Genitori, invadenza, whatsapp: un mix che nelle scuole sta diventando esplosivo. È sempre stato difficile per i docenti mettere un argine all’eccessiva invadenza dei genitori nell’ambito delle competenze proprie e della scuola. Ma adesso che sta dilagando l’uso delle chat il problema cresce all’ennesima potenza, come anche la nostra testata ha riportato in vari articoli.
L’uso sconsiderato dei nuovi strumenti crea equivoci, porta ad ingigantire le banalità o a coalizzarsi contro qualcuno, che può essere di volta in volta l’insegnante o il compagno. ” Ogni refolo di vento diventa una tempesta “, osserva un genitore, mentre un dirigente ritiene ” sconcertanti le comparazioni dei voti tramite il gruppo whatsapp dei genitori ” e invita alla riflessione.
I docenti finiscono subito sotto accusa. Che fare? Quali consigli utili si possono dare ai docenti? Lo abbiamo chiesto a due sindacalisti, che nella loro attività ne sentono di tutti i colori e nella loro esperienza qualche “dritta” sono in grado di darla: Doriano Zordan, segretario Snals di Vicenza, e Renata Veronese, coordinatore provinciale Gilda di Vicenza.
- Vista la situazione, quali consigli utili si possono dare preventivamente ai docenti per far fronte a sempre più frequenti prevaricazioni da parte dei genitori? Doriano Zordan Deve essere la scuola con tutte le sue componenti a far fronte alle invadenze sempre più pesanti dei genitori.
- I criteri di valutazione devono essere deliberati a livello collegiale ed esplicitati, e il docente è tenuto a seguirli, pur col margine di autonomia professionale garantita dalle norme al singolo insegnante e al consiglio di classe, che è sovrano nella valutazione finale dell’alunno.
Renata Veronese La scuola deve chiarire con fermezza il ruolo dei genitori, evidenziando l’inopportuna ingerenza nella didattica e nella valutazione, che rimane esclusiva prerogativa dei docenti a livello individuale e/o collegiale. D’altra parte si deve dare la necessaria pubblicità ai criteri e alle metodologie di valutazione, esplicitandoli sistematicamente.
E cosa fare quando ci si trova di fronte a pretese assurde o accuse che invadono il campo delle competenze professionali del docente? Doriano Zordan In presenza di invadenze di campo da parte dei genitori, il dirigente scolastico prioritariamente deve ricondurre i genitori agli ambiti di loro competenza, e verificare al tempo stesso se da parte dei docenti siano stati rispettati i criteri di valutazione deliberati dal collegio docenti.
Renata Veronese È bene che il docente comunichi le interferenze al dirigente scolastico in forma scritta chiedendo un immediato intervento. Purtroppo, infatti, di fronte al dilagare del fenomeno, non sempre i dirigenti arginano le problematiche sul nascere, attuando i provvedimenti del caso.
Quando poi, addirittura, non si schierano loro stessi contro il docente anziché tutelarlo, senza approfondire le problematiche emerse attraverso un corretto e costruttivo confronto. Di fronte al dilagare delle chat, la scuola sembra impreparata: come gestirsi per prevenire/affrontare derive pericolose? Doriano Zordan Molti genitori non si rendono conto del rischio che corrono in sede penale nello scrivere e condividere valutazioni o affermazioni sull’operato dei docenti.
Su questo tema dovrebbe essere fatta molta informazione. Va detto però che non esiste ancora una legislazione efficace. Tuttavia l’interfaccia fra scuola e genitori è una prerogativa del dirigente scolastico. Pertanto, in caso di sospetto da parte dei docenti di iniziative di questa natura, essi devono tempestivamente avvisare il dirigente, il quale, se necessario dovrà segnalare eventuali azioni diffamatorie o presunte tali alla polizia postale per le indagini, o alla procura della repubblica nel caso venga in possesso di prove certe.
Il Dirigente Scolastico è garante della scuola e del suo buon funzionamento. Renata Veronese Sono molto di moda i genitori avvocati e sindacalisti dei figli, il che rivela indubbiamente l’esistenza di un problema etico, di educazione e di maturità. L’utilizzo scorretto delle chat rischia di ingigantire, travisare, dare errate interpretazioni della realtà dei fatti ed è, soprattutto, fuori da ogni controllo, finché non si viene a conoscenza di elementi per una denuncia.
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Occhio ai gruppi WhatsApp dei genitori che giudicano l’operato dei docenti Basta con i gruppi WhatsApp dei genitori! Sono dannosi e fastidiosi I genitori e la denigrazione dei docenti nei gruppi di whatsapp
Quando i genitori fanno troppo per i loro figli?
QUANDO I GENITORI FANNO TROPPO PER I FIGLI, VA A FINIRE CHE I FIGLI NON FARANNO ABBASTANZA PER SE STESSI (Elbert Hubbard). VIAGGIO IN ELICOTTERO DI ALICE GARBIN, PER SCOPRIRE I GENITORI ELICOTTERO Scrollando sui social mi è capitato di imbattermi in questa frase.
- Cercato il suo autore e compreso che si tratta di uno scrittore e filosofo vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, mi è rimasta in mente per un po’ di giorni prima che mi decidessi ad approfondire il suo significato.
- Chi sono questi genitori che fanno troppo per i loro figli? È possibile dire che un genitore “fa troppo”? O l’amore di un genitore travalica queste unità di misura? Ancora una volta l’esperienza personale mi ha suggerito la risposta a questo dubbio: di fronte a genitori che accusano gli insegnanti di dare cattivi voti ai figli e non si rivolgono invece ai loro bambini per comprenderne la motivazione ed eventualmente riprenderli come i miei genitori hanno fatto con me e i miei fratelli, io e mia sorella abbiamo riflettuto sul tema e sul motivo per cui sempre più genitori non riescono ad essere autorevoli nei confronti dei figli.
Non solo la scuola è oggetto di questa “perdita di terreno” dei genitori di oggi: il pianto del figlio, un NO deciso a una loro richiesta da parte del bambino, una richiesta ripetuta per più volte nonostante l’iniziale risposta negativa, possono generare un comportamento arrendevole da parte dei genitori.
