La scuola è un’ agenzia formativa specializzata, dove la formazione, in cui sono compresenti istru- zione ed educazione, viene realizzata con obiettivi e procedure pubblicamente definiti a partire da politiche e teorie pedagogiche.
Cosa si intende per Agenzia formativa?
Salta al contenuto INFO Chi Siamo AF_user 2023-06-14T12:27:24+02:00 Agenzia formativa è una rete nazionale che offre servizi per l’istruzione, la formazione professionale e il lavoro. Grazie alla ridefinizione frequente dei contenuti professionali e delle modalità operative, riesce a soddisfare una forte domanda di formazione, garantendo corsi adeguati alle esigenze del mondo del lavoro.
- Considerate le innumerevoli attività formative sviluppate nel corso del tempo nei settori dell’educazione, dell’istruzione, della formazione professionale e delle politiche attive per il lavoro, Agenzia Formativa vanta un passato prestigioso nel settore della formazione accademica e professionale.
- Progettiamo ed eroghiamo proposte formative che – grazie a una capillare rete di centri accreditati e a una qualificata offerta di servizi formativi – possono contribuire a inserire giovani e adulti nel mercato del lavoro e migliorare le competenze di lavoratori e aziende.
Agenzia Formativa si avvale di collaboratori, esperti e docenti esterni con competenze specifiche rispetto ai corsi offerti. Tali esperti vengono sottoposti a valutazione prima e dopo le prestazioni, per garantire che siano adeguati alle esigenze e alla soddisfazione dei partecipanti. Per superare i limiti dell’aula frontale, nei corsi di qualifica la formazione tradizionale è alternata ad esercitazioni (singole e di gruppo), role playing, verifiche ed esami. Questo mix metodologico, unito allo scambio di conoscenze ed esperienze che si crea tra i partecipanti, è funzionale alla nostra mission:
trasmettere valore agevolare il cambiamento favorire la crescita personale e collettiva promuovere lo sviluppo culturale, civile e morale di giovani e adulti attraverso lo strumento della formazione
Coerenza e affidabilità: mettiamo in atto quello che promettiamo, garantendo un clima di accoglienza, rispetto, ascolto e reciproca fiducia. Trasparenza e reciprocità: dichiariamo, diffondiamo e condividiamo ruoli, regole e responsabilità di tutti i soggetti che coinvolgiamo nelle nostre attività e nell’erogazione dei nostri corsi. Pari opportunità: pratichiamo e consolidiamo il rispetto delle differenze, valorizziamo le specificità personali e l’uguaglianza dei diritti, diamo espressione alla diversità dei linguaggi e delle culture. Creatività e innovazione: promuoviamo cultura e ricerca. Ci impegniamo ad impiegare soluzioni innovative per migliorare la didattica e l’organizzazione dei nostri corsi. Connessioni tra persone, istituzioni, culture: siamo convinti che la formazione possa facilitare la costruzione di progetti condivisi e creare interazioni virtuose in contesti disgregati e poveri di relazioni.
Gli standard didattici comprendono:
Soddisfazione dei partecipanti Chiarezza e completezza delle attività di formazione e di orientamento Efficacia delle attività didattiche integrative Attività coordinate con collaboratori con particolare formazione per specifiche esigenze didattiche Raccordo e collaborazione con i servizi di orientamento scolastico e lavorativo Sostegno per l’apprendimento e la formazione
La nostra offerta formativa comprende:
Corsi di Laurea Corsi di Laurea in Spagna Corsi singoli (CFU) Diplomi di perfezionamento Diploma CLIL Diploma di Specializzazione Biennale Master I e II Livello Master per Integrare Classi di Concorso Master Professionalizzanti Corsi di Alta Formazione
Corso di Preparazione al TFA in Italia Corso di Sviluppatore Web Formazione Professionale Docente Abilitazione all’Insegnamento Orientamento per le scuole medie e superiori Dottorati di ricerca Abilitazione su materia Corso di Specializzazione sul Sostegno Preparazione ai concorsi pubblici
Agenzia Formativa si avvale di collaboratori esperti con competenze specifiche rispetto ai corsi offerti. CONTATTI: 800.96.40.12 02 45073 020 02 37901 002 02 87177 386 EMAIL [email protected] SEDI: Milano Via S. Gregorio, 29 Roma Via Cicerone, 49 Bari Via Salvatore Matarrese 2/4 Palermo Via Giuseppe Alessi, 16 Santa Margherita di Belìce Via Alcide De Gasperi, 2 Sciacca Via Pompei, 2 Page load link
Quali sono le principali agenzie educative?
Alleanza educativa scuola-famiglia Il tema della responsabilità educativa chiama in causa le principali agenzie educative della società contemporanea: la famiglia e la scuola. L’educazione si configura come un’attività antropologicamente connotata, nella misura in cui favorisce la crescita del soggetto-persona e la valorizzazione delle sue capacità, attraverso interventi di cura intenzionalmente e consapevolmente determinati che vanno oltre il semplice accudimento e la soddisfazione dei bisogni primari.
- L’atto educativo quindi favorisce lo sviluppo integrale del bambino, affinché grazie all’interazione con le figure di riferimento e con il contesto in cui vive, possa acquisire una forma personale e irripetibile.
- Costruire l’alleanza educativa scuola-famiglia: aspetti psico-pedagogiciOggi il ruolo educativo della famiglia e della scuola è riconosciuto sia a livello informale che formale.
Detto compito, infatti, è legato sia al senso comune, in quanto connaturato allo sviluppo filogenetico di più specie, fra cui anche quella umana, sia alle carte costituzionali di molti Paesi o altri documenti di portata sovrannazionale come la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ad oggi ratificata da ben 196 Stati.Il peso che le relazioni educative intrafamiliari hanno sullo sviluppo della persona è attestato da molteplici evidenze empiriche, frutto di ricerche condotte a livello multi e interdisciplinare, dove aspetti biologici e socio-culturali si intrecciano e si influenzano a vicenda.
Recenti ricerche neuroscientifiche sulla plasticità cerebrale, ad esempio, hanno dimostrato come lo sviluppo delle connessioni neuronali sia collegato alla qualità/quantità delle stimolazioni ambientali che il bambino riceve dall’esterno e dalle prime interazioni che egli ha con gli altri, ed in particolare con i familiari e le persone che si prendono cura di lui.
Le esperienze della prima infanzia, unite al potenziale derivante dall’eredità genetica, influenzano in modo significativo l’architettura cerebrale del soggetto che continuerà ad arricchirsi anche in seguito, grazie a nuove esperienze, ma sulla quale il vissuto infantile sembra avere un ruolo fondamentale.
Sul fronte socio-pedagogico, allo stesso modo, alcune ricerche hanno mostrato come la famiglia eserciti un ruolo importante nella strutturazione della personalità, nella definizione di comportamenti e atteggiamenti socio-relazionali, nel successo scolastico e professionale. Detti fattori, infatti, sembrerebbero essere la risultante di una “memoria sociale antica”, fortemente connessa al contesto familiare originario, e di una più recente influenzata dall’ambiente in cui i soggetti vivono.Spostando l’attenzione sul sistema scolastico, è soprattutto con l’affermarsi della scuola dell’autonomia che si è diffuso un sistema policentrico composto da una molteplicità di attori che in diversa misura partecipano al processo educativo del bambino, e all’interno del quale l’alleanza scuola-famiglia ricopre un ruolo ancora più strategico che in passato per assicurare a ciascuno il raggiungimento del “proprio” successo formativo.
Perché ciò si realizzi è necessario che la scuola si configuri come un ambiente educativo di apprendimento capace di garantire, oltre ad una qualità alta dell’istruzione, anche tutti i presupposti didattico-organizzativi necessari all’esercizio del diritto all’apprendimento.
In tal senso diventano presupposti indispensabili del successo formativo tutti quegli aspetti legati al benessere scolastico (school wellbeing), o a quello che Huppert e So hanno chiamato human flourishing.Il benessere scolastico è il risultato dell’incrocio di molteplici variabili, di natura organizzativa, didattica, relazionale, quali ad esempio la sicurezza degli ambienti, la strutturazione dei setting di apprendimento, la pianificazione di percorsi e attività personalizzate, l’adozione di metodologie didattiche efficaci, la gestione dei gruppi di alunni, il clima relazionale interno alle classi e tra il personale scolastico, le dinamiche comunicative interne-esterne all’istituzione scolastica, la partecipazione delle famiglie e soprattutto la qualità delle interazioni genitori-insegnanti.Questa attenzione alle tipologie, alle forme e ai livelli di interazione tra la famiglia e la scuola è ben analizzata in letteratura dal modello ecologico di Bronfenbrenner, secondo il quale la famiglia e la scuola costituiscono due “microsistemi”, caratterizzati da specifiche attività, ruoli sociali e relazioni interpersonali, che il bambino vive in prima persona, dalle quali per un verso è condizionato e per un altro lui stesso contribuisce a costruire.
Detti microsistemi non sono entità statiche, ma in continua trasformazione, alla costante ricerca di stabilità, essi, pertanto, vanno intesi come totalità aperte, che si autoregolano, mediante un complesso scambio di informazioni tra interno ed esterno.
Questa inarrestabile ricerca di equilibro connota sia la famiglia che la scuola: nella famiglia ad esempio ciò può essere messo in discussione da una nuova nascita, dall’ingresso di un nuovo componente, dalla separazione dei genitori, dalla ricostituzione di un altro nucleo familiare, ecc.; nella scuola può essere dato dall’inizio di un nuovo ciclo scolastico, dal passaggio da una classe o da un ordine scolastico all’altro, dall’arrivo di un nuovo alunno o di una nuova insegnante, dal verificarsi di un evento particolarmente significativo per la vita scolastica (un’esperienza didattica, un viaggio di istruzione, la realizzazione di un progetto, l’incontro con un esperto, ecc.).
Gli eventi familiari e quelli scolastici nella maggior parte dei casi modificano lo status delle relazioni intrafamiliari e di classe (o di scuola), hanno conseguenze sull’organizzazione, sulla definizione/ripartizione dei ruoli, dei compiti, delle funzioni, sull’attribuzione di significati a fatti e persone, sulle reciproche aspettative degli attori in gioco, tuttavia dopo un periodo di “disorganizzazione”, il microsistema ritrova una nuova organizzazione interna, diversa da quella precedente, frutto di successivi adattamenti e negoziazioni tra le parti, per raggiungere così un nuovo equilibro, sempre e comunque temporaneo, che sarà rimesso in discussione da successivi eventi critici e transizioni evolutive.
La dinamicità e la fluidità dei sistemi familiari e scolastici fa sì che questi non siano mai uguali alla somma delle caratteristiche dei loro membri, infatti essi si configurano piuttosto come la risultante delle relazioni che storicamente si determinano all’interno del gruppo, tra una o più parti del gruppo stesso.
Lo sviluppo del bambino si realizza pertanto all’interno di “sistemi” (o contesti) che sono tra di loro interconnessi, e che simultaneamente esercitano la loro influenza sul bambino. Trascurare questa dimensione di interdipendenza vorrebbe dire non considerare la complessità dei vissuti che il bambino sperimenta durante l’infanzia, una complessità che risulta essere tale proprio perché l’appartenenza a ciascuno di essi è in grado di produrre effetti anche a medio e lungo termine sulla sua personalità, sul suo sistema di valori, sulle sue credenze, sulle conoscenze e competenze che egli possiede.
