I bambini con disturbi di attenzione sono in costante aumento. Si stima che nel mondo l’incidenza dell’ADHD sia pari al 5,3% della popolazione, mentre in Italia si parla di circa 270.000-360.000 bambini. – Tuttavia, l’ADHD non è un disturbo solamente pediatrico, poiché da esso non si guarisce totalmente.
Il terreno preferito dai bambini per fare mostra di tutte le loro difficoltà è la scuola: instabilità nell’attenzione, fatica a seguire le istruzioni, irrequietezza, difficoltà ad aspettare il proprio turno, scarsa organizzazione delle proprie attività e difficoltà a portare a termine il proprio lavoro interferiscono intensamente con i risultati scolastici.
La scarsa perseveranza e la tendenza a distrarsi con facilità sono elementi che compromettono fortemente le possibilità di apprendere. DSA è un acronimo per indicare i disturbi che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare, in modo corretto e fluente, che si manifestano con l’inizio della scolarizzazione,
Questi disturbi dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo e non sono causati né da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici. In questa nuova fase i docenti hanno imparato a promuovere diversi stili di apprendimento.
Anche la didattica ha subìto grandi trasformazioni avvalendosi sempre più di strategie che hanno come obiettivo quello di sviluppare competenze trasversali e utilizzare una valutazione dinamica dove viene valorizzato il percorso compiuto e individuato il reale potenziale di apprendimento.
Creare reciprocità e intenzionalità attraverso un contatto oculare, modulando opportunamente il tono di voce, ponendosi nello spazio o posizione migliori. Organizzare la giornata con routine fisse, stabilendo in anticipo l’orario per i compiti, la TV, il gioco e le varie attività. Il bambino iperattivo ha bisogno di situazioni ben strutturate. Dare istruzioni semplici e brevi, limitando i rimproveri all’essenziale, evitando di dire al bambino che cosa non deve fare e aumentando gli incoraggiamenti per i comportamenti desiderabili (meglio dire cosa desiderate che faccia spiegandogli il perché). Il genitore che impiega elogi diretti e incoraggianti favorirà lo sviluppo di risposte sociali appropriate. Un elogio dà valore all’impegno del bambino prima che al risultato. Accertare il livello di attenzione con stimoli verbali di grande effetto che attirino l’attenzione. Valorizzare i microcambiamenti: grande valore ha il rinforzo dei comportamenti positivi, perché crea consapevolezza dei progressi compiuti. Concordare piccole pause prima di svolgere un compito che richieda particolare impegno. Utilizzare gesti dalle forti connotazioni emotive o affettive: concedere un sorriso, dare un abbraccio, fare ok con la mano, rimproverare prima con uno sguardo che con le parole.
Come migliorare la concentrazione a scuola?
Esercizi per migliorare attenzione nei bambini – Per stimolare l’attenzione, all’inizio, si può chiedere al bambino di dedicarsi a qualcosa di semplice che richiede pochi minuti, come per esempio apparecchiare la tavola, sistemare qualche gioco o elencare i colori.
Riempire o compilare schede grafiche con linee forme e cerchi da collegare tra loro, per agevolare la concentrazione e l’agilità mentale.Incollare, ritagliare, costruire, far combaciare oggetti e creare figure, per stimolare la creatività.Stimolare l’intelligenza verbale, chiedendo al bambino di raccontare la propria giornata o di inventarsi una storia. Giocare insieme a loro a memory, oppure far imparare a memoria una filastrocca, una poesia o una breve storia.Giocare a campana o saltare la corda, per aumentare la concentrazione e la percezione corporea del proprio corpo.
E voi, quali strategie usate per stimolare l’attenzione e la concentrazione dei più piccoli ? Ultimo consiglio: nel caso si notino alcune difficoltà, è bene parlarne anche con insegnanti ed educatori, per un confronto chiaro e una visione completa della condizione.
Come faccio a concentrarmi se sono ADHD?
Il blog di Centro Leonardo – Domenica, 12 Settembre 2021
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6965 Visite I ragazzi con ADHD possono incontrare delle difficoltà quando studiano testi. Hanno bisogno di tecniche diverse, che mettono alla prova e stimolano le loro capacità. La domanda è: quale può essere una tecnica efficace? Per esempio, un test pratico, Quest’ultimo permette agli alunni di rendersi protagonisti del loro apprendimento, studiando in maniera attiva e partecipe, senza assimilare passivamente le informazioni.
Un altro modo per apprendere al meglio è la ” pratica distribuita “. Si cerca di studiare per periodi di tempo brevi, distribuendosi il materiale su più giorni. È importante, infatti, riposarsi, dormire, concedersi delle pause. Può essere utile anche studiare in luoghi diversi da casa. Tentare di studiare in modo diverso, provando diverse tecniche, strategie di apprendimento, procedendo per tentativi ed errori, fa parte del concetto più ampio di metacognizione,
I ragazzi, dunque, devono capire i loro punti di forza e di debolezza, cosa ostacola il loro studio e cosa invece lo stimola. Altre tecniche? Gli studenti con ADHD e con difficoltà nello studio vanno incoraggiati a praticare e sercizio fisico, in particolare la danza classica, lo yoga e il tai chi, tutti esercizi che richiedono agli studenti di concentrarsi sul loro corpo e sulla loro mente.
Come aiutare un bambino a stare attento in classe?
