riconosce spinte motivazionali adattive, ma un’altra parte è caratterizzata dall’essere assorbita e catturata precocemente da un flusso indistinto di pensieri, emozioni, memorie, fantasie.
- Introversione ed estroversione sono stati tradotti da Jung nel 1920 (tipi psicologici).
- La distinzione junghiana ha avuto fortuna perché ha evidenziato due tipologie che sono agevolmente distinguibili, quali che siano le influenze ambientali.
- Purtroppo nel nostro mondo, tali influenze non sono neutrali, nel senso di consentire ad ogni individuo di svilupparsi secondo le sue linee di tendenza costituzionali.
Nella sua essenza l’introversione è caratterizzata da un ricco corredo emozionale associato ad una vivace intelligenza. Sentire, intuire e avere un’inclinazione riflessiva superiore alla media sembrerebbero, sulla carta, qualità ottimali per promuovere lo sviluppo di una personalità ben strutturata, differenziata e originale.
I soggetti, che per sorte, ricevono questo “dono”, manifestano invece, nel nostro mondo, difficoltà più o meno rilevanti di adattamento sociale e, in una percentuale inquietante, disagi psichici di varia natura. La prova dell’esistenza del pregiudizio nei confronti dell’introversione si ricava facilmente dalla consultazione dei dizionari più diffusi (Zingarelli, Garzanti,Devoto Oli.): l”l’introverso è chiuso, riservato, timido, impacciato, insicuro, vergognoso, scontroso, freddo, schivo e distaccato.
L’estroverso è aperto, comunicativo, sicuro, cordiale, affettuoso, espansivo ed esuberante. E’ sempre più doloroso confrontarmi, come psicoterapeuta, con ragazzi e giovani, dotati di grandi potenzialità, devastati dall’interazione con un mondo che non li comprende né li rispettati.
E’ ugualmente penoso pensare al numero di introversi che, pur non manifestando un apparente disagio psichico, vivono schiacciati sotto il peso di una diversità percepita negativamente, convinti d’essere inadeguati e “difettosi” nonostante il loro valore sia, spesso, riconosciuto dagli altri. La prevalenza relativa all’orientamento introverso riguarda una quota minoritaria della popolazione, tale quota sembra oscillare intorno al 5-10% della popolazione La quota minoritaria, ma persistente nel corso del tempo, di soggetti introversi rispetto a quelli estroversi induce a pensare che i due orientamenti svolgano funzioni diverse sotto il profilo adattivo.
Per quanto riguarda l’estroversione, la sua funzionalità non pone molti problemi: l’estroversione favorisce l’adattamento al mondo esterno, promuove l’intraprendenza, il darsi da fare per trasformare il mondo a misura dei bisogni di benessere dell’uomo; l’estroversione promuove anche la tendenza ad adattarsi alla cultura e ai codici normativi vigenti in una data società.
- Alla capacità degli estroversi di trasformare il mondo esterno e di adattarsi ad esso corrisponde la capacità degli introversi di esplorare i mondi possibili intrinseci all’apparato mentale umano: i mondi dei simboli, dell’immaginario e della creatività.
- Il motivo principale per cui gli introversi trovano difficoltà a adattarsi al mondo reale è il riferimento costante, che sottende la loro esperienza, ad un mondo ideale nel quale i comportamenti umani siano governati da valori elevati quali la pari dignità, la giustizia, il rispetto reciproco, la solidarietà e la tendenza ad astenersi a comportamenti socialmente nocivi.
Gli introversi sembrano depositari del sogno di un universo umano qualitativamente superiore a quello reale, un universo di esseri intelligenti, riflessivi, pacati, solidali e inoffensivi. Tale sogno persiste in profondità, anche quando la vita, con le ferite che arreca, li porta a chiudersi, ad isolarsi ad inasprirsi e, al limite, ad odiare tutto e tutti se stessi compresi.
Di fatto nella categoria degli introversi va ascritto un numero straordinario di riformatori religiosi, poeti, scrittori, musicisti, pittori, matematici, fisici, psicologi ecc Facciamo qualche nome: Eistein, Beethoven, Darwin, Newton, Nietzsche, Leopardi, Kafka, Pirandello, Kant, Van Gogh.la lista potrebbe estendersi all’infinito.
E’ bene sottolineare che non tutti gli introversi sono geniali (anche se tutti hanno una qualche attitudine creativa ). E’ di fatto, però, che la maggioranza dei geni nella storia dell’umanità presentano caratteristiche introverse. INTROVERSIONE E SOCIETA’ Famiglie e scuola sono né più né meno agenzie sociali cui è affidato, in ultima analisi, il compito di produrre cittadini adattati a questa società, vale a dire una società dinamica e competitiva, che postula di essere intraprendenti ed efficienti, e riconosce come unica scala di valore quella sociale, la quale fa riferimento allo status, al reddito, al prestigio ecc L’adesione e l’adattamento alla realtà, la capacità di comunicare e di stare con gli altri, un certo grado di competitività, lo spirito pratico necessario per conseguire risultati oggettivi, ma anche il non avere un atteggiamento troppo critico nei confronti della realtà, il non farsi troppi problemi Si tratta di un modello manifestamente estroverso, il cui potere di omologazione è enorme perché esso assicura l’inserimento nel gruppo e la conferma di essere normali.