Tuttavia, come fa notare lo stesso Bronfenbrenner, lo sviluppo del bambino va ben oltre i singoli microsistemi a cui questi partecipa più o meno attivamente, infatti, la dimensione ecologica dello sviluppo umano è tale perché si configura come un progressivo adattamento del bambino alle situazioni ambientali immediate in cui vive, di cui acquisisce i modelli relazionali predominanti, superando la sua naturale propensione a trasferire i medesimi comportamenti in contesti diversi anche laddove sono vigenti sistemi regolativi, convenzionali e di comportamento differenti.
Ecco perché è importante che sistemi diversi dialoghino tra di loro, condividendo regole, comportamenti, scopi, margini d’azione così che al bambino sia offerta la possibilità di contribuire attivamente alla loro costruzione. Inoltre, ciascun contesto di sviluppo non è limitato ad un’unica situazione ambientale immediata, ma include le interconnessioni tra più situazioni ambientali, nonché le influenze esterne che derivano da condizioni ambientali più generali, spesso indirette, quali il lavoro dei genitori, la rete delle relazioni sociali della famiglia, ecc., e al livello ancora più “macro”, dalle politiche sociali, economiche e culturali della società alla quale il soggetto appartiene.I rapporti scuola-famiglia si posizionano solitamente ad un livello intermedio, di “mesosistema”, con interrelazioni tra due o più microsistemi.
- Quanto più la presenza di positive interazioni-connessioni tra questi due sistemi è forte tanto più le risposte che il bambino sarà in grado di fornire attraverso i propri sistemi di comprensione e di azione saranno funzionali, adattivi e applicabili a più contesti anche se di diversa natura.
- Per fare in modo che questa interazione si realizzi occorre pianificare un progetto educativo intenzionale con finalità condivise, negoziate, frutto del contributo di ambo le parti, la scuola e la famiglia, gli insegnanti e i genitori, anche se alcuni comportamenti saranno messi in atto prioritariamente in una delle due situazioni ambientali, mentre altri potranno esprimersi in maniera più diffusa.
Scuola e famiglia sono i microsistemi più importanti per il bambino. Come sostengono Ciucci, Baroncelli, Toselli e Denham, genitori ed insegnanti sono chiamati a comunicare intorno ai pensieri e ai sentimenti che riguardano il bambino e il suo sviluppo, che vanno a loro volta collegati alle pratiche educative messe in atto, ai risultati che si intendono ottenere e a quelli effettivamente conseguiti, alle scelte valoriali che stanno alla base delle azioni educative realizzate sia a scuola che in famiglia.
- il sistema di comunicazione che lega scuola e famiglia;
- la qualità della relazione insegnanti-genitori.
Nel primo caso è importante che all’interno delle politiche di ciascuna istituzione scolastica sia data priorità all’interazione tra genitori e insegnanti, individuando momenti formali (consigli di classe, assemblee, organi collegiali, elezioni dei rappresentanti, ecc.) e informali (incontri aperti alle varie componenti scolastiche, costituzione di comitati, gruppi tematici, iniziative educativo-culturali, opportunità di aggregazione e di intrattenimento culturale, ecc.) di conoscenza e di scambio.
- La frequenza di detti incontri, tuttavia, non può essere considerata l’unico indicatore di riferimento, infatti al di là della numerosità degli incontri è importante prestare attenzione anche alle modalità di interazione che li caratterizzano.
- Sovente, infatti, soprattutto i genitori lamentano scarsa considerazione e coinvolgimento delle famiglie nelle scelte educative della scuola, a partire dalla pianificazione del PTOF, dalla progettazione del curricolo, dalla scelta di progetti didattici e iniziative culturali della scuola.
L’atteggiamento più diffuso pertanto è quello ispirato alla passività e alla mera ricettività delle decisioni prese dal personale scolastico, a fronte di una competenza tecnico-didattica specifica che viene anteposta alla possibilità di condividere parte delle scelte (anche) di natura didattica con le famiglie.
In molti casi ci si riduce ad un’informativa alle famiglie senza che sia stata prevista una loro reale partecipazione ai processi decisionali, ignorando o trascurando risorse importanti presenti nei genitori che invece potrebbero essere valorizzate come competenze di natura contenutistica, laboratoriale, psico-relazionale, ecc.
Nel secondo caso, quello della qualità della relazione insegnante-genitore, vanno considerati aspetti propri della comunicazione-interazione interpersonale come il tono emotivo, la soddisfazione, le modalità e i contenuti della comunicazione, il grado di accordo, l’apprezzamento/rispetto, la fiducia, il riconoscimento reciproco, il sostegno, la cooperazione.
- In questo frangente è fondamentale riuscire ad instaurare un modello comunicativo a due vie, improntato sulla ricerca e condivisione reciproca di informazioni relative al comportamento e alle esperienze del bambino.
- Le narrazioni degli insegnanti e quelle dei genitori assumono la medesima importanza, perché sono in grado di mettere in comune punti di vista, stati d’animo, racconti sulla vita pregressa/attuale del bambino che altrimenti non potrebbero essere conosciuti dalle figure educative e di cura che non li hanno vissuti direttamente.
Quando un insegnante ricerca e condivide informazioni sul bambino con i suoi genitori dimostra interesse per il bambino, cerca di conoscerlo meglio, presta attenzione alla sua unicità, oltre a cercare di rispondere in maniera efficace a specifici bisogni di cura.
Lo stesso dicasi per il genitore, che, interessandosi e partecipando alla vita scolastica del figlio, dimostra interesse verso il lavoro scolastico, riconoscendo nell’insegnante un interlocutore privilegiato, diverso da sé, ma comunque in grado di contribuire significativamente allo sviluppo e alla crescita del figlio.
La ricerca e la condivisione delle informazioni rinforzano la relazione positiva genitore-insegnante, servono a migliorare il benessere del bambino oltre a promuovere il riconoscimento reciproco del ruolo che il genitore e l’insegnante hanno nelle esperienze di vita del bambino, contribuendo alla costruzione di rappresentazioni autentiche dei rispettivi ruoli educativi.
Alcune ricerche sul modello comunicativo a due vie sostengono come questo tipo di interazione, nel medio-lungo periodo, sia in grado di sviluppare una maggiore conoscenza del/sul bambino, utile per la definizione di piani educativi condivisi, divenendo così un utile strumento di problem solving collaborativo e di partnership di cura.Il rapporto scuola e famiglia è un rapporto assai complesso, ma sempre più imprescindibile; un rapporto che, nel corso dei decenni, e sulla scorta dei mutamenti socio-culturali ed economici che hanno attraversato (e tuttora investono) il nostro Paese, sembra essersi trasformato: quello tra scuola, da una parte, e famiglia, dall’altra.
Rapporto che non può essere sottovalutato e tralasciato dalla ricerca pedagogica perché denso di criticità, dovute, molto probabilmente, al fatto che la partecipazione scuola-famiglia interpella le due istituzioni nel loro elemento identitario: essere luoghi primari di educazione e di istruzione.
- La famiglia lo è per natura; la scuola lo è per ordinamento giuridico.
- Si tratta di realtà umane indispensabili per l’educazione della persona e per la costruzione dell’assetto societario, ragion per cui diviene indispensabile perseguire l’irrinunciabile obiettivo della corresponsabilità educativa tra le due istituzioni.
C’è, quindi, l’urgenza di tornare a riflettere sulla partecipazione tra scuola e famiglia per tre ragioni principali:
- le difficoltà – sempre maggiori – insite nella relazione genitore-insegnante – basti pensare ai numerosi episodi di cronaca segnalati quotidianamente dai mass media;
- la separazione, sempre più evidente, tra scuola e famiglia – per cui, alla prima spetterebbe il mero compito di “trasmettere” il sapere codificato, mentre, alla seconda, la “messa a punto” di regole e di modelli di comportamento;
- l’ingresso considerevole di alunni stranieri nella scuola – è importante ricordare che a una immigrazione individuale è subentrata una immigrazione familiare.
Alla luce di simili constatazioni, diviene fondamentale, da un lato, supportare la scuola a pensarsi, non come sistema chiuso, rigido e immutabile, bensì come spazio di cambiamento e di progettazione alla luce delle attuali trasformazioni; dall’altro, esaltare la famiglia come snodo vitale della rete educativa perché sistema di legami dinamico, capace di intrecciare relazioni con i propri membri e con l’ambiente circostante.È anche per queste ragioni che il primato educativo della famiglia non può essere messo in discussione.
Tuttavia, esso non va inteso in termini di esclusività, poiché, soprattutto nell’attuale temperie storica e culturale, il sistema famiglia ha bisogno di essere supportato e sostenuto da altre istituzioni educative, in primis dalla scuola, chiamata ad agire secondo il principio della sussidiarietà.Pertanto, se da un lato la famiglia non può e non deve rinunciare alla propria mission delegando altre istituzioni, dall’altro la scuola non può esimersi dall’assolvere i propri compiti e le proprie funzioni.
È necessario promuovere un rapporto di circolarità virtuosa tra le due istituzioni, favorendo legami di reciproco riconoscimento e coinvolgimento, in un’ottica di mutuo avvaloramento. Proseguendo il discorso e ipotizzando possibili linee di sviluppo della partecipazione tra scuola e famiglia, partiamo da una constatazione basilare: la realtà scolastica odierna differisce da quella del passato anche per i flussi migratori che contrassegnano lo sviluppo dei Paesi occidentali.
- In tal senso, l’ingresso di minori stranieri nell'”universo” scuola deve essere ripensato nella prospettiva dell’inclusione e dell’integrazione sociali.
- Tutto ciò richiede inedite modalità di partecipazione tra scuola e famiglia.
- Si tratta, nello specifico, di rifondare la partecipazione, assegnando ai genitori il ruolo di interlocutori competenti e attivi; opponendo a un legame lineare e gerarchico – in cui la scuola è in posizione di dominanza rispetto alla famiglia – una concezione sistemica in cui scuola e famiglia, docenti e genitori, sono chiamati a progettare e a realizzare un progetto educativo condiviso.
La collaborazione tra le due istituzioni diviene, dunque, fondamentale se si vuole rendere armonici i processi d’istruzione e di educazione portati avanti dalle due istituzioni. Non è possibile, infatti, trascurare il dato per cui la famiglia istruisce mentre educa e la scuola educa mentre istruisce.
- Ciascuna porta avanti la sua azione, avvalendosi delle competenze che le sono proprie, ma non può e non deve più fare a meno dell’altra, che diviene indispensabile ed essenziale per un comune procedere.
- Alla luce di simili considerazioni, e per contribuire in maniera efficace alla crescita dei soggetti in via di sviluppo, diviene necessario attivare forme di incontro, confronto e dialogo tra scuola e famiglia, quest’ultima portatrice di una sua specifica cultura educativa, frutto dell’incontro tra le diverse culture di provenienza e degli influssi ambientali.
Occorre riformulare la partecipazione alla luce della cultura educativa familiare. La famiglia deve entrare nella scuola e quest’ultima deve assumere una postura di ascolto nei confronti dell’educazione attuata nella e dalla famiglia. A partire da questo confronto, e dal dialogo che da esso scaturisce, è possibile – per la scuola e per la famiglia, anche quella d’altrove – riscoprirsi come spazi educativi interconnessi capaci di collaborare per un progetto educativo condiviso.
