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Come Si Legge LAntibiogramma Urinocoltura?

Come Si Legge LAntibiogramma Urinocoltura
Come leggere l’antibiogramma Nell’antibiogramma accanto al nome di ogni antibiotico comparirà una R, una S o una I. La S (sensibile) indica che il batterio è molto sensibile all’antibiotico testato già ai minimi dosaggi. La I (Intermedio) indica che la crescita batterica è inibita solo al dosaggio massimo raccomandato.

Come si valuta l antibiogramma?

Procedura dell’antibiogramma – Poiché i microrganismi isolati sul terreno di coltura devono essere testati a diversi antibiotici, il biologo per prima cosa crea singole sospensioni in cui è presente il microrganismo. La sospensione (o singolo campione) viene posizionata in un terreno di coltura a parte, in cui viene applicato un dischetto di carta che contiene una certa concentrazione di antibiotico.

  1. I terreni di coltura vengono poi mantenuti a 35-37°C per circa 18–24 ore,
  2. Durante questo periodo di incubazione il microrganismo si sviluppa su tutta la superficie del terreno di coltura e l’antibiotico si diffonde nel dischetto.
  3. Dopo 24 ore si valuta l’alone che si è formato attorno al dischetto dell’antibiotico.

Il diametro dell’alone in millimetri è correlato alla sensibilità del batterio all’antibiotico, Maggiore è l’alone e maggiore è la sensibilità del batterio all’antibiotico. Minore è l’alone e maggiore è la resistenza del batterio all’antibiotico. Nel referto dell’antibiogramma viene sempre indicato:

il campione prelevato (es. emocoltura, broncoaspirato o altro) il microrganismo isolato (possono essere anche più microrganismi) la carica batterica di ognuno, indicata in CFU/ml ovvero colony–forming unit (unità che formano la colonia/ml) i vari antibiotici con indicato il MIC (minima concentrazione inibente) e se il microrganismo è sensibile, resistente o intermedio.

Qualora venga riscontrato un germe sentinella nel campione, il laboratorio lo segnala nel referto accanto al nome del microrganismo isolato. Identificare il giusto antibiotico per il giusto microrganismo permette di limitare il crescente problema della multiresistenza, Tags :

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: Cos’è l’antibiogramma e a cosa serve

Cosa vuol dire i nell antibiogramma?

Lettura e interpretazione dell’antibiogramma Cos’è una MIC? L’antibiogramma è il risultato di un test in cui viene saggiata, in vitro, la suscettibilità di un microrganismo espressa in MIC (concentrazione minima inibente) a diversi antibiotici. La MIC rappresenta la concentrazione più bassa (espressa ad es.

In μg/mL) di un antibiotico in grado di inibire la crescita di un determinato ceppo batterio. L’uso degli antibatterici in terapia è condizionato dal rapporto fra sensibilità del patogeno e la concentrazione che il farmaco raggiunge nella sede d’infezione. Ad esempio i farmaci liposolubili raggiungono livelli più elevati nel tessuto di quanto non facciano nel siero.

I farmaci escreti dal rene raggiungono nella vescica livelli molto più elevati rispetto ai livelli sierici. Pertanto la terapia mirata non deve basarsi esclusivamente sulla base dei valori di MIC ma anche su criteri di farmacocinetica e farmacodinamica.

IL RISULTATO TERAPEUTICO DIPENDE DA:
SITO DI INFEZIONE
TIPO DI MICRORGANISMO/I
STATO IMMUNITARIO DEL PAZIENTE
FUNZIONALITA’ DEGLI ORGANI
DOSAGGIO DEL FARMACO
ANTIBIOGRAMMA

EUCAST: nuove definizioni delle tre categorie interpretative (S, I e R) in vigore dal 2019 Il Comitato Europeo per i Test di Suscettibilità Antimicrobica (EUCAST) è un comitato scientifico per la definizione di linee guida per l’interpretazione della resistenza antimicrobica.

