Lettura e memoria: ecco 9 trucchi pratici per ricordare ciò che si legge
- – Fare una pre-lettura.
- – Sottolineare.
- – Farsi delle domande sul testo.
- – Imprimere, associare, ripetere.
- – Discuterne con qualcuno.
- – Leggere ad alta voce.
- – Leggere su carta.
- – Accettare di perdere qualcosa.
Altre voci
Cosa aiuta a ricordare le cose?
Semplicissimo: per ricordare le cose occorre pronunciarle ad alta voce. Leggere quello che si vuole memorizzare, o semplicemente ripeterlo dopo che ci è stato detto. E’ così che il cervello immagazzina l’informazione e la fa propria.
Come si impara a memoria?
Metodi per studiare a memoria – Per memorizzare le informazioni vengono utilizzare tecniche specifiche che si differenziano in base a ciò che deve essere memorizzato: date, percentuali, nomi, episodi e situazioni. Bisogna sapere, quindi, che esistono tecniche specifiche per ogni informazione ed impararle è possibile: è solo questione di conoscerle e metterle in pratica.
- Alcune dei metodi più utilizzati per studiare a memoria sono l’utilizzo di un metodo di studio efficace, l’applicazione delle mappe mentali e le associazioni visive.
- La ripetizione, invece, pur essendo una tecnica molto utilizzata, soprattutto in ambito scolastico, risulta spesso noiosa e poco efficace.
Quando parliamo di metodo di studio intendiamo anche la pianificazione del tempo dedicato ad analizzare, comprendere e riuscire ad esporre e memorizzare un determinato argomento. Per riuscire a studiare a memoria è necessario infatti dedicare il giusto tempo anche alle pause e alla ripetizione.
Il consiglio è di seguire lo schema 40-15-5, ovvero dedicare quaranta minuti allo studio, cinque minuti a una pausa e quindici minuti a ripetere l’argomento che si ha studiato. Un errore comune è quello di voler ripetere quello che si è studiato durante un intero pomeriggio quando invece è molto più efficace distribuire il tempo secondo lo schema 40-15-5 perché permette alla nostra mente di trattenere molte più informazioni.
Un altro metodo per studiare a memoria è quello di dedicare il giusto tempo alla lettura strategica: individuare i concetti chiave e trasformarli in un schema attraverso l’utilizzo delle mappe mentali. Un’altra tecnica molto efficace è quella di utilizzare le immagini, dei simboli, delle parole chiave o dei colori per lavorare di associazioni: in questo modo saremo in grado di memorizzare anche contenuti lunghi e complessi e riuscire ad esporli ripercorrendo la nostra mappa mentale,
Come leggere in modo attivo?
1. Leggi in modo attivo – Non leggere mai automaticamente o pensando ad altro: è una perdita di tempo (allora, meglio una passeggiata); Non leggere mai senza matita (evita gli evidenziatori) per sottolineare ciò che ti sembra importante, annotare a margine, ecc.; Cerca di “situare” il testo, cioè di capire il contesto in cui è stato scritto (l’origine, la tipologia, la data di stesura, l’autore, ecc.) e ricorda che le parole non hanno sempre lo stesso senso e che i modi di pensare cambiano.
- Leggi silenziosamente per leggere rapidamente,
- Non pronunciare o formulare nessuna parola ad alta voce o «nella mente».
- La parola è più lenta della visione immediata (almeno tre volte più lenta).
- Non leggere troppo lentamente perché la successione delle parole rischia di perdere completamente senso.
- Scorri prima il testo globalmente,
Il numero di paragrafi, dei capitoli, la composizione e l’impaginazione del testo permettono di reperirne le idee essenziali e la sua struttura logica. Leggi poi, paragrafo per paragrafo, Se una frase ti sembra difficile, non rileggerla prima di aver finito di leggere l’intero paragrafo: la frase seguente può aiutarti a capire.
Come aiutare il cervello a ricordare?
Tecniche di concentrazione – In che modo possiamo mantenere attiva e giovane la memoria ? Oggi, si parla molto di “brain training” (o di “memory training”), cioè di esercizi per allenare la memoria, Alla base c’è l’idea che con semplici pratiche, spesso ludiche, potremmo facilmente migliorare le nostre capacità cognitive, diventare più intelligenti, ringiovanire, o imparare una lingua senza fatica.
- Purtroppo, la maggior parte di questi programmi non è sostenuto da dati sperimentali appropriati.
- Tuttavia, la memoria risente dell’esercizio.
