La parola schwa si pronuncia ‘shuàa’, con una ‘a’ allungata sul finale, come è possibile anche ascoltare su Collinsdictionary.com.
A cosa serve la ə?
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. Ə (minuscolo ə ) è un simbolo utilizzato in diverse lingue scritte nell’ alfabeto latino, chiamato « scevà » (o schwa ) o «e capovolta», Si usa come grafema in varie lingue:
- Nell’ azero rappresenta la vocale anteriore quasi aperta non arrotondata, A volte, si usa ä al suo posto per non creare problemi con l’ ISO 8859-9,
- Nell’alfabeto latino ceceno : l’uso di questo alfabeto è politicamente significativo in quanto in Russia si preferisce l’uso dell’ alfabeto cirillico, mentre i separatisti preferiscono l’alfabeto latino.
- Nella traslitterazione dell’ avestico la corrispondente vocale lunga è iscritta come uno scevà con il segno di lunga ə̄.
- Nella scrittura di alcuni dialetti dell’Italia centrale e meridionale,
Come si mette lo schwa?
Come fare lo schwa sulla tastiera di iPhone e Android – Con iOS 15, la versione del sistema operativo, Apple ha introdotto lo schwa nella tastiera di iPhone. Per inserirlo è sufficiente tenere premuta la lettera ” e “: il simbolo apparirà insieme alle altre varianti. Come fare lo schwa su iPhone La procedura è valida anche per Android, Dovrai quindi installare Gboard (la tastiera ufficiale di Google), premere per qualche istante la lettera “e”, e poi selezionare lo schwa.
Cosa è lo schwa in inglese?
Cos’è uno ‘schwa’ e perché serve alla mia pronuncia inglese? Prova a indovinare qual è il suono più comune della lingua inglese ! Forse la ‘s’ o la ‘t’? No, è un suono che noi chiamiamo ‘schwa’. Nella tabella della pronuncia fonetica, adottata da molte, è rappresentato dal simbolo /ə/. Il suono schwa è uguale alla ‘a’ di ‘about’.
- Lo schwa è importante per l’inglese per due motivi.
- Primo, è il suono più comune, quindi, per parlare in modo naturale, devi riuscire a pronunciarlo in modo corretto.
- Secondo, si usa in moltissime parole, persino dove non te l’aspetti.
- Se leggi solo le lettere di una parola, è difficile dire quali usino il suono schwa.
Vediamo un esempio (tutti gli schwa sono in grassetto). I got a gift f or my sist er the oth er day. It’s a book a bout a man who s ur vived a trip to t he North Pole. (pronuncia britannica) Possiamo notare che ci sono molte lettere che si pronunciano con uno schwa.
- Di solito sono sillabe o parole deboli, non accentate.
- Nell’inglese britannico, spesso usiamo lo schwa per le parole che terminano in ‘er’; negli Stati Uniti invece le persone preferiscono pronunciare il suono ‘r’ alla fine.
- Imparare a usare correttamente il suono schwa renderà la tua conversazione più naturale e sarà un’ottima base per poi passare ad aspetti più avanzati della pronuncia inglese, come i suoni congiunti e i suoni omessi quando le persone parlano veloce.
Prova ad ascoltare un e senti quanto spesso usa il suono schwa. Prendi appunti delle parole in cui si usa. Quando inizierai a farci caso, vedrai quanto spesso lo sentirai. E, cosa più importante, una volta iniziato a notarlo nei discorsi delle persone, anche tu inizierai a usarlo correttamente e questo renderà il tuo inglese più naturale e fluente.
Chi usa la schwa?
Da dove proviene lo schwa e come si pronuncia? – Lo schwa, corrispondente al simbolo Ə, fino a oggi non era un carattere molto utilizzato nelle lingue europee. I linguisti di tutto il mondo, però, ne hanno sempre fatto ampio ricorso per descrivere alcuni suoni specifici presenti nelle singole parole delle lingue nazionali.
- È indicata dai linguisti con il simbolo /ə/,
- L’attuale diffusione di questo carattere è dovuta alla necessità di rendere i termini che usiamo per comunicare più rispettosi dei valori dell’ inclusività e della parità di genere.