Idee per la scuola – È importante che parliate con per pianificare insieme una strategia per il bambino distratto. In questo senso, le azioni più comuni che includono le attuali strategie degli insegnanti per richiamare l’attenzione del bambino sono:
Mettere il bambino nelle prime file di fronte alla cattedra dei maestri. Allontanarlo dai bambini più chiacchieroni, ma permettergli comunque di mantenere un’interazione con i compagni di classe. Parlargli costantemente guardandolo negli occhi, questo farà sì che il bambino senta la necessità di stare attento. Fargli domande a sorpresa di frequente.
Tuttavia, non tutte queste idee devono essere concretizzate a scuola. Anche a bisogna realizzare certe azioni per rinforzare nel bambino la capacità di stare attento. ” In genere, la distrazione da stimoli esterni è una situazione temporanea e, se gli si danno gli stimoli necessari, i bambini recuperano immediatamente la capacità di concentrarsi. ”
Come eliminare il deficit di attenzione?
Il disturbo da deficit dell’attenzione (ADHD) Dettagli Pubblicato: 28 Febbraio 2018 – Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre 2022 Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla presenza di un modello persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività che interferisce con lo sviluppo e con il funzionamento della persona ().
La quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders: DSM5) indica che l’accertamento dell’ADHD può essere considerato quando i disturbi (sintomi) perdurano nel tempo, sono presenti in più contesti di vita e sono comparsi prima dei 12 anni di età.
I segnali della presenza di ADHD compaiono nell’infanzia (età evolutiva) e, di solito, si manifestano in modo più evidente con l’ingresso nella scuola primaria. In età prescolare è più spesso riportata un’eccessiva attività motoria, mentre con l’inizio della scuola elementare diventano più evidenti i sintomi di disattenzione.
- Inoltre, nella maggior parte delle persone con ADHD, i sintomi dell’iperattività motoria tendono a ridursi nel tempo ma persistono irrequietezza, disattenzione, scarsa pianificazione e impulsività.
- L’intensità dei disturbi (sintomi) varia da persona a persona e può dipendere anche dai contesti in cui si vive.
Le stime della diffusione (prevalenza) dell’ADHD, variano in base ai diversi metodi di rilevazione dei disturbi, alle diverse fasce d’età descritte e ai cambiamenti dei criteri di accertamento nel tempo. La quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM5) indica una diffusione del disturbo intorno al 5% nei bambini e al 2,5% negli adulti.
L’ADHD è più frequente nei maschi che nelle femmine con un rapporto di circa 2:1 nei bambini e 1,6:1 negli adulti. Nel bambino, le difficoltà a mantenere l’attenzione in compiti che richiedono uno sforzo prolungato vengono talora interpretate dagli altri come pigrizia, ridotta responsabilità o mancanza di collaborazione.
Ciò può causare conflitti familiari e interazioni negative con i coetanei. Nella sua forma più grave, il disturbo ADHD compromette notevolmente la persona, i suoi rapporti sociali e quelli con la sua famiglia. Inoltre, i bambini con ADHD sono a maggior rischio di sviluppare un disturbo della condotta e un disturbo di personalità antisociale.
- Infine, è aumentato anche il rischio di disturbi da uso di,
- Molti bambini possono attraversare delle fasi in cui appaiono particolarmente irrequieti e distratti.
- È utile rivolgersi al medico specialista quando i disturbi (sintomi) durano nel tempo, sono presenti in diversi contesti, sono marcati rispetto a quanto osservato nei bambini della stessa età e dello stesso livello di sviluppo e comportano problemi nello svolgimento delle normali attività quotidiane.
I medici specialisti in neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e in psichiatria sono i professionisti competenti per l’accertamento dell’ADHD rispettivamente in età evolutiva e negli adulti. Nel caso in cui i genitori siano preoccupati per l’iperattività, la mancanza di attenzione e l’impulsività del loro figlio, possono consultarsi con il pediatra e valutare la necessità di un approfondimento specialistico.
L’adulto che ritiene di avere un disturbo ADHD può rivolgersi al medico di famiglia per essere indirizzato da un medico specialista in psichiatria per un approfondimento mirato. La persona con ADHD deve essere aiutata attraverso interventi mirati sulle caratteristiche individuali della persona. In età evolutiva, alcuni aspetti comuni includono interventi educativi rivolti ai genitori e ai bambini.
Se indicata, il medico specialista può prescrivere una terapia farmacologica. I principali disturbi (sintomi) legati al deficit di attenzione e iperattività (ADHD) sono rappresentati da disattenzione, iperattività e impulsività. Le caratteristiche dei sintomi possono variare da persona a persona e cambiare in base all’età.
scarsa cura per i dettagli, imprecisione attenzione ridotta e facile distraibilità sembra non ascoltare quando gli si parla difficoltà a seguire le istruzioni e a portare a termine le attività difficoltà a organizzarsi evitamento delle attività che richiedono attenzione prolungata perdita di cose o oggetti difficoltà di memoria, sembra smemorato nella vita quotidiana irrequietezza, spesso corre o si arrampica in situazioni in cui è inopportuno apparire spesso “in movimento”, agendo come se fosse “guidato da un motorino” lasciare spesso il posto a sedere, in situazioni in cui si prevede di rimanere seduti parlare troppo rispondere prima che la domanda sia completata difficoltà a rispettare il proprio turno interrompere o intromettersi nelle conversazioni o attività degli altri
La quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM5) indica che la diagnosi di ADHD può essere effettuata quando i sintomi sono presenti in più contesti di vita e sono comparsi prima dei 12 anni di età. Negli adulti, i sintomi sono gli stessi dei bambini e degli adolescenti ma la loro manifestazione può essere diversa.
disturbo oppositivo provocatorio disturbi dell’umore disturbo specifico dell’apprendimento disturbo d’ansia
Negli adulti possono essere presenti: Ad oggi non è stata identificata una causa univoca del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). I dati della letteratura scientifica suggeriscono che il disturbo da deficit di attenzione e iperattività sia un disordine cosiddetto multifattoriale in cui entrano in gioco elementi sia genetici sia ambientali.