La prima ipotesi formulata è che i genitori di oggi compensano la loro assenza per motivi di lavoro, con una maggiore concessione alle richieste dei figli. Tuttavia anche i nostri genitori erano spesso impegnati al lavoro e di certo da quando anche le donne hanno cominciato a non fare più le mamme a tempo pieno e a decidere di lavorare anche dopo la nascita dei figli, l’assenza dei genitori è stata accettata come una naturale evoluzione della società e del concetto di famiglia.
Quindi perché da qualche decennio questo fenomeno sembra aver avuto conseguenze spesso infauste sull’educazione dei figli? Perché i genitori di oggi sono sempre più “genitori elicottero”? È questa la definizione che è stata data dallo psichiatra dell’età evolutiva tedesco Micheal Winterhoff: lo studioso si occupa dei “genitori curling” da diversi anni e ha studiato sia le cause che portano a diventare iperprotettivi, sia le conseguenze che questo comportamento può avere su bambini, nell’immediato ma anche a lungo termine, giungendo a correlare alcuni disturbi della personalità, in primis il disturbo narcisistico della personalità, a uno stile educativo orientato all’oppressione dei figli.
- Riporto una sua intervista trovata nel testo, a tratti divertente, di Lena Greiner e Carola Padtberg “Genitori Elicottero.
- Come stiamo rovinando la vita dei nostri figli” (Feltrinelli editore, 2019).
- Perchè esistono genitori elicottero? “Questi genitori non sono in grado di tracciare una linea di demarcazione tra se stessi e i figli.
Ciò accade perché negli ultimi due decenni padri e madri hanno perso molte sicurezze. Nella moderna società globalizzata le strutture sociali e famigliari del secolo scorso sono andate sempre più allentandosi e molti si sentono abbandonati a se stessi.
- Inoltre sentiamo continuamente parlare di crisi, posti di lavoro vacanti, pensioni incerte.
- Prima o poi la nostra psiche non regge più.
- Se si ha un figlio, si rischia parecchio di lasciarsi spingere dai timori di compensare tramite lui la sicurezza e le conferme che la società non è più in grado di darci” E a quel punto che succede? “Inconsapevolmente questi genitori trasformano la felicità del figlio nella propria felicità.
Non si tratta quindi di iperprotettività. Piuttosto i genitori percepiscono il figlio come parte di loro stessi, quasi fosse un prolungamento del corpo. Vivono in simbiosi con lui, una simbiosi che dovrebbe aver luogo solo in gravidanza e nei primi nove mesi di vita del bambino.
In questo periodo si percepisce solo il proprio figlio e si pensa al posto suo. Chi possiede un buon equilibrio, dal nono mese in poi comincia spontaneamente a lasciarlo aspettare un po’, ogni tanto. Il meccanismo che permette di comportarsi in maniera corretta l’uno con l’altro non sono le conoscenze specifiche, che posso acquisire informandomi, bensì l’intuito.” Perché questa mancata delimitazione tra genitore e figlio è un problema? “Perché compromette notevolmente lo sviluppo della personalità del figlio.
I genitori lo considerano inconsciamente non come un essere autonomo, bensì come un’appendice di loro stessi. Quando vuole qualcosa, rispondono automaticamente di sì. Perdono la capacità di valutare criticamente tutto quello che dice. Si impegolano con lui in discussioni.
Avendo genitori non in grado di delimitarsi e che concedono tutto quello che viene richiesto, molti bambini e adolescenti sembrano essersi fermati a due anni. A sei non sono pronti per la scuola, a sedici non sono in grado di imparare una professione. Il fenomeno interessa tutti gli strati sociali. Molti genitori che si rivolgono a me occupano posizioni manageriale, ma con il figlio perdono completamente ogni capacità di leadership”.
Si dovrebbe educare con maggiore severità? “Non si tratta di essere severi, bensì di essere intuitivi. I genitori devono rendersi conto di non poter essere i migliori amici dei figli. Il loro compito è fornire al figlio un orientamento, guidarlo e proteggerlo, e ovviamente dire anche no, di tanto in tanto.
- I genitori che vivono in simbiosi con il figlio, però, non sono in grado di farlo.
- Per loro un bambino che mette il muso o che piange equivale a un dolore fisico, da eliminare al più presto.
- Anche genitori molto intelligenti non riescono a opporsi minimamente a tale tendenza” Come si combatte la tendenza a essere un genitore elicottero? “Gli interessati devono provare a fare un esperimento.
Provare a fare una passeggiata, ma soli, senza cellulare, senza cane, senza correre. Possono camminare nel bosco o lungo una spiaggia, e possono incontrare persone, ma non amici e conoscenti. E dovrebbero portare con sé uno spuntino o qualcosa da bere, perché, ora arriva la bella notizia: dovranno rimanere nel bosco dalle quattro alle cinque ore.
- È inimmaginabile che nella loro condizione di genitori elicottero rimangano cinque ore da soli con se stessi, senza alcuna distrazione.” Una passeggiata nel bosco può aggiustare le cose? “Sì.
- Garantisco che accadrà quanto segue: appena arrivati nel bosco gli interessati avvertiranno una fortissima pressione e saranno assillati da mille pensieri.
Dopo due o tre ore, però, avrà luogo un cambiamento: da quel momento in poi avvertiranno un altro stato d’animo, non saranno più sotto pressione, ma più distesi, si renderanno finalmente conto di quanto erano tesi e sentiranno finalmente emergere un senso di felicità.
- I problemi che avranno non saranno più tali, o comunque verranno visti da una certa distanza.
- Se i genitori vivono in simbiosi con il figlio, a questo punto potrebbero lavorare sul cercare di non considerarlo più parte di sé, bensì cominciare a percepirlo come la persona che hanno davanti”.
- Nella ricerca di spunti per approfondire il tema mi sono imbattuta in un test che è ancora in fase di sperimentazione per valutare gli stili genitoriali: il Parental Competence Test (TKR).
È stato elaborato dalla professoressa della Fachhochschule di Colonia Sigrid Tschope-Scheffler non per giudicare i genitori ma per comprendere quali strategie vengono adottate da ciascun genitore e quindi definire dei profili, utili anche per intraprendere un eventuale percorso di consapevolezza e intervento.