- Per questa ragione si è sentita la necessità di abolire la predominanza dell’utilizzo del genere maschile con riferimento ai plurali di sostantivi e aggettivi riferiti a gruppi di soggetti misti.
Nell’alfabeto fonetico internazionale lo schwa è utilizzato per identificare correttamente la pronuncia di alcune parole anche molto diffuse. Per fare un esempio, lo Ə corrisponde al suono della “u” nella parola inglese survive o ancora alla “a” di ” about “,
- Nella lingua inglese, infatti, quasi tutte le vocali hanno un suono che corrisponde a quello dello schwa.
- Ma ci sono anche altri esempi di utilizzo dello schwa che riguardano alcuni dialetti locali: quelli parlati in centro Italia, per esempio, per cui “bello” diventa “bellƏ” con l’ultima vocale che è quasi aspirata, non pronunciata.
Le origini dello schwa risalgono alla lingua ebraica diffusa nel Medioevo. Sulla storia del significato ci sono versioni differenti: alcuni ritengono che l’etimologia risalga alla parola ebraica “shav” che significa niente, altri che sia legata al concetto di “uguale”, “pari”.
Chi ha inventato la schwa?
Generi lessicali: cos’è lo schwa – LiberEtà Contro un uso eccessivo del maschile nella grammatica italiana da molte parti arriva la proposta di utilizzare il fonema schwa. E questo per rendere il linguaggio più inclusivo. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta Cos’è lo schwa? In una società in continuo cambiamento, dove sempre più spesso è la questione di genere ad affermarsi, anche la lingua vuole la sua parte.
Si è così acceso, anche in Italia, un accanito dibattito su come rendere il linguaggio più inclusivo. Si oscilla tra posizioni radicali e proposte più o meno realizzabili. Come l’uso dello schwa. Lo schwa è una “e” rovesciata “ə”, un grafema presente nell’alfabeto fonetico internazionale, in diverse lingue e anche in alcuni dialetti italiani, come quelli napoletano o piemontese.
In molti hanno iniziato a usarlo in contesti e ambiti più o meno ufficiali, dalle chat sui social network fino ai bandi di concorso. Il suo uso è un tentativo di includere singoli o gruppi di persone che non si riconoscono in una sessualità binaria (donna-uomo); inoltre, con lo schwa e altre modifiche, si contesta l’uso eccessivo del maschile nella grammatica italiana.
- Per fare alcuni esempi, alcuni mestieri come sindaco, architetto, ministro, sono stati finora declinati al maschile.
- E per riferirci a un gruppo che comprende uomini e donne, si usa il maschile sovraesteso.
- Sono consuetudini della lingua italiana, ma che per molti rispecchiano una società che è stata, e che in parte è ancora, patriarcale e discriminante.
E non sembrano sufficienti le obiezioni di chi sostiene, ad esempio, che i generi grammaticali non sono i generi sessuali. Proposte diverse. Ma, al di là dell’introduzione da parte di alcune persone e in certe realtà, di fatto non è mai stata richiesta la modifica della grammatica.
- Lo stesso uso dello schwa non è neanche stato la prima soluzione proposta per rendere più inclusiva la lingua italiana.
- Ci sono stati altri tentativi, come l’uso di asterischi (*) o chiocciole (@).
- Elementi che però hanno esclusivamente un impiego scritto, perché impossibili da usare nella lingua parlata.
Per questo la scelta è caduta ora su schwa (ǝ) per il singolare e schwa lunga () per il plurale. Però, anche schwa non è certo semplice da pronunciare e, quindi, da far entrare nel linguaggio comune. Schwa deriva dal termine ebraico sewa, che vuol dire insignificante.
- Può indicare sia una vocale debole sia l’assenza totale di una vocale Problema politico.
- Tra le prime a proporre l’uso dello schwa è stata Vera Gheno, sociolinguista specializzata in comunicazione digitale.
- Sostiene, infatti, che dal punto di vista semantico può indicare un genere indistinto, perché rappresenta un suono al centro del rettangolo delle vocali e ha una pronuncia neutra.
La linguista, però, non propone un cambiamento strutturale o l’abolizione dei generi. Vuole invece richiamare l’attenzione sulla questione e sul fatto che alcuni non si riconoscono nei generi femminile e maschile della lingua italiana. Perché il dibattito oggi si pone più nel campo politico che in quello linguistico.