- Applicato inconsapevolmente agli introversi, tale modello ha effetti deleteri.
- Nel corso degli ultimi venti anni, il modello estroverso è andato incontro ad una “estremizzazione”: è diventato un modello “estrovertito”con forti tratti di narcisismo, esibizionismo, spavalderia e ostentata sicurezza.
- Qualche studioso coglie in questa “muta” i segni positivi di un progresso culturale, che rende gli adolescenti di oggi più “svegli” rispetto a quelli del passato.
In realtà, essa corrisponde all’adozione di una “maschera” che blocca la maturazione della personalità e obbliga gli adolescenti a dare la prova di essere adeguati ad un mondo che penalizza ogni forma di debolezza, e quindi anche l’umana debolezza intrinseca alle vicissitudini dell’adolescenza, programmata dalla natura per realizzare gradualmente un passaggio dall’orizzonte ristretto dell’infanzia ad una apertura al mondo che postula il dubbio, l’insicurezza, la problematicità.
Altri studiosi hanno identificato in questa muta la “morte dell’adolescenza”, riconducendola al fatto che i ragazzi si trovano di fronte ad un aut aut terribile, tale per cui o ci si maschera da soggetti estrovertiti o ci si arrende ad essere identificati dal gruppo come deboli, inadeguati, “sfigati” con la conseguenza di finire emarginati se non addirittura ridicolizzati e maltrattati.
I TRATTI COMPORTAMENTALI INFANTILI Il bambino introverso appare poco vivace da un punto di vista motorio, osserva molto e ha uno sguardo denso e apparentemente riflessivo. Il sentire, in pratica, prevale sull’agire, il movimento mentale su quello motorio.1) La familiarizzazione con il mondo estraneo non avviene con la fluidità che si riscontra con gli altri bambini, per cui affrontare l’estraneo riesce sempre in qualche misura difficile.
Un altro aspetto è la sensibilità sociale che è cosa diversa dalla socievolezza. Il bambino introverso è straordinariamente ricettivo nei confronti degli educatori, dotato di una straordinaria capacità intuitiva egli registra quello che gli adulti pensano o si aspettano, anche a livello inconscio. Alcuni studiosi pensano che l’introversione comporti una rilevante difficoltà di sintonizzarsi con la soggettività degli altri, di capire il loro mondo interno.
In realtà sembra vero il contrario. L’intuizione introversa coglie gli aspetti profondi, inconsci della soggettività altrui. Il bambino introverso è letteralmente affascinato dalla maturità, dalla compostezza e dalla capacità di ragionare degli adulti.
L’emozionalità sociale comporta una percezione quasi drammatica dei diritti e della sensibilità dell’altro, con cui il bambino introverso si identifica. La conseguenza negativa di questo aspetto è una propensione alla “scrupolosità, “vale a dire al sentirsi in colpa per qualunque comportamento atto ad evocare in qualcuno fastidio, dispiacere o dolore.
Laddove gli altri, in genere, devono sforzarsi per non far del male, l’introverso può farlo solo se si violenta.
- Il bambino introverso è dotato di uno spiccato senso di giustizia. Tutto ciò che, nei rapporti interpersonali viene vissuto come ingiusto, prepotente, prevaricante scatena una rabbia spesso molto intensa, anche se raramente espressa
- Interazione con i coetanei: pacato e riflessivo, animato da un desiderio di quiete e di intimità egli non tollera l’affollamento, l’animazione, la confusione, il vociare perpetuo, l’interazione sul piano fisico. L’inserimento all’asilo di conseguenza lo mette a disagio e rivela un tratto estremamente significativo di comportamento: il suo essere praticamente sprovveduto sotto il profilo dell’aggressività; in conseguenza di questo egli appare spesso come un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.
La socializzazione precoce è spesso la causa di un atteggiamento chiuso, talora incupito, che viene spesso rilevato dai coetanei i quali, non riuscendo a coinvolgere il bambino introverso e a comunicare con lui, tendono ad isolarlo quando non addirittura, profittando della sua infermità, a prevaricarlo.
IL BAMBINO INTROVERSO E LA SCOLARIZZAZIONE con l’avvio della scolarizzazione affiora una altro tratto significativo dell’introversione: il senso del dovere, inteso come debito nei confronti degli adulti, che, già spiccato per conto suo, può essere alimentato dalle aspettative dei genitori edegli insegnanti.
Il bisogno “divorante” del bambino introverso dei sentirsi confermato dagli adulti fa sì che egli riversi tutte le sue energie nel tentativo di soddisfare quelle aspettative, intrappolandosi spesso in una corazza di perfezionismo, che lo obbliga a primeggiare nel rendimento e nella condotta.
In conseguenza della diligenza e della soggezione nei confronti degli adulti che gli impedisce, per esempio, di suggerire, di passare i compiti e di far combutta con gli altri, il bambino introverso appare di solito un “alieno” agli occhi dei coetanei, che in parte lo invidiano, in parte lo avversano in quanto “antipatico”.
Il bisogno di una socialità estensiva non fa parte del corredo di bisogni proprio di un bambino introverso, che a 3 anni predilige stare con i grandi, da solo nella sua camerette a fantasticare o a giocare. Ciò spiega le reazioni spesso drammatiche d’attaccamento alla figura genitoriale che caratterizzano i tentativi d’inserimento asilare.