- Alla base di tale progetto di progettazione partecipata si colloca, allora, l’istanza del reciproco riconoscimento per cui docenti e genitori, scuola e famiglia sono tenuti a porsi in posizione di reciproco apprendimento».
- Pertanto, sia la scuola che la famiglia (compresa quella straniera) devono essere percepite, l’una dall’altra, come interlocutori competenti, dotati di potenzialità e di risorse, e con cui è importante interagire per il benessere del minore.È in questo scenario, e sulla base di tali presupposti, che la partecipazione diviene corresponsabilità, condizione in cui l’enfasi è posta sul diritto/dovere delle due istituzioni d’intraprendere un cammino di collaborazione, per il buon esito del quale entrambe sono tenute a formulare proposte e a svolgere precise attività.
La corresponsabilità, in tal senso, implica un nuovo modo di essere delle due istituzioni. La famiglia, in quanto tale, deve essere valorizzata come luogo educativo di base, fondamentale e insostituibile per l’educazione delle nuove generazioni; la scuola, d’altro canto, deve essere avvalorata come scuola della comunità, creativamente inserita nel contesto socio-culturale locale e tesa all’educazione e al benessere dei cittadini.
Dunque le due istituzioni non possono collaborare soltanto in base alla preoccupazione di contenere i comportamenti trasgressivi dei figli-alunni. La corresponsabilità ha da esprimersi anche e soprattutto sul piano del progetto educativo perseguito dalla scuola, che non può essere separato dal procedere educativo della famiglia.La corresponsabilità tra scuola e famiglia, allora, non è il punto da cui partire bensì la meta verso cui tendere e, in quanto tale, implica l’assunzione di una nuova logica, pedagogicamente connotata, e una diversa formae mentis, capaci di dare consistenza a un nuovo modo di intendere e di interpretare la relazione scuola-famiglia, docente-genitore.Lungi dal configurarsi come costrutto statico, rigido e immutabile, la corresponsabilità deve essere interpretata in senso dinamico, plurale e va differenziata anche in base ai gradi dell’istituzione scolastica e al territorio di riferimento.
Si tratta di un cammino complesso e impegnativo ma che, a lungo andare, porterà alla collaborazione scuola-famiglia sotto il segno del riconoscimento delle precipue competenze. Dunque, non più strumentalizzazione dell’una nei confronti dell’altra, bensì reciprocità e riconoscimento.
Il rapporto tra genitori e insegnanti non può essere conseguito una volta per tutte: va costruito continuamente, giorno dopo giorno, mediante un costante lavoro di confronto, dialogo, negoziazione. Scuola e famiglia sono chiamate a elaborare congiuntamente progetti educativi condivisi, mettendo a confronto le rispettive culture educative e perseguendo l’obiettivo della coerenza degli interventi.
Nell’ottica della co-progettazione scuola e famiglia acquistano consapevolezza del proprio ruolo, del proprio valore educativo e delle rispettive competenze pedagogico-educative.In tal senso il rapporto di partecipazione tra famiglia e scuola, specificato come rapporto di corresponsabilità e di co-progettazione, non si esaurisce in sé stesso: si riverbera su tutta la comunità locale, innescando significativi processi di trasformazione, di riadattamento, di riequilibrio relazionale.Orientiamo, dunque, lo sguardo ermeneutico, interpretativo a una questione estremamente sentita nel contesto socio-culturale contemporaneo: il rapporto scuola-famiglia considerato in una prospettiva rinnovata di dinamicità, diacronicità e di integrazione.
- Ciò con l’intento di dare luce e valore alla cultura educativa della famiglia – snodo vitale della rete educativa – e nuova linfa alla scuola e alla formazione delle/dei sue/suoi docenti.
- Conclusioni La costruzione di una comunità educante, nella quale le “figure” che ricoprono responsabilità educative (genitori e insegnanti in primis) lavorano assieme per il benessere degli alunni/figli e della scuola, è un obiettivo ambizioso, ma sempre più presente all’interno delle politiche scolastiche.
Esso per un verso incide positivamente sul funzionamento organizzativo delle scuole e per un altro contribuisce alla formazione delle giovani generazioni attraverso il contributo di più soggetti e situazioni educative che non possono essere più considerate separatamente.
Il continuum educativo che deve crearsi tra la famiglia e la scuola, più che una missione rappresenta un’esigenza concreta, da sperimentare quotidianamente aprendo le aule scolastiche all’esterno, superando logiche amministrative e forme di collegialità centrate sulla burocrazia, piuttosto che sul confronto, la cui efficacia formativa oggi sembra essere fortemente ridimensionata rispetto alla fiducia che gli stessi Decreti Delegati del 1974 riponevano negli organi collegiali della scuola.
Oggi la partecipazione all’educazione dei giovani segue vie più informali, canali e forme comunicative più dirette, autentiche, spesso mediate dalle tecnologie, ma che devono tendere a costruire legami, ad avvicinare gli interlocutori dell’educazione e a sviluppare dialogo e senso di appartenenza, non tanto ad un’istituzione, la scuola, quanto ad una comunità di persone in grado di condividere problemi, esperienze, pratiche, riflessioni e possibili soluzioni.A tale scopo il modello sistemico di Bronfenbrenner, integrato da studi successivi come quelli condotti da Epstein sull’Overlapping Spheres of Influence Model, continua ad essere uno strumento utile per leggere la complessità delle relazioni genitori-insegnanti e per rafforzare la cooperazione tra scuola e famiglia.
Entrambi gli autori sopra richiamati, infatti, considerano gli alunni come agenti attivi della relazione scuola-famiglia e pongono alla base della condivisione di attività, abilità e interessi tra genitori e insegnanti il rispetto reciproco e la negoziazione di obiettivi comuni a beneficio dell’apprendimento e dello sviluppo dei bambini.
Bifulco Teres a Docente a tempo indeterminato nella scuola primaria dal 2002.Sono nata l’1 giugno 1978, dopo il liceo scientifico “Pascal”, mi sono laureata in Scienze della formazione indirizzo primaria nel 2002, nel 2004 in Scienze della formazione primaria indirizzo infanzia, nel 2012 in Giurisprudenza.
Ho conseguito master biennali in pedagogia clinica, in psicologia delle organizzazioni sociali, sanitarie e scolastiche, in organizzazione, sviluppo e gestione di risorse umane in strutture sociali, sanitarie e scolastiche, in processi formativi, comunicazione ed apprendimento in rete, in dirigente scolastico nella scuola dell’autonomia.
Dal 1 novembre 2019 frequento il corso di dottorato di ricerca in “Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche”.Sono sposata con Mario e sono madre di Francesco, 12 anni. : Alleanza educativa scuola-famiglia
Che ruolo ha la scuola nell educazione?
Che cosa offre la scuola? – Il suo compito fondamentale è fornire gli strumenti necessari per crescere culturalmente, psicologicamente e socialmente, acquisire un certo grado di responsabilità e autonomia e, infine, formare alla cittadinanza e alla vita democratica.
Qual è la prima istituzione formativa?
Successo formativo
- IL SUCCESSO FORMATIVO
- PERCHE’ PARLIAMO DI SUCCESSO FORMATIVO?
- “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”,
- Articolo 3, Costituzione italiana
- Per la nostra scuola, garantire il SUCCESSO FORMATIVO significa che TUTTI GLI ALUNNI debbono essere messi nella condizione di realizzare la PIENA FORMAZIONE DELLA LORO PERSONALITA’,
- E’ importante notare che la Costituzione non parla di istruzione, e quindi di acquisizione di conoscenze, ma di:
- SVILUPPO
- Diventano quindi fondamentali:
- EDUCAZIONE E FORMAZIONE
È l’educazione che toglie l’uomo dalla condizione di essere biologico e lo eleva alla vita culturale, lo fa diventare un essere culturale, un uomo. L’uomo ha creato la cultura che lo ha fatto uomo: l’uomo si è umanizzato acquisendo tutte le caratteristiche che sono proprie dell’uomo, attraverso la costruzione della cultura.
- Ogni nuovo ragazzo che sceglie la nostra scuola deve ripercorrere questo cammino, formarsi come persona e come cittadino.
- Il processo dell’umanizzazione, dell’educazione, della formazione dell’uomo si attua nella società educante, la cui prima istituzione educativa è la famiglia.
- Poi arriva la scuola come istituzione educativa che, attraverso la collaborazione con la famiglia, contribuisce alla formazione della personalità.
- La scuola è chiamata a dare il suo contributo qualificato, decisivo in quanto intenzionale e sistematico ai fini della piena formazione della personalità.
- IL DIRITTO DI TUTTI GLI ALUNNI AL SUCCESSO FORMATIVO
- Nel momento in cui si prende atto che uomini si diventa solo attraverso l’educazione, si riconosce che l’educazione è un diritto di tutti, che tutti hanno diritto alla loro umanizzazione, a divenire uomini e donne.
- Il successo formativo, inteso come piena formazione della persona umana, deve essere garantito a tutti.
- Occorre quindi migliorare sempre più i processi di insegnamento per creare condizioni più favorevoli ad una formazione di qualità.
- Star bene a scuola è, dunque, l’obiettivo primario posto a garanzia di un effettivo conseguimento del successo scolastico.
- MIGLIORAMENTO DEI PROCESSI DI INSEGNAMENTO E DI APPRENDIMENTO
- Al fine di garantire il successo formativo di tutti gli alunni, ci siamo posti l’esigenza di migliorare l’efficacia dei processi di insegnamento/apprendimento e quindi di intervenire sulla QUALITA’ DELLA FORMAZIONE
- Concretamente, ci siamo focalizzati sulla concreta attività educativa e didattica che quotidianamente si svolge nelle aule, per migliorare i processi di insegnamento/apprendimento con un concreto impegno nel programmare, organizzare, valutare e innovare i processi di insegnamento e di apprendimento che ogni giorno si svolgono dentro le aule.
- Tutto ciò può portare al successo formativo solo in un contesto scolastico in cui prevalgono prospettive collaborative tra docenti e tra studenti in un APPROCCIO INTERDISCIPLINARE, con apertura al CONTESTO CULTURALE, STORICO, SOCIALE, ECONOMICO e PROFESSIONALE, nel rispetto delle differenze, promuovendo l’ INTEGRAZIONE, LA MULTICULTURALITA’ e soprattutto L’ UNICITA ‘ di ogni persona, VALORIZZANDO LA DIVERSITA’.
- La spinta della nostra scuola verso al FLESSIBILITA’ garantisce la PERSONALIZZAZIONE EDUCATIVA,
- Il successo formativo si garantisce se si mettono i singoli alunni nella condizione di apprendere e di formarsi.
- Il miglioramento dei processi di insegnamento/apprendimento nasce dal riconoscimento della centralità dei singoli alunni e del loro diritto a realizzare l’ottimale, integrale e originale formazione della loro personalità,
La cosa più importante diventa quindi assicurare a ciascun alunno il successo formativo, inteso come piena, integrale, originale, ottimale formazione della sua personalità. La qualità dell’insegnamento si misura solo dal successo formativo dei singoli alunni delle singole classi.