Dibattito aperto. L’impegno per un linguaggio più inclusivo ha suscitato così un acceso dibattito sia in ambito accademico sia nell’opinione pubblica. Da un lato, c’è chi sostiene che la lingua è viva, aperta alle sperimentazioni e segue i cambiamenti della società. Dall’altro, alcuni intellettuali si oppongono all’introduzione di queste modifiche.
Addirittura, nel dibattito sull’uso dello schwa è entrata una petizione, lanciata sulla piattaforma on line Change.org da Massimo Arcangeli dell’università di Cagliari. Con il titolo Lo schwa (ə)? No, grazie. Pro lingua nostra ha trovato molti sostenitori, anche tra personalità della cultura come Luca Serianni e Alessandro Barbero.
- Soluzione lontana.
- Una reale soluzione sembra lontana e non verrà certo dallo scontro tra le due posizioni nette e contrapposte, che non sembrano voler davvero confrontarsi su questi temi.
- Sicuramente la riflessione sulla disparità di genere influenza la quotidianità, come la lingua e le sue numerose modalità di espressione.
Il dibattito continuerà, certo, ma se lo schwa entrerà davvero nella lingua italiana potrà dircelo solo il tempo. Perché su un punto sono quasi tutti d’accordo. Ogni lingua non cambia in base a modifiche introdotte dall’alto. Cambia soltanto se la comunità che la parla usa quelle modifiche, facendo così evolvere quella lingua e mantenendola viva.
Perché lo schwa è sbagliato?
Domanda di: Abramo Marino | Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023 Valutazione: 4.6/5 ( 10 voti ) L’accento sulla è, così come lo schwa, non sono parte della lingua: sono convenzioni ortografiche. Sbagliatissimo considerarle parte della lingua. La lingua è parlata e decisa dall’uso dei parlanti, non può mai essere imposta, e soprattutto deve essere acquisibile dai bambini che imparano.
Come si scrive con la schwa?
Come scrivere con la schwa? – Come fare lo schwa sulla tastiera di iPhone e Android Per inserirlo è sufficiente tenere premuta la lettera “e”: il simbolo apparirà insieme alle altre varianti. La procedura è valida anche per Android.
Cos’è il suono schwa?
Cos’è lo schwa? Storia e caratteristiche – Cominciamo dai fondamentali: quando parliamo di schwa, ci riferiamo in linguistica a un suono vocalico medio, non arrotondato, che viene utilizzato quotidianamente in alcune aree del mondo e che, nell’ alfabeto fonetico internazionale (IPA), viene rappresentato per convenzione con il simbolo ” ə “.
Come scrivere senza gender?
#1. Scrittura inclusiva simmetrica – La tecnica della scrittura inclusiva simmetrica consiste nell’uso della forma maschile per gli uomini e quella femminile per le donne. Per esempio, la frase “Gli scienziati Giuseppe Levi e Rita-Levi Montalcini” diventa “La scienziata Rita-Levi Montalcini e lo scienziato Giuseppe Levi”,
Come si pronuncia Ae in inglese?
Come pronunciare il suono æ nell’inglese americano? – In questo, Sean sottolinea la differenza di pronuncia tra inglese americano e inglese britannico, I due accenti non pronunciano allo stesso modo la vocale “a” (come pure altri suoni). E non si pronuncia nemmeno “all’italiana”: proprio per questo il video è in inglese (ma con sottotitoli), così puoi acquisire la pronuncia corretta ed esercitarti insieme a Sean.
- Trascrizione Ciao! Oggi parliamo del suono della vocale a breve,
- È molto importante per l’accento americano.
- Quello britannico spesso fa un suono “a” per la lettera a.
- Invece gli americani fanno un suono “ae” per la a breve,
- La differenza sta nella forma, i britannici fanno quella “a” con apertura verticale, come quando dicono la parola “last”, mentre gli americani dicono “a” con un’ ampia apertura orizzontale della bocca,
La tonalità è più alta, puoi sentire più vibrazione nel passaggio nasale. Loro dicono “last”. Ripeto, i britannici dicono “Last” e gli americani dicono “Last”. Proviamo altri esempi: “that”, “bad”, “at”, “hat”, “cat”. Il trucco qui è nell’apertura ampia.