L’immersione in un ambiente affollato, nel quale non si dà alcuno spazio d’intimità, caratterizzato da comportamenti motori vivaci, da un certo disordine, da un vocio continuo che talora realizza un vero e proprio inquinamento acustico, la necessità di partecipare ad attività e a giochi che non interessano realizzano un impatto soggettivo drammatico.
I bambini introversi si sentono letteralmente violentati nel loro bisogno di privacy, costretti ad una esposizione sociale penosa, sgradevole, insignificante. Spesso viene rievocata nei termini di un angoscioso incarceramento. Questo vissuto determina di solito il sopravvenire di una sequela pressoché continua di malattie respiratorie (influenza, asma) e intestinale (mal di pancia, diarrea).
- Quando ciò non accade, la reazione più comune all’inserimento sociale è “l’isolamento”.
- Le insegnanti colgono regolarmente quest’atteggiamento come indiziario di problemi psicologici.
- Non di rado, vittime di uno psicologismo di maniera, cercano di capire che cosa non funziona in famiglia, dando per scontato che il comportamento del bambino sia sintomatico di una situazione di disagio familiare.
Questa lettura pregiudiziale, che muove dal riferimento al comportamento del bambino medio, induce ad adottare a fin di bene, da parte delle insegnanti stesse e dei familiari, strategie che sono rimedi peggiori del male. Tali strategie sono univocamente riconducibili ad una sorta di “socializzazione forzata”.
A SCUOLA LE INSEGANTI S’IMPEGNANO AD EVITARE L’ISOLAMENTO COSTRINGENDO il bambino a partecipare alle attività di gruppo e ai giochi. I familiari per conto loro tentano il più possibile di farlo stare coi coetanei, organizzando incontri con altre famiglie con figli, festicciole ecc. La conseguenza di tutto ciò è che alcuni bambini subiscono la socializzazione forzata come un martirioe sviluppano nel loro intimo, un desiderio sempre maggiore di isolamento.
Al fine di socializzarlo, il bambino introverso viene spesso obbligato a praticare uno sport, inviato in parrocchia, o d’estate in colonia. Tutto ciò si realizza in nome del suo bene. Il problema è che egli non ne ricava vantaggio, quanto piuttosto una percezione sempre maggiore di diversità rispetto agli altri, che non è in grado di interpretare.
Raramente, quando c’è un difetto di sintonia comunicativa con l’ambiente familiare, le richieste genitoriali sono molto elevate, e l’esperienza asilare ha già indotto un vissuto d’inadeguatezza, un bambino introverso, nonostante la viva intelligenza, può manifestare anche una risposta negativistica alla scolarizzazione, vale a dire rendere poco o nulla, fino a risultare tra gli ultimi della classe.
Quale che sia il risultato scolastico, quasi tutti i bambini introversi manifestano comunque una qualche predilezione per interessi, se non fuori dal comune, coltivati con una passione singolare: la lettura, il disegno, la musica, il computer, gli animali, la natura, ecc I giochi solitari che permettono di abbandonarsi ad una fantasia straordinariamente ricca, attraggono costantemente più dei giochi di gruppo, caratterizzati da una competitività che non suscita interesse.
- Affiora a quest’epoca un altro aspetto tipico dell’introversione: la tendenza a porsi problemi “strani”, che riguardano il senso della vita, la morte, il dolore, il bene, il male, la colpa.
- Essa dà luogo costantemente sia ad una qualche inquietudine ansiosa sia ad un incremento della paura di comportarsi in maniera “cattiva”.
L’ ADOLESCENZA Comporta un incremento alla problematicità. L’effetto di cattura esercitato dai problemi esistenziali, coincide con un ritardo nella maturazione dei bisogni sociali, affettivi e sessuali. Tali bisogni sono avvertiti ma senza loa spinta pulsionale caratteristica degli estroversi.
L’introverso, in genere, nutre scarso interesse per il cicaleccio, la musica leggera, il ballo, le feste, il calcio ec. Quanto al rapporto con l’altro sesso, anche se, nel suo intimo, può episodicamente sviluppare innamoramenti passionali, egli non ne parla con alcuno. Il suo comportamento manifestamente diverso, chiuso e riservato, può facilmente apparire scostante e determinare una reazione negativa da parte del gruppo Egli data la quotidiana sperimentazione di una più o meno rilevante difficoltà di agire in maniera conforme al modello dominante estroverso, viene di solito sormontato da un “vissuto di inadeguatezza” che può diventare radicale, e tradursi dunque in un persistente e talora drammatica VERGOGNA legata alla esposizione sociale Una dotazione emozionale superiore alla media, che è propria degli introversi, è dunque una condizione di potenziale squilibrio ma anche di ricchezza.
Dipende dall’evoluzione della personalità e dalle circostanze ambientali che lo squilibrio prevalga sulla ricchezza o viceversa. La realtà è che ben pochi introversi hanno una carriera di vita immune da problemi più o meno rilevanti, ben pochi sfuggono ad una identificazione sociale negativa, ben pochi mantengono inalterato dentro di sé il senso del loro valore.
