I lettori dislessici riferiscono di vedere le lettere e le parole che si muovono e cambiano direzione e orientamento. Inoltre, perdono frequentemente il segno durante la lettura, saltando parole e righe (Fig.1).
Come legge un bimbo dislessico?
Perché i videogiochi d’azione potrebbero essere di aiuto? – I videogiochi d’azione sono caratterizzati da stimoli molto veloci, che compaiono sullo schermo senza sapere dove e quando, principalmente in visione periferica, e richiedono un’accurata coordinazione sensoriale e motoria al fine di pianificare l’azione da compiere in base alla percezione degli stimoli.
Il team di Facoetti dell’Università di Padova, in collaborazione con l’istituto Eugenio Medea di Lecco, ha dimostrato che gli “action videogames” possono essere molto utili per migliorare la capacità di lettura dei bambini dislessici perché migliorano molti aspetti dell’attenzione, in particolare la capacità di estrarre informazioni rilevanti, sia visive sia uditive, da quelle irrilevanti e interferenti.
“In pratica, la nostra ricerca supporta l’idea che il trattamento del deficit di attenzione selettiva possa essere cruciale non solo per la terapia, ma anche per prevenire l’insorgere del disturbo. Per imparare a leggere – continua il neuropsicologo – dobbiamo infatti innanzitutto riuscire a distinguere il singolo grafema dagli altri che compongono la parola e poi imparare a trasformare la lettera nel suono corrispondente.
- Ma i bambini dislessici hanno difficoltà a cogliere la singola lettera, a causa dall’eccessiva interferenza degli altri grafemi.
- Lo stesso discorso vale per i suoni delle parole, a causa di un deficit dell’attenzione uditiva rilevata nei bambini con dislessia.
- Ecco perché migliorare le loro abilità attenzionali è funzionale al trattamento e alla prevenzione.
Proponiamo quindi di integrare i trattamenti riabilitativi tradizionali con l’utilizzo di quei videogiochi d’azione che agiscono sui circuiti cerebrali multisensoriali (sia uditivi sia visivi) dell’attenzione, sotto il controllo di uno specialista della riabilitazione neuropsicologica”.
A quale età si può parlare di dislessia?
Dislessia: a che età si manifesta – La diagnosi di dislessia può essere fatta solo dopo la fine della seconda elementare, ma si possono individuare alcuni indicatori precoci già dai 4 o 5 anni del bambino,
Come insegnare a leggere a un dislessico?
Sviluppare la concentrazione – Come abbiamo visto, eliminare le distrazioni è fondamentale per facilitare l’apprendimento dei bambini con DSA. Un buon metodo per insegnare ad un bambino dislessico a studiare prevede che vengano stimolati curiosità, creatività, ma anche tecniche di memorizzazione e concentrazione.
Cosa fare se hai un figlio dislessico?
Che cosa fare se vostro figlio ha difficoltà nel leggere? Ogni giorno è una tortura riuscire a leggere poche righe, il tempo che impiega a decifrare le singole parole sembra infinito E se fosse dislessico? – Che cosa è la dislessia La dislessia è il disturbo specifico di lettura, ossia nell’abilità di decifrare correttamente e fluidamente le parole scritte. Insieme a Disortografia (disturbo di scrittura), Disgrafia (disturbo della componente esecutiva e motoria della scrittura) e Discalculia (disturbo del calcolo), è uno dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, noti con l’acronimo DSA,
I bambini con questo disturbo leggono lentamente, a volte sillabando, faticano a decifrare i singoli grafemi (i segni grafici che corrispondono alle lettere), tendono a confondere le lettere graficamente simili, come b e d, p e q, n e m, o che hanno suoni simili, come t e f, v e f, a invertire lettere e sillabe, a commettere errori di anticipazione, pronunciando una parola che non corrisponde a quanto scritto ma che inizia nello stesso modo.
Spesso hanno anche difficoltà nella scrittura e nel calcolo, oltre che nella comprensione del testo, è raro infatti che il disturbo si manifesti “puro”, con la compromissione della sola lettura. Inoltre, possono confondere destra e sinistra, avere difficoltà nel memorizzare e recuperare procedure e sequenze, come i giorni della settimana o i mesi dell’anno, fanno fatica a leggere l’orologio analogico o a orientarsi, possono essere impacciati a livello motorio, per esempio nell’allacciarsi le stringhe delle scarpe.