Prova ed esagerare, apri più che puoi, e sperimenta con la tonalità, più alta o più bassa finché trovi il suono nativo. Prova e esercitati da solo. È stato bello insegnarti, grazie dell’attenzione! Per altri video sulla, e tanti contenuti extra, non dimenticare di ! Vuoi parlare inglese con più sicurezza e piacere? Buone notizie: possiamo aiutarti con la nostra Masterclass Speak English With Confidence Questa formazione, divisa in 10 moduli, ti aiuta a migliorare passo passo la tua pronuncia in inglese per esprimerti in modo più fluido, sicuro e piacevole per te.
Scopri subito la nostra formazione! : Come pronunciare il suono æ nell’inglese americano
Perché la schwa non è inclusiva?
Perché non usare la schwa? – Per l’Accademia della Crusca: “Problemi grafici, nel parlato, difficoltà per le persone con dislessia e opacità tra plurale e singolare”. E la proposta: “usiamo in modo consapevole il maschile plurale come genere grammaticale non marcato. Secondo l’Accademia della Crusca lo schwa è inaccettabile.
Cosa vuol dire linguaggio neutro?
Un linguaggio ‘neutro sotto il profilo del genere’ indica, in termini generali, l’uso di un linguaggio non sessista, inclusivo e rispettoso del genere.
Cosa è il maschile Sovraesteso?
A settembre Treccani ha annunciato che il nuovo Dizionario italiano aggiornato sarà il primo in Italia a contenere, oltre a quelle maschili, anche le forme femminili. Nel Dizionario quindi femminili e maschili avranno la stessa importanza e saranno indicati e definiti entrambi in un’unica voce (o in due voci, in alcuni casi specifici) in ordine alfabetico, quindi alta, alto, oppure direttore, direttrice,
Come ha detto in un’intervista al Corriere della Sera Giuseppe Patota, uno dei due direttori del progetto insieme con Valeria Della Valle, «questa organizzazione delle voci non crea assolutamente una difficoltà per chi consulta il vocabolario, ma restituisce alle parole verità e realtà negate, cancellate per secoli».
Linguaggio inclusivo, società inclusiva È una svolta importante quella lanciata da uno dei più autorevoli istituti divulgativi e linguistici italiani, perché prende atto di quanto oggi un linguaggio più inclusivo e aperto sia un punto di partenza per rendere più inclusiva e aperta anche la società,
Qualcuno potrebbe pensare si tratti solo di un problema formale, di poco conto, ma la realtà è che tutte e tutti (anzi, tutt* o tuttə) abbiamo diritto di sentirci rappresentati. I problemi del maschile sovraesteso Il linguaggio è la facoltà che più di tutte ci distingue dagli altri esseri viventi, ma è pure quella che può escludere, emarginare determinate categorie di persone.
Negli ultimi anni c’è sempre più attenzione a costruire forme di comunicazione prive di stereotipi o discriminazioni. Il maschile sovraesteso, cioè l’utilizzo del genere maschile per indicare concetti che includono anche la presenza del femminile, è una convenzione figlia di un mondo patriarcale : proprio dal linguaggio possiamo partire per cambiare questa impronta.
Vedere nel dizionario che ci può essere una avvocata, una sindaca, una medica, una soldata (e non soldatessa, che è un diminutivo), ma anche un casalingo e non solo una casalinga, è il primo passo per abituarci all’idea che non ci devono essere distinzioni di genere (o di altro tipo) nell’accesso a certe professioni.
La lingua evolve sempre «Se suonano male o sembrano brutte è solo perché sono usate poco», ha detto Valeria Della Valle, smentendo anche l’argomentazione di chi vuole preservare una presunta originalità e tradizione della lingua italiana. Del resto, sono secoli che non parliamo o scriviamo in un italiano uguale a quello di Dante, Petrarca e Boccaccio, e anzi una lingua bella è una lingua viva, che cambia, che sta al passo con i tempi,
- Chi si sente minacciato dalla schwa o dagli asterischi evidentemente appartiene a una categoria di persone che vuole mantenere lo status quo, non interessata a cambiare una società molto spesso sessista (o omofoba, o razzista).