Inserisco il link al test per chi volesse mettersi in gioco: è consigliabile farlo separatamente padre e madre, anche per alimentare un eventuale confronto dopo il test; inoltre se ci sono più figli, è bene compilarlo pensando solo ad uno poiché, anche inconsciamente, spesso si modifica lo stile educativo con figli diversi.ALICE GARBINUn testo acuto e divertente che si correla con l’articolo di Alice Garbin è:Jeanne Van den Brouck, Manuale a uso dei bambini con genitori difficili, Milano, Cortina, 1993*
: QUANDO I GENITORI FANNO TROPPO PER I FIGLI, VA A FINIRE CHE I FIGLI NON FARANNO ABBASTANZA PER SE STESSI (Elbert Hubbard). VIAGGIO IN ELICOTTERO DI ALICE GARBIN, PER SCOPRIRE I GENITORI ELICOTTERO
Quando un insegnante può denunciare un genitore?
Domanda di: Ing. Damiano Piras | Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023 Valutazione: 4.3/5 ( 38 voti ) Sono episodi gravi, che non possono essere sottovalutati o lasciati cadere nel dimenticatoio, come se nulla fosse accaduto. Quando un insegnante può denunciare un genitore? In tutti i casi in cui è rimasto vittima di un reato da parte del genitore stesso, perché con la denuncia si instaura un procedimento penale.
Quali sono le strategie per coinvolgere i genitori nella vita della scuola?
Giocare con i bambini o leggere per loro fin dalla prima infanzia, aiutarli con i compiti o parlare della vita scolastica a casa, partecipare alle riunioni con gli insegnanti e ad altre iniziative scolastiche sono tutte attività che hanno effetti positivi e duraturi sulla motivazione dei bambini a imparare, sul loro
Come dovrebbe essere il rapporto tra famiglia e scuola?
Rapporto scuola famiglia – L’ obiettivo del rapporto scuola famiglia è quello di garantire il benessere degli studenti, promuovere e non danneggiare il loro processo di apprendimento. Infatti, numerose ricerche hanno dimostrato che i rapporti difficili tra la scuola e la famiglia ostacolano il percorso formativo degli alunni. Il rapporto scuola famiglia deve essere differenziato a seconda:
- del grado di scuola
- delle tipologie di famiglie
- del livello di coinvolgimento che si desidera raggiungere
Ad esempio, alla primaria cambia il rapporto scuola famiglia rispetto all’infanzia, Così come sarà necessario elaborare strategie diverse a seconda delle famiglie con cui ci si relaziona. Il rapporto scuola famiglia comprende sei ambiti, per ciascuno dei quali bisogna avere un piano di comunicazione, informazione, collaborazione:
- obblighi della scuola verso gli studenti e le famiglie, ad esempio le comunicazioni di base che la scuola deve fornire ai genitori sui figli;
- doveri delle famiglie nei confronti dei figli, come l’acquisto di materiali e libri;
- il ruolo delle famiglie nell’apprendimento a casa, ad esempio il tempo dedicato ai figli, l’appoggio e il sostegno allo studio;
- il coinvolgimento volontario delle famiglie a scuola in attività extrascolastiche;
- il coinvolgimento delle famiglie negli organi scolastici e la partecipazione agli incontri periodici, come i colloqui genitori-docenti;
- il coinvolgimento di tutte le parti in attività nel territorio.
Cosa significa mamma elicottero?
I genitori elicottero sono quei genitori che esercitano un controllo eccessivo sulla vita dei propri figli. Non solo ne programmano le attività, ma tendono anche a comportarsi come se questi fossero incapaci di autonomia. Perché si comportano così? E che effetto ha questo stile genitoriale sulla psiche dei figli? Essere genitori è molto complesso.
Quando nasce un bambino, è normale che i genitori monitorino il suo benessere in ogni momento della giornata. Con la crescita, però, questa esigenza di controllo diventa sempre meno stringente. Diventa naturale allora allentare un po’ la presa. In alcuni casi, invece, lo stile genitoriale tende a diventare asfissiante, l imitando le potenzialità e lo sviluppo del bambino e rendendolo meno capace di autonomia.
Si parla, in questi casi, di genitori elicottero, le cui modalità educative, pur originando da un senso di protezione, possono influenzare in modo negativo lo sviluppo di autostima e identità dei figli. Prova una seduta gratuita
Quando un insegnante umilia un alunno?
Salta al contenuto Richiedi una consulenza: +39 347 3652242 PROFESSORE UMILIA L’ALUNNO: COSA FARE? admin 2022-03-10T20:37:41+01:00 Tra i casi di recente cronaca giornalistica appaiono sempre più frequenti gli episodi di violenza nelle scuole, vuoi per il crescente sviluppo del bullismo, fenomeno sempre più difficile da arginare, vuoi anche per un’indiscussa crescita di vicende legate al conflittuale rapporto tra i professori ed alcuni alunni, talvolta sfociante in sistematiche vessazioni del docente nei confronti di uno o più studenti.
Si ponga il caso del professore che, ogni volta ne abbia l’occasione, umili di fronte alla classe un giovane studente che abbia qualche difficoltà nella materia d’insegnamento o che risulti essere in particolari condizioni di disagio dovute al suo rendimento scolastico o, ancora peggio, a sofferenze familiari che ne condizionano la serenità.
Quale reato configura la condotta del professore? La Corte di Cassazione (Sent, n.3459/2021) ha di recente preso posizione sul punto, respingendo il ricorso di un insegnante di una scuola media siciliana contro la sentenza della Corte di appello di Palermo che ne aveva confermato la condanna, anche al risarcimento del danno per i genitori costituitisi parti civili.
In particolare i Giudici di legittimità hanno stabilito che configura il reato di “maltrattamenti” (art.572 c.p.), e non il più lieve “abuso di mezzi di correzione”, la condotta del professore che umilia ed offende abitualmente l’alunno, apostrofandolo con epiteti e frasi scurrili in presenza di tutta la classe.
Infatti, qualsiasi forma di violenza, sia essa fisica che psicologica, non costituisce mezzo di correzione o di disciplina, neanche se posta in essere a scopo educativo. Pertanto il professore, qualora accertata la propria responsabilità per i maltrattamenti, potrà essere condannato alla pena da 3 a 7 anni, che potrà essere aumentata sino alla metà se questi sono stati commessi nei confronti di un alunno minorenne.