  • Ad oggi, i breakpoint clinici definiti da EUCAST (i breakpoint clinici sono gli unici ad essere ufficialmente riconosciuti dall’EMA (European Medicines Agency), organismo che autorizza l’immissione in commercio dei farmaci nei paesi dell’Unione Europea.
  • I breakpoint clinici sono usati per definire la categoria clinica di suscettibilità (S-I-R) e vengono stabiliti da EUCAST valutando diversi parametri: microbiologici, farmacologici (rapporto tra PK/PD e risposta al trattamento) e clinici (evidenze dalla letteratura).

I laboratori di Microbiologia italiani hanno adottato le linee guida EUCAST dal 2011 (in precedenza avevano adottato gli standard statunitensi del CLSI). Recentemente EUCAST ha modificato le definizioni delle categorie di test di sensibilità S, I e R, come mostrato di seguito.

S – Sensibile, regime di dosaggio standard : un microrganismo è classificato come “S”, quando esiste un’elevata probabilità di successo terapeutico utilizzando un regime di dosaggio standard dell’antibiotico. I – Sensibile, aumento dell’esposizione* : un microrganismo è classificato come “I” quando vi è un’elevata probabilità di successo terapeutico poiché l’esposizione all’antibiotico viene aumentata regolando il regime posologico o la sua concentrazione nel sito di infezione. R – Resistente : un microrganismo è classificato come “R” quando esiste un’elevata probabilità di fallimento terapeutico anche quando vi è una maggiore esposizione all’antibiotico.

* L’esposizione è una funzione di come la modalità di somministrazione, la dose, l’intervallo di somministrazione, il tempo di infusione, nonché la distribuzione e l’escrezione dell’agente antimicrobico influenzeranno l’organismo infettante nel sito di infezione,

I breakpoint clinici di un determinato antibiotico nei confronti di un particolare patogeno comprendono di regola due valori-soglia (il breakpoint della sensibilità e quello della resistenza), che separano le tre categorie S, I e R. Se i due valori soglia di breakpoint S e R coincidono significa che non esiste una categoria I per quella associazione di microrganismo/antibiotico.

EUCAST rispetto a CLSI fornisce anche un secondo tipo di valore-soglia, i così detti cut-off epidemiologici. I cut-off epidemiologici prevedono un unico valore soglia che separa i microrganismi così detti wild-type (WT), che non hanno mai acquisito meccanismi di resistenza all’antibiotico in questione, dai microrganismi non wild-type (NWT), che hanno invece acquisito meccanismi di resistenza all’antibiotico in questione.

NB: EUCAST almeno una volta l’anno fornisce nuovi criteri interpretativi che i Microbiologi clinici recepiscono e applicano al fine di refertare antibiogrammi con risultati aggiornati secondo linee guida. Come è riportata la MIC? Un antibiogramma riporterà per ciascun antibiotico:

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la MIC il valore o i valori di breakpoint clinico l’interpretazione nelle tre categorie interpretative (S-I-R)

Se un antibiogramma non riporta per ciascun antibiotico la MIC ma solo la categoria interpretativa significa che il laboratorio di Microbiologia utilizza come metodo per l’esecuzione dell’antibiogramma il test di Kirby-Bauer, metodica che per le sue caratteristiche non può indicare al Clinico la MIC.

Come si interpretano le MIC? Il confronto delle MIC di diversi antibiotici non si basa esclusivamente sul valore numerico, ma sopratutto su quanto dista la MIC dal suo valore di breakpoint clinico. Più è distante la MIC dal valore di breakpoint minore è la probabilità di insorgenza di resistenza. Per la scelta della terapia mirata quindi non si dovrebbero mai confrontare i valori di MIC dei vari antibiotici refertati alla ricerca del valore minore, in quanto un antibiotico con un valore MIC di 0,25 mg/L può essere meno efficace di uno con un valore MIC di 4 mg/L.

Ad esempio:

MIC antibiotico A = di 0,5 mg/L con breakpoint = 2 mg/L MIC antibiotico B = 2 mg/L con breakpoint = 16 mg/L B è l’antibiotico con la MIC più favorevole, anche se la sua MIC è maggiore di quella dell’antibiotico A

In quali casi non si eseguono le MIC?

il microrganismo è noto per essere intrinsecamente resistente ad un determinato antibiotico i risultati delle colture microbiologiche da siti non sterili evidenziano la presenza di una flora microbica residente, ovvero di microrganismi che costituiscono il microbiota commensale di un determinato distretto anatomico

In quali casi si eseguono le MIC ma non viene refertata la categoria interpretativa?