- Il cervello, in fondo, è molto simile a un muscolo nel suo funzionamento: per non indebolirlo e mantenerlo vitale bisogna allenarlo.
- Uno dei modi per allenare e migliorare la propria memoria consiste nell’utilizzare delle strategie adottando semplici tecniche di concentrazione,
Leggere, scrivere, giocare a scacchi, o a dama, o fare giochi di enigmistica, come sudoku, anagrammi, rebus o parole crociate, possono avere utili benefici per la memoria. Anche gli hobby, come il giardinaggio, il bricolage, ecc. possono aiutare a mantenerla attiva.
Perché non riesco a ricordare?
QUANTE VOLTE RIPETERE PER RICORDARE – Bisogna far solidificare e ben fissare gli schemi nella mente, e non recuperarli continuamente in modo ansioso. E’ così che i nostri neuroni formano legami tra di loro e permettono che le tracce restino nel tempo. Lo stress può incidere sul processo di memorizzazione delle nozioni — Fonte: istock Lo stress e l’ ansia che ne deriva da uno studio forsennato, ostacolano molto la memorizzazione a lungo termine e non facilitano l’apprendimento efficace. E’ per questo che molti studenti ansiosi, rendono assai meno di chi si è limitato a ripassare nei tempi e nelle modalità più efficaci.
Come si fa a leggere bene?
Come leggere bene a voce alta: qualche consiglio – Colin Firth ne “Il discorso del Re”
Gioca d’anticipo, Se sai già che dovrai leggere in pubblico, e hai a disposizione il testo in questione, buttaci un occhio prima del grande momento, Hai la fortuna di poterti allenare su quella stessa lettura in anticipo, individuando le frasi chiave, i termini che ti mettono più in difficoltà, e l’intonazione adeguata al contesto. Leggi il testo prima nella mente e poi a voce alta, per più volte. Ancora meglio se trovi qualcuno che può ascoltarti mentre fai le prove. Non aspettare l’ultimo minuto !
Occhio alla respirazione e tieni a bada l’agitazione. Quando ci troviamo a dover parlare in pubblico, la nostra emotività può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. In caso di ansia da palcoscenico, consigliamo innanzitutto di fare qualche respiro profondo. Questo ci aiuta a calmarci, a ritrovare la concentrazione, e ci immette già sul giusto ritmo di lettura. Perché uno degli errori più comuni nel leggere un testo a voce alta, è andare eccessivamente veloci nella lettura. Dimentichiamo di avere davanti qualcuno che non ha il testo sottomano, e che quindi deve comprendere tutto attraverso le nostre parole, e leggiamo rapidamente, praticamente solo per noi stessi. Un errore a cui può portarci anche l’agitazione, come se non vedessimo l’ora di finire rapidamente per scrollarci da dosso gli occhi degli altri. Se durante la lettura cogliete delle espressioni accigliate intorno a voi, cercate di leggere più lentamente!
Pause e intonazione fanno la differenza. Nessuno pretende da voi una performance teatrale, ma dovete comunque sforzarvi di metterci un po’ di interpretazione. Il vostro compito principale è catturare l’interesse di chi vi sta ascoltando, non perderlo per strada, e fare in modo che tutti capiscano che cosa state leggendo. Quindi non sottovalutate l’importanza delle pause, soprattutto a termine di un concetto importante. Qualche attimo di silenzio strategico, aiuta chi vi sta ascoltando a ricapitolare ciò che ha appena sentito, e permette anche a voi di riprendere fiato prima di continuare la lettura. È essenziale oltretutto modificare il tono di voce. Alzare la voce sui punti chiave, nel corso della lettura genera un cambiamento, vi aiuta a mettere l’accento sui passaggi principali, e a mantenere l’attenzione del vostro pubblico.
Non dimenticare il linguaggio non verbale. Chi ci ascolta deve sentirsi coinvolto dalle nostre parole, quindi ogni tanto cerca il tuo pubblico con lo sguardo, Sorridi se il contesto lo richiede, e fai qualche passo nello spazio che hai a disposizione. Tutto questo ti aiuta a sembrare meno statico e impostato, e cattura l’attenzione di chi ti sta guardando.
Se sbagli, non andare nel panico e continua a leggere. Puoi esserti allenato nella lettura del tuo testo, oppure esserti trovato a dover leggere qualcosa a sorpresa. E in entrambi i casi, potresti comunque commettere degli errori legati all’agitazione, o ad un’interruzione fuori programma. Se sbagli la pronuncia di un termine o cadi nel balbettio, non scoraggiarti. Fai una breve pausa, respira e vai avanti. Nessuno è perfetto!