- Ma come assicurarsi la prova dei maltrattamenti e interrompere il comportamento del professore? Il delitto di maltrattamenti è un reato procedibile d’ufficio.
- Ciò significa che il procedimento a carico del professore, volto ad accertarne la responsabilità, potrà prendere avvio attraverso una denuncia presentata da qualsiasi persona.
Dunque non occorre che la notizia pervenga necessariamente da parte dell’alunno direttamente coinvolto o dai suoi genitori. Ben potrebbe essere un compagno di classe, un rappresentante dei genitori o il dirigente scolastico a denunciare l’accaduto all’Autorità Giudiziaria.
- A tal proposito la denuncia può essere presentata agli organi di polizia giudiziaria o alla Procura della Repubblica personalmente o per mezzo di un difensore, assicurandosi di fornire tutti gli elementi di prova utili alle indagini.
- Di certo verrà sentito chiunque possa riferire in merito ai fatti denunciati, come compagni di classe, colleghi del docente e genitori.
Il denunciante ben potrebbe allegare una videoregistrazione volta a provare i fatti realmente accaduti. Infatti, contrariamente alle posizioni assunte da molti insegnanti, registrare la lezione in classe è consentito e non integra alcuna violazione della privacy.
- Oltretutto trattasi di conversazione tra presenti, perfettamente legittima alla presenza dell’interlocutore, (sul punto si legga ” Registrare una conversazione di nascosto: è reato? “).
- Resta fermo il divieto di divulgazione del video o della registrazione acquisita in classe.
- Una volta denunciato l’accaduto, il professore potrà essere soggetto alla sanzione disciplinare della sospensione, onde evitare il protrarsi dei comportamenti nelle more dell’accertamento.
La giovane vittima potrà invece costituirsi, per mezzo di un difensore, parte civile nel processo penale al fine di domandare in tale sede il risarcimento dei danni patiti. A presto MN
Quando un professore fa violenza psicologica?
In che casi si può denunciare un professore? – Quando la violenza fisica o psicologica causa conseguenze rilevanti all’alunno, questi può denunciare il professore per abuso dei mezzi di correzione. Tale reato scatta quando il proposito dell’insegnante parte da un intento valido e lecito, quello cioè di correggere un alunno che abbia sbagliato.
Come zittire gli alunni?
Scarica PDF Scarica PDF Sogni di avere una classe pacifica e tranquilla? Degli alunni che lavorano in silenzio? Sogni di non dover loro continuamente ripetere di calmarsi? Se è così, questo è l’articolo adatto a te.
- 1 Rendilo un gioco. Soprattutto se si tratta di studenti delle elementari, si calmeranno subito se fai fare “Il gioco del silenzio”. Concedi alcuni secondi perché smettano di chiacchierare, fare un sacco di chiasso ecc., poi inizia a fare “Il gioco del silenzio”: gli studenti devono stare zitti il più a lungo possibile. Se vuoi, puoi usare un timer oppure puoi dire agli studenti che vuoi che stiano in silenzio per 5 minuti. Se fanno rumore o parlano, il conteggio dei 5 minuti ricomincia. Se gli studenti non collaborano puoi rendere le cose più interessanti offrendo un piccolo premio/ricompensa/adesivo, ecc. da dare alla persona o al gruppo che sta in silenzio più a lungo.
- 2 Metti della musica, ma solo se gli studenti fanno silenzio. A seconda del tipo di musica, questo suggerimento può funzionare anche con gli studenti delle scuole medie. Di’ agli studenti che se fanno silenzio accenderai la radio/lettore CD/iPod, ecc. e potranno ascoltare della musica. Se ricominciano a fare troppo rumore spegni la musica. Se decidi di usare questo metodo, assicurati che la musica sia quella che piace agli studenti. Ad esempio, se insegni in una prima elementare fai ascoltare il loro CD per bambini preferito. Se insegni alle medie sintonizza la radio su una stazione seguita dai giovani della loro età. Se metti musica che non gradiscono, gli studenti non staranno zitti.
- 3 Spegni le luci. Se la classe è così rumorosa che gli studenti non riescono neanche a sentirti quando chiedi loro di calmarsi, accendi e spegni le luci un paio di volte per attirare l’attenzione, poi chiedi che si calmino.
- 4 Occupa il loro tempo. Devi dire agli studenti che se loro ti fanno sprecare il tuo tempo (quello che devi dedicare alla lezione), tu sprecherai il loro. Ogni volta che diventano troppo rumorosi guarda l’orologio al muro o il tuo orologio da polso e conta i secondi/minuti che passano prima che si calmino. Spiega che dovranno recuperare quei minuti alla ricreazione. Puoi anche fare delle righe alla lavagna ogni volta che esagerano. Ogni riga rappresenta 1 minuto da recuperare prima di poter fare la ricreazione.
- 5 Alza la mano. Nella maggior parte delle scuole, la mano alzata dell’insegnante significa che gli studenti devono fare silenzio. Se ciò non basta, potresti voler aggiungere un incentivo – ad esempio, se riescono a far silenzio in meno di cinque secondi darai un adesivo.
- 6 Fai rumore. Questo è un altro consiglio che attirerà l’attenzione degli studenti. Fai rumore con una campanella, un kazoo o un altro strumento, e avrai la loro attenzione. Potresti usare questo accorgimento come simbolo della richiesta di silenzio. Tu fai quel rumore e gli studenti devono fare silenzio. In questo modo eviti di perdere la voce.
- 7 Falli stare con le mani alzate. Prova a farli stare in silenzio, poi chiedi “Se mi state ascoltando, alzate le mani”. Vedrai così chi stava ascoltando e chi era distratto e saprai di avere tutta la loro attenzione perché non potranno giocherellare con penne, matite ecc. Una volta verificato chi era distratto potrai chiamare gli studenti singolarmente e assicurarti che prestino attenzione.
- 8 Usa le ricompense. Molti insegnanti usano sistemi che prevedono ricompense, come i barattoli di biglie – quando i bambini fanno silenzio in fretta, metti un pugno di biglie nel barattolo. Se i bambini fanno chiasso e non ti ascoltano quando chiedi loro di calmarsi, togli una manciata di biglie dal barattolo. Puoi anche togliere una biglia per ogni minuto che c’è voluto perché si calmassero. Quando il barattolo è pieno, dai un premio alla classe, come guardare un film nel pomeriggio, andare in cortile, ecc.