L’impatto delle difficoltà di lettura è notevole su tutti gli apprendimenti scolastici, determinando, a cascata, ulteriori problemi nella comprensione del testo e nello studio delle discipline, oltre a portare a demotivazione, scarsa autostima, ansia, difficoltà relazionali. Cosa fare se si sospetta un DSA? Innanzitutto, è essenziale osservare il bambino per capire quali difficoltà manifesta, ascoltarlo se esprime malessere e rifiuta tutto ciò che ha a che fare con il leggere e il fare i compiti.
È utile parlare con gli insegnanti per capire se anche loro hanno rilevato delle difficoltà, come lettura stentata o frequenti errori. Ogni bambino apprende in modi e tempi diversi, e non tutte le difficoltà sono segnale di un disturbo, Potrebbe trattarsi di un ritardo nell’apprendimento, che, superate le prime difficoltà, procede secondo la norma.
La differenza tra difficoltà e disturbo dell’apprendimento sta proprio nella possibilità di colmare tale ritardo ; quando, al netto di altre problematiche cognitive o emotive, le difficoltà permangono nel tempo nonostante l’allenamento e le attività di potenziamento delle abilità, allora è probabile siano la manifestazione di un DSA.
Se le difficoltà persistono, è utile chiedere una valutazione specialistica, in modo da accertare se sia un DSA. Ogni Regione ha una sua legislazione in merito, quindi è opportuno chiedere informazioni su come procedere, al referente per i DSA della scuola, al proprio pediatra o alla ASL di riferimento.
Cosa fare se vostro figlio è dislessico Dopo la valutazione è possibile che si scopra, o che si abbia la conferma se già lo si sospettava, che vostro figlio sia dislessico. Che fare ora? Dal punto di vista burocratico, la diagnosi di DSA andrà consegnata alla scuola, così che predisponga un Piano Didattico Individualizzato (PDP) e attivi tutti i percorsi, gli strumenti compensativi e le misure dispensative necessarie.
Questo è il primo passo per aiutare il bambino/ragazzo ad affrontare in modo meno problematico gli apprendimenti scolastici. Sarà poi necessario creare un’alleanza con gli insegnanti, coltivando dei rapporti positivi e costruttivi, per aiutarli a comprendere le difficoltà che incontra e le esigenze emotive che ha, monitorando che siano utilizzati tutti gli strumenti necessari, presenziando agli incontri per il PDP o richiedendone la predisposizione se non fatto autonomamente dalla scuola.
- E a casa? Come aiutare un figlio con dislessia? Non esiste una “ricetta” universale, né consigli utili per tutti, proprio come non esiste un unico tipo di dislessia e perché ogni bambino/ragazzo ha peculiarità sue, qui indichiamo alcuni suggerimenti da cui prendere spunto.
- Parlate della dislessia,
- Parlate con vostro figlio della sua diagnosi, spiegandogli di cosa si tratta, senza evitare i termini tecnici e utilizzando un linguaggio che riesca a capire.
Spesso i bambini sono sollevati dal poter dare finalmente un nome alle loro difficoltà e hanno bisogno di sapere che cosa sono. Parlatene ogni volta lo richiede e non stupitevi se chiederà più volte di spiegargli cosa sia: riparlarne lo aiuta a comprendere le difficoltà che vive, a elaborarle e imparare ad affrontarle.
- Guardate, ascoltate e commentate film, documentari o articoli che parlano di dislessia: è utile che impari a conoscersi per superare le difficoltà con le strategie più funzionali e adatte per lui.
- Raccontate loro di personaggi famosi con dislessia, Einstein, Steve Jobs, Orlando Blum o Mika, che sono riusciti a ottenere grandi successi trovando strategie per affrontare le difficoltà.
È probabile che conosciate amici, parenti o compagni con questo DSA, raccontare delle loro esperienze aiuterà il bambino a non sentirsi un alieno in un mondo di “non-dislessici”. Spiegate che non si tratta di una malattia, La dislessia è una neurodiversità, come avere gli occhi verdi, i capelli rossi o essere mancini.