- Sebbene gli studi scientifici abbiano mostrato che entrambi i genitori e i fratelli di un bambino con ADHD abbiano una probabilità aumentata di avere il disturbo rispetto alla popolazione generale, non è ancora chiaro il contributo della genetica nello sviluppo di questo disturbo.
- Pertanto, anche se i geni trasmessi dai genitori potrebbero avere un ruolo nello sviluppo del disturbo, la modalità con cui l’ADHD si trasmette potrebbe essere complessa e non legata a un singolo difetto genetico.
La letteratura scientifica riporta alcuni fattori di rischio nello sviluppo del disturbo ADHD. Tuttavia, la relazione tra questi fattori e lo sviluppo del disturbo deve essere ancora chiarita. Tra i fattori di rischio sono inclusi: Nel bambino, il medico specialista in neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza è competente per l’accertamento (diagnosi) di disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
- In presenza di dubbi, è appropriato che i genitori consultino il pediatra per valutare l’opportunità di una valutazione specialistica.
- L’accertamento dell’ADHD richiede la necessità di acquisire le informazioni sul comportamento del bambino in diversi contesti di vita.
- L’adulto che ritiene di avere l’ADHD può rivolgersi al medico di famiglia per essere indirizzato da un medico specialista in psichiatria per un approfondimento mirato.
La formulazione della diagnosi è un processo che viene raggiunto attraverso la valutazione clinica (osservazioni e interviste) da parte dei professionisti. Lo scopo principale degli interventi terapeutici deve essere quello di migliorare il benessere globale della persona.
- In particolare, gli interventi devono tendere a migliorare le relazioni interpersonali; diminuire i comportamenti dirompenti e inadeguati; migliorare le capacità di apprendimento; aumentare le autonomie e l’autostima; migliorare l’accettabilità sociale del disturbo e la qualità della vita.
- È ampiamente accettato che l’intervento nelle persone con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) debba essere basato su un trattamento multimodale.
Tra i suoi vari componenti, il trattamento può includere anche il trattamento farmacologico. Gli interventi devono necessariamente essere adattati alle caratteristiche della persona in base all’età, alla gravità dei sintomi, ai disturbi associati oltre che alla situazione familiare e sociale.
Nel bambino, gli interventi non farmacologici includono il lavoro con i genitori e con gli insegnanti. In particolare, il lavoro con i genitori ( Parent Training ) ha lo scopo di favorire la comprensione dei comportamenti del bambino, fornire strategie per la loro gestione e modificazione, migliorare la qualità delle interazioni all’interno della famiglia e con il contesto sociale.
Il lavoro con gli insegnanti ha lo scopo di favorire un’adeguata integrazione scolastica del bambino, di ristrutturare la percezione del contesto scolastico nei suoi confronti e di consentire strategie educative più adeguate. L’intervento psicologico con il bambino prevede la modulazione cognitiva (capacità di ragionamento, memoria, linguaggio) al fine di favorire la riflessione sui propri processi di pensiero e, quindi, una maggiore riflessività, e l’uso di piani d’azione.
L’intervento per i bambini e adolescenti con ADHD coinvolge diverse figure professionali tra cui i Pediatri di Libera Scelta (PLS), i neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, gli insegnanti e gli psicologi.Farmaci autorizzati in Italia per il trattamento dell’ADHDI farmaci autorizzati in Italia per la cura dell’ADHD includono:
metilfenidato, stimolante del sistema nervoso centrale. La molecola agisce legandosi ai trasportatori sinaptici della dopamina e, in misura minore, della noradrenalina, favorendo la permanenza dei due neurotrasmettitori nello spazio sinaptico atomoxetina, molecola appartenente al raggruppamento degli inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina ( Serotonin-Norepinephrine Reuptake Inhibitor, SNRI)
La prescrizione della terapia farmacologica richiede una valutazione della persona e dovrebbe essere parte integrante di un approccio terapeutico multimodale che preveda anche interventi non farmacologici. La prescrizione della terapia farmacologica in bambini e adolescenti con ADHD è possibile nei centri autorizzati e accreditati.
Questi centri sono responsabili dell’attivazione dei piani terapeutici individuali e dei controlli delle persone che ricevono il trattamento multimodale ovvero l’associazione di trattamento farmacologico e terapie psico-comportamentali. Negli adulti, l’uso del metilfenidato è stato autorizzato nel 2015 (Gazzetta Ufficiale n.107 dell’11 maggio 2015).
La Determina n.488/2015 ammette l’uso del metilfenidato per il trattamento del disturbo da ADHD negli adulti, già in trattamento farmacologico con questo farmaco, prima del compimento del diciottesimo anno di età. Prendersi cura di un bambino con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) può essere molto impegnativo.