In sintesi, per capire come leggere bene a voce alta, la cosa a cui dovete fare più attenzione è il ritmo, Scandite bene ogni parola e procedete lentamente, facendo pause alla fine di ogni concetto, e alzando leggermente il tono di voce (non deve risultare un accorgimento forzato) sui punti che intendete evidenziare.
Se leggere a voce alta di fronte agli altri è una cosa nuova, e per questo motivo vi spaventa, prima prendetevi un attimo per familiarizzare con il vostro testo. Fate delle prove allo specchio, o leggete per qualcuno che vi mette a vostro agio. Il film ” Il discorso del re ” del 2010 diretto da Tom Hooper racconta una storia che come obiettivo finale ha quello di un discorso pubblico che re Giorgio VI (interpretato da Colin Firth ) deve tenere per tutta la nazione inglese.
Il sovrano soffre di balbuzie, quindi la situazione per lui risulta ancora più complicata perché non deve combattere solo con l’ansia da prestazione o la timidezza, ma ci sono anche molti spunti che possono ispirare altri esercizi per migliorare l’esposizione e capire come parlare bene a voce alta. Amo le storie. Quelle scritte, messe in scena o raccontate. Mi piace mettere in ordine le parole, e sfogare la mia creatività attraverso la scrittura creativa.
Come si fa a migliorare la lettura?
Muovere gli occhi velocemente – Per aumentare la propria velocità di lettura occorre esercitarsi. Il vantaggio sarà un grande guadagno di tempo e una maggiore quantità di informazioni e nozioni acquisite, a parità di tempo di lettura. Gli occhi devono muoversi, scorrendo sulle righe, più velocemente di quanto si è abituati.
Quale sostanza aiuta la memoria?
3. Vitamina B memoria: un’ alleata per la mente e l’umore – Il termine vitamina B comprende in realtà un insieme di 8 vitamine: tiamina (B1), riboflavina (B2), niacina (B3), acido pantotenico (B5), piridossina (B6), biotina, acido folico e cobalamina (B12),
Queste vitamine sono chiamare anche ” vitamine della felicità ” o ” vitamine anti-stress “, perché anche loro, come la vitamina C, partecipano alla produzione dei neurotrasmettitori, aumentano i livelli di energia e aiutano ad affrontare meglio periodi di forte stress e ansia. Per quanto riguarda le vitamine B6, B12 e acido folico (B9 ), sono particolarmente importanti per la buona salute del cervello.
Gli studi hanno dimostrato che queste tre vitamine lavorano sinergicamente per aiutare a prevenire il declino mentale, la demenza e il morbo di Alzheimer, Uno studio dell’Università di Oxford ha dimostrato che l’assunzione di B6, B12 e acido folico insieme riduce l’atrofia del cervello, migliora le funzioni cerebrali e riduce significativamente il restringimento del cervello nella parte del cervello più colpita dal morbo di Alzheimer.
Come stimolare i ricordi?
Rievocare il passato per stimolare la mente Raccontare di sé, dare voce alla propria storia mettendo insieme i pezzi della propria vita, come nella realizzazione di un mosaico: la reminiscenza è un processo prezioso, che fornisce un senso di continuità del sé e permette di guardare da un punto di vista diverso, sotto le vesti di narratore, gli episodi che hanno segnato la propria esistenza.
Grazie a questo ricordo personale, riportato attivamente alla coscienza o manifestatosi spontaneamente, è possibile intraprendere un trattamento riabilitativo di sostegno psicologico. Più nel dettaglio, la terapia di reminiscenza si fonda sul recupero dei ricordi rivolto agli anziani con patologie come l’Alzheimer,
Per la persona malata rievocare il passato rappresenta l’isola felice nella quale si può rifugiare per superare il senso di inadeguatezza sperimentato dai fallimenti vissuti nel momento in cui non riesce a memorizzare materiale nuovo, Il celebre gerontologo e psichiatra Robert Butler è stato il primo a descrivere l’esercizio della reminiscenza come strumento psicologico utile ed efficace per gli anziani.
Ma in che cosa consiste, a livello pratico, questa terapia? Si tratta di un intervento riabilitativo psico-sociale che può essere applicato individualmente o in gruppo, Per stimolare i ricordi si usano le fotografie oppure la persona viene invitata a evocare oralmente alcuni momenti del suo passato.