Quando EUCAST per alcune associazioni di microrganismo/antibiotico non ha ancora determinato i valori di breakpoint clinico ma ha comunque determinato i valori di breakpoint PK-PD.

In questi casi il Microbiologo clinico può comunque refertare i valori di MIC per gli antibiotici in asssociazione ai breakpoint PK-PD, se forniti da EUCAST. I breakpoint PK-PD sono dipendenti dal regime farmacologico (indipendenti dalla specie) e pertanto è possibile ottenere diversi breakpoint PK-PD per lo stesso antibiotico.

Valori di MIC inferiori o uguali ai valori di breakpoint PK-PD indicano quali farmaci potrebbero essere efficaci in vivo, È il caso ad esempio della tigeciclina per Enterobacterales (esclusi Escherichia coli e Citrobacter koseri ). EUCAST suggerisce che la tigeciclina ad alte dosi può essere presa in considerazione in pazienti gravemente malati infetti da agenti patogeni resistenti a tutte le altre classi di antimicrobici (MDR).

Il PK-PD della tigeciclina ad alto dosaggio prevede che i ceppi MDR con MIC di tigeciclina fino a 1 mg/L risponderanno al trattamento.

Quando EUCAST per alcune associazioni di microrganismo/antibiotico non ha ancora né determinato i valori di breakpoint clinico né i valori di breakpoint PK-PD.

In questi casi EUCAST ritiene comunque utile determinare se la MIC per l’isolato è inferiore al cut-off epidemiologico (quindi siamo in presenza di un ceppo WT). Ciò indicherebbe che il ceppo batterico in questione non ha acquisito meccanismi di resistenza all’antibiotico in questione.

Se l’isolato è una specie di raro riscontro clinico può essere utile consultare la letteratura scientifica per verificare i dati di MIC ottenuti. È chiaro che in questi casi particolari il confronto fra Microbiologo e Clinico risulta ancor più essenziale ai fini diagnostico-terapeutici. Molecole refertate e molecole equivalenti Solitamente non è possibile testare tutti gli antibiotici utilizzabili in clinica per un dato isolato batterico, per questo vengono previste nei diversi profili dell’antibiogramma le molecole effettivamente indispensabili per la terapia mirata, oppure quelle “di riferimento”, la cui valutazione può essere predittiva dell’attività di altre molecole non testate.

Facciamo alcuni esempi:

Isolati clinici di Staphylococcus spp. resistenti alla penicillina e sensibili all’oxacillina, sono in genere produttori di beta-lattamasi e quindi resistenti a tutte le penicilline inattivate da tale enzima, ma risultano ancora sensibili alle associazioni con inibitori di beta-lattamasi, a meticillina, cloxacillina e alle cefalosporine. Ceppi di Staphylococcus spp resistenti all’oxacillina vanno invece considerati resistenti a tutti i beta-lattamici. Streptococcus pyogenes è sensibile a penicillina e ampicillina e non produce beta-lattamasi (inutile testare quindi associazioni del tipo amoxicillina-acido clavulanico). Tra gli streptococchi beta-emolitici, la sensibilità alle penicilline è tuttora la regola; isolati sensibili alla penicillina sono sensibili anche ad ampicillina, amoxicillina e cefalosporine. Gli streptococchi viridanti invece mostrano una resistenza più varia verso i beta-lattamici e la sensibilità alle cefalosporine non può essere predetta dalla sola sensibilità alla penicillina. Può risultare utile testare la sensibilità di Enterococcus spp. per antibiotici come ampicillina (o glicopeptidi) e aminoglicosidi per ottenere un effetto sinergico in terapia (la combinazione di antibiotici può produrre un effetto totale maggiore della somma degli effetti delle singole molecole).

Note interpretative In alcuni casi il referto può essere integrato da note o commenti utili per interpretare e utilizzare al meglio il referto microbiologico. Ad esempio nel caso di Enterobacterales con MIC ai carbapenemici superiori ai valori di breakpoint di resistenza il Microbiologo clinico può e deve aggiungere un commento che segnala se il ceppo è produttore di carbapenemasi di tipo KPC, NDM, VIM o IMP oppure OXA-48.