- I comportamenti tipici dell’ADHD possono rendere le attività quotidiane faticose e stressanti sia per la persona che per la sua famiglia.
- È importante tenere in mente che la persona con ADHD ha delle difficoltà a controllare il suo comportamento, a reprimere gli impulsi ed è difficile per lui valutare una situazione o le sue conseguenze, prima di agire.
Suggerimenti per il bambino con ADHD nel contesto quotidiano
pianificare la giornata, il bambino deve sapere cosa aspettarsi. Le routine predefinite e i contesti prevedibili possono fare la differenza rispetto al modo in cui un bambino con ADHD affronta la vita quotidiana. Ad esempio, se deve prepararsi per la scuola, è utile scomporre tale attività in passaggi strutturati in modo che egli sappia esattamente cosa deve fare fissare dei limiti chiari, e assicurarsi che sia chiaro quale sia il comportamento atteso essere positivi ed esprimere lodi specifiche, invece di un generico “Grazie per averlo fatto”, preferire “Hai lavato i piatti molto bene. Grazie”. In questo modo sarà più chiaro al bambino che si è contenti, e perché dare delle istruzioni, fornire al bambino istruzioni brevi e specifiche. Anziché chiedere “Puoi riordinare la tua camera da letto?” è preferibile “Per favore, metti i tuoi giocattoli nella scatola e i libri di nuovo sul ripiano”. Al bambino sarà più chiaro cosa deve fare e, quando le cose sono fatte bene, potrà essere lodato intervenire precocemente e prestare attenzione ai segnali di allarme, se il bambino appare frustrato, sovrastimolato e in procinto di perdere il controllo di sé, bisogna intervenire distraendolo, se possibile, allontanarlo dalla situazione critica e cercare di calmarlo creare situazioni sociali brevi e piacevoli, invitare gli amici a giocare, ma per breve tempo, in modo che il bambino non perda il controllo di sé. Nel programmare queste attività, è importante evitare queste occasioni quando il bambino è stanco o affamato come, ad esempio, dopo una giornata trascorsa a scuola favorire l’esercizio fisico, assicurarsi che il bambino faccia molta durante il giorno perché lo aiuta a migliorare la qualità del sonno controllare l’alimentazione, se diviene iperattivo dopo aver consumato alcuni cibi contenenti o, è consigliabile prenderne nota e discuterne con il pediatra favorire la routine e i ritmi del sonno, evitare che svolga attività eccessivamente stimolanti, come giocare al computer, guardare la TV, fare attività fisica, subito prima di coricarsi coinvolgere il contesto della scuola, i bambini con ADHD potrebbero avere problemi di comportamento a scuola e ripercussioni negative sui loro progressi scolastici. È opportuno discutere con gli insegnanti di eventuali ulteriori supporti se indicati e appropriati
Suggerimenti per il bambino con ADHD nel contesto scuola
supportare il bambino nell’organizzazione dei compiti evitando di sostituirsi a lui mantenere routine prevedibili evitare di interromperlo mentre svolge un compito allontanare fattori di forte distrazione dall’ambiente (ornamenti, oggetti, persone, rumori) evitare di togliere dal contesto scolastico qualsiasi stimolo di interesse evitare di ripetere richiami e rimproveri favorire la frammentazione dei tempi delle attività, senza negare o procrastinare riposi, intervalli, attività motorie o ludiche evitare di confermare sentimenti di inadeguatezza, dicendogli che è svogliato, incapace, poco intelligente
Suggerimenti per gli adulti con ADHD
utilizzare liste, diario o promemoria, riservare un po’ del tempo per pianificare le attività se costa fatica essere sempre organizzati usare l’esercizio fisico quotidiano come valvola di sfogo trovare dei modi per rilassarsi, come ascoltare musica o praticare tecniche di rilassamento parlare del proprio disturbo con il proprio “capo”, se si svolge un lavoro subordinato. Ciò consentirà di individuare condizioni che permettano di svolgere al meglio il proprio lavoro parlare con il proprio medico della idoneità alla guida, e valutare insieme a lui se comunicare eventuali problemi alla Motorizzazione Civile contattare un gruppo di sostegno locale, o nazionale, per conoscere altre persone che vivono una situazione simile e possono essere fonte di sostegno, informazioni e consigli
Prossimo aggiornamento: 25 Ottobre 2024 : Il disturbo da deficit dell’attenzione (ADHD)
Come risolvere deficit dell’attenzione?
Introduzione – La sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un disturbo cerebrale caratterizzato da un insieme di comportamenti che causano una costante disattenzione e/o un’iperattività-impulsività in grado di interferire con il funzionamento e lo sviluppo neurologico del soggetto colpito.
I sintomi della ADHD tendono a fare la loro comparsa già in tenera età, per diventare poi più evidenti in presenza di specifici cambiamenti, come l’inizio della scuola; la maggior parte dei casi vengono infatti diagnosticati tra i 7 e 10 anni di età (la diagnosi è possibile solo a professionisti della salute mentale adeguatamente formati, tipicamente neuropsichiatra infantile, psichiatra o psicologo).
I sintomi principali dell’ADHD sono
- disattenzione,
- iperattività,
- impulsività.
Più nel dettaglio definiamo come:
- Disattenzione, la difficoltà a mantenere alta l’attenzione su uno specifico compito, ma anche l’incapacità di organizzarsi adeguatamente per raggiungere un obiettivo.