- È un modo specifico di funzionare del cervello: i bambini e i ragazzi con dislessia imparano in modo diverso dai loro coetanei, significa che fanno più fatica con alcune strategie didattiche, come leggere e ripetere, e meno con altre, come ascoltare e schematizzare o fare mappe.
- Chiarite che le difficoltà che sperimenta riguardano solo alcuni specifici ambiti legati alla scuola, che non si tratta di un problema di intelligenza e che lo aiuterete a trovare un modo di apprendere che sia adatto per lui.
Parlate di quello che succederà a scuola. Condividete con vostro figlio ciò che direte agli insegnanti, spiegategli che la certificazione di DSA consegnata a scuola gli permetterà di usare degli strumenti per fare i compiti e studiare, come il computer, la sintesi vocale o la calcolatrice.
- Chiarite bene che questo non significa barare, né partire avvantaggiato rispetto ai suoi compagni.
- Un miope che usa gli occhiali non è avvantaggiato rispetto agli altri: gli occhiali gli servono per essere nelle stesse condizioni di partenza.
- Per un bambino/ragazzo con dislessia gli strumenti compensativi hanno la stessa funzione.
Scoprite i punti di forza e sviluppate i talenti, Come ogni altro bambino, ha punti di forza e punti di debolezza. Se la lettura è il suo tallone d’Achille, aiutatelo a scoprire i suoi punti di forza e a sviluppare i suoi talenti, non solo in relazione alla scuola, ma soprattutto al di fuori: nello sport, nei rapporti amicali, nelle attività artistiche.
- I bambini e i ragazzi con DSA hanno grande creatività e pensiero divergente, sono spesso dotati a livello artistico o musicale.
- Sostenete la motivazione alla lettura,
- Il bambino/ragazzo con dislessia non odia la lettura di per sé, almeno all’inizio: odia la fatica che compie e la frustrazione che prova nel leggere.
Se le difficoltà non vengono individuate tempestivamente, può sviluppare un rifiuto per tutto ciò che è “parola scritta” e determinare poi una povertà di vocabolario che si ripercuote sugli apprendimenti e nella vita di tutti i giorni. Diventa quindi necessario guidarlo nella scoperta del libro come fonte di piacere e non solo di fatica e stress, aiutandolo così, allo stesso tempo, ad arricchire il proprio vocabolario e ad avere argomenti e interessi in comune con i coetanei.
- Leggete spesso con vostro figlio, per esempio con il paired reading (leggere insieme), alternandovi nella lettura di brevi frasi e brani; leggetegli libri di narrativa per ragazzi, proponetegli albi illustrati e fumetti, avviatelo all’ascolto di audiolibri o di libri digitali.
- Sostenetelo emotivamente e siate empatici,
È essenziale incoraggiare il bambino, gratificare i successi, accogliere le sue difficoltà, spiegategli che la scuola è importante ma non è tutto e che l’affetto che provate per lui non dipende da come va a scuola. I bambini/ragazzi con DSA spesso si sentono “stupidi”, incapaci, inferiori ai compagni e hanno bisogno di sapere che, prima di tutto in famiglia, sono accolti, accettati, compresi e sostenuti nei loro bisogni.
- Sostenetelo nell’organizzazione del tempo e nei compiti,
- I bambini con DSA hanno difficoltà nell’organizzarsi, strutturate delle routine che lo aiutino a organizzare il proprio tempo a casa per studiare e fare i compiti.
- Evitate di tenerlo sui libri troppe ore, o di studiare ogni giorno insieme, con il rischio di innervosirvi o farvi prendere dalla frustrazione, trasmettendo feedback inevitabilmente poco positivi a vostro figlio.
Valutate se non sia preferibile farvi aiutare da un tutor o da un educatore che conosca le strategie adatte ai DSA, coordinandovi con gli specialisti che seguono vostro figlio. Evitate di ridurre il tempo dedicato alle attività extrascolastiche, L’impegno richiesto ai bambini/ragazzi con dislessia è molto elevato, fate in modo che i compiti e lo studio non limitino il tempo per attività gratificanti e piacevoli, come fare sport, ascoltare musica, vedere gli amici o andare a una festa.
- In questo modo eviteremo di demotivarlo ulteriormente e sosterremo l’autostima e lo sviluppo di competenze trasversali.