COSA INTENDIAMO PER QUALITA’ DI INSEGNAMENTO? Si potrebbe subito rispondere che la Qualità dell’insegnamento esiste quando si ottengono risultati ottimali. Questa affermazione però non basta perché occorre sapere in che cosa consistono i ” risultati ottimali “. I risultati sono ottimali quando l’insegnamento garantisce il successo formativo a tutti gli alunni.
IL PROGETTO Si fonda:
- Attenzione ai BISOGNI FORMATIVI e all’UNICITA’ DI OGNI ALUNNO
- Criteri della personalizzazione, dell’integrazione, della valorizzazione delle differenze e della multiculturalità, dell’inclusione.
Offre
- Supporto all’azione dei docenti permettendo di incidere positivamente nei diversi aspetti della relazione didattica ed educativa.
- Proposte per quei cambiamenti strategici e funzionali e quelle azioni che possono favorire una reale promozione del successo formativo e della didattica innovativa.
- Coordinamento tra le diverse attività e servizi di supporto della didattica e delle singole situazioni di difficoltà degli studenti, temporanee o permanenti
- Attività di recupero, supporto, consolidamento e potenziamento didattico
Obiettivi: Nel rispetto della singolarità di ciascun alunno, delle scelte autonome delle famiglie, dell’autonomia dei Consigli di classe e dei docenti, le azioni proposte intendono
favorire l’inserimento scolastico positivo e sereno di tutti gli studenti • rispondere all’esigenza concreta di contenere il fenomeno dell’insuccesso e del disagio
Aree di intervento : Per raggiungere tali obiettivi il progetto si articola in tre aree:
PERCORSI DI DIDATTICA “R.A.P.” RECUPERO, APPROFONDIMENTO E POTENZIAMENTO DISCIPLINARE per tutti gli studenti Einaudi,
INTERVENTI DOCENTI E CONSIGLI DI CLASSE I Consigli di classe in base alle esigenze dei singoli docenti posso disporre dei seguenti interventi di supporto agli studenti nel percorso didattico in itinere:
RECUPERO IN ITINERE Attivato da tutti i docenti Einaudi durante il percorso di apprendimento |
SETTIMANA DI SOSPENSIONE DELLE ATTIVITA’ DIDATTICHE per R.A.P. Recupero–Approfondimento-Potenziamento. (Gennaio |
CORSI I RECUPERO POMERIDIANI Corsi proposti dai docenti disciplinari |
SPORTELLO HELP Su prenotazione degli studenti con docenti del potenziamento |
CORSI DI RIALLINEAMENTO Corsi disciplinari per tutta la classe su richiesta del docente disciplinare |
20% QUOTA ANNUA ORARIO DISCIPINARE PER RECUPERO per il singolo docente |
LABORATORI SULLE COMPETENZE DI BASE: Vengono organizzati interventi di recupero delle competenze di base e di approfondimento in base alle necessità degli studenti, in modalità laboratoriale, con un approccio didattico innovativo che privilegia la relazione e il cooperative learning.
COMPETENZE BASE MATEMATICA | La matematica mi fa paura? Lavori di cooperative learning per potenziare, sviluppare e applicare il pensiero matematico, per risolvere problemi in situazioni quotidiane. |
COMPETENZE BASE INGLESE | Interagisco con gli altri in modo efficace nei contesti d’uso della lingua? La lingua in situazione. Attraverso la comunicazione, riflettiamo su lessico e funzioni linguistiche. |
POTENZIAMENTO PROD. SCRITTA | Come progetto un testo? Scrittura creativa per la raccolta delle idee, mappe, scalette, stesura e revisione del testo, punteg |
METODO DI STUDIO EFFICACE | Studio in modo efficace? Analisi del metodo individuale, criticità e punti di forza. Strategie di studio e memorizzazione: ora si studia, giochi di ruolo. |
COMUNICAZIONE EFFICACE | Nelle interrogazioni sono molto ansioso? Linguaggio verbale e non verbale, gestire l’ansia, la comunicazione efficace, giochi di ruolo. |
COMPRENSIONE TESTI COMPLESSI | Quanto comprendo le consegne? Leggere un testo complesso o specialistico mi mette in difficoltà? Tecniche di lettura e comprensione di testi diversi. |
Altri laboratori | Personalizzati in base alle necessità e esigenze di studenti e docenti (Latino, Fisica, Chimica) |
LABORATORI DI APPROFONDIMENTO – POTENZIAMENTO, ATTIVITA’ INTEGRATIVE La scuole propone diverse attività focalizzare al rafforzamento di competenze trasversali, soft skills e del benessere degli studenti in base alle richieste di studenti, famiglie, docenti e in costante collaborazione con il territorio.
English camp, Laboratori scientifici, Educazione finanziaria, Sportivi, teatro, Lingue. |
E’ in via di attivazione anche il progetto VIRGILIO, IO STUDIO CON TE, Il progetto prevede l’attivazione di un percorso pomeridiano di Pear tutoring tra studenti, su base volontaria con finalità di supporto, scambio e arricchimento didattico in ottica laboratoriale.
- Si predispone l’accoglienza e l’inserimento secondo il protocollo Einaudi, degli alunni e delle famiglie con il “Buddy student tutor” e “Buddy teacher tutor” supportando la segreteria nelle iscrizioni.
- Si organizzano percorsi linguistici di:
Corso laboratorio Italiano Lingua seconda e cultura italiana N° Livello ALFABETIZZAZIONE ITALIANO LINGUA SECONDA 2 Pre A1- A1 SUPPORTO LINGUISTICO ITALIANO LINGUA SECONDA 2 A1-B1 C.A.L.P: LINGUA DELLO STUDIO 1 B2-C1 /li>
- Si supportano i consigli di classe nella predisposizione dei piani personalizzati:
PIANO N.A.I. | Studenti internazionali neoarrivati in Italia 0-18 mesi |
PIANO BES3 L2 | Studenti internazionali con Italiano lingua seconda per bisogni linguistico-culturali |
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MEDIAZIONE SCOLASTICA per alunni con famiglie non italiane |
DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA Italiano lingua seconda |
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Si valorizza il contesto interculturale- internazionale in collaborazione con docenti e referenti di progetto.
3. PREVENZIONE DEL DISAGIO SCOLASTICO, INTEGRAZIONE, VALORIZZAZIONE DEL CONTESTO INTERCULTURALE / Area Inclusione
EQUIPE PSICOPEDAGOGICA Einaudi disponibili per alunni, famiglie e docenti.
– Alunni con Bisogni educativi speciali (BES) – Alunni diversamente abili (D.A.)
- – Alunni internazionali e neo arrivati in Italia (NAI, BES3 L2)
- – Alunni con problematiche di salute, culturali, famigliari (BES3)
- – Alunni impegnati in attvità sportive, musicali, a livello agonistico, nazionale (PFP)
- – Colloqui riorientamento interno e esterno di supporto al team della dirigenza scolastica.
PERCORSI DI SUPPORTO PSICOLOGICO
- – Psicologo scolastico
- – Corsi di formazione psicopedagogica per le famiglie, gli studenti e i docenti
- Intercultura
La presenza crescente nelle scuole di ragazzi che hanno una storia, diretta o famigliare, di migrazione è un dato ormai strutturale del nostro sistema scolastico. Negli ultimi anni, le scuole registrano un rallentamento della presenza di alunni provenienti da altri Paesi.
La ragione sta sicuramente nella crisi economica che ha investito l’Italia e l’Europa nell’ultimo decennio ma anche nella ripresa e nello sviluppo da parte di alcuni dei paesi di provenienza. Le nuove generazioni italiane Gli alunni con cittadinanza non italiana sono quasi 860.000, il 10% sul totale della popolazione scolastica.
La maggioranza di questi studenti, il 64,5%, è nata e cresciuta in Italia(dati anno scolastico 2018/2019). Sono figli di immigrati, di seconda e terza generazione. Anzi sono “nuove generazioni italiane”, così essi stessi hanno deciso di definirsi e di riunire le diverse associazioni giovanili di cui fanno parte in un Coordinamento nazionale.
- A volte parlano l’italiano con le inflessioni locali delle nostre lingue e dialetti regionali.
- Nuovi compiti educativi I processi migratori in atto a livello globale hanno modificato anche la scuola e la sollecitano a nuovi compiti educativi.
- Dipendono, infatti, anche dalla scuola la velocità e la profondità dell’integrazione di una componente ormai strutturale della popolazione.
Dipende dagli esiti dell’esperienza scolastica dei figli dei migranti, la possibilità di un paese di contare, per il suo sviluppo economico e civile, anche sulle intelligenze e sui talenti dei “nuovi italiani”. Imparare la con-cittadinanza È nella scuola che gli studenti con background migratorio possono imparare una con-cittadinanza ancorata al contesto nazionale e, insieme, aperta a un mondo sempre più grande, interdipendente, interconnesso.
- In questa scuola tutti i bambini e i ragazzi si “allenano” a convivere in una pluralità diffusa.
- È infine anche nella scuola che famiglie e comunità con storie diverse possono imparare a conoscere le diversità culturali e religiose, superare le reciproche diffidenze, sentirsi responsabili di un futuro comune,
Un’occasione di cambiamento per tutta la scuola Gli alunni e gli studenti di origine non italiana possono essere un’occasione di cambiamento per tutta la scuola, lo specchio di come sarà l’Italia di domani. Per questo le scuole, se ben attrezzate, possono diventare laboratori di convivenza e di nuova cittadinanza.
Quali sono gli elementi minimi che deve contenere un’unità formativa?
Al fine di qualificare e riconoscere l’impegno del docente nelle iniziative di formazione, previste dal Piano Nazionale di Formazione, nel prossimo triennio, in via sperimentale, le scuole articoleranno le attività proposte in Unità Formative. L’Unità formativa rappresenta l’unità di misura di una «buona formazione» e va concepita, quindi, come segmento di formazione avente requisiti minimi necessari ai fini della costruzione di competenze.
- Ogni Unità Formativa dovrà indicare la struttura di massima di ogni percorso formativo, nonché le conoscenze, le abilità e le competenze, riconoscibili e identificabili come aspetti della professionalità docente e risultato atteso del processo formativo,
- Per quanto non ci siano imperativi sul numero di ore di formazione che ciascun docente dovrà svolgere, per definire la consistenza oraria delle unità formative è possibile fare riferimento a standard già esistenti, come i Crediti Formativi Universitari (CFU), laddove ad ogni CFU corrispondono a 25 ore di lavoro, che possono includere diverse attività.
Il percorso formativo, infatti, potrà essere costituito non solo dalle attività in presenza, ma da tutti quei momenti che contribuiscono allo sviluppo delle competenze professionali e che possono comprendere: formazione in presenza e a distanza, sperimentazione didattica documentata e ricerca/azione, lavoro in rete, approfondimento collegiale e personale, documentazione e forme di rendicontazione con ricaduta nella scuola, progettazione ecc. Le scuole riconoscono come Unità Formative la partecipazione a iniziative promosse direttamente dalla scuola, dalle reti di scuole, dall’Amministrazione e quelle liberamente scelte dai docenti, purché coerenti con il Piano di formazione della scuola,
- L’attestazione è rilasciata dai soggetti che promuovono ed erogano la formazione, ivi comprese le strutture formative accreditate dal MIUR, secondo quanto previsto dalla Direttiva 176/2016.