- Iperattività, la necessità di muoversi costantemente, anche in situazioni in cui non sarebbe appropriato; negli adulti questo può manifestarsi anche sotto forma di estrema irrequietezza.
- Impulsività, che si manifesta con azioni affrettate, senza la necessaria ponderazione della potenziali conseguenze, ma anche sotto forma di desiderio di ricompense immediate e incapacità di ritardare la gratificazione.
I bambini possono essere molto più attivi e/o impulsivi rispetto ai loro coetanei. Questi comportamenti causano problemi significativi nella vita di relazione, nell’apprendimento e nel comportamento. Per questo motivo i bambini che soffrono di ADHD in alcuni casi sono considerati “difficili” oppure si ritiene che abbiano problemi comportamentali.
- genetici,
- ambientali.
Un tempo si pensava che l’ADHD guarisse spontaneamente con la crescita, mentre ora si sa che, per la maggior parte dei bambini, questo non è vero. I sintomi spesso migliorano quando il bambino cresce e impara a gestirli e quindi si riducono effettivamente con l’età, ma molti adulti affetti dal disturbo possono continuare ad avere problemi, spesso anche associati a condizioni correlate (come disturbi del sonno e ansia ). iStock.com/Enterline Design Services LLC
Cosa aiuta nella concentrazione?
Vitamina C: svolge un’azione antiossidante ed è utile per ridurre lo stress; Vitamine del gruppo B: utili per la salute del nostro sistema nervoso, riducono il senso di stanchezza; Magnesio: utile per il benessere fisico e mentale; Zinco: utile supporto per le funzioni cognitive.
Come aiutare un ragazzo con disturbo dell’attenzione?
ADHD, sindrome iperattività: cause e strategie di contenimento in classe
- ADHD è un acronimo con cui gli insegnanti italiani hanno sempre maggiore familiarità e dietro al quale si nascondono disturbi vari, tutti riconducibili a iperattività e deficit di attenzione.
- ADHD è un acronimo con cui gli insegnanti italiani hanno sempre maggiore familiarità e dietro al quale si nascondono disturbi vari, tutti riconducibili a iperattività e deficit di attenzione.
- Per approfondirne cause, sintomi e possibili strategie di contenimento in classe, ci siamo rivolti alla dottoressa Adele Fortunato, psicoterapeuta familiare e sistemico relazionale che a Roma si occupa da anni di disturbi nell’età evolutiva, curando progetti terapeutici e riabilitativi in contesti scolastici e familiari.
- Quali sono le cose da non fare mai con un alunno affetto da ADHD?
“Possiamo riassumerle in cinque facili regole: non accogliere mai la sua sfida ponendoci sul suo stesso piano; non essere punitivi; non usare la violenza verbale e fisica; non essere confusivi nella comunicazione e incoerenti nel comportamento. Non deve esserci discrepanza tra ciò che si dice e ciò che si fa”.
Al contrario, quali strategie risultano più vantaggiose? “Funziona molto di più l’approccio positivo, che pone l’accento sulla ricompensa e sul rinforzo. È importante che l’insegnante o il genitore si mostrino sicuri e assertivi nei confronti del bambino e che si confrontino sulla linea educativa da adottare.
Essa deve essere basata sulla coerenza e sulla fiducia nelle possibilità del bambino. Inoltre, è necessario individuare quali sono per lui le attività più piacevoli e cosa può gratificarlo dopo un’attività didattica o un compito”. Che cosa differenzia una vivacità magari un po’ esagerata da una vera e propria patologia? “Una vivacità esagerata o un problema di educazione rientra nel giro di qualche mese, mettendo in pratica tutta una serie di strategie e imparando a comunicare con il bambino in modo efficace.
- L’ADHD è un vero e proprio disturbo che impedisce al bambino di regolare la sua capacità di attenzione e concentrazione, i propri impulsi, il livello di autostima e il comportamento motorio.
- Ci sarà quindi bisogno di un lavoro terapeutico più mirato sia sul bambino sia sulla famiglia”.
- Quali sono i segnali che devono mettere in allarme un docente? In quale fascia di età? “I segnali che devono mettere in allarme i docenti, in età prescolare, sono: iperattività, crisi di rabbia, litigiosità e provocatorietà, bassa tolleranza alla frustrazione e ai ‘no’, difficoltà ad aderire alle regole, tendenza a disturbare i compagni, ritardata acquisizione dei prerequisiti linguistici, tendenza ad annoiarsi facilmente, ricerca continua di una nuova attività e di un nuovo gioco, assenza di paura, comportamenti aggressivi, soprattutto di tipo personale.
La diagnosi di ADHD può essere fatta soltanto in età scolare, quando non si siano verificati cambiamenti significativi nella condotta del bambino nonostante l’impegno di entrambi i genitori e degli insegnanti. Prima di sottoporre il bambino ad una valutazione, è consigliabile che i primi si mettano in discussione chiedendo il supporto di un terapeuta familiare, per capire se si può intervenire in un altro modo.
- La sindrome da iperattività si manifesta in comorbilità con quali altre disfunzioni?
- “Spesso si manifesta in comorbilità con il disturbo oppositivo-provocatorio, i disturbi della condotta, quelli specifici dell’apprendimento (dislessia, disgrafia ecc), disturbi d’ansia, meno frequentemente con la depressione, il disturbo ossessivo-compulsivo e il disturbo bipolare”.