- Imparate a usare gli strumenti che useranno,
- Computer, sintesi vocale, mappe per studiare per sostenerli nell’apprendimento dovrete conoscere come funzionano, per spiegare loro, quando è necessario, come fare a usarli e, eventualmente, correggerne l’uso, per seguirne i progressi e intervenire in caso di difficoltà.
Evitate di parlare solo di “cose di scuola”, Interessatelo ad altri argomenti, visitate mostre o città, guardate film, andate a concerti, al parco o in piscina, giocate insieme, insomma, proponetegli molte cose diverse da fare insieme, per far emergere i suoi interessi e per svilupparne le competenze.
Come vede la lettura un dislessico?
I lettori dislessici riferiscono di vedere le lettere e le parole che si muovono e cambiano direzione e orientamento. Inoltre, perdono frequentemente il segno durante la lettura, saltando parole e righe (Fig.1).
Quali sono i test della dislessia?
I test – Lo psicologo dell’équipe somministra al bambino il test cognitivo WISC-IV mentre il logopedista propone prove di lettura, comprensione, scrittura, velocità di scrittura, calcolo, problem solving. Questi test di base permettono già di porre una diagnosi di dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia.
- La visita del NPI, insieme alla storia del paziente, il test WISC-IV e quelli effettuati dal logopedista danno le indicazioni per ulteriori test da eseguire e che meglio definiscono le fragilità, le potenzialità, il funzionamento del bambino in ambito scolastico.
- Il NPI, lo psicologo e il logopedista in un primo incontro di équipe si confrontano e stabiliscono come proseguire l’osservazione del bambino.
Si effettuano poi ulteriori prove di linguaggio e di competenza meta-fonologica e visuo-spaziale, insieme a test di riproduzione grafica, funzioni esecutive, memoria, attenzione, osservazione psicomotoria. L’osservazione psicomotoria e altri test visuo-spaziali sono di competenza dello psicomotricista, che non fa parte dell’èquipe ma è solitamente presente nei centri.
Come scrivono i bambini dislessici?
Dislessia: i sintomi – Sin dai primi mesi della scuola primaria il bambino con dislessia presenta una certa lentezza nell’apprendere a leggere, Fa fatica a memorizzare le lettere dell’alfabeto e spesso le confonde tra loro. Alcuni bambini confondono le lettere che hanno caratteristiche visive simili.
- Un caso tipico è quelle delle lettere simmetriche, come “p”, “q”, “d”, “b”, oppure “u” e “n”.
- Queste lettere, nello stampato minuscolo, differiscono tra loro solo per l’orientamento spaziale, essendo identiche in tutto il resto.
- Altri bambini tendono a confondere le lettere che hanno suono, pronuncia e luogo di articolazione simile, come “f” e “v” (entrambe labio-dentali) o “t” e “d” (entrambe dentali).
Ovviamente, tutti i bambini ai loro esordi nel mondo della lettura fanno questo tipo di errori, ma li superano appunto dopo pochi mesi di scuola. Altri possono continuare ad avere bisogno di sforzarsi ogni volta che devono interpretare una lettera, anche nel corso di tutta la loro vita.
Questo li porta a essere particolarmente lenti e imprecisi nella lettura e soprattutto a stancarsi molto nello svolgimento di questa attività. Altri sintomi della dislessia possono presentarsi più avanti, quando il bambino deve leggere parole e frasi in modo fluente. Questo è il momento in cui si possono iniziare a distinguere le due diverse forme di dislessia evolutiva, quella fonologica e quella superficiale o visivo-globale.
Cosa fare se hai un figlio con DOP – disturbo oppositivo provocatorio
Nel caso della dislessia evolutiva fonologica, il bambino riconosce le singole lettere di una parola ma non riesce a “fondere” insieme i suoni per leggere l’intera parola. Questo tipo di lettura viene tipicamente definita lettera-per-lettera. Un passaggio successivo si ha quando il bambino inizia a sillabare, ma, anche in quel caso, si passa a una lettura sillaba-per-sillaba senza riuscire a leggere fluentemente parole intere o frasi.
- I bambini con dislessia evolutiva fonologica presentano quindi lettura ad alta voce poco automatizzata, imprecisa, lenta e faticosa, ma possono avere una discreta comprensione del testo.