In questi casi il Microbiologo avrà cura inoltre di fornire quanto prima al Clinico le MIC dei nuovi farmaci come il Ceftolozano/tazobactam e il Ceftazidime/avibactam, oppure eseguirà ulteriori metodi di sensibilità antimicrobica per i farmaci efficaci contro questi germi MDR (Fosfomicina, Colistina, Gentamicina), al fine di garantire al Clinico valori di MIC affidabili.

Dialogo continuo fra Microbiologo e Clinico: uno strumento fondamentale nella scelta ragionata dell’antibioticoterapia più appropriata Il drammatico incremento delle infezioni causate da batteri MDR rende il ruolo del Microbiologo clinico centrale sia in termini di tempestività diagnostica che di consulenza nella scelta della migliore terapia.

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Da queste mutate esigenze nasce quindii la necessità di un dialogo sempre più stretto fra Microbiologo e Clinico, sia nella scelta ragionata dell’antibioticoterapia più appropriata che negli interventi di infection control, È in quest’ottica che l’antibiogramma potrà costituire sempre di più un formidabile strumento di comunicazione per l’orientamento nell’interpretazione degli esiti.

: Lettura e interpretazione dell’antibiogramma

Che tipo di antibiotico per la cistite?

Antibiotici per la Cistite – Per curare la cistite, si possono impiegare diversi principi attivi antibiotici. La scelta di quale antibiotico utilizzare dipende dal tipo di microorganismo che sostiene l’infezione. Per questa ragione, è sempre opportuno recarsi dal medico per ottenere un’accurata diagnosi.

Fosfomicina : la fosfomicina è un antibiotico di origine naturale ad ampio spettro d’azione, I medicinali che la contengono possiedono indicazioni terapeutiche specifiche per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie, fra cui le cistiti batteriche acute. Il principio attivo è disponibile per la somministrazione orale sotto forma di granulato per sospensione orale. Ampicillina : l’ampicillina è un antibiotico beta-lattamico ad ampio spettro d’azione appartenente alla classe delle penicilline, È un principio attivo largamente impiegato nella cura della cistite, acuta e cronica. L’ampicillina è disponibile in formulazioni farmaceutiche adatte sia alla somministrazione orale che a quella parenterale, Amoxicillina : l’amoxicillina è un altro antibiotico beta-lattamico appartenente alla classe delle penicilline. Presenta indicazioni per il trattamento delle infezioni genitourinarie, nell’ambito delle quali viene solitamente somministrata per via orale. La posologia esatta sarà stabilita dal medico su base individuale per ciascun paziente. Agli opportuni dosaggi – variabili in funzione dell’età e del peso corporeo – l’amoxicillina può essere utilizzata anche per la cura della cistite nei bambini, Si raccomanda di seguire le istruzioni del pediatra, Levofloxacina : la levofloxacina è un antibiotico appartenente alla classe dei fluorochinoloni, Può essere utilizzata nel trattamento delle infezioni urinarie, in particolare, quando complicate. La posologia varia in funzione della gravità della cistite. Ciprofloxacina : anche la ciprofloxacina è un fluorochinolone che può essere impiegato nel trattamento delle infezioni urinarie – generalmente complicate – sia in adulti che in bambini e adolescenti, Nella popolazione pediatrica il dosaggio di ciprofloxacina da somministrare varia in funzione dell’età e del peso corporeo del paziente. Pertanto, si raccomanda di seguire le indicazioni fornite dal pediatra o dal medico e di leggere le istruzioni riportate sul foglietto illustrativo del medicinale che si deve assumere. Lomefloxacina : la lomefloxacina è un altro antibiotico appartenente alla classe dei fluorochinoloni che può essere utilizzato nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie. Viene impiegato solo nei pazienti adulti e somministrato per via orale. La durata del trattamento dipende dalla gravità dell’infezione. Nitrofurantoina : la nitrofurantoina è un antibiotico appartenente alla classe dei nitrofurani, Possiede indicazioni per il trattamento della cistite, sia acuta che cronica, Viene somministrata per via orale. Non viene impiegata nei bambini. Sulfametossazolo e trimetoprim : anche l’associazione sulfametossazolo (un sulfamidico ) e trimetoprim (un antibatterico di sintesi ad attività batteriostatica) può essere utilizzata nel trattamento della cistite, sia negli adulti che nei bambini, naturalmente, agli opportuni dosaggi. La posologia deve essere stabilita dal medico su base individuale per ciascun paziente.