- Quali strategie contenitive suggerisce a un docente che abbia in classe uno o più bambini affetti da ADHD?
“È importante che il docente si mostri sempre sicuro e deciso con questi bambini, altrimenti non verrà preso sul serio. Le regole devono essere chiare, esplicite e espresse in forma positiva, non sottoforma di divieto. Ad es. il ‘non si corre’ diventa ‘si cammina piano’ ecc È importante che l’insegnante utilizzi un sistema a punti che preveda un premio finale quando il bambino porta a termine un’attività.
Essa va suddivisa in micro-attività e vanno previste delle pause se risulta troppo lunga per lui, nell’ottica di prevenire un momento di stanchezza e di stress. Il rinforzo verrà dato solo quando il compito sarà finito. Rispetto ai comportamenti problematici, l’insegnante dovrà ignorare quelli privi di interesse e concentrarsi sulle cose più gravi, intervenendo per bloccare il bambino e allontanarlo dalla situazione critica.
Si può individuare una sedia su cui lui dovrà stare seduto qualche minuto e dove non potrà avere accesso a nessun rinforzo o stimolo. Questa strategia è detta ‘time-out’: si tratta di un momento di pausa e di allontanamento da una situazione rinforzante, che serve al bambino per recuperare la calma.
Solo quando sarà sereno, potrà tornare all’attività precedente, gioco o altro, ed essere così rinforzato”. Si può guarire da questa sindrome? Un bambino con ADHD diventerà un ‘ragazzo difficile’? “Si può guarire, ma per ottenere risultati significativi è necessario intervenire il prima possibile. Un bambino con una diagnosi di ADHD può diventare un ragazzo difficile se non si fa niente per trattare il problema attraverso un approccio terapeutico individuale o familiare.
Infatti, l’impulsività, il prediligere le sfide e le situazioni pericolose da parte di questi bambini potranno portarli ad avere diversi problemi in adolescenza: dipendenza da sostanze e da alcool, oppure, la devianza verso l’illegalità e la delinquenza”.
- Molti psicoterapeuti e pedagogisti mettono in relazione l’aumento di queste diagnosi con una mancanza di autorevolezza da parte delle famiglie.
- Lei che cosa ne pensa? “Sicuramente si sta assistendo ad un cambiamento significativo nella struttura della famiglia in questi ultimi anni.
- Le separazioni più frequenti, il conflitto e il disaccordo tra i genitori, l’adozione di uno stile educativo più lassista, hanno portato all’aumento di problemi di questo genere.
Spesso i genitori non riescono a trovare una stessa linea educativa nei confronti dei figli e ciò che viene trasmesso al bambino è il messaggio che può fare tutto e il contrario di tutto. L’incoerenza che spesso caratterizza gli interventi educativi porta il bambino a confondersi continuamente, a non sapere più come dovrà comportarsi e distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è.
A volte capita che l’operato degli insegnanti venga squalificato dai genitori in presenza dei figli. Questo non fa che legittimare un loro atteggiamento sfidante e poco rispettoso nei confronti dell’autorità scolastica. Gli stili educativi differenti tra i genitori e tra famiglia e scuola alimenta la disorganizzazione e il caos mentale nel bambino, dandogli l’idea di poter fare tutto ciò che vuole, tanto tutto è lecito, non permettendogli di interiorizzare delle regole e di darsi dei limiti”.
Le cause del disturbo da iperattività sono solo psicologiche oppure c’è anche una base fisiologica? E’ vero che all’estero, per esempio negli Stati Uniti, vengono prescritti farmaci fin dalla tenera età? “Non sono ancora state individuate le cause di questo disturbo.
Alcuni studi mettono in evidenza la base genetica del problema, altri il fatto di aver subito traumi, violenze o maltrattamenti nei primissimi anni di vita. Anche lo stress materno viene correlato all’insorgere del disturbo. È vero che vengono prescritti farmaci, degli psicostimolanti, che riducono l’iperattività e migliorano i livelli di attenzione.
Ovviamente il farmaco non è sufficiente, ma occorre affiancarlo ad un intervento di tipo psicoeducativo: terapia comportamentale per il bambino, Parent Training per i genitori, training con gli insegnanti con interventi integrati tra il contesto familiare e scolastico”.
Cosa causa il disturbo dell’attenzione?
Quali sono le cause dell’ADHD? – Le cause dell’ ADHD possono essere di natura:
- genetica
- neurobiologica
- ambientale.
Studi di genetica che hanno coinvolti i bambini hanno mostrato l’esistenza di un’associazione tra l’ ADHD e alcuni geni. Ad esempio, un’alterazione nel gene responsabile della produzione di un neurotrasmettitore (dopamina) potrebbe essere una delle cause di questo disturbo: la dopamina è quella sostanza che veicola le informazioni fra i neuroni e, quindi, è alla base di molti processi cognitivi, come ad esempio attenzione e memoria.
- Nonostante non vi siano ancora evidenze scientifiche consistenti, la maggior parte dei farmaci utilizzati per curare l’ ADHD, infatti, aumenta l’efficacia dell’attività della dopamina nella comunicazione tra neuroni, aiutando così il paziente a prestare maggiore attenzione.