- I sintomi prevalenti della dislessia evolutiva superficiale o visivo-globale riguardano invece la comprensione di parole che sono scritte allo stesso modo ma hanno pronuncia e significato diverso, oppure di parole che hanno lo stesso suono ma significato diverso.
Ad esempio, poiché nella lingua italiana non usiamo accentare le parole nel testo, una lettura ad alta voce corretta della parola “ancora” si può ottenere solo comprendendo il senso della frase («Sei ancora a casa?» versus «la nave ha gettato l’ancora»).
Pertanto, un bambino o ragazzo con dislessia evolutiva superficiale può avere qualche esitazione a pronunciare correttamente la parola “ancora” nei due contesti e tenderà a dire “ancóra” perché è la versione più frequente tra le due, oltre che quella regolare (le regole della lingua italiana, infatti, prevedono generalmente l’accentazione sulla penultima sillaba).
Altre forme omofone non riguardano singole parole ma coppie “articolo-parola” o “preposizione-parola”, come “l’ago” che può essere confusa con “lago” oppure “divino” che può essere confusa con “di vino”. In generale, questo tipo di errori sono sintomi del fatto che il bambino o ragazzo, quando legge, si basa esclusivamente sul suono di ciò che legge e sul contesto generale della frase o sulle caratteristiche visive del testo.
Nella dislessia evolutiva superficiale, quindi, il problema principale può essere relativo alla comprensione del testo, anche in presenza di una lettura ad alta voce scorrevole. Molto spesso non è possibile distinguere la forma fonologica della dislessia evolutiva da quella superficiale, in quanto alcuni bambini presentano difficoltà sia nei compiti di lettura fonologici che in quelli visivo globali.
Esiste infatti nella letteratura scientifica un certo dibattito sull’opportunità di distinguere queste due forme, ma di fatto, nelle più recenti classificazioni diagnostiche internazionali, non si fa riferimento a tale distinzione, che può essere però molto utile per un’analisi qualitativa delle difficoltà di lettura che il bambino presenta.
Come memorizza un dislessico?
1 Usare strategie mnemoniche basate sulle immagini e non sulle parole – Sono molte le nozioni che bisogna imparare a memoria quando si va a scuola. E tenere le cose a mente è uno dei punti fondamentali per la buona riuscita scolastica. Ma chi soffre di dislessia ha spesso difficoltà nel memorizzare le parole,
- Quindi la strategia giusta è memorizzare per immagini, (le immagini, infatti, attivano alcune aree del cervello più efficienti in chi soffre di dislessia).
- Si può provare con il trucco del “palazzo della memoria” che consiste nell’immaginare le parole da memorizzare nello spazio.
- Se vostro figlio deve studiare i pianeti del sistema solare per esempio, ditegli di provare a immaginare Mercurio al centro del salotto, Venere seduta sul divano.
Un’altra strategia sta nel creare una storia. Ad esempio se vostro figlio deve ricordare i primi otto elementi della tavola periodica, suggeritegli di considerarli come i protagonisti di una vicenda immaginaria: protagonista papà Idrogeno e suo figlio Elio.
Come si legge in prima elementare?
La consapevolezza fonologica – Oltre a produrre e riconoscere tutti i suoni, il bambino deve essere in grado di:
Dividere una parola in suoni (ad sempio: dividere la parola /patate/ in /P-A-T-A-T-E/) Riconoscere una parola divisa in suoni (ad esempio: riconoscere che /T-A-V-O-L-O/ è la parola /tavolo/) Individuare parole che iniziano con la stessa sillaba (ad esempio: /SApone/ e /SAlame/; /GAtto/ e /Gamba/ Individuare una serie di parole che iniziano con uno stesso fonema (ad sempio: /P/ come /pipa/, /pane/, /pomodoro/, /pettine/) Individuare parole in rima, quindi che terminano allo stesso modo (ad esempio /festa/ e /testa/; /martello/ e /cartello/)
Anche queste abilità linguistiche sono fondamentali, perché per apprendere la lettura e la scrittura il bambino deve essere in grado di manipolare e trasformare il proprio linguaggio orale (scomporre, comporre, notare le differenze ecc.); in questo modo può acquisire la corrispondenza tra i fonemi (i suoni) ed i grafemi (le lettere scritte).