- 9 Batti le mani. Batti le mani con un certo ritmo e chiedi agli studenti di imitarti. Continua fino a che la classe si calma e tutti ti ascoltano. Questa è un’idea eccellente per le classi elementari, ma funziona anche alle medie, se viene usata di rado (altrimenti si sentiranno trattati da bambini piccoli).
- 10 Ricompensa i gruppi. Suddividi gli studenti in gruppi e prepara una tabella dei punteggi con i nomi dei gruppi. Chiedi agli studenti di stare in silenzio e il gruppo che sta in silenzio più a lungo/più in fretta ottiene un punto. Puoi anche dare una ricompensa per ogni minuto di silenzio di ciascun gruppo, in modo che siano invogliati a stare in silenzio a lungo. Gli studenti diventano molto competitivi quando c’è una gara a punti e si sproneranno a vicenda a fare silenzio. Alla fine della settimana o del mese dai un premio al gruppo con il punteggio più alto.
- 11 Stai calmo e non gridare. Chiedi che facciano silenzio parlando con voce calma, fredda e composta. Se stai calmo gli studenti seguiranno il tuo esempio e saranno calmi e silenziosi a loro volta. Un’atmosfera tranquilla in classe fa stare tranquilli gli studenti. Pubblicità
- Loda gli studenti singolarmente per il buon comportamento, soprattutto se i compagni che hanno attorno non stavano ascoltando. In questo modo capiranno che ti rendi conto di come non sia sempre facile comportarsi bene e che apprezzi i loro sforzi.
- Sii autorevole. Gli studenti non ti ascoltano se non parli in modo deciso.
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Come deve essere il rapporto tra genitori e figli?
Rapporto tra genitori e figli durante l’infanzia: consigli pratici
- In questo articolo approfondiamo insieme il rapporto tra genitori e figli durante l’infanzia : come si sviluppa e cosa comporta.
- Essere genitori è un’esperienza meravigliosa e estremamente complessa, le gioie che può dare sono davvero indescrivibili.
- Per quanti consigli o suggerimenti si possano ascoltare non esistono ricette preconfezionate o manuali di istruzioni in grado di preparare in assoluto a questo compito,
- Diventare madre e padre avviene direttamente sul campo, agendo, sbagliando, imparando dai propri errori, a volte ricorrendo al sostegno di esperti nel caso in cui vi siano particolari difficoltà o semplicemente per chiedere un parere o un consiglio.
- Il rapporto tra genitori e figli è centrale nella vita di ogni individuo, dall’infanzia all’adolescenza fino all’età adulta.
- La famiglia è il luogo dove avviene la primissima socializzazione del bambino.
- E’, infatti, il primo luogo dove il bambino sperimenta il contatto con una rete sociale.
- Da qui si costruiscono le strutture relazionali, la personalità, i ruoli, le risorse cognitive ed emotive.
- Per un bambino i genitori rappresentano una guida e una base sicura e il loro rapporto si sviluppa tra attaccamento e progressiva conquista dell’indipendenza,
- In questo di fondamentale importanza è la comunicazione positiva tra genitori e figli caratterizzata da ascolto attivo, comprensione e dialogo,
- Innanzitutto, nel rapporto genitori-figli la comunicazione riveste un ruolo fondamentale,
- Una comunicazione, però, funzionale, non a senso unico, bensì un contenitore di reale ascolto e comprensione.
- Per creare un rapporto di fiducia che duri nel tempo, è necessario dedicare del tempo di qualità ai figli,
- E’ importantissimo trovare del tempo per stare con i propri figli : parlare, giocare con loro, fare delle attività insieme.
- All’interno della giornata dovrebbero esserci alcuni momenti per il dialogo,
- Questi momenti sono preziosi ed è soprattutto importante sapersi ascoltare a vicenda.
- Prima si instaura questa buona abitudine, più sarà facile portarla avanti nella crescita del bambino fino all’adolescenza.
- Alcuni buoni momenti di dialogo possono essere il momento del pranzo o della cena, oppure prima di andare a dormire.
Provate a fare domande specifiche e non generiche : al posto di “come è andata a scuola?” domandate “qual è stata la cosa più bella che hai fatto oggi?”.
- Ciò aiuta sicuramente a stimolare la capacità di riflessione dei bambini e aiutare lui stesso a conoscersi meglio e scoprire i propri gusti.
- Indagare sulle emozioni che hanno accompagnato un dato avvenimento è, di solito, il modo più coinvolgente per dialogare insieme.
- Non esitar per altri consigli in merito alla tua relazione con tuo figlio 😉
: Rapporto tra genitori e figli durante l’infanzia: consigli pratici
Come deve essere un rapporto tra padre e figlio?
Le tappe del rapporto padre-figlio – I neonati e i bambini fino a 3 anni assorbono tutti gli stimoli che gli vengono dall’esterno, così come sono; dato che le loro menti sono come delle spugne e la maggior parte del tempo e del contatto è dedicato alla mamma per le necessità legate all’allattamento, i papà devono cercare di essere molto presenti e partecipi in questa fase della loro vita, facendosi vedere e facendo sentire la propria voce per venir inseriti a pieno ruolo, assieme alla mamma, nello spazio di conoscenza protetto del proprio bambino.
In questa fase il papà è fondamentale anche nel ruolo di compagno : dato che la mamma è completamente assorbita dalle necessità dei figlioletti, per nutrirli, cullarli, pulirli, accudirli, lui può contribuire in alcune mansioni ma soprattutto occuparsi di lei e dei suoi bisogni quando proprio si sente esausta e a terra.
Infatti, se sarà il papà ad occuparsi della mamma e delle normali faccende a lei deputate, lei potrà concentrarsi esclusivamente sul benessere del bambino e sulla gioia di vivere insieme questo nuovo capitolo del libro della loro storia. Nel periodo che va dai 3 ai 6 anni il bambino inizia il suo sviluppo psico-motorio,
In questa fase sta ai papà essere presenti, soprattutto per giocare con i loro bambini, proponendogli giochi educativi, che allenano la mente e stimolano curiosità e fantasia ed insegnandogli l’importanza del rispetto delle cose, delle persone e delle regole. Senza abusare nell’essere autoritari, ma preferendo essere autorevoli, è possibile insegnare un sacco di cose ai propri figli, ricordandosi di cercare di assecondare i loro desideri, senza imporgli i nostri, di rassicurarli quando non riescono ed aiutarli quando sbagliano.