- Ulteriori studi hanno dimostrato anche la familiarità del disturbo: un bambino affetto da ADHD ha 4 volte più probabilità di avere un parente con la stessa malattia; così come un terzo dei padri che soffrono di ADHD ha un figlio con lo stesso disturbo.
- Esistono poi alcuni fattori ambientali che sono associati all’ ADHD, in particolare fattori di rischio prenatali, come:
- esposizione prolungata a fumo di sigaretta;
- assunzione di alcool o droga in gravidanza;
- ipertensione;
- stress;
- complicanze durante il parto;
- nascita pretermine;
- basso peso alla nascita.
Tali fattori non causano in maniera diretta questo disturbo ma possono favorire la comparsa di alterazioni nei geni, che portano poi all’insorgenza dell’ ADHD, Le cause di natura neurobiologica che possono causare la comparsa dell’ADHD sono difetti nella struttura e nel funzionamento della parte frontale del cervello, responsabile di processi cognitivi primari come la pianificazione e l’organizzazione dei comportamenti, l’attenzione e il controllo inibitorio.
Perché ho difficoltà a concentrarmi?
Definizione – L’attenzione è una funzione psichica che orienta e focalizza l’attività mentale cosciente su determinati stimoli, elementi o aspetti di una particolare situazione. La capacità di attenzione è estremamente variabile e dipende dalle condizioni ambientali, dall’umore, dal grado di stress e dall’ età,
- La difficoltà di concentrazione è, quindi, il risultato di fluttuazioni, deviazioni o alterazioni radicali di questa attività mentale e si presenta soprattutto quando vengono a mancare la motivazione e l’interesse su oggetti o argomenti ben precisi.
- Questo sintomo riconosce molteplici cause e può associarsi ad una serie di altri disturbi, come la perdita di memoria a breve termine e la difficoltà ad elaborare un concetto in maniera chiara, ad ascoltare ed a formulare parole.
La difficoltà di concentrazione può manifestarsi in caso di anemia da carenza di ferro e di varie patologie neurologiche (come il morbo di Alzheimer ). Inoltre, rientra tra i sintomi psichici di depressione e disturbi d’ ansia, In qualche caso, dipende dalla carenza di sonno o dallo stress.
L’intossicazione acuta da alcol riduce la capacità di concentrazione, così come l’ alcolismo cronico e l’uso di droghe (es. eroina e cocaina) comportano un danno cerebrale permanente che compromette le attività cognitive. La difficoltà di concentrazione può rappresentare anche l’effetto collaterale di certi farmaci, come gli ansiolitici,
Nel bambino, i problemi di concentrazione possono manifestarsi in presenza di parassitosi intestinale; in tal caso, compaiono spesso anche irrequietezza, disturbi del sonno, pallore ed enuresi, In età pediatrica, inoltre, l’incapacità di prestare attenzione rientra tra i sintomi dell’ADHD ( sindrome da deficit di attenzione e iperattività ) e si associa ad ipereccitabilità, aggressività eccessiva, comportamento impulsivo ed irruento e mancanza di disciplina.
Come capire se un bambino ha problemi di concentrazione?
Le conseguenze della difficoltà di concentrazione nei bambini – La mancanza di concentrazione può avere conseguenze nella vita di un bambino e in quella della sua famiglia. Se tuo figlio mostra frequentemente segni di disattenzione, potresti aver bisogno di molta energia per gestirlo.
Convincerlo ad ascoltare le raccomandazioni o a terminare i compiti che gli vengono assegnati diventa una vera e propria impresa. Non è una situazione semplice e rischia di far andare in crisi i genitori. I deficit di attenzione rendono quindi la vita in casa meno serena, provocando frustrazione in tutti i membri della famiglia.
A scuola, i bambini con problemi di concentrazione sono poco inclini al rispetto delle regole e tendono a non stare mai fermi, disturbando gli altri compagni di classe. Hanno un’alta probabilità di rimanere indietro con il programma scolastico e avere ripercussioni negative sulla carriera accademica,
Le problematiche legate alla disattenzione influiscono anche sulla sfera personale dell’individuo. I bimbi hanno in alcune situazioni un atteggiamento inadeguato al contesto e non riescono a rispettare le convenzioni nelle situazioni di socialità o di gioco. Ad esempio, parlano troppo senza permettere agli altri di intervenire, oppure interrompono di continuo i discorsi degli altri bambini e quindi rischiano di essere esclusi dalle attività ludiche.
Il bambino può rischiare di sviluppare bassa autostima, che si traduce in una scarsa capacità di affrontare le sfide quotidiane presenti e future. Da questa condizione, ne derivano poi sentimenti di ansia, rabbia e frustrazione che scatenano un circolo vizioso di negatività.
Come capire se mio figlio ha un disturbo dell’apprendimento?
Sintomi dei disturbi dell’apprendimento Un bambino piccolo può mostrare difficoltà ad acquisire i nomi di colori o lettere, ad assegnare un nome a oggetti familiari, a contare o a progredire in altre abilità precoci dell’apprendimento. Si possono manifestare ritardi nell’apprendimento della lettura e della scrittura.
Chi cura il deficit di attenzione?
Nel bambino, il medico specialista in neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza è competente per l’accertamento (diagnosi) di disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
Cosa mangiare con ADHD?
La dieta per i bambini con deficit di attenzione e iperattività (Adhd) La sindrome da deficit di attenzione ed iperattività (Adhd) rientra tra i disturbi del neurosviluppo ed è caratterizzata da iperattività motoria, impulsività e difficoltà nel mantenere un elevato livello di attenzione per lunghi periodi.