- LE CARRIERE INTROVERSE Le carriere degli introversi nella nostra società sono contrassegnate da vicissitudini varie che dipendono dai contesti d’interazione (famiglia, scuola, quartiere, ecc).
- Data la prevalenza normativa accordata al modello estrovertito, nessun introverso nasce sotto una buona stella, ma i prezzi pagati non sono ovviamente gli stessi per tutti.
Un primo prezzo, che investe tutta la fase evolutiva, discende dall’affinità tra il bambino introverso e l’ambiente familiare. Data la natura genetica dell’introversione, che il bambino la erediti da uno o da entrambi i genitori è estremamente frequente.
- In conseguenza di questo, si sarebbe portati a pensare ad una sintonia comunicativa immediata tra il bambino e l’ambiente familiare.
- Questo, di fatto, avviene molto più raramente di quanto ci si aspetterebbe.
- Il problema è il modo, spesso negativo, in cui il genitore vive la propria introversione.
- In conseguenza di questo, proprio riconoscendola nel figlio, egli tenta di contrastarla, impedendogli di ripiegarsi nel raccoglimento, forzandolo a socializzare, stigmatizzando il suo essere “chiuso” e “troppo riservato”.
Quando ciò non avviene, perché il genitore introverso si ritira dal rapporto per la paura di recare danno, c’è sempre il rischio che intervenga il partner, il quale, avendo accanto un”orso”, fa di tutto perché il figlio non gli somigli. A volte può avvenire una sottile, implicita avversione da parte di uno o di entrambi i genitori nei confronti di un figlio apparentemente distaccato, che tende all’isolamento, non fa le moine, non concede alcuna soddisfazione “narcisistica”, e può essere sì esibito agli altri adulti come un bambino buono, ma senz’alcuna aspettativa che egli riesca ad ingraziarsi le loro simpatie.
Tale avversione talora è resa ancora più dolorosa dal confronto con altri fratelli o sorelle estroversi, che godono evidentemente della predilezione dei genitori Solo di rado, insomma, una sintonia potenziale, basata sull’affinità si realizza. Quindi spesso l’esperienza interiore del bambino introverso può essere contrassegnata da un vissuto di “infinita solitudine”associato ad uno oscuro senso di colpa.
Più di tutti gli altri bambini, infatti, quello introverso è incline, quando il rapporto con i genitori non funziona, a chiedersi che cos’è che non va in lui, di che cosa è colpevole. Se i genitori sono emotivamente instabili, e manifestano spesso uno stato d’animo negativo, la tendenza a sentirsi in colpa può assumere precocemente un carattere “ossessivo” INTROVERSI D’ORO E INTROVERSI OPPOSITIVI Finora abbiamo parlato della categoria degli introversi d’oro o anche “bambini d’oro” cioè bambini che dormono, mangiano alle ore giuste e piangono poco, silenziosi ec.
- Altro è il discorso per i rari “introversi oppositivi” la cui ricchezza emozionale, comportando una pressoché perpetua turbolenza interiore, induce precocemente difficoltà inerenti al sonno e l’alimentazione.
- In questi casi, inesorabilmente, data la struttura nucleare della famiglia, la cui conseguenza è che il peso dell’allevamento ricade pesantemente sulle spalle della madre, si realizzano rapidamente interazioni disturbate.
Sottoposta ad uno stress continuo la madre tende ad esaurirsi e a reagire ai comportamenti del figlio con atteggiamenti d’insofferenza che, al limite, possono arrivare all’avversione e al rifiuto, spesso compensati da atteggiamenti riparativi. Questi bambini non hanno colpa alcuna del loro essere.
- I loro disturbi di comportamento sono dovuti ad una ricchezza emozionale della personalità, di canalizzarsi.
- Dopo i primi anni quei disturbi tendono a scomparire o allentarsi.
- Purtroppo questo accade di rado.
- Le reazioni avversative dei genitori determinano, infatti, spesso una cronicizzazione dei disturbi comportamentali che assumono il significato di una protesta del tutto inconscia contro i “maltrattamenti” subiti.
L’esito della cronicizzazione dei disturbi comportamentali è che, non appena il bambino comincia a prendere coscienza di sé, egli, in nome della sua sensibilità empatica, si sente precocemente in colpa, di peso e cattivo. Se la rabbia riferita ai “maltrattamenti” prevale sui sensi di colpa, può cristallizzarsi nel ruolo del figlio difficile, costantemente in guerra, passiva o attiva, con gli adulti.
- INTROVERSIONE E DISAGIO PSICHICO La frequenza con cui, nella pratica psicoterapica, si ricostruisce una carriera introversa travagliata sul piano interiore è a tal punto elevata che è difficile considerarla casuale.
- A livello della fascia di età che va dai 15 ai 25 anni, su 10 giovani che manifestano una situazione di disagio psicopatologico conclamato (vale a dire caratterizzato da sintomi, vissuti e comportamenti che incidono negativamente sulla qualità della vita) non meno di sei o sette appartengono allo spettro introverso.
Se si considera la bassa incidenza statistica di tale spettro sulla totalità della popolazione (5-10%) non si può che rimanere sorpresi da questo dato. Venire al mondo con un corredo genetico introverso è, dunque un fattore di rischio psicopatologico.