Si può lavorare sulla memoria episodica (memorie personali e specifiche come la nascita di un figlio) così come su quella semantica (eventi storici di rilievo). Il terapeuta dovrà promuovere l’esperienza emotiva di ogni ricordo, mentre il paziente dovrà lavorare sul linguaggio espressivo, comprensivo e molto altro.
L’obiettivo è quello di rivivere il proprio passato, conferendo un significato esistenziale a quanto vissuto e cercando di risolvere conflitti personali per ottenere un senso di pace interiore. La terapia è utile anche contro le malattie psicologiche : in uno studio del 2005 alcuni ricercatori hanno indagato gli effetti della reminiscenza in un gruppo di anziani affetti da depressione,
Come RICORDARE quello che LEGGI (e applicarlo) 📚
I dati hanno evidenziato una correlazione positiva tra la partecipazione al gruppo di reminiscenza e il miglioramento dei sintomi. : Rievocare il passato per stimolare la mente
Cosa danneggia la concentrazione?
Depressione e disturbi d’ansia; Malattie neurologiche (come l’Alzheimer); Anemia da carenza di ferro; Carenza di sonno e stress eccessivo.
Come si cura la mancanza di concentrazione?
DIFFICOLTÀ DI CONCENTRAZIONE: RIMEDI – I rimedi alla difficoltà di concentrazione possono essere differenti. In particolare è possibile contrastare tale problema dormendo abbastanza, tenendo sotto controllo ansie e stress, praticando una dieta ricca di vitamina B.
Perché mi dimentico quello che studio?
Domanda di: Maruska Galli | Ultimo aggiornamento: 19 marzo 2023 Valutazione: 4.8/5 ( 36 voti ) Lo stress e l’ansia che ne deriva da uno studio forsennato, ostacolano molto la memorizzazione a lungo termine e non facilitano l’apprendimento efficace. E’ per questo che molti studenti ansiosi, rendono assai meno di chi si è limitato a ripassare nei tempi e nelle modalità più efficaci.
Come recuperare i ricordi rimossi?
Salute Ricordi persi e ritrovati – Con l’età la memoria tende a peggiorare, ma in condizioni di invecchiamento normale arrivano un significativo miglioramento delle funzioni linguistiche (dato dall’esperienza) e migliori abilità nell’appianare i conflitti, nel giudicare le persone, e nel controllare le proprie emozioni. © John Lund/Blend Images/Corbis Misurando l’attività cerebrale dei soggetti dediti al compito, i ricercatori hanno visto che il circuito neuronale utilizzato per memorizzare l’oggetto pian piano svaniva mentre venivano distratti da altri stimoli. Non del tutto, però, come si pensava.
Successivamente, infatti, i ricercatori sono riusciti a riattivarlo con un “trucco”: una stimolazione con la risonanza magnetica transcranica, una tecnica che permette con brevi impulsi magnetici di attivare o disattivare alcune zone della corteccia cerebrale o circuiti di neuroni. Il trucco ha funzionato però solo per far tornare alla memoria gli stimoli che erano stati definiti importanti.
Secondo i ricercatori è la dimostrazione dell’esistenza di un meccanismo di memoria che consente di tenere in stand-by alcune informazioni, ed eventualmente recuperarle, prima di memorizzarle in maniera più sicura oppure perderle definitivamente. Memoria neonata. Chi non ha mai sentito il proprio cane o il proprio gatto ronfare beato sulla poltrona? Ebbene sì, anche i mammiferi russano come noi: tra questi, in particolare, elefanti, gorilla, scimmie, maiali e rinoceronti, ma anche foche e leoni marini. Il meccanismo è lo stesso: la vibrazione del palato molle a bocca aperta produce il tipico ronfo.
- Chi più chi meno, tutti hanno bisogno di dormire: le specie carnivore dormono più di tutte, mentre quelle che pascolano rimangono sveglie più a lungo.
- Comunque, tutti gli animali provvisti di sistema nervoso centralizzato hanno un’alternanza di periodi di veglia e sonno: a cosa serve e da cosa sono determinate le differenze? Scorrete le foto per scoprirlo.