- Che sia la Treccani, una delle più importanti istituzioni culturali italiane, a spingere per il cambiamento è un ulteriore motivo per abbracciare questo rinnovamento,
Poi certo, ci sono forme o modi della lingua che possono piacere meno di altri, suonare male, appunto, ma molto spesso è l’abitudine, e anche quando non riusciamo ad adattarci, dobbiamo sempre riflettere su quanto una cosa superflua per qualcuno sia vitale per qualcun altro.
Perché si chiama schwa?
Come si scrive lo schwa e cosa significa – Se ti stia chiedendo come si fa a far comparire questo nuovo simbolo sulla tastiera, la risposta è semplice: lo schwa comparirà tra le opzioni come succede oggi per le lettere accentate o per i caratteri speciali,
- Per selezionarlo, ti basterà tenere premuta la lettera “e” sulla tastiera e compariranno tutte le varianti della lettera, tra cui, appunto, anche lo schwa.
- Se hai un telefono Android, in realtà, l’opzione è già disponibile aggiornando il sistema operativo all’ultima versione e con iOs 15 ora sarà possibile farlo anche da iPhone.
Sulle tastiere dei computer, invece, funziona così: su Windows si può scaricare l’utilità gratuita e installare scegliendo le impostazioni Unicode. Dopo l’installazione, si potrà ottenere lo schwa con la combinazione Shift + Alt + a. Su Mac si può utilizzare il simbolo matematico ∂, cliccando in sequenza su Option + Caps lock + D.
Ma da dove viene lo schwa? Intanto, è tutt’altro che una novità: viene infatti utilizzato da decenni dai linguisti e si trova anche nell’alfabeto fonetico internazionale, il sistema riconosciuto a livello internazionale per definire la corretta pronuncia delle migliaia di lingue scritte che esistono nel mondo.
Per entrare nello specifico, lo schwa identifica una vocale intermedia, il cui suono si pone esattamente a metà strada fra le vocali esistenti. Si pronuncia tenendo rilassata la bocca, aprendola leggermente e senza deformarla in alcun modo: puoi ascoltare il suono (clicca sul simbolo “ə” per sentire la pronuncia corretta).
- Per quanto riguarda la sua origine, invece, ci sono diverse teorie.
- I linguisti concordano che le prime tracce del suo utilizzo risalgano all’ebraico medievale e sul suo significato esistono più interpretazioni: alcuni ritengono derivi dalla parola “shav” che significa “niente”, altri che invece rimandi a “uguale” o “pari”.
All’inizio dell’800, fu invece il linguista tedesco Johann Andreas Schmeller a inventare un simbolo dell’alfabeto latino, “ə” appunto, che indicasse una vocale breve. Alcuni anni più tardi l’esperto di fonetica Alexander John Ellis utilizzò lo stesso simbolo per definire una vocale indistinta presente nella lingua inglese, e da lì lo schwa è arrivato fino all’alfabeto fonetico internazionale,
A cosa serve il linguaggio inclusivo?
Linguaggio inclusivo
- La costruzione di un contesto inclusivo richiede il ricorso ad un linguaggio che faccia riferimento ai modelli concettuali maggiormente accreditati e a quanto sostenuto dagli organismi internazionali a cui anche il nostro Paese fa riferimento, come le Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Comunità Europea.
- Il linguaggio inclusivo aderisce alle nuove visioni a proposito delle disabilità, delle vulnerabilità, delle condizioni di difficoltà, e nel suo complesso delle diversità, aiutandoci a superare modalità obsolete e veicolanti purtroppo immagini stigmatizzanti e distorte, in grado di rasentare a volte l’offesa.
- Alcune espressioni vengono considerate ‘altamente stigmatizzanti’, come ad esempio ‘disabili’, ‘invalidi’, ‘handicappati’, ‘paraplegici’, ‘dislessici’, ‘autistici’, in quanto fanno coincidere l’essere umano con uno degli attributi che lo/la caratterizza, mentre la presenza di una disabilità è solo una parte della vita delle persone.