Ciò si può spiegare solo ipotizzando o che la dotazione introversa si associ costantemente ad una “vulnerabilità” costituzionale, che rende oltremodo difficile l’adattamento alle “normali” richieste della vita, o che il mondo, dal livello delle istituzioni pedagogiche a quello. delle interazioni sociali, sia organizzato in maniera poco compatibile con i tempi, i modi e le potenzialità di sviluppo propri degli introversi.
E’ possibile che le due ipotesi possono essere integrate a patto che si prescinda dal ritenere la vulnerabilità un difetto costituzionale. L’introverso è “vulnerabile” perché rispetto alla media delle persone, ha una emozionalità estremamente vibratile e una capacità intuitiva che gli consente di cogliere pre-riflessivamente e pre-cognitivamente (al volo, insomma) le infinite contraddizioni del mondo.
Questa vulnerabilità, peraltro non si tradurrebbe, con la frequenza con cui accade, in un disagio psicologico, se il mondo non fosse organizzato su misura per gli estroversi, vale a dire non proponesse agli introversi un modello di comportamento che non è adatto a loro, e rispettasse il valore di una diversità per tanti aspetti preziosa.
INTROVERSI DOCILI ( la maggioranza) E INTROVERSI OPPOSITIVI (la minoranza) Di questo scenario interiore di solito di vede poco all’esterno, perché gli introversi sono estremamente pudichi nell’espressione delle emozioni. Sono due orientamenti apparentemente antitetici.
- L’empatia definisce l’intensità del bisogno di appartenenza che, nel bambino d’oro si traduce nel desiderio di essere quello che gli altri vogliono che egli sia.
- Il senso di dignità e di giustizia, viceversa, definisce il bisogno di individuazione, vale a dire l’esigenza di affermare la propria vocazione ad essere, la volontà propria anche in contrasto con l’ambiente.
E’ sorprendente che lo stesso patrimonio genetico implichi due possibilità evolutive così diverse, tali per cui alcuni bambini introversi appaiono docili e accondiscendenti, mentre altri sono tendenzialmente ribelli e oppositivi. Su un fondo comune di iperdotazione emozionale, ciò dipende semplicemente dalla prevalenza di un bisogno (di appartenenza o di individuazione) sull’altro.
LA CARRIERA PSICOPATOLOGICA DEI FIGLI “D’ORO” Si tratta di bambini che non danno alcun problema, vivono interiormente come un dramma la possibilità di essere di peso, di dare fastidio, di deludere i grandi, e la cui evoluzione lineare, comporta uno sforzo interiore costante che non trapela all’esterno.
Per questo motivo genitori ed educatori possono essere indotti a pensare che la loro docilità, il comportamento precocemente maturo, le prestazioni scolastiche spesso eccellenti vengono loro naturali. L’apparenza però inganna. L’esperienza interiore dei bambini d’oro, come è attestato dalla ricostruzione che ne fa nel corso dell’analisi è drammatica.
Per un verso, infatti essi sono angosciati di non riuscire di essere all’altezza delle aspettative degli adulti e di poterli deludere. Per un altro, la sensibilità empatica li spinge a riferire a sé tutti gli stati d’animo negativi degli adulti, a sentirsene in colpa e ad avvertire l’obbligo di essere sempre migliori.
Questi due fattori cristallizzano il soggetto in un “modo di essere perfezionistico”, che lo obbligano a rimanere così come gli altri desiderano che egli sia. In conseguenza di questo, si definisce un falso io che può mantenersi a tempo indeterminato, ingannando sia il soggetto sia gli altri.
Si tratta di una esperienza intrinsecamente instabile, che può andare repentinamente incontro ad un collasso psichico. La fatica di mantenersi all’altezza cresce nel corso degli anni, via via che gli impegni di studio e le responsabilità della vita aumentano. Essa diventa massima a livello adolescenziale, allorché l’introverso si trova costretto a reprimere il bisogno di opposizione e di individuazione che si incrementa naturalmente.
Le istanze oppositive tendono a manifestarsi magari sotto forma di una diminuzione di rendimento nello studio o con una progressiva “apatia”. Se il soggetto non è in grado di recepire il significato di questi segnali che richiedono UN CAMBIAMENTO DEL REGIME DI VITA PERFEZIONISTICO, essi si incrementano progressivamente fino a produrre sintomi psicopatologici: disturbi ossessivi- fobia sociale- attacchi di panico- anoressia- depressioni inibitorie- insabbiamenti Una nefasta circostanza, per fortuna rarissima, che impedisce il sopravvenire dei sintomi socialmente percettibili, è “il suicidio a ciel sereno”, vale a dire di adolescenti o giovani che non hanno mai manifesto problemi e godono della stima e dell’apprezzamento dei familiari e degli insegnanti.
In casi del genere, che vengono solitamente attribuiti ad un’imperdibile raptus di follia, accade che il soggetto, schiavo di un’immagine perfezionistica di sé nella quale riconosce la sua identità, nel momento in cui avverte la possibilità di crollare e di deludere le aspettative sociali, anticipa la catastrofe.
Si sacrifica, insomma, sull’altare di quell’immagine, per mantenerla viva nel ricordo degli altri. “La nevrosi ossessiva” Più frequente negli uomini, rappresenta l’estremo tentativo di mantenere sotto controllo un mondo interiore turbolento, sotteso da spinte libertarie che assumono spesso, in conseguenza della lunga repressione.