Inoltre, scoprite la scienza del sonno su Focus 360 (ottobre 2022), disponibile anche in versione digitale. Foto: © Shutterstock Il sonno degli scimpanzé ( Pan troglodytes ) è simile al nostro: l’uomo adulto dorme in media 8 ore con una fase Rem (quella dei sogni) di 1,9 ore. Lo scimpanzé dorme sugli alberi per circa 13,7 ore, con una fase Rem di 1,4. L’animale che ci assomiglia maggiormente è il maiale: riposa lo stesso numero di ore, con il medesimo ritmo e tempo di sogno dell’uomo, Starsene al calduccio quando le temperature si fanno più rigide è una strategia di sopravvivenza adottata da molti animali: la durata e la profondità del sonno invernale (ibernazione) dipendono dal luogo in cui l’animale vive. I porcospini dell’Europa nord occidentale dormono fino a 6 mesi consecutivi. I cavalli in realtà non dormono solo in piedi: per alcune ore del giorno riesco ad appisolarsi anche sdraiati di lato o seduti: questa posizione però non può essere mantenuta a lungo, poiché la pesante massa dei visceri comprime il diaframma causando difficoltà respiratorie. La vita del koala è scandita da alcuni punti fermi, per esempio gli alberi di eucalipto da cui scende solo occasionalmente (per cambiare albero o favorire la digestione). La sua giornata è caratterizzata da lunghi pranzi che avvengono di notte: impiega circa 4 ore per cibarsi di circa 500 grammi di foglie, poi per il resto del tempo (anche 20 ore al giorno) sonnecchia, incuneato saldamento nella biforcazione di qualche ramo. Il bradipo ( Choloepus didactylus ) passa gran parte del giorno dormendo a dondoloni, rimanendo aggrappato al ramo con le sue unghie molto arcuate: ma non è l’unico animale che non cade pur dormendo appeso. I grandi pipistrelli tropicali mangiatori di frutta (le volpi volanti) assumono la stessa posizione. L’uomo condivide con cani, gatti, topi, scimmie e molti altri mammiferi e uccelli le fasi Rem del sonno, cioè i periodi di sonno leggero in cui si sogna, caratterizzati da movimenti oculari e da un’attività cerebrale simile a quella della veglia. E durante il letargo? Quel lungo sonno è senza sogni. È quel che fanno i pesci il cui periodo di riposo non è causato dalla chiusura delle palpebre quanto piuttosto dall’immobilità. I pesci non hanno neppure un periodo del giorno dedicato: fanno brevi sonnellini sia di giorno che di notte. Alcune specie poi svolgono frenetici preparativi prima di addormentarsi. E dopo il sonno un bel sbadiglio. Ma perché sbadigliamo? Oltre a un segno di stanchezza, lo sbadiglio è una risposta autonoma dell’organismo che si accorge di avere bisogno di maggiore quantità di ossigeno e quindi cerca, con una respirazione particolarmente intensa e forzata, di compensare il deficit facendo allargare gli alveoli polmonari. Anche il panda minore, o panda rosso ( Ailurus fulgens ), usa i rami come letto. Eccolo mentre se la ronfa in una foresta dell’Asia (meridionale e sud orientale) dove vive. Si riposa dopo le scorribande notturne, visto che è un animale prevalentemente attivo di notte. Una sostiene tutto il corpo, l’altra rimane ritratta sotto l’ala. Ecco come dorme un fenicottero ( Phoenicopterus sp.). Gli arti sono molto resistenti e sorreggono il peso del corpo senza troppo sforzo: le ossa degli uccelli d’altronde sono in gran parte cave e l’insieme è poco pesante. Un altro animale che non si sgancia facilmente dal suo appiglio è il pitone arboricolo verde ( Morelia viridis ), diffuso in Nuova Guinea ed estremo nord dell’Australia, che rimane drappeggiato attorno a un ramo grazie alla coda prensile. La posizione è ideale sia per riposare che per cacciare: mettendo la testa a penzoloni è sempre pronto infatti ad attaccare la preda. Se il koala e il bradipo vi sembrano dei dormiglioni, sappiate che sono in buona compagnia. Anche il pipistrello infatti dorme per la maggior parte del giorno (20 ore) per poi andare a caccia all’imbrunire. Alcune specie usano lo stesso rifugio (in genere grotte) per anni e si riuniscono in gruppi di migliaia di individui. La privazione del sonno può causare gravi disturbi, fino addirittura alla morte: è vero però che non tutti hanno bisogno dello stesso quantitativo di ore di riposo. A qualcuno bastano 3-4 per notte, a qualcun altro ne occorrono almeno 8. Ma a cosa serve dormire? Secondo alcune teorie è un modo per riposare la mente, secondo altre per rallentare il metabolismo e ridurre il fabbisogno alimentare.