- È punto qualificante della progettazione il coinvolgimento di associazioni disciplinari e professionali, università e soggetti che a vario titolo erogano formazione e che siano promotori di didattiche innovative e partecipate, se coerente con il piano delle scuole o delle reti.
Proponiamo utile modello realizzato dall’USR Calabria per la certificazione di una unità formativa tipo Articoli correlati Formazione Docenti: il ruolo e le funzioni della Rete di Ambito Formazione Docenti: il ruolo delle scuole polo nella formazione Piano di Formazione: Non sono previste dal MIUR 125 ore di formazione in 3 anni Piano formazione docenti: Formazione dei referenti/coordinatori inclusione e disabilità Piano formazione docenti: i principi, le priorità e la goverance per l’ ufficio scolastico regionale Campania Formazione docenti: Dal piano nazionale al portfolio, ecco come si articola la formazione degli insegnanti Formazione docenti 2016-2019: Utile guida riepilogativa realizzata dall’USR Toscana Formazione docenti: Presentato il piano, aggiornamento professionale obbligatorio per 750 mila
Cosa si intende per alleanza educativa?
L’alleanza educativa è definita da due dimensioni: il sistema di comu- nicazione che lega scuola e famiglia (ossia la frequenza dei contatti scuo- la-famiglia) e la qualità della relazione insegnanti-genitori.
Quali sono le più importanti agenzie di socializzazione?
Sicuro di sapere? StudiaFacile Sociologia La socializzazione Riepilogando In sintesi
Redazione De Agostini
Il problema | I modelli culturali vengono trasmessi mediante apprendimento e interiorizzazione: il processo è detto socializzazione. Ha inizio con la prima infanzia e prosegue per tutta l’esistenza dell’individuo. |
L’infanzia e la socializzazione primaria | La vita stessa del neonato dipende dal rapporto con gli individui che lo accudiscono e al contempo ne soddisfano e regolano i bisogni. Grazie a questi individui (gli altri importanti) il piccolo accoglie i modelli sociali attraverso cui percepire il mondo e organizzare gli stessi bisogni organici (fame, sonno ecc.), apprende le forme di comunicazione, i valori e gli stili di vita del proprio contesto sociale. La socializzazione primaria consente al bambino di divenire membro della società. Costituisce il sostrato di ogni futura forma di socializzazione. Avviene mediante un processo di identificazione con l’altro importante, in cui ha ampio spazio il coinvolgimento emotivo. In questa fase l’individuo prende coscienza di sé attraverso gli atteggiamenti che gli altri importanti hanno nei suoi confronti. |
La socializzazione secondaria | La socializzazione secondaria riguarda quei processi di socializzazioni particolari (professionale, religiosa, politica, associativa ecc.), che con momenti e modalità specifiche contribuiscono alla formazione complessiva della personalità sociale. Si parla di socializzazione secondaria anche nel caso in cui un individuo estraneo a un determinato contesto culturale ne assimila le norme, il linguaggio, i valori ecc. |
Lo studio delle fasi della socializzazione | Lo sviluppo della personalità mediante la socializzazione costituisce un ambito privilegiato di ricerca interdisciplinare in cui rivestono particolare importanza i contributi della psicologia. Gli studi di E. Erikson sullo sviluppo psicosociale costituiscono un riferimento di primaria importanza. Partendo da un approccio psicoanalitico, rielaborato in una visione psicosociale, Erikson ritiene che la strutturazione degli impulsi individuali avvenga, sulla base del rapporto con l’ambiente sociale, secondo 8 stadi, che vanno dal primo (la fiducia) all’integrità (qualora non sia raggiunta, alla dispersione) dell'”Io”. |
Le agenzie di socializzazione | Per garantire la socializzazione, le società elaborano degli ambiti deputati alla socializzazione (le agenzie di socializzazione) degli individui. Nelle contemporanee società occidentali, gli agenti di socializzazione principali sono: la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, i mass-media. |
La famiglia | La famiglia si occupa della socializzazione dalla prima infanzia sino almeno all’adolescenza. Agente fondamentale, consente anche il collegamento tra generazioni. |
La scuola | La scuola ha il compito istituzionale di socializzare i giovani addestrandoli all’apprendimento di particolari abilità e alla condivisione di valori comuni. |
Il gruppo dei pari | Il gruppo di pari è costituito da coetanei in rapporto di amicizia. Esercita particolare influenza nella tarda infanzia e nell’adolescenza, proponendo nuove norme e valori all’interno della dinamica tra eguali. |
I mass-media e le altre agenzie | I mass-media, sempre più importanti, veicolano non solo informazioni, ma anche modelli di comportamento e universi valoriali. Tra le altre agenzie di socializzazione ricordiamo i gruppi religiosi, le associazioni, i gruppi di lavoro, i partiti politici. |
La socializzazione imperfetta | La socializzazione normalmente non è un processo totalizzante: essa va intesa nell’interazione di individuo e contesto sociale. Non avviene meccanicamente. Esistono delle patologie del processo, sia nel senso della carenza (è il caso dei bambini selvaggi e dei bambini allevati in condizioni di isolamento), sia nel senso della totalizzazione (certi casi di risocializzazione). |
Qual è il compito delle agenzie di socializzazione?
La socializzazione e le agenzie di socializzazione Il processo di socializzazione permette all’individuo di entrare effettivamente a far parte della società in cui è nato, poichè gli insegna a riconoscere e utilizzare lorme, i comportamenti, i ruoli, le istituzioni di cui la società si compone.
Alla base del processo di socializzazione vi è un intreccio inscindibile di meccanismi biologici ( come le tendenze innate e le predisposizioni ad apprendere) e di fattori culturale ( fra cui le punizioni e le ricompense, l’imitazione, l’identificazione) La socializzazione si divide in Primaria e Secondaria: La socializzazione primaria avviene nei primi anni di vita generalmente nell’ambito famigliare ed è finalizzata all’acquisizione delle competenze sociali di base (come la capacità comunicativa e la capacità di entrare in relazione con gli altri).
La socializzazione secondaria, che interviene successivamente attraverso il contatto con realtà esterne alla famiglia ( per esempio la scuola), permette l’acquisizione di competenze sociali specifiche, legate alla scelta dei ruoli che l’individuo assumerà nella società. Le agenzie di socializzazione sono quei grupopi o quelle istituzioni che hanno sempre avuto (come la famiglia e la scuola) o hanno recentemente acquisito ( come i mass-media e il gruppo dei pari) un ruolo di primo piano nel processo di socializzazione.
La famiglia è un gruppo sociale di difficile definizione ma che si caratterizza tra le altre cose per essere l’istituzione attraverso cui la società riproduce se stessa biologicamente e culturalmente. Essa è anche la principale agenzia di socializzazione primaria. Se in famiglia si costruiscono i primi importanti legami affettivi e si interiorizzano le norme e i valori più elementari, la scuola rappresenta invece il primo ambito formale con cui si viene a contatto e un luogo dove si sperimentano ruoli più isitizionalizzati e si acquistano competenze specifiche.
Essa riveste nella società contemporanea una posizione centrale nel sitema educativo. L’effetto socializzante dei Mass-media è informale e non manifesto, e consiste nella capacità di diffondere atteggiamenti, opinioni, valori, stili e modelli di vita che vengono fatti propri dai fruitori.
Qual è l’importanza della scuola?
Chi meglio di coloro che vivono la scuola potevano darci una testimonianza sul tema dell’importanza dell’educazione ? Ecco quindi che abbiamo chiesto a Riccardo Giuliano e Daniela Melucci, docenti supporter di Fuoriclasse in Movimento, ed a Roberta una loro studentessa, di raccontarci con un articolo perché per loro e per tutti e tutte l’istruzione è importante,
Iniziamo con una riflessione. Emancipazione di sé: più importante un incontro fortunato o lo studio di sé e delle proprie attitudini e possibilità? Crescere significa mettersi alla prova, ma senza gli stimoli adeguati, il giusto supporto o le opportunità, la crescita può fermarsi, arrestarsi. Costruirsi invece è un processo, potenzialmente infinito, perché “infinita è la voglia di migliorarsi”, e se riusciamo ad accendere il piacere e non solo il dovere, abbiamo vinto tutti: noi docenti, i ragazzi, le famiglie, la società.
È come lanciare i sassi in uno stagno e formare via via cerchi più larghi, non importa il luogo esatto in cui cadrà il sasso, ma dalla riva osserviamo che ha un effetto guardando l’acqua, l’istruzione è una scommessa che avviene quando si decide di lanciare quel sasso! L’ istruzione rappresenta la chiave e la possibilità per conoscere e costruire poi una propria idea di mondo e di futuro,
Qual è lo scopo della scuola di oggi?
Se scopo della scuola è educare attraverso l’istruzione una persona capace di realismo; capace di ragionevolezza; capace di moralità. Valutare in quest’ottica diventa rendersi conto e attestare i passi educativi compiuti nell’apprendimento.
Qual è il valore della scuola?
Damiano Previtali Codice: 3051 Edizione: novembre 2007, Pagine 160, € 18 Sussidiarietà e rendicontazione sociale nelle scuole dell’autonomia e delle indicazioni per il curricolo La scuola ha un valore sociale che dobbiamo continuamente affermare: è il valore della quotidiana relazione fra docenti e studenti, della vita in comune, delle relazioni di cooperazione, delle regole condivise e – in termini più profondi – degli apprendimenti che aprono alla conoscenza della vita.
- Apprendere è un modo di conoscere la vita e nello stesso tempo di viverla.
- Per questo la scuola deve portare nelle relazioni un’idea del mondo e della qualità della vita.
- Alla base di questo lavoro vi è la volontà di narrare e di riflettere intorno ad un’idea di scuola aperta al mondo, che diviene sistema educativo in un ambiente sociale di appartenenza.
Una scuola radicata nelle comunità di appartenenza, con un forte legame con le istituzioni locali e con un progetto di collaborazione con le realtà territoriali. In altre parole una organizzazione con un’idea di sussidiarietà come sfondo generatore per la costruzione della propriai dentità; con un’idea di persona come punto di riferimento per lo sviluppo di nuova cittadinanza; con un’idea di rendicontazione sociale come impegno di responsabilità e cura verso il bene comune.
Quali sono i valori che insegna la scuola?
Domanda di: Prisca Gallo | Ultimo aggiornamento: 28 marzo 2023 Valutazione: 4.4/5 ( 65 voti ) Tra questi, troviamo: rispetto, tolleranza, gentilezza, pace, solidarietà, libertà, giustizia, onestà, onestà. Questi valori costituiscono una serie di norme non scritte ma adottate da tutti per regolare il comportamento degli individui.
Quando la scuola svolge realmente un ruolo educativo?
LA SCUOLA COME LUOGO DI VITA Quando si trascorre molto tempo in un luogo si tende a sentirlo come proprio ed a sviluppare nei suoi confronti un senso di appartenenza. È ciò che succede ai ragazzi che trascorrono sempre più tempo tra le mura scolastiche; ma questo tempo dovrebbe essere significativo poiché la scuola è un luogo che offre l’opportunità di esprimersi e stabilire relazioni costruttive, profonde ed importanti.