- La fobia sociale” E’ riconducibile al vissuto interiore di essere inadeguato o cattivo.
- Nella misura in cui viene rimosso dalla coscienza, si realizza proiettivamente attraverso gli sguardi degli estranei che ritorcono contro il soggetto una implacabile severità che appartiene al suo modo di rapportarsi al mondo “Gli attacchi di panico” Più frequenti nelle donne, servono a porre fine al perfezionismo e a costringere il soggetto a prendersi cura di sé, sia pure all’insegna della paura di morire o di impazzire “L’anoressia” è la più drammatica protesta contro un regime di vita perfezionistico che però essendo equivocata dal soggetto come espressione di un suo bisogno di controllo sulla dieta, anziché come rivendicazione di un affrancamento della volontà propria da quella altrui, viene riciclata fino a diventare essa stessa una nuova schiavitù.
“la depressione inibitoria” Rappresenta la conseguenza di un black out energetico dovuto in parte alle richieste eccessive di prestazioni che attivano l’opposizionismo. “L’insabbiamento” E’ un sabotaggio opposizionistico che fa saltare il regime perfezionistico.
La conseguenza dell’insabbiamento è che il ragazzo d’oro non riesce più a studiare, poltrisce a letto, si alimenta in maniera irregolare, si guarda spesso allo specchio per capire che cosa gli stia accadendo. I sensi di colpa legati a questa trasformazione porta al soggetto alla sensazione di sentirsi giudicato negativamente e rimproverato dagli altri.
LA CARRIERA PSICOPATOLOGICA DEI FIGLI “DIFFICILI” O INTROVERSI OPPOSITIVI Alcuni bambini vengono al mondo apparentemente predisposti ad interagire negativamente: hanno difficoltà a dormire, a mangiare, sono irrequieti, capricciosi, lamentosi L’introverso oppositivo ha un bisogno incoercibile di affermare precocemente il suo spirito d’indipendenza, affermando la sua volontà anche in maniera apparentemente capricciosa e irrazionale.
C’è l’esigenza di capire il senso delle regole per rispettarle e la rivendicazione di trovare la propria strada per crescere. Nonostante che questi bambini abbiano una sensibilità spiccata e una intelligenza vivace, riesce difficile l’educazione. Di fatto lo è perché sembra incarnare lo spirito di contraddizione, che è un tratto tipico degli adolescenti, dunque più tardivo.
Fin dall’età di due o tre anni emerge un comportamento marcatamente opposizionistico, per cui il bambino non fa quello che gli si dice di fare ma fa sistematicamente il contrario. L’evoluzione di questo atteggiamento disfunzionale dipende molto dalle circostanze ambientali.
Se si dà tolleranza (almeno entro certi limiti), comprensione e pazienza, la crescita, consentendo l’acquisizione di strumenti interpretativi delle richieste che vengono operate dai grandi, può anche comportare un graduale superamento dell’opposizionismo. Purtroppo questo accade raramente: primo perché gli atteggiamenti opposizionistici vengono interpretati come “capricci”(apparentemente lo sono, dato che il bambino non è in grado di giustificare perché non gli va di fare una determinata cosa) e quindi contrastati e repressi; secondo, perché il carattere precocemente ribelle anima negli educatori il fantasma di una futura devianza (secondo la logica per cui se un bambino di tre anni non ha soggezione di nessuno, a vent’anni di sicuro sarà un criminale.
In alcuni casi, per effetto dell’interiorizzazione dei giudizi negativi dei genitori, il bambino oppositivo si ripiega in una forma di passività che lo fa apparire svogliato, pigro e poco intelligente. La passività si riflette anche a scuola sotto forma di un rendimento mediocre.
Tranne che non ci sia un sostegno familiare, l’introverso oppositivo passivo tende ad insabbiarsi, a lasciare la scuola, a rifuggire dal contatto con gli altri. In altri casi, l’opposizionismo si mantiene su di un registro attivo. Il conflitto con i genitori diventa permanente. La difficoltà ad accettare le regole e la disciplina dà luogo ad una condotta scolastica caratterizzata dall’irrequietezza, dal disordine e a volte dalla tendenza a sfidare l’autorità.
Pochi soggetti riescono a tollerare un giudizio negativo universale, continuando a coltivare dentro di sé un’intuizione di valore. In questi casi, l’introverso oppositivo riesce prima o poi trovare la sua strada, per esempio ad imboccare un tragitto lavorativo portato avanti con successo o scegliendo una facoltà universitaria che trasforma il brutto anatroccolo in un cigno.
Più spesso, l’immagine interna negativa, associata a sensi di colpa più o meno intensi, lavora sotterraneamente. Su questa base possono sopravvenire spesso, dall’adolescenza in poi, depressioni gravi che portano il soggetto a prendere atto di aver sbagliato tutto, di essere di peso per i familiari e sostanzialmente inutile.
In questi casi il rischio suicidarlo è piuttosto elevato. QUANTO CONTANO I GENI E QUANTO L’AMBIENTE IN RAPPORTO ALL’INTROVERSIONE Comune a tutti gli essere umani è una capacità adattiva che attesta la plasticità di una struttura cerebrale aperta all’apprendimento.