In questo modo il babbo diventa l’aiuto su cui contare e il compagno di giochi che detta le regole e che quindi va rispettato. Le basi educative che i genitori, e soprattutto i papà, avranno iniziato ad impartire nell’ età prescolastica, vedranno il loro sviluppo nella fase scolastica e si confronteranno con quelle degli altri bambini, contribuendo a definire il carattere del proprio figlio.
Potersi vantare di quanto è grande e di quante cose sa fare il proprio papà, è un elemento che dà molta sicurezza ai bambini. Con l’arrivo dell’ adolescenza e delle prime ribellioni nei confronti dei genitori, è importante fare squadra, distribuendo premi e punizioni di comune accordo ed aiutandosi a vicenda a non farsi prendere per il naso dall’astuzia dei figli.
Anche nel caso che i figli sbaglino o riportino dei brutti voti a scuola, i padri dovrebbero sforzarsi nel non giudicare severamente, ma di essere fermi nello spiegare ai figli i propri errori e punirli quando necessario, facendogli intendere che è per il loro bene.
- Con l’avvicinarsi della maggiore età, si raccolgono i frutti del lavoro educativo fatto fino a quel momento e tra padri e figli inizia un po’ la fase, che piace tanto a Freud, del confronto e della messa in discussione delle regole imposte dagli adulti.
- Sovente capita infatti che i figli maschi sviluppino un certo senso di competizione nei confronti del padre, volendo quindi affermarsi negli sport o in passioni estranee a quelle finora condivise con lui o con la sua approvazione, ma non è insolito che anche le femmine inizino a contrariarlo, volendo scoprire un universo maschile totalmente diverso.
Vedere il progressivo allontanamento del proprio figlio o della propria figlia, con i quali fino a poco tempo prima potevano vantare di avere dei rapporti unici e speciali, è un momento difficile per molti padri, che tuttavia va affrontato come una normale fase della vita che si ridimensionerà da sola.
Il segreto per non sciupare o perdere il bel rapporto coltivato fino a quel momento è il dialogo, Mantenere un dialogo aperto con i propri figli, ascoltare i loro problemi e le loro preoccupazioni, chiedergli sincerità in cambio di fiducia, consigliarli nelle loro scelte scolastiche, sentimentali e poi, quando saranno cresciuti, lavorative, è la strada da seguire per giungere ad un’evoluzione del rapporto affettivo.
In questo modo, il papà diventerà un confidente ed un amico, in grado di consigliare al meglio i suoi ragazzi, grazie alle esperienze vissute sulla sua pelle, e di aiutarli a perseguire, una volta raggiunta la maturità, un loro progetto di vita autonoma, pur continuando ad essere un insostituibile punto di riferimento.
Che ruolo ha la famiglia nella scuola?
Le famiglie, in forma individuale o collettiva, potranno esercitare il loro ruolo propositivo ed esprimere le loro istanze, contribuendo significativamente e attivamente alla definizione dell’autonomia didattica e culturale della scuola.
Quando i genitori sono troppo invadenti?
Quando i genitori sono troppo invadenti – Essere troppo invadente implica per un bambino il non riuscire a ben delimitare i propri confini e il non sentire di aver diritto ad una propria intimità e ad un proprio spazio percependo, invece, che la sua esistenza è legata inevitabilmente a qualcun altro: tale atteggiamento sarà per lui ‘normale’.
Se invado il tuo territorio ti considero totalmente parte di me e non ti permetto, allo stesso tempo, di differenziarti, non considerandoti un individuo separato da me’. Il legame viene inglobato in una simbiosi patologica che, nei casi più gravi, conduce alla psicosi. L’invadenza irrimediabilmente produce degli scompensi interiori, dei conflitti, delle emozioni sotterranee di rabbia e frustrazione poiché ad ogni tentativo sano del figlio di porre dei limiti ai suoi cari, emergerà il senso di colpa.
Ciò inoltre darà forma ad una struttura di personalità dipendente che chiederà sempre agli altri di fare al posto suo o comunque reclamerà consolazione e protezione per paura che possa succedere qualcosa. Molti dei problemi legati all’alimentazione dipendono da questo tipo di dinamiche familiari.
Chi sono i genitori spazzaneve?
Lo fai “per il suo bene” o per il tuo? I genitori spazzaneve Qualche anno fa si parlava delle terribili ” mamme tigri “. Poi fu il turno dei ” genitori elicottero “. Ora si parla dei ” genitori spazzaneve “: anche se la definizione arriva da Paesi anglofoni il fenomeno sembra essere del tutto globale.
- Da sempre in Italia si parla di “figli mammoni” e da qualche anno è entrato nel lessico comune il termine “bamboccioni”.
- Il termine “genitori spazzaneve” indica quella tipologia di genitori che non si limita più solo a controllare “dall’alto” le mosse e le scelte del figlio per tutelarne la sopravvivenza ed il benessere in un mondo percepito come pericoloso (come i genitori elicottero) o a sacrificarne il benessere emotivo e fisico in vista di un futuro di successo e prestigio sul piano professionale (come le mamme tigri che nei casi più gravi possono finire per esporre i figli in situazioni non protettive e potenzialmente pericolose pur di aumentare le loro probabilità di successo).
I “genitori spazzaneve” fanno qualcosa in più: si mettono in gioco in prima persona ed a testa alta e petto in fuori camminano sulla strada della vita dei propri figli mettendosi esattamente davanti a loro. Con tenacia, apprensione ed ostinazione non permettono mai che un ostacolo, anche minimo, possa turbare la quiete emotiva dei propri pargoli: vanga in mano, si muovono nel mondo spazzando via qualunque ostacolo incontrato sulla via, dalla buccia di banana alla slavina.
Quanto dura un elicottero?
Elicottero AB 412
Motore | 2 Pratt & Whitney PT6T-3D |
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Lunghezza cavo | 70 mt. |
Altezza interna | 1,40 mt. |
Larghezza | 2,34 mt. |
Volume | 6.23 m 3 |
Come si comporta una madre anaffettiva?