- Affinché però ciò sia possibile la scuola si deve caratterizzare come “luogo di vita” e non come un non-luogo dove non ci si sente inseriti e si vive ai margini perché non compresi dagli altri.
- Ricercare il benessere nei luoghi che frequentiamo è un processo normale ed automatico; nei ragazzi e nei bambini, che notoriamente sono curiosi e portati ad ampliare le proprie conoscenze, l’avvicinamento alla scuola è caratterizzato da un atteggiamento positivo per l’apprendimento quanto per la socializzazione.
Tuttavia in alcune scuole in cui le condizioni non siano tali da favorire un senso di benessere ed affiliazione possono invece crearsi situazioni conflittuali con i compagni o con gli insegnanti tali da portare lo studente ad affrontare l’ambiente scolastico controvoglia e con ansia.
- Questo accade spesso nel passaggio dalle scuole elementari a quelle medie allorquando in molti alunni scatta quel senso di inadeguatezza legato al passaggio insieme all’impressione di non essere sufficientemente supportati.
- Uno studente può essere portato a rifiutare la scuola anche per motivi familiari, ma in linea di massima se trova un ambiente accudente ed in linea con le sue aspettative svilupperà facilmente un senso di appartenenza perché proprio questo è ciò che la scuola diventa per i ragazzi: un “luogo di vita” che in alcuni casi riesce a sopperire a mancanze familiari.
Per essere un luogo di vita deve avere delle caratteristiche. Innanzitutto deve esserci una chiara e profonda alleanza tra scuola e famiglia e per fare ciò è necessario che entrambe condividano un programma didattico e le linee educative che saranno perseguite.
Purtroppo questa alleanza nel corso del tempo è diminuita a seguito anche del fatto che le famiglie mettono maggiormente in discussione la scuola criticandola in modo agguerrito rispetto a situazioni specifiche: chiedendo maggiore indulgenza verso i figli, maggiore professionalità da parte dei docenti, ecc.
La necessità di condividere obiettivi e linee didattiche nasce dal fatto che in modo compatto e condiviso si possa portare avanti un percorso didattico e di crescita per un proficuo sviluppo del ragazzo o della ragazza. È necessario che nell’ambiente scolastico gli alunni trovino un sistema di regole precise e chiare affinché ci sia un senso al loro andare a scuola.
Per favorire ciò è importante che la visione dell’istituzione scolastica da parte della famiglia sia positiva affinché si inneschi un dialogo fruttuoso con i figli quando si verificano delle problematiche in ambito scolastico. Ma se la famiglia non vede di buon occhio la scuola contestandone metodi ed obiettivi ciò che sarà trasmesso al ragazzo è che non valga la pena di identificarsi con tale istituzione per cui questi sarà portato ad avversarla invece che sviluppare un senso di appartenenza.
Nelle scuole in cui si dà molto spazio alla cooperazione scuola-famiglia per consentire agli insegnanti di avere più informazioni sugli alunni riuscendo quindi a fornire alla scuola un supporto efficace per l’educazione che il bambino riceve in famiglia, si riesce ad ottenere una situazione di tranquillità e fiducia anche per i ragazzi.
- Ciò che non bisogna dimenticare quando si parla di scuola è la sua funzione educativa.
- Infatti oggi è ampiamente superata l’idea che l’educazione sia ad esclusivo appannaggio della famiglia, mentre sono ampiamente riconosciute le capacità e le facoltà educative degli insegnanti.
- Essi trasmettono, infatti, oltre alle competenze e le informazioni didattiche anche messaggi positivi o negativi del porsi nei confronti del mondo.
La scuola svolge l’importante ruolo educativo poiché offre ai ragazzi la possibilità di imparare a vivere nella comunità. Ciò perché si trova in una posizione strategica tra le agenzie educative con cui il ragazzo o la ragazza ha a che fare nel corso della sua vita che oltre ad essa sono la famiglia e la società.
- Il fatto che i ragazzi per buona parte della loro vita trascorrano più tempo a scuola che altrove permette loro di imparare cose che in famiglia non si possono imparare cioè come relazionarsi con chi è “altro da sé”.
- Quindi la possibilità di sviluppare tolleranza per comprendere i bisogni dell’altro e rispettare chi la pensa diversamente, insieme alla comprensione e la sperimentazione delle norme sociali e morali.
Le possibilità dei ragazzi di imparare a relazionarsi con la società nascono proprio al di fuori dell’ambiente familiare, la scuola insegna loro ad uscire dal bozzolo familiare, a muoversi nel mondo, a comprenderne man mano la complessità ed a padroneggiarla.
- Infine, affinché la scuola possa realmente essere un luogo di vita sono importanti una buona atmosfera emotiva e le relazioni con i compagni; due elementi che vanno di pari passo e che influiscono sul senso di appartenenza dei ragazzi all’ambiente scolastico.
- Un insegnante efficace contribuisce senz’altro alla riuscita dei ragazzi compensando anche un’educazione familiare carente.
Autenticità, interesse dell’alunno ed empatia sono le caratteristiche che se presenti e percepite dall’alunno gli permetteranno di mettersi in gioco e porsi nei confronti della scuola in termini positivi. Strettamente correlato al clima in classe è la relazione con i compagni.
Infatti in un clima positivo in classe anche le relazioni tra compagni sono più autentiche, paritarie e profonde. Si viene a creare così un clima che invoglia i ragazzi a frequentare la scuola ed impegnarsi anche in attività extra scolastiche; il teatro, la musica, gli sport e lo studio in gruppo favoriscono la creazione di rapporti orizzontali di tipo cooperativo.
Infatti si tende spesso a considerare solo i rapporti verticali a scuola, quelli, cioè tra insegnanti ed alunni; ci si preoccupa di quelli orizzontali cioè tra i ragazzi stessi solo quando si verificano episodi di bullismo o violenze. Ma uno dei compiti della scuola dovrebbe essere quello di insegnare la convivenza, la curiosità nei confronti dell’altro, la cooperazione nel raggiungimento degli obiettivi, collaborare quindi ma anche competere quando è funzionale alla maturazione.
- Anche nella formazione delle classi è importante creare delle situazioni di mediazione, perché se i ragazzi problematici superano il 30/40% diventa difficile gestire l’intera classe poiché sono loro a trascinare gli altri ed a non permettere alla classe di funzionare e progredire.
- Per concludere un cenno va fatto al sentimento di efficacia collettiva.
L’idea di aver fatto un buon lavoro come singoli affinché il gruppo classe progredisca è una spinta motivazionale che favorisce il senso di appartenenza ad un gruppo che produce e sa organizzarsi. Quindi la scuola può, anzi deve, diventare un luogo di vita, ma per farlo oltre a dare un’istruzione Deve favorire l’idea in tutti di appartenere a qualcosa di più grande che durerà nel tempo e che favorisca la ricerca dell’altro per crescere, produrre e lavorare insieme.
Cosa deve offrire la scuola?
La scuola che vorrei. Verso il benessere di alunni, famiglie e insegnanti
- di Monica Pratelli e Francesca Rifiuti
- “L ‘ educazione consiste nell ‘ incoraggiare lo sviluppo più completo possibile delle attitudini di ogni persona, sia come individuo sia come membro di una societ à ispirata dalla solidariet à, L ‘ educazione è inseparabile dall ‘ evoluzione sociale: essa è una delle forze che la determinano”
- (International League For New Education)
- Che cos’è la scuola e come la vorrebbero i bambini
- Al di là delle definizioni banali e scontate, non è facile definire che cos’è la scuola.
- Ricorriamo allora ai bambini, agli alunni, che, di fronte a una domanda apparentemente semplice, offrono uno sguardo ampio e significativo.
- “È il luogo dove andiamo a imparare le cose per diventare grandi e ci vuole tanto tempo”, dice Soraya, che ha undici anni.
- “La scuola è un posto bello dove si fa la lezione, si scrive la data e si imparano moltissime cose”, sostiene Andrea, che di anni ne ha sette.
- “Per me la scuola è un momento per imparare e anche un po ‘ per divertirsi”, commenta Ester, dieci anni.
“È un luogo di studio, dove puoi fare amicizia” – aggiunge Alessia. Anche lei ha dieci anni e ha da poco iniziato la quinta. “È un posto dove impari a scrivere e a stare insieme. Però a volte ci si annoia”, sostiene Paolo, che ha sette anni e avrebbe in mente di fare sempre cose nuove.
“La scuola è dove s ‘ impara e se si sbaglia non importa, la seconda volta la fai bene. Poi si devono aiutare gli amici e chi è in difficolt à, Se la maestra è al telefono noi facciamo la lezione da soli”, Luigi ha nove anni e ha già capito un sacco di cose importanti. “La scuola è un posto dove stare tutti insieme, non solo per studiare, ma anche per divertirsi.
Se hai dei compagni che ti stanno simpatici il tempo passa molto velocemente.”, sostiene Elena, che ha undici anni.
- “È un edificio per imparare a conoscere molte cose che poi in futuro ci potranno aiutare” afferma con convinzione Lorenzo, che ha dieci anni.
- “La scuola non è solo studio, sudore, impegno, ma anche un posto in cui fare nuove amicizie e interagire con gli altri, anche se questo aspetto della scuola sta andando sempre di più scomparendo” commenta Andrea, che ha quasi tredici anni ed un ragazzino molto capace, anche se è polemico.
- Martina ha undici anni e sostiene che la scuola “è qualcosa che ci d à degli insegnamenti utili per la vita”.
- “Per me la scuola è il luogo dove i bambini imparano a leggere, scrivere, disegnare e comportarsi bene” afferma Giacomo, che ha otto anni.
- “La scuola è che ci sono delle regole, che si può scrivere e che si portano i quaderni” sostiene Giulio, che di anni ne ha nove.
Che cos’è in definitiva la scuola per i bambini? Che cosa rappresenta ai loro occhi? La scuola è un luogo per imparare, per stare insieme, alternando possibilmente apprendimento e divertimento, è un ambiente in cui si imparano cose che serviranno in futuro.
Ma quali sono i desideri dei bambini? Come vorrebbero che fosse la scuola ideale? Alla richiesta di descrivere “La scuola che vorrei” gli alunni, nella maggior parte dei casi, non si lasciano andare a voli di fantasia, non descrivono ambienti futuristici, non disegnano aule altamente tecnologiche; essi si limitano ad aggiungere colore alle pareti: “La vorrei colorata come l ‘ arcobaleno” dice Paola, che ha otto anni; “Mi piacerebbe tutta a strisce gialle, rosa e celesti” commenta Michela che di anni ne ha sette.
Alcuni si soffermano sui dettagli del giardino: “La vorrei con un giardino con le panchine per le mamme” dice Luca che al mattino fa storie per entrare in classe; “Vorrei un giardino con tanti fiori e con l ‘ altalena” sostiene Margherita; “Mi piacerebbe che in giardino ci fosse un campo da gioco con le porte per fare le partite” aggiunge Pietro, che sembra sempre sul punto di segnare un goal anche quando è seduto al banco.
- Alcuni si soffermano maggiormente sulla descrizione delle aule, dicendo che sarebbe bello che fossero più grandi: “Vorrei che fosse grande come un salone e che le sedie fossero morbide; sarebbe bello che i banchi fossero tutti di colore diverso.