L’espressione ‘diversamente abile’, oltre ad essere considerata anch’essa stigmatizzante, è scorretta da un punto di vista scientifico e satura di un perbenismo di facciata e di politically correct che, nel migliore dei casi, favorisce pietismo e paternalismo.
- Analogamente, espressioni quali ‘soffre di’, ‘è affetto da’, ‘è portatore di’, vengono considerate inadeguate in quanto implicherebbero il convincimento che ‘il luogo’ nel quale le disabilità si situerebbero è nell’individuo, il quale o la quale, quasi automaticamente, verrebbe ritenuto ‘malato’ o ‘malata’, ‘sofferente’ e ‘vittima’.
- I modelli concettuali più accreditati oggi in materia di inclusione, e per quanto riguarda nello specifico la disabilità, la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità dell’Onu, sottoscritta anche dall’Italia, ci invitano a dare attenzione e valore alle persone, agli esseri umani, in primis, aggiungendo, se necessario, l’attributo che si desidera considerare e che caratterizza solo parte della loro vita.
- Alcuni esempi di linguaggio inclusivo:
- Marco Rossi, ovvero il nome e il cognome della persona
- Abha Kumar, ovvero il nome e il cognome della persona
- Persona con disabilità
- Persona con disabilità uditiva
- Persona con disabilità visiva
- Persona con autismo
- Persona con la Sindrome di Down
- Persona con disabilità motorie
- Persona con storia di tossicodipendenza
- Persona con una storia di migrazione
- Persona con dislessia
- Studente e/o studentessa con difficoltà di apprendimento
- Studente e/o studentessa con difficoltà linguistiche
- Lavoratrice e/o lavoratore con invalidità
In questa sessione sono previsti materiali di approfondimento relativamente alle questioni del linguaggio, che permettono di ampliare le considerazioni, stimolare ulteriori riflessioni, promuovere il ricorso ad un linguaggio rispettoso delle persone, foriero di visioni attente alla dignità e all’unicità di ognuna e di ognuno. : Linguaggio inclusivo
Perché si scrive tutt *?
I lavoratori, i cittadini italiani, i senatori. Buongiorno a tutti. Arrivederci a tutti. A sentir parlare sembrerebbe che il mondo italiano sia composto solo da maschi. Che fine fanno le lavoratrici, le cittadine, le senatrici? E perché dobbiamo salutare solo i “tutti” se l’italiano e la natura umana prevedono un genere femminile ? Il neutro, come sappiamo, in italiano non esiste.
- Ciò però non significa che il maschile debba svolgere la funzione del neutro.
- Se è maschileche sia maschile! Ultimamente si sta affermando l’uso di entrambi i generi nel discorso quotidiano.
- Buongiorno a tutte e tutti “; “buongiorno ai lavoratori e alle lavoratrici”, ” i cittadini e le cittadine italiane “.
L’ampliamento al femminile va di pari passo con il riconoscimento sociale della donna. Fin quando la donna era il “secondo sesso” poteva benissimo essere ignorata, ed ecco come il maschile, in italiano, sia diventato neutro. Oggi l’utilizzo del “tutte e tutti” è soprattutto una scelta politica. Quella di voler rispettare la totalità dei generi, rispettando l’italiano. E ancor più appare come scelta politica l’utilizzo di una nuova forma: quella del ” tutt* “. L’utilizzo dell’asterisco, che abbrevia, almeno nello scrivere, il “tutte e tutti”, permette di racchiudere non solo i due generi in un simbolo, ma anche chi non si riconosce nei due generi.
L’ asterisco è infatti ormai diventato simbolo di totalità rappresentativa. Ma come si legge? C’è chi non lo legge, chi lo legge al maschile, chi lo legge al femminile, chi alterna e chi nella lettura ripropone il “tutte e tutti”. E così abbiamo cantant*, avvocat*, camerier* e chi più ne ha più ne metta, senza porci il problema del genere.
Il tempo del “maschile neutro” è finito, Rompiamo la lingua, per ricostruirla con tutt* e per tutt* ! CLICCA QUI PER LEGGERE LE DUE PUNTATE PRECEDENTI
Come distinguere maschile è femminile in italiano?