Chi sono le madri anaffettive? – «Parlando di madri anaffettive non dobbiamo suscitare colpevolizzazioni o stigmatizzazioni di genere – chiarisce lo psicologo e psicoterapeuta Franco Merlini – Intanto teniamo presente che la maggior parte delle vicissitudini inerenti l’amore materno avvengono perlopiù in un’area di inconsapevolezza, da cui mi sento di escludere una qualche forma di volontà personale della madre.
- E poi occorrerebbe prendere in considerazione la questione del rapporto che la donna ha con il femminile nel suo insieme, ruoli sociali, famigliari, culturali e, non ultimo, il rapporto con l’uomo.
- Alla base comunque ci sono spesso vissuti personali complessi o un passato emotivo particolarmente difficile, subito dalla stessa madre ad opera, a sua volta, della di lei madre».
Genericamente quando parliamo di madri anaffettive parliamo di mamme che non sono in grado di trasmettere amore, di manifestare le proprie emozioni e sono quindi incapaci di empatizzare. «Questo fa sì che il bambino non si senta capito, né tantomeno corrisposto nei suoi bisogni affettivi-emotivi – continua lo psicologo e psicoterapeuta – un aspetto molto grave perché il bambino resta senza quell’ alfabeto emotivo che gli servirà per interpretare a sua volta il suo mondo interno, con gravi ripercussioni nelle relazioni con gli altri.
Come riconoscere una famiglia disfunzionale?
Caratteristiche famiglie disfunzionali – Detto questo, possiamo andare a vedere più nel dettaglio quali sono le caratteristiche delle famiglie disfunzionali:
Le famiglie disfunzionali creano un rapporto con i loro figli basato sulla dipendenza: è il caso per esempio di genitori iperprotettivi o narcisisti. I figli crescono in una situazione che limita la loro crescita e libertà e che li fa sentire insicuri: in questo modo genereranno la necessità di ritornare sempre all’interno del loro nucleo famigliare. Nel caso invece di famiglie troppo permissive o senza solide radici, quello che accade è che i figli tendono a creare relazioni troppo aperte e non si sentono a casa in nessun luogo, Famiglie in cui esistono ruoli dominanti e sottomessi: in queste famiglie vi è un chiaro squilibrio di potere e di obblighi, e la persona sottomessa subisce costantemente il sopruso da parte degli altri. Può essere per esempio il caso della madre ma anche di un o il caso in cui i genitori non riescono a mantenere la propria autorevolezza e finiscono con diventare succubi di un figlio. Le famiglie disfunzionali si caratterizzano per avere problemi di comunicazione: le idee e i sentimenti non espressi, vengono trasmessi attraverso comportamenti difensivi che danno adito a fraintendimenti e incomunicabilità. Non esiste empatia e le richieste basiche di amore e affetto vengon o puntualmente disattese. In queste famiglie a volte esistono modelli e ruoli comportamentali molto rigidi, che al primo problema o cambiamento vanno in frantumi, non insegnando ai loro componenti la flessibilità e l’adattamento alla vita. Non vi è tolleranza e pazienza e si può finire a incolpare qualcuno, a volte appunto si sceglie un vero e proprio capro espiatorio, costantemente. Nelle famiglie disfunzionali non vi sono atteggiamenti costruttivi ed educativi, ma si tende a criticare, umiliare, svalutare i proprio figli. I membri di queste famiglie vengono controllati costantemente attraverso forse di manipolazione emotiva,
Chi sono i genitori tossici?
I genitori tossici sono quelle persone incapaci di soddisfare le esigenze primarie del proprio figlio. Fanno parte delle cosiddette famiglie disfunzionali che, spesso, hanno atteggiamenti permissivi o troppo protettivi, in altri casi mettono in atto comportamenti sacrificanti.
Come riconoscere un genitore iperprotettivo?
Il genitore iperprotettivo è quello che si sente in dovere di proteggere suo figlio da ogni fatica, da ogni impegno, da ogni preoccupazione o disagio. Lo abitua fin da piccolo a pensare che il mondo è una giostra colorata e che a lui deve essere riservato sempre il cavallino bianco.
Quando i genitori sono troppo protettivi?
I genitori troppo protettivi tendono a sorvegliare e monitorare ogni cosa che fanno i figli per evitare che sbaglino o che si comportino in maniera diversa dalle loro aspettative. Alla base di questo atteggiamento c’è la paura che i piccoli si possano far male fisicamente o che possano soffrire per un insuccesso.
Ma sbagliare e provare frustrazione o stress sono condizioni fondamentali per crescere bene. In ogni momento dicono ai figli cosa devono fare e non fare, dalle piccole co se fino ad arrivare a scegliere le amicizie e il partner. La questione è decisamente spinosa perchè, non solo è alla base della costruzione di una personalità insicura e instabile ma anche “tiranna”.
Perchè si sviluppa questa genitorialità iperprotettiva? Perchè si percepisce il figlio come una proprietà materiale di gran valore: Il fatto che le coppie hanno figli in età sempre più avanzata, spesso dopo essersi sottoposti a diversi trattamenti di fertilità, fa sì che questi bambini vengano considerati un bene molto prezioso che deve essere protetto a tutti i costi.
- Così i bambini finiscono per essere posti su di un piedistallo, metaforicamente parlando.
- Perchè esiste una enorme pressione sociale che porta a curare eccessivamente i figli: Alcuni anni fa i genitori cercavano di compensare la mancanza di attenzione con dei doni.
- Questo fenomeno ha generato una forte campagna a livello sociale per condannare quei “genitori emotivamente distanti”, così ora siamo caduti nell’estremo opposto: genitori eccessivamente presenti che vivono solo per i loro figli.
A causa dell’incertezza generata dalla crisi economica: La crisi economica ha generato una forte preoccupazione per il futuro, creando sentimenti d’insicurezza e precarietà, che hanno scatenato nei genitori la paura che i loro figli possano sbagliarsi e non essere in grado di realizzare da soli tutto ciò che richiede la società.
- Pertanto, fanno di tutto per accompagnarli il più a lungo possibile durante il processo di maturazione.7 caratteristiche dei genitori iperprotettivi Essere iperprotettivi con i propri figli non è un bene.