- Di Adhd è affetto all’incirca il 5% dei bambini di tutto il mondo, ma le percentuali non sono chiare, perché in molti casi il disturbo non viene diagnosticato in tempo.
- Esiste una relazione tra Adhd e alimentazione? Il tema è controverso, ma continua a interessare molti genitori che vorrebbero un’alternativa ai trattamenti farmacologici o che cercano una terapia complementare.
Diversi studi hanno spazzato via l’ipotesi che l’alimentazione possa essere la causa dei disturbi comportamentali, ma sicuramente può essere d’aiuto per il controllo dei sintomi. La consulenza di un nutrizionista rappresenta l’approccio migliore nei bambini che assumono comportamenti alimentari non adatti alle loro reali esigenze nutrizionali e al livello di attenzione necessario per lo svolgimento delle attività quotidiane.
- Alcuni alimenti fanno bene alle cellule nervose, aumentandone la capacità di concentrazione, l’apporto quotidiano di questi nutrienti deve essere costante e adeguato.
- Si dovrebbe, quindi, aumentare il consumo di proteine che devono derivare in gran quantità da legumi (fagioli, lenticchie e ceci), uova e frutta secca.
Consumare questi cibi facilita infatti la concentrazione e, di conseguenza, il lavoro di apprendimento. È altrettanto importante non far mancare un adeguato apporto di vegetali e frutta. Questi alimenti andrebbero consumati preferibilmente nelle ore serali, perché facilitano il rilassamento, regalando una buona qualità del sonno.
- Si dovrebbe privilegiare, infine, il consumo degli acidi grassi omega 3, che si trovano soprattutto nel pesce (tonno, salmone, sgombro, sardine).
- Sotto accusa spesso lo zucchero: una dose concentrata può far salire di 10 volte il livello di adrenalina nel sangue dei bambini portando ansia, irritabilità, iperattività o aggressività.
Limitare, quindi, l’assunzione di bibite gassate, succhi di frutta, caramelle, dessert e più in generali tutti i dolciumi. Limitare l’assunzione di zuccheri può certamente contribuire a ridurre l’iperattività nei bambini. Bisogna però ricordare che, sebbene una dieta a basso tenore di carboidrati possa ridurre i sintomi di Adhd, non si dovrebbero mai eliminare completamente i carboidrati dalla propria alimentazione.
- Basta inserire carboidrati da fonti integrali, piuttosto che raffinate.
- Attenti anche ai cibi nervini: alcuni conservanti o coloranti per alimenti e le sostanze nervine potrebbero aumentare la sintomatologia dell’iperattività.
- Dovrebbero quindi essere eliminati dalla dieta: i coloranti alimentari e i conservanti (aspartame, glutammato monosodico e nitriti vari).
Nella categoria delle sostanze nervine vengono tradizionalmente inseriti caffeina, teobromina, teina, taurina, guaranà, efedrina, sinefrina contenute nel tè, nel caffè, nel cacao. Le proprietà toniche di questi alimenti agiscono sul sistema nervoso centrale e quello periferico, stimolando l’iperattività.
Quando dare il Ritalin?
Prenda Ritalin una o due volte al giorno (ad esempio a colazione e/o all’ora di pranzo). Non prenda Ritalin alla sera: devono trascorrere almeno 4 ore dall’ultima somministrazione al momento di coricarsi.
A cosa serve il Ritalin?
Ritalin è usato per curare il ‘Disturbo da deficit di attenzione e iperattività’ (ADHD). É usato nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra i 6 e i 18 anni.
Chi è lo studente con ADHD?
ADHD = Attention Deficit Hiperactivity Disorder = Disturbo da Deficit d’Attenzione /Iperattività. È un disturbo dello sviluppo neuropsichico. Un alunno con Disturbo da Deficit d’Attenzione Iperattività deve mostrare dei sintomi per almeno sei mesi, con un’intensità che contrasta con il livello di sviluppo.
Che attirano l’attenzione?
Uno stimolo è in grado di attirare più o meno la nostra attenzione sulla base di specifiche caratteristiche: l’Intensità; la Durata; la Dimensione; il Contenuto Emozionale; la Novità.
Quanto dura il livello di attenzione?
L a nostra capacità di attenzione e di concentrazione è calata drasticamente negli ultimi vent’anni, alcuni studi parlano di una soglia minima di 8 secondi, meno di un pesce rosso. La causa si nasconde nel rapporto che abbiamo sviluppato con la connettività e con lo strumento che la incarna: lo smartphone.
Anche quando è nella tasca, lontano dai nostri occhi e silenzioso, ci scopriamo a pensarci, forse a sfiorarlo con le dita. Sbloccarlo e scrollarne i social è la fonte di una scarica di dopamina alla quale rischiamo di diventare dipendenti. «Nella scala che va dalle caramelle al crack lo schermo è molto più vicino al crack» ha detto Chris Anderson, ex direttore di Wired USA.
Insomma, per passare dall’Era dell’Acquario a quella del Pesce Rosso sembra sia bastato uno smartphone. Ne abbiamo parlato con la giornalista Lisa Iotti, che nel nuovo libro 8 secondi ha raccontato il suo viaggio alla scoperta dei problemi dell’iperconnessione, dalla dipendenza da smartphone al multitasking.