Il genere maschile e femminile in italiano – Di solito possiamo riconoscere i nomi maschili da quelli femminili perché i sostantivi che finiscono in -o sono di genere maschile, mentre quelli che finiscono in -a sono di genere femminile. Consideriamo insieme alcune delle eccezioni più ricorrenti.
Come usare il genere neutro?
I pronomi neutri sono pronomi che non si riferiscono specificamente a un genere. Possono essere usati per riferirsi a persone di qualsiasi genere, sia esso maschile, femminile, non binario o di qualsiasi altra identità di genere.
A cosa serve il linguaggio inclusivo?
Linguaggio inclusivo
- La costruzione di un contesto inclusivo richiede il ricorso ad un linguaggio che faccia riferimento ai modelli concettuali maggiormente accreditati e a quanto sostenuto dagli organismi internazionali a cui anche il nostro Paese fa riferimento, come le Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Comunità Europea.
- Il linguaggio inclusivo aderisce alle nuove visioni a proposito delle disabilità, delle vulnerabilità, delle condizioni di difficoltà, e nel suo complesso delle diversità, aiutandoci a superare modalità obsolete e veicolanti purtroppo immagini stigmatizzanti e distorte, in grado di rasentare a volte l’offesa.
- Alcune espressioni vengono considerate ‘altamente stigmatizzanti’, come ad esempio ‘disabili’, ‘invalidi’, ‘handicappati’, ‘paraplegici’, ‘dislessici’, ‘autistici’, in quanto fanno coincidere l’essere umano con uno degli attributi che lo/la caratterizza, mentre la presenza di una disabilità è solo una parte della vita delle persone.
L’espressione ‘diversamente abile’, oltre ad essere considerata anch’essa stigmatizzante, è scorretta da un punto di vista scientifico e satura di un perbenismo di facciata e di politically correct che, nel migliore dei casi, favorisce pietismo e paternalismo.
- Analogamente, espressioni quali ‘soffre di’, ‘è affetto da’, ‘è portatore di’, vengono considerate inadeguate in quanto implicherebbero il convincimento che ‘il luogo’ nel quale le disabilità si situerebbero è nell’individuo, il quale o la quale, quasi automaticamente, verrebbe ritenuto ‘malato’ o ‘malata’, ‘sofferente’ e ‘vittima’.
- I modelli concettuali più accreditati oggi in materia di inclusione, e per quanto riguarda nello specifico la disabilità, la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità dell’Onu, sottoscritta anche dall’Italia, ci invitano a dare attenzione e valore alle persone, agli esseri umani, in primis, aggiungendo, se necessario, l’attributo che si desidera considerare e che caratterizza solo parte della loro vita.
- Alcuni esempi di linguaggio inclusivo:
- Marco Rossi, ovvero il nome e il cognome della persona
- Abha Kumar, ovvero il nome e il cognome della persona
- Persona con disabilità
- Persona con disabilità uditiva
- Persona con disabilità visiva
- Persona con autismo
- Persona con la Sindrome di Down
- Persona con disabilità motorie
- Persona con storia di tossicodipendenza
- Persona con una storia di migrazione
- Persona con dislessia
- Studente e/o studentessa con difficoltà di apprendimento
- Studente e/o studentessa con difficoltà linguistiche
- Lavoratrice e/o lavoratore con invalidità
In questa sessione sono previsti materiali di approfondimento relativamente alle questioni del linguaggio, che permettono di ampliare le considerazioni, stimolare ulteriori riflessioni, promuovere il ricorso ad un linguaggio rispettoso delle persone, foriero di visioni attente alla dignità e all’unicità di ognuna e di ognuno. : Linguaggio inclusivo
Cosa vuol dire la è rovesciata?
e capovolta in Vocabolario (m.: e capovolto; e rovesciata) loc.s.le f. Altra denominazione, non tecnica, dello schwa. ♦ Un comune emiliano ha adottato lo “schwa” (e / rovesciata) per essere più inclusivo. ( Elle.com, 15 aprile 2021, Magazine) • Continuamente sollecitata a dire la mia sulla “lingua inclusiva”, sottoinsieme del Grande Dibattito su genere identità di genere fluidità di genere e correttezza rispetto alla sensazione di genere, ho svicolato fin qui.