- Anzi, può avere profondi effetti sulla crescita di un individuo.
- E l’eccessivo senso di protezione di un genitore nei confronti del proprio bambino durante l’infanzia e la crescita può portare ad avere danni psicologici permanenti da adulti.
Vediamo 7 atteggiamenti tipici di questi genitori e come andrebbero modificati. Combattono le battaglie del figlio: Un esempio: tuo figlio torna da scuola in lacrime perché ha litigato con un compagno e tu la prima cosa che fai è chiamare sua mamma per cercare di risolvere il problema.
- Atteggiamento tipico del genitore iperprotettivo.
- Il consiglio: cerca di essere da supporto a tuo figlio, ma non sostituirti a lui.
- Aiutalo a calmare le sue emozioni e a trovare un modo per risolvere da solo il conflitto con l’amico.
- Fanno i compiti al posto del figlio: E’ l’atteggiamento tipico del genitore che si mette troppo nei panni del figlio e non sopporta di vederlo in difficoltà: così quando non riesce a risolvere un problema di matematica ci pensa la mamma o il papà.
Consiglio: un po’ di stress non gli farà certo male, anzi, a piccole dosi è salutare ed è uno stimolo per trovare nuove soluzioni. Lascia che i compiti li faccia lui, piuttosto spronalo davanti alle difficoltà e lodalo per il suo impegno. Pensano di saperne più del suo allenatore: Un esempio: durante la partita di calcio non puoi fare a meno di urlargli consigli e tattiche di gioco.
- Ricorda, lo sport insegna a superare i conflitti, a raggiungere gli obiettivi, a diventare leader e ad affrontare le sconfitte.
- Ma questi insegnamenti sono il frutto di un lavoro di squadra, la sua squadra e non la tua.
- Il consiglio: se tuo figlio ha un problema durante gli allenamenti, digli di parlarne direttamente con l’insegnante.
Puoi sostenerlo, ma non intrometterti. Tengono il figlio troppo al guinzaglio: Tipico atteggiamento di genitore iperprotetivo è quello di fermarsi e restare alle feste di compleanno dei suoi amichetti; di accompagnarlo dagli amici in macchina anche quando è adolescente; di bombardarlo di messaggini per sapere sempre dov’è e che cosa sta facendo.
Se ti comporti anche tu in questo modo, forse è il momento di tagliare il cordone ombelicale e lasciare che tuo figlio si costruisca un po’ di fiducia in se stesso. Il consiglio: dagli l’occasione di essere indipendente. Ad esempio, fallo giocare in cortile mentre sei in casa, lascialo a dormire dall’amico e quando è grandicello mandalo a fare piccole commissioni vicino a casa.
Diventano camerieri del figlio: I genitori iperprotettivi non osate chiedere ai figli di apparecchiare o sparecchiare; rifanno il letto e mettono in ordine la loro stanza anche se vanno già alle medie Il consiglio: abitua tuo figlio fin da subito a fare qualche lavoretto domestico e lodalo quando riesce a portarlo a termine.
- Svolgere piccole mansioni quotidiane lo aiuterà a diventare un adulto responsabile.
- Quando i figli giocano sono ossessionati dai pericoli Esempio: “Non correre così veloce”, “non arrampicarti”, “dammi la mano” “attento!” Qusti genitori amano tenere i propri figli al sicuro da tutto e tutti, ma i figli non si possono proteggere per sempre.
Se non lasci che corrano i loro rischi, sia fisici che mentali, ne arresterai lo sviluppo. Il consiglio: lascia che tuo figlio si arrampichi su un albero, che corra e che inciampi: le sbucciature sono solo un bene per la sua crescita. Non sopportano i fallimenti del figlio: Dagli errori e dai tentativi si impara.
Quando i genitori sono troppo invadenti?
Quando i genitori sono troppo invadenti – Essere troppo invadente implica per un bambino il non riuscire a ben delimitare i propri confini e il non sentire di aver diritto ad una propria intimità e ad un proprio spazio percependo, invece, che la sua esistenza è legata inevitabilmente a qualcun altro: tale atteggiamento sarà per lui ‘normale’.
Se invado il tuo territorio ti considero totalmente parte di me e non ti permetto, allo stesso tempo, di differenziarti, non considerandoti un individuo separato da me’. Il legame viene inglobato in una simbiosi patologica che, nei casi più gravi, conduce alla psicosi. L’invadenza irrimediabilmente produce degli scompensi interiori, dei conflitti, delle emozioni sotterranee di rabbia e frustrazione poiché ad ogni tentativo sano del figlio di porre dei limiti ai suoi cari, emergerà il senso di colpa.
Ciò inoltre darà forma ad una struttura di personalità dipendente che chiederà sempre agli altri di fare al posto suo o comunque reclamerà consolazione e protezione per paura che possa succedere qualcosa. Molti dei problemi legati all’alimentazione dipendono da questo tipo di dinamiche familiari.
Quando i genitori sono troppo apprensivi?
Cos’è un genitore apprensivo – Nel significato comune, il termine “apprensivo” indica una persona che si preoccupa eccessivamente ed è spesso usato come sinonimo di ansioso. “Spesso con questo termine ci si riferisce alla madre – precisa la dottoressa – ma io preferisco parlare di genitore, perché si tratta di una caratteristica che può essere attribuita a entrambe le figure.
Una figura genitoriale apprensiva assume spesso atteggiamenti iperprotettivi tendendo a proteggere i figli da qualunque potenziale situazione di pericolo, come l’interazione con l’ambiente esterno, gli impegni troppo faticosi, le preoccupazioni, pensando di fare il loro bene, Questa modalità, però, impedisce ai figli di provare sentimenti quali l’imbarazzo o la tristezza, e ciò non permette loro di trovare autonomamente soluzioni alle situazioni di disagio”.
Un esempio esplicativo è rappresentato dai genitori che devono sempre essere presenti durante i compiti del figlio, a cui spiegano la lezione per paura che debba affrontare il dispiacere di un brutto voto. Spesso, quindi, mamme e papà condizionano in modo inconsapevole i figli: le normali preoccupazioni diventano così un’arma a doppio taglio, che impedisce ai più piccoli di sviluppare una propria autonomia.