- Tale capacità, che viene immediatamente ricondotta alla crescita del cervello, sembra riconoscere la sua causa prima nella “neotenia”.
- Neotenia è un termine poco noto anche se esso è adottato costantemente dai biologi evoluzionisti.
- Esso significa semplicemente che una specie va incontro ad un ritardo dello sviluppo rispetto a specie precedenti tale che nell’organismo adulto residuano aspetti anatomici e fisiologici ed emozionali propri delle fasi evolutive infantili.
Il termine ritardo nello sviluppo suona male. In realtà, applicato all’uomo, esso significa che il cervello mantiene a lungo un’elevata plasticità cerebrale, che è la matrice della straordinaria capacità di apprendimento dell’uomo La neotenia è uno stratagemma che l’evoluzione naturale ha adottato varie volte per produrre una nuova specie.
Essa consiste nel rallentare i ritmi di crescita di un organismo in maniera tale che essa mantenga da adulto alcune caratteristiche fetali o infantili. La presenza di tali caratteristiche induce, rispetto alla specie originaria, mutamenti sia fisici che caratteriali e comportamentali. La presenza di questi tratti attesta che la neotenia è intimamente associata al manifestarsi di un’attività emozionale che, nell’adulto appartenente alla specie originaria, di solito risulta molto meno intensa.
Per quanto possa apparire sorprendente, l’uomo è per eccellenza un animale neotenico: viene al mondo drammaticamente prematuro, esibisce un comportamento da cucciolo per svariati anni e conserva, anche in età adulta, alcune caratteristiche embrionali: la testa grande rispetto al corpo, il corpo glabro, la pelle sottile e delicata, le ossa fragili, denti piccoli Si può sostenere che l’uomo è diventato “homo” (sapiens sapiens) proprio in virtù del ritardo nello sviluppo Gould, biologo evoluzionista ha scritto un saggio valorizzando la neotenia (Questa idea della vita).
Egli scrive: “L’uomo ha, in assoluto, tra tutti gli esseri viventi il più lungo periodo infantile, adolescenziale e giovanile, ed è quindi un animale neotenico o a lunga crescita. Che valore adattivo ha, di per sé, lo sviluppo ritardato? L’uomo è soprattutto un animale in grado di apprendere, Noi esseri umani non siamo particolarmente forti, veloci e non ci riproduciamo rapidamente; il nostro vantaggio sta nel nostro cervello, con la sua notevole capacità di apprendere tramite l’esperienza.
Proprio per aumentare l’apprendimento abbiamo prolungato l’infanzia, ritardato la maturazione sessuale e con essa la brama di indipendenza tipica dell’adolescenza La neotenia ha prodotto 3 conseguenza:
- ha costretto la specie umana ad allevare i piccoli per un periodo sterminatemente lungo
- ponendo gli adulti a contatto costante e continuo con i bambini, ha ingentilito la specie
- rallentando il processo di adattamento al mondo esterno, che negli altri animali è precoce, la neotenia ha elasticizzato la struttura cerebrale, mantenendola a contatto con il mondo interiore, immersa nel flusso delle emozioni, aperta alla fantasia, alla creatività e all’esplorazione di mondi e di modi di essere possibili.
Non è azzardato sostenere che, nel contesto di una specie neotenica, gli introversi rappresentino una varietà caratterizzata da un tasso di neotenia superiore alla media, il cui indizio elettivo è per l’appunto la ricchezza delle emozioni e della capacità intuitiva (la cosiddetta intelligenza emotiva), qualità che si possono definire pedomorfiche nella misura in cui esse sono più o meno presenti in tutti i bambini.
- Ex l’empatia) Negli introversi l’empatia persiste anche in età adulta e consente di comprendere la loro naturale moralità, la tendenza, cioè, a non danneggiare e a non fare male agli altri.
- Una dotazione emozionale superiore alla media è dunque una condizione di potenziale squilibrio ma anche di ricchezza.
Dipende dall’evoluzione della personalità e dalle circostanze ambientali che lo squilibrio prevalga sulla ricchezza o viceversa Non è azzardato identificare negli introversi i depositari di un patrimonio genetico precursore di un ulteriore “ingentilimento” della specie, destinato un giorno o l’altro prodursi.
Dato lo stato delle cose esistente nel mondo, forse questo “sogno”, che comporta un salto di qualità sulla via dell’umanizzazione, è l’unica speranza di salvezza. PREVENZIONE Venire al mondo con un corredo genetico introverso è un fattore di rischio psicopatologico Una tutela essenziale consiste nell’aiutare gli introversi a capire il significato della loro condizione.
Essi la vivono, percepiscono la propria diversità e, quasi costantemente giungono a sentirsi difettosi, inadeguati. Non sanno e non possono capire che la loro apparente disfunzionalità è l’espressione evolutiva di un modo di essere che, sviluppandosi, può trasformarsi in un valore.
- Vanno aiutati ad acquisire la consapevolezza di un prezzo da pagare in fase evolutiva che viene poi ricompensato nel corso della vita L’aiuto però richiede che i genitori e gli insegnanti abbiano essi per primi le idee chiare sul modo di essere introverso, sui suoi valori e sui suoi limiti.