- Il mio lo vorrei color fucsia” dice Laura che sembra avere la scena proprio davanti ai suoi occhi.
Simone e Luigi concordano invece che la loro scuola ideale vorrebbero che fosse pulita, con gli armadi senza polvere, senza ragnatele al soffitto. “Non sopporto le ragnatele! ” confessa Simone. I bambini quindi si accontenterebbero con facilità; ciò che chiedono è accoglienza, rispetto, colore, comodità, gioco e pulizia.
- Richieste modeste, a quanto pare.
- Che cosa possiamo dedurre da tutte queste risposte? Pare proprio che i bambini sappiano che cos’è la scuola e che ne abbiano compreso bene il senso, il significato, il valore.
- Tra quelle pareti c’è qualcosa di più oltre al fare i compiti, all’imparare nuove cose e al rispettare le regole imposte dagli insegnanti.
La scuola agli occhi dei bambini è anche e soprattutto un ambiente in cui crescere, socializzare, imparare a “stare al mondo”. Anche gli addetti ai lavori hanno altrettanta chiarezza e consapevolezza o, forse, ancora rimane difficile coniugare didattica ed educazione, apprendimento di strumentalità, abilità e sviluppo di competenze fondamentali? La distinzione tra programmazione didattica e programmazione educativa ormai ha solo l’intento di rendere chiari gli obiettivi, non certo di distinguere percorsi che sono chiaramente intrecciati e sempre compresenti.
La programmazione educativa definisce gli obiettivi che riguardano lo sviluppo della persona e che sono, pertanto, transdisciplinari (relazioni interpersonali, autostima, metacognizione, affettività). La programmazione didattica, rappresenta il collegamento tra tutto questo e gli obiettivi, i contenuti, gli strumenti caratterizzanti ogni disciplina.
È una sorta di “traduzione”, da parte dell’insegnante, delle finalità educative da applicare nella vita della classe; in questo modo le discipline divengono strumenti di conoscenza e di apprendimento in ogni senso, promuovono lo sviluppo di abilità e conoscenze, ma anche lo sviluppo di competenze cognitive, socio-affettive e comportamentali.
Perché questo avvenga, servono tante cose, ma l’aspetto fondamentale è sicuramente il “benessere”, inteso in tutte le sue declinazioni: il benessere relativo l’ambiente, il benessere per gli alunni, il benessere nelle relazioni scuola-famiglia, ma anche per gli insegnanti e per tutto il personale scolastico.
Nuovi contesti, nuovi bisogni La famiglia è un sistema che vive in un costante cambiamento per i diversi eventi critici che si trova ad affrontare e talvolta incontra alcune difficoltà a rispettare i necessari compiti di sviluppo. In questi casi, i bisogni dei figli non ricevono le risposte adeguate per l’età e le caratteristiche personali.
Il momento storico che stiamo vivendo è inoltre caratterizzato da cambiamenti significativi: aumentano le separazioni e i divorzi e con essi le famiglie ricomposte; i ruoli familiari sono in costante trasformazione e la famiglia ha assunto forme nuove. La scuola si trova ad affrontare molte difficoltà: le classi sono troppo numerose, il precariato dei docenti e del personale in genere crea incertezza e tensione, il tempo a scuola è ridotto, mancano ore di compresenza, che sarebbero indispensabili per portare avanti attività di potenziamento delle competenze, mancano fondi per cui si assiste a una riduzione sia dei progetti sia dell’acquisto di materiali utili.
Sia a scuola, sia in famiglia, i bambini e i ragazzi possono percepire quindi un clima di tensione e di nervosismo, che ostacola il senso del piacere nel vivere la quotidianità. In modo particolare la mancanza di tempo a disposizione toglie molto all’organizzazione delle esperienze e alla relazione e tende a far prevalere un’attenzione sui prodotti, sui risultati, sulla mera esecuzione delle attività, anziché sui processi, sulle fasi esecutive, sui metodi.
Lo zaino dei bambini in procinto di iniziare l’avventura scolastica contiene i materiali necessari, ma è gonfio anche di stili relazionali, di modelli, di atteggiamenti appresi in famiglia. Contiene inoltre le attese, i desideri, le curiosità, i bisogni, le competenze fino a quel momento apprese, le esperienze vissute nei precedenti contesti educativi.
I bambini con difficoltà di apprendimento Le aule scolastiche sono popolate da bambini tutti differenti, ognuno con le proprie difficoltà e le proprie risorse. Ma che succede a quel bambino che impara con maggiore fatica rispetto al resto della classe? Egli si trova a far parte di un contesto nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse, ma non può fare a meno di notare che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità nelle proposte didattiche e ottiene buoni risultati.
Gli adulti lo sollecitano continuamente, confondendo le difficoltà oggettive con il disimpegno, lo scarso coinvolgimento sul compito (“stai più attento!”; “Impegnati di più!”; “hai bisogno di esercitarti molto”). Per lui è difficile comprendere il motivo di tutti quegli insuccessi ed è frequente che emerga un senso di colpa: le cause del “disastro” sono inspiegabili, quindi la responsabilità è tutta sua! Intorno a lui ci sono adulti insoddisfatti, preoccupati, delusi, nessuno è contento ed egli si sente sempre più incapace anche di far felici gli altri.
Il confronto con i compagni è sempre a suo sfavore, salvo rare occasioni, in cui riesce a mettere in primo piano le proprie risorse. Il disagio rimbalza dal bambino alla famiglia e viceversa, in un intreccio di emozioni, frustrazioni, delusioni. Per la maggior parte dei genitori la scuola è importante, è al primo posto nella vita dei bambini e dei ragazzi, tutto il resto viene dopoChe succede se la scuola va a rotoli? Il team docente Un altro aspetto fondamentale da prendere in considerazione è la coerenza educativa che riguarda gli accordi all’interno del team.
Quest’ultimo, per poter davvero offrire basi solide educative e relazionali dovrebbe offrire una compattezza di intenti, una condivisione di obiettivi non solo sulla carta, ma soprattutto attraverso atteggiamenti e comportamenti idonei. La solidarietà e coesione nel gruppo di lavoro è garanzia di legami sicuri, all’interno dei quali gli alunni possono sentirsi davvero accolti.
Già in famiglia essi sperimentano con una certa frequenza il disaccordo e livelli discordanti di comunicazione e di intenzionalità; se ciò si ripete anche all’interno della scuola i bambini e i ragazzi si disorientano e perdono fiducia nelle figure adulte di riferimento.
Per questo e per altro ancora è indispensabile che il team docente sia capace di pianificare riunioni efficaci, superando inutili formalità, ripensando a un modo creativo di stabilire la relazione, esplicitando bisogni e obiettivi condivisi e raggiungibili. All’interno del team si formano normalmente conflitti, per il semplice fatto che in esso sono presenti individualità diverse, persone con caratteristiche e stili relazionali differenti.
Non accogliere il conflitto significa tenerlo sotto la cenere, alimentarlo senza però affrontarne i contenuti. Anche di fronte agli alunni in difficoltà i docenti del team hanno frequentemente pareri discordanti. Chi descrive le caratteristiche dei soggetti analizzandole minuziosamente, chi afferma che, all’interno delle proprie ore di lezione, non si manifestano particolari problemi, chi sostiene l’estrema difficoltà nel portare avanti le attività didattiche e via dicendo.
L’immagine discordante viene rimandata anche durante i colloqui con i genitori, provocando ulteriore smarrimento e ostacolando la ricerca di una conoscenza più approfondita sulle cause delle difficoltà. Insegnanti e genitori Scuola e famiglia sono contesti con finalità educative diverse e non devono essere confusi, ma la collaborazione, lo scambio, il rispetto reciproco dei ruoli differenti, rendono il “tragitto” da casa a scuola più sereno e meno tortuoso.
Oltre agli incontri con i gruppi di genitori, sono di fondamentale importanza i colloqui individuali, per scambiarsi conoscenze, per accordarsi sulle finalità da perseguire per giungere insieme a una descrizione non solo delle difficoltà, ma anche delle risorse del bambino.
- La relazione scuola famiglia deve accompagnare il percorso dei bambini fin dal loro primo ingresso, attraverso incontri con i genitori, per una reciproca conoscenza, per comunicare le linee essenziali del programma, per condividere gli obiettivi educativi e promuovere comportamenti positivi.
- Tutto questo nel rispetto delle differenze, evitando confusione di ruoli.
La chiarezza sulle differenze serve a evitare pericolose intromissioni e ingerenze reciproche. Genitori e insegnanti sono, in definitiva, partner di un progetto che ha come meta il benessere psicologico dei figli/alunni, all’interno del quale ciascuno deve fare la propria parte.
Certo è che, talvolta, anche i docenti molto preparati sul piano didattico, avrebbero bisogno di una formazione relazionale che faciliti loro il rapporto con gli alunni e con i genitori, ma anche la comunicazione e la collaborazione all’interno del team. Una scuola “Pulita” Con questa semplice espressione possiamo sintetizzare quello che dovrebbe essere l’impegno della scuola e l’immagine che essa dovrebbe mostrare al di là delle apparenze.
Una scuola pulita da un punto di vista prettamente “fisico”, curata, accogliente, “calda”, al di là della bellezza, al di là della ricchezza dei materiali; una scuola che non odori di polvere, ma che infonda rispetto per l’ambiente, che non sia ferita dall’incuria, ma che lasci trasparire il senso di responsabilità.
Pulita perché trasparente nei propri intenti, con obiettivi educativi condivisi, con atteggiamenti adulti rispettosi dei ritmi e degli stili di apprendimento; una scuola che dà spazio all’ascolto, che è disposta a imparare, che sa stare in relazione con la famiglia e con il territorio di appartenenza, una scuola che cresce al passo con il mondo, mantenendo vivo il legame con la storia, con la cultura.
Se le amministrazioni non possono permettersi spese ingenti per realizzare progetti di elevate pretese, meglio che si accontentino di strutture funzionali, alla portata dei bambini e dei ragazzi, perseguendo intenti di integrazione e di coscienza civica.
- Per poter aiutare gli alunni a rispettare le regole è, prima di tutto, necessario che siano gli adulti di riferimento a farlo.
- Non possiamo chiedere di rispettare un ambiente in degrado, di tenere pulito ciò che è sporco, di aver cura di spazi esterni pieni di erba ingiallita.
- La scuola, insieme alla famiglia, ha il compito di trasmettere valori, di guidare verso la conquista delle più importanti regole di convivenza, ma su questi aspetti c’è ancora tanta strada da fare.
L ‘ impegno della scuola nei confronti della famiglia Offrire un ambiente accogliente occupa il primo posto; i bambini devono sentirsi ospiti graditi, percependo atteggiamenti affettivamente significativi da parte di tutti gli adulti che circolano tra quelle mura.
La scuola deve offrire occasioni di apprendimento, ma anche momenti di conoscenza dell’ambiente, di apertura e di coinvolgimento. La programmazione didattica è inserita in un contesto educativo generale, che ha il compito di promuovere il dialogo costruttivo, dialogo che ha connotazioni di apertura, che non trascura l’ascolto, la condivisione, la ricerca di soluzioni.
La programmazione educativa deve essere socializzata ai genitori, per far sì che anch’essi abbiano chiari gli obiettivi e le regole da rispettare, facilitando così il raggiungimento di un punto d’incontro favorevole alla crescita degli alunni e creando quel raccordo e quella comunione di intenti che permette loro di sentirsi sostenuti nei processi di sviluppo.