Cosa vuol dire che l urinocoltura è positivo?

Risultati. Se il risultato dell’urinocoltura è definito positivo significa che si è sviluppato un numero di colonie di microrganismi (in genere batteri) maggiore di 100mila per millimetro di urina. In questo caso, è presente un’infezione urinaria che deve essere curata con antibiotici.

Quando il valore dei leucociti nelle urine è preoccupante?

Come si misurano – Conoscere la quantità di leucociti “lasciati passare” dai reni è molto semplice: basta sottoporsi a un esame delle urine che consiste nell’osservare al microscopio (o mediante una tecnica chiamata citofluorimetria) un campione di urina sottoposto a centrifuga, per poi analizzare il contenuto del cosiddetto sedimento urinario,

  • Questo tipo di esame, detto per l’appunto microscopico, consente di rilevare anche la presenza di emazie(globuli rossi), di cellule epiteliali, di cristalli, di cilindri, di batteri e lieviti.
  • Esso è sempre incluso nell’esame standard delle urine insieme all’ esame fisico (che ne descrive colore, limpidezza e odore) e a quello chimico,(con cui se analizzano caratteristiche quali ph e peso specifico e si ricerca l’eventuale presenza di nitriti, esterasi leucocitaria, bilirubina, albumina e altre sostanze).

Nel caso dei leucociti, si ritiene nella norma la presenza di 1-2 di essi per campo microscopico, mentre si parla di leucocituria, cioè di eccessiva presenza di leucociti nelle urine, quando sono presenti 10 o più leucociti per campo microscopico. Il calcolo dei leucociti al microscopio può essere condizionato da fattori in grado di modificare la concentrazione delle urine e dalla variazione della quantità di liquido che viene messa sul vetrino.

  1. Raramente i leucociti sono presenti nelle urine; in questo caso la loro conta dà come risultato una quantità definita “trascurabile”,
  2. Se l’esito dell’esame delle urine porta invece la dicitura “tracce”, vuol dire che la loro concentrazione nelle urine è leggermente più alta del normale.
  3. Non è comunque il caso di preoccuparsi, soprattutto se non ci sono altri segni che possono preoccupare, come la presenza di sangue o di pus.
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L’ esame delle urine, oltre alla conta dei leucociti, ne valuta infatti anche l’aspetto, prendendone in considerazione due caratteristiche: il colore e la torbidità, Se il colore è giallo paglierino, significa che non è presente alcuna infezione, mentre se l’aspetto ha un colore giallo torbido, dovuto alla presenza di muco, di pus, di germi o di cellule di sfaldamento (vecchie cellule epiteliali), vuol dire che potrebbe esserci un’infiammazione in corso.

  • Per la misurazione dei livelli di leucociti è bene raccogliere un campione di urina della prima minzione del mattino, in quanto più concentrata e maggiormente in grado di fornire indicazioni utili.
  • È, però, importante non raccogliere il primo getto di urina, ma quello successivo, fino a riempire la provetta, richiudendola bene.

Durante il ciclo mestruale, è consigliabile utilizzare un tampone assorbente al momento della raccolta del campione, per non correre il rischio di contaminarlo, oppure posticipare l’esame di qualche giorno, se possibile. Le urine vanno raccolte in un contenitore monouso sterile acquistabile in farmacia senza ricetta medica,

  1. Le urine devono essere consegnate in breve tempo al laboratorio, in modo da evitare la contaminazione da parte di germi in grado di modificare alcune importanti caratteristiche delle urine (acidità, limpidezza, precipitazione di sostanze sotto forma di cristalli).
  2. Prima di effettuare il prelievo, è opportuno lavarsi le mani con acqua e sapone e pulire i genitali per evitare la contaminazione del campione e alterare il risultato dell’esame.