- Dire cosa ne penso dell’asterisco a fine parola — così da non discriminare nessuno — mi provoca un improvviso tracollo della capacità di articolare un pensiero, sonnolenza e secchezza delle fauci.
- Limite mio, astenersi da insulti.
- In alternativa all’asterisco, insistono, ci sarebbe lo schwa, che nel sistema fonetico indica una vocale intermedia fra due vocali note, per esempio la “a” e la “o”.
È una “e” capovolta, si pronuncia come quando non sai come si pronuncia qualcosa e fai cadere la fine della parola in un suono indistinto simile a un eehm. Anche qui, tracollo. (Concita De Gregorio, Repubblica, 12 maggio 2021, p.27, Commenti) • Schwa o e capovolta: come si pronuncia e scrive su tastiera / e cellulare Che cos’è il simbolo a forma di e rovesciata che viene chiamato “schwa” e come si usa? Scopriamo insieme come si pronuncia e scrive su tastiera e cellulare.
( Sololibri.net, 29 ottobre 2021) • Con l’arrivo via via di firme quali quelle di Luca Serianni ed Edith Bruck, Alessandro Barbero e Massimo Cacciari, Paolo Flores d’Arcais e tantissimi scrittori, storici, artisti e letterati con in testa Claudio Marazzini, il presidente dell’Accademia della Crusca.
L’istituzione che già mesi fa intervenne in modo molto duro contro l’introduzione dell’«e» capovolto, appunto lo schwa (ə) cocciutamente voluto dai promotori «per rendere la lingua italiana più inclusiva e meno legata al predominio maschilista». (Gian Antonio Stella, Corriere della sera.it, 8 febbraio 2022, Cronache) • Contro-appello sullo schwa, perché fa così / paura la ‘e’ capovolta (ə) La petizione su Change.org ‘Lo schwa (ə)? No grazie.
Pro lingua nostra’ ha raggiunto da sabato quasi / 14mila firme. Chiedetevi, prima di sottoscrivere la petizione, se non state contribuendo a schiacciare, / mortificare e relegare ancora di più ai margini persone che già si sentono discriminate. ( Fanpage.it, 9 febbraio 2022, Politica) • Il simbolo schwa, o e capovolta (ə), sta entrando sempre di più nell’uso comune e si trova spesso al centro del dibattito su come rendere l’italiano una lingua ancora più inclusiva.
( Money.it, 18 febbraio 2022, Tecnologia). Composto dal grafema e s.f. o m. e e dall’agg. capovolto (o rovesciato ). : e capovolta in Vocabolario
Perché si chiama schwa?
Può interessarti anche – Il suo nome, derivato dall’ebraico medievale shav, potrebbe voler dire niente, mentre secondo altre teorie linguistiche è più plausibile che il suo significato sia sinonimo di uguale, di pari, Come che sia, identificarlo con il simbolo di una vocale breve è stato per primo il linguistica tedesco Johann Andreas Schmeller (1785-1852) nel XIX secolo, che lo ha associato a un simbolo inventato dell’alfabeto latino.
Dopodiché, è stato mutuato dallo studioso di fonetica Alexander John Ellis (1814-1890), che se ne è servito per identificare una vocale indistinta della lingua inglese, mentre il linguista svizzero Ferdinand de Saussure (1857-1913) ha suggerito che proprio una vocale indistinta simile fosse presente già nell’ indoeuropeo, per poi evolversi in tante vocali diverse nelle lingue che parliamo ai nostri giorni in Europa.
Infine, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, lo schwa si è imposto nell’ IPA di cui parlavamo sopra, diventando imprescindibile in ambito accademico e imponendosi in italiano per lo più come lo schwa, sostantivo di genere maschile, anche se esiste una buona fetta di popolazione (specie nella Svizzera italiana ) che tende a dire più comunemente la schwa al femminile.
Cosa si intende per linguaggio inclusivo?
Un linguaggio è inclusivo quando non esclude o discrimina nessuno sulla base di parametri come sesso, orientamento sessuale, identità di genere, età, etnia, aspetto fisico, stato sociale o disabilità. Capiamo quindi come l’identità di genere non è l’unico fattore da tenere in considerazione.