- PRATICA PSICOTERAPEUTICA Una nuova pratica psicoterapeutica riferita al disagio psicopatologico degli introversi adotta principi comuni ad ogni pratica terapeutica ma introduce anche rilevanti novità.
I principi comuni:
la ricostruzione della vita interiore del soggetto, che consente di identificare le circostanze di interazione con l’ambiente che hanno determinato la genesi di un conflitto strutturale.
La ricostruzione della vita interiore di un soggetto introverso non può prescindere dallo scarto che si dà in fase evolutiva tra il sentire vivacissimo e gli strumenti cognitivi di cui esso dispone. Su questa base, la ricostruzione implica anche una reinterpretazione delle memorie di interazione traumatiche che hanno prodotto l’accumulo di rabbie e sensi di colpa
- Es percepire sadici i genitori che hanno forzato i figli a frequentare la scuola materna o impongono loro esperienze di socializzazione (festicciole ec.) nonostante le manifeste sofferenze.
- es il rapporto con i coetanei spesso conflittuale e caratterizzato da emarginazione, prese in giro e derisioni. Situazioni del genere vengono memorizzate all’insegna della cattiveria, superficialità, la reinterpretazione di tali memorie si fonda sul principio per cui gli esseri umani interpretano il comportamento degli altri sulla base delle apparenze; principio da cui discende che il comportamento apparente degli introversi- riservato, poco partecipe ecc, facilmente può essere scambiato come un comportamento scostante, altezzoso, al di sotto del quale si dà un senso di superiorità se non addirittura di disprezzo nei confronti degli altri.
l’elaborazione delle emozioni turbolente (rabbia e senso di colpa) intrappolate nel conflitto
La rabbia degli introversi, che è il massimo fattore di rischio psicopatologico, va incontro a livello inconscio ad un inesorabile processo di colpevolizzazione. Su questo automatismo inconscio Anepeta ha riflettuto molto ed è giunto ad una conclusione che nell’inconscio degli introversi la rappresentazione simbolica degli altri comporta il rispetto assoluto dei loro diritti e dei loro bisogni.
Laddove le rabbie danno luogo a fantasie vendicative e distruttive, anche se esse non sono espresse in alcun modo, scattano i sensi di colpa. A tal proposito occorre affrontare il tema del senso di giustizia. Ormai tutti gli studiosi di scienze umane sono convinti che il senso di giustizia è un’emozione innata.
Come ogni altra emozione, anche il senso di giustizia è distribuito con uno spettro di intensità che raggiunge il suo massimo grado negli introversi. Nella media tale emozione è prevalentemente ego-centrica. Essi si arrabbiano per le ingiustizie che subiscono in prima persona, molto meno nei confronti delle ingiustizie subite dagli altri.
- Negli introversi il senso di giustizia è ego-centrico e socio-centrico.
- Essi si arrabbiano per le ingiustizie che subiscono ma anche per quelle subite dagli altri.
- E’ un senso di giustizia innato che fa riferimento a come le cose dovrebbero essere e rende problematico comprendere le cose così come sono nel mondo.
Questo senso di giustizia astratto determina una sorta di sensibilizzazione progressiva nei confronti delle ingiustizie vissute in prima persona o viste subire dagli altri, la cui conseguenza è l’accumulo di rabbie che alla fine assumono una configurazione “esplosiva” a livello inconscio.
Il lavoro da fare al riguardo concerne la comprensione critica della realtà che pone da parte il riferimento a come le cose dovrebbero essere e cerca di decifrare i motivi per cui esse stanno come stanno. Per evitare il processo di comprensione critica occorre sormontare il presupposto per cui gli essere umani sono agenti consapevoli di ciò che fanno, dei motivi che sottendono i loro comportamenti e delle conseguenze di essi a carico degli altri.
Gran parte dei comportamenti umani sono di fatto dettati da motivazioni inconsce che fanno capo all’esperienza interiore dei singoli soggetti e ad influenze culturali. Anche senza aderire all’estremismo di alcuni studiosi di neurotico, l’ultima disciplina apparsa nell’ambito delle scienze umane e sociali, che negano l’esistenza del libero arbitrio, di sicuro la libertà umana è di gran lunga minore rispetto a quella che a noi piace attribuirci.
Come mai gli amici si allontanano?
Quali sono i motivi più comuni di allontanamento e cosa fare – Ogni giorno scegliamo se e come coltivare le nostre relazioni. Qualche volta le persone si allontanano per i motivi più diversi: gelosia e possessività (anche nell’amicizia!), invidia, disinteresse, risentimento per qualche offesa o qualche gesto o modo di fare che non è piaciuto.
È importante chiedere scusa quando abbiamo causato, involontariamente o no, una sofferenza all’altro, ma è altrettanto fondamentale ascoltare i nostri bisogni e essere fedeli ai propri valori, Per esempio, non si può chiedere scusa quando l’altro si offende solo per aver allargato il cerchio delle proprie amicizie: chi ti vuole bene ti lascia libera e sa pensare alla tua felicità.
Se ti sei messa in discussione e hai avuto il coraggio di parlarne spiegando quanto tenevi al rapporto, o se capisci di aver agito senza fare alcun torto all’altro, accetta le cose come stanno. A volte le persone si allontanano, è doloroso ma fa parte della vita,