Oltre all’esame di laboratorio, è possibile eseguire un’analisi anche a casa propria, ricorrendo a strisce reattive da immergere nell’urina che si acquistano in farmacia senza ricetta medica e che cambiano colore e intensità in base alla presenza e alla concentrazione dei leucociti.

Cosa significa avere 500 leucociti nelle urine?

Un referto che porti alla luce la presenza di leucociti alti nelle urine, potrebbe essere la spia di un’ infezione alle vie urinarie, La presenza di alte concentrazioni di globuli bianchi, infatti, è riconducibile ad uno stato infiammatorio dell’organismo a cui prestare attenzione.

Come faccio a sapere se ho un’infezione?

L’infezione: i sintomi per riconoscerla – Per capire se una ferita è infetta, bisogna riconoscere e verificare la presenza di alcuni sintomi come il gonfiore, l’ arrossamento, il calore localizzato (il taglio, infatti, è più caldo rispetto alle zone circostanti) e la presenza di pus,

  1. Nei casi più gravi, l’infezione limitata alla ferita si espande a tutto il corpo, diventando sistemica causando anche la febbre,
  2. Anche nausea e diarrea possono essere indicatori della diffusione dell’infezione dalla lesione localizzata ad altri sistemi del corpo, sistema gastrointestinale in primis.

La prima cosa da fare in questi casi è mantenere pulito il taglio, disinfettarlo e coprirlo con una garza sterile e una benda adesiva, una medicazione che è da sostituire ogni giorno.

Cosa vuol dire UFC ml?

L’urinocoltura può essere: Negativa, quando non vi sono batteri nelle urine quindi, il campione è sterile e tutto è nella norma. Positiva, quando il numero dei batteri è uguale o superiore a 50.000 UFC/ml ( Unità Formanti Colonie per millilitro di urina ).

Cosa può uscire da urinocoltura?

È opportuno fare l’urinocoltura di prima mattina? – Sì, è opportuno effettuare questo test di prima mattina.

Il test dell’urinocoltura consiste nella raccolta dell’urina che è un liquido prodotto dai reni che è costituito da acqua, sali minerali, rarissimi leucociti e sostanze organiche. Grazie a questo test si possono rilevare eventuali infezioni che a loro volta si dividono in quelle che riguardano le basse vie urinarie dove vengono coinvolti organi come la vescica e l’uretra, e quelle che riguardano le alte vie urinarie e quindi reni e ureteri.Sono infezioni comuni e la maggior parte di queste facilmente trattabili.

Questo esame viene effettuato per individuare possibili infezioni urinarie e identificare quindi batteri o lieviti che ne causano la comparsa, Qualora questo test dovesse risultare positivo, è necessario effettuare l’esame di sensibilità agli antibiotici, in modo da identificare quelli più opportuni per curare l’infezione in atto.

Nei bambini piccoli e nei neonati, con febbre superiore ai 38° e senza che si debba avere la presenza di sintomi specifici Nelle donne in gravidanza per effettuare lo screening della batteriuria asintomatica Nei bambini che presentano reflusso vescico-uretrale Nel caso in cui si abbiano infezioni ricorrenti

I sintomi che possono rappresentare una spia di eventuali infezioni delle vie urinarie, sono:

Stimolo persistente e frequente di urinare (anche quando lo si è appena fatto o la vescica è vuota) Sensazione di bruciore e dolore durante la minzione Urina diversa da solito e che si presenta torbida e maleodorante Eventuale febbre Pressione al basso ventre Presenza di piccole tracce di sangue nell’urina

Qualora questa infezione dovesse propagarsi ai reni, il paziente potrebbe percepire alcuni sintomi come dolore ai fianchi, brividi, nausea e febbre alta. Se il paziente presenta frequentemente infezioni alle vie urinarie, è necessario che il medico scelga in maniera opportuna la terapia farmacologica a cui sottoporlo. : Urinocoltura, perché e quando è opportuno fare il test

Cosa vuol dire urinocoltura negativa?

Urinocoltura negativa: una coltura che non mostra alcuna crescita dopo 24-48 ore indica assenza di infezione.