- A questo proposito sono indispensabili momenti di scambio, iniziative collettive, assemblee di classe, colloqui individuali.
- Questi ultimi hanno l’obiettivo di comunicare ai genitori il percorso educativo e didattico del proprio figlio, esplicitando gli ambiti di difficoltà, di competenza e di potenzialità individuati.
Il genitore deve avere la certezza che i docenti conoscono gli alunni, che sono capaci di osservare e di individuare i loro stili cognitivi, che sono in grado di individuare le loro risorse, al di là del giudizio, al di là del voto. L ‘ impegno della famiglia nei confronti della scuola La famiglia, d’altro canto, ha il compito di partecipare alla vita scolastica, condividendo gli obiettivi educativi di sua competenza, offrendo collaborazione, mantenendo il proprio ruolo, senza porsi in competizione, evitando di svalorizzare l’operato degli insegnanti, tenendo in mente che il compito educativo dei genitori è diverso da quello dei docenti e che il buon esito di un percorso di crescita sta proprio in un Patto Educativo di Corresponsabilità, cioè in un accordo, implicito ed esplicito, che si pone in atto con pensieri condivisi, con atteggiamenti e azioni chiare nei quali i bambini e i ragazzi possano trovare riferimenti sicuri.
Il pensiero torna, a questo proposito, alle regole educative, cioè a quei punti di riferimento di indiscutibile valore, che, più che sotto forma di imposizioni, dovrebbero essere vissute come conquiste, come traguardi e autogratificazioni. Il Patto Educativo di Corresponsabilit à Scuola e famiglia insieme, nel pieno rispetto dei diversi ruoli, dovrebbero condividere compiti educativi non solo sulla carta, per permettere la conquista graduale, da parte dei bambini e dei ragazzi, di competenze socio-affettive e relazionali, che riguardano l’espressione dei propri bisogni e delle proprie opinioni, la consapevolezza dei propri punti di forza e dei punti di debolezza, il riconoscimento e la gestione delle proprie emozioni, il saper sostenere momenti di sconfitta e di frustrazione, il saper gestire il tempo e lo spazio nel rispetto del singolo, della collettività, dell’ambiente.
L’accoglienza della differenza come possibilità e come ricchezza va nella direzione di un processo di integrazione più sereno, in cui c’è spazio per chi procede a ritmo superveloce e per chi va a passo di lumaca, per chi fa più fatica e per chi è instancabile, per chi è dislessico e per chi ha necessità di ausili personalizzati.
- Dare importanza all’affettività e alle relazioni facilita i processi di apprendimento; tutti noi impariamo con più agio se il clima intorno a noi è sereno, se ci sentiamo accolti, se ci divertiamo, se ci scambiamo piccoli aiuti, se ci viene consentito l’uso delle nostre aree di risorsa.
- È su questo che scuola e famiglia, oggi più che mai, devono darsi la mano, riconoscendosi a vicenda le responsabilità e le soddisfazioni, approntando una forma di comunicazione “utile” ed efficace.
La scuola, sappiamo bene, ha compiti pedagogici, svolge cioè un’azione che dovrebbe tendere allo sviluppo delle potenzialità dei bambini; gli insegnanti possono offrire agli operatori dei servizi un quadro ampio e dettagliato delle problematiche, ma anche delle aree di risorsa dei propri alunni.
Gli operatori dei servizi, d’altro canto, offrono ai docenti una visione clinica della situazione individuale; con l’apporto degli uni e degli altri si giunge così a una conoscenza completa, approfondita, funzionale. Il progetto educativo si svolge così con una pluralità di competenze, che dovrebbero lavorare in rete, con l’obiettivo di individuare le peculiarità del soggetto, ma anche di sostenere quest’ultimo nella conquista del proprio benessere psicologico, che si traduce nel benessere del gruppo.
Il rispetto dei tempi e lo sviluppo dell ‘ autonomia Lo sviluppo dell’autonomia è un processo graduale e richiede il sostegno degli adulti, che non devono sostituirsi ai bambini, bensì aiutarli a scoprire il piacere di apprendere, di imparare a gestire da soli la quotidianità.
- Autonomia come capacità di riconoscere le proprie competenze, le proprie difficoltà, i propri bisogni, di chiedere aiuto quando serve, di sentirsi orgogliosi delle piccole conquiste.
- I ritmi della vita quotidiana impediscono spesso ai genitori di rispettare i tempi dei figli; si fa tutto troppo in fretta, si fa troppo al posto loro.
Questo impedisce di far sì che i piccoli si possano godere l’inizio del nuovo giorno. Michela ha sette anni e al mattino prende ancora il biberon, perché è troppo lenta a fare colazione; Marco ha otto anni e si lascia vestire dalla sua mamma in tutto e per tutto, Luca ne ha nove e trova lo zaino pronto vicino alla porta d’ingresso, ma non l’ha preparato lui.
Ogni azione quotidiana è incastrata con le altre, senza spazi vuoti, come le tessere di un puzzle che deve, in ogni modo, essere portato a termine; sono pochi gli spazi per imparare, pochi i momenti per esprimere soddisfazione per ciò che abbiamo imparato. “Insegnami a fare da solo” recitava una famosa frase di Maria Montessori; ecco, crediamo che questo sia il desiderio dei bambini: sperimentare, osare, sbagliare e riprovare, gioire dei piccoli passi, con accanto adulti che offrono il loro sostegno ogni volta che è necessario e che li guardano con uno sguardo che significa: “Mi fido di te, puoi farcela!” Anche a scuola lo sviluppo dell’autonomia è fondamentale.
Gli alunni vengono posti di fronte e proposte graduali riferibili alla fascia di età, ma non dobbiamo dimenticare che ogni individuo ha propri stili cognitivi, si porta dietro un apprendimento pregresso, appartiene a un mondo affettivo e relazionale che è solo suo.
- Ogni percorso ha proprie caratteristiche e di queste dobbiamo tenere di conto.
- Le differenze devono essere viste come elementi personalizzanti, come risorse più che come ostacoli; ogni bambino ha un proprio “metodo” di lettura delle esperienze e, se gli adulti riescono a imparare quel metodo, tutto diventa più facile.
Ci sono alunni che apprendono a velocità incredibile, che padroneggiano con facilità i contenuti, che perseguono senza alcun problema gli obiettivi prefissati per l’età; altri invece sembrano aver paura di tutto ciò che è nuovo, hanno bisogno di più tempo, di maggiore vicinanza, mentre altri ancora appaiono demotivati, predisposti ad altro, oppure si mostrano insicuri, ansiosi, timorosi di non essere all’altezza delle richieste.
Ci sono poi alunni che sembrano avere tutte le carte in regole per apprendere con facilità, ma che, invece, fanno una fatica incredibile ad automatizzare le tecniche di calcolo, di lettura, di scrittura. Lo sviluppo dell’autonomia cambia notevolmente e, altrettanto, devono cambiare le richieste degli adulti; esse devono essere calibrate e riferirsi sempre alla zona di sviluppo prossimale, che indica ciò che il bambino può iniziare ad apprendere e a eseguire se riceve l’aiuto giusto.
La scuola degli errori La sfida è grande, gli attori che ruotano intorno alla scuola sono molti e i protagonisti rimangono sempre i bambini, con i loro bisogni e desideri. La classe non può essere soltanto un luogo in cui si producono strumenti, si esercitano tecniche, si allenano strategie; essa è e deve rimanere luogo di incontro, di piacere per la conoscenza, di cultura, di condivisione di esperienze.
- La scuola, in definitiva, è un laboratorio per sperimentare, conoscere, crescere.
- Crediamo in una scuola che sappia coniugare innovazione e tradizione, grazie al contributo di tutti coloro che vi abitano o che contribuiscono alla sua costante e indispensabile opera di “manutenzione”.
- Gli insegnanti in primis, ma anche i dirigenti, i collaboratori che si occupano di mantenere l’ambiente accogliente e pulito, gli psicologi, i pedagogisti, gli educatori e, non ultimi, i genitori.
La scuola ha bisogno di conquistare il proprio valore e la fiducia che merita da parte dei cittadini. La scuola è come una barca a vela, in cui ognuno ha il proprio ruolo e in cui tutti concorrono all’esplorazione di rotte percorribili nuove o già conosciute.
Uno degli aspetti fondamentali del contesto scolastico riguarda l’importanza delle risorse personali dei bambini e dei ragazzi, della gratificazione da parte dell’adulto, della valorizzazione delle competenze. Ma un’ultima riflessione vorremmo farla rispetto alla considerazione dell’errore e al suo valore positivo nell’apprendimento.
Viviamo un momento storico-sociale in cui l’errore produce smarrimento, senso di impotenza o forse anche una sorta di “disperazione” ( “Paolo oggi ha fatto più di venti errori nel testo! Che disastro!” ). I genitori accolgono con difficoltà i possibili errori dei figli, magari per un proprio vissuto di inadeguatezza, e fanno il possibile per anticipare le risposte e per semplificare le richieste; anche gli insegnanti usano, in un diverso contesto, strategie simili e riducono il compito a uno scheletro che distanzia la partecipazione attiva dell’alunno.
Le conseguenze di tutto questo nei bambini e nei ragazzi sono un’eccessiva vulnerabilità alla minima frustrazione, la difficoltà a riconoscere che si è sbagliato qualcosa, la perdita del desiderio di riprovarci, di rimediare, di avere un’altra opportunità. Ci piace concludere con due citazioni: una è rubata a a un bambino di nome Lorenzo, l’altra a Gianni Rodari.
Spetta al lettore l’assegnazione di ogni frase all’autore giusto. “La scuola è dove s ‘ impara e se si sbaglia non importa, la seconda volta la fai bene.” “Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa.” : La scuola che vorrei.
Che differenza c’è tra istruzione e formazione?
Rispetto invece al termine Istruzione, più legato al trasferimento di particolari saperi disciplinari, la Formazione agisce secondo un piano formativo più organico e strutturato con specifiche finalità: l’aggiornamento del sapere per formare la persona nella sua interezza.
Chi ha introdotto l’obbligo formativo?
Storia – L’istruzione obbligatoria venne introdotta in Italia durante l’epoca napoleonica: nelle repubbliche giacobine italiane e poi nel Regno italico e nel Regno di Napoli la scuola cercò di modellarsi su quella francese. In particolare nel 1810, Gioacchino Murat decretò l’obbligatorietà della scuola primaria,
L’istruzione primaria fu concepita come pubblica, obbligatoria e gratuita: tutti i cittadini, sia maschi che femmine, dovevano accedervi; per i livelli superiori non doveva esserci invece uguaglianza dell’istruzione (la quale deve valorizzare i talenti), ma uguaglianza di opportunità, La scuola, bandendo qualsiasi insegnamento religioso, deve essere laica, basata da una parte sulla trasmissione di capacità professionali utili, contenuti verificabili e metodi razionali e dall’altra sulla formazione civile.
Durante l’unità d’Italia, la legge Casati del 1859 istituì una scuola elementare articolata su due bienni, il primo dei quali obbligatorio. Di fatto, al censimento del 1871 si attestò un notevole peggioramento dell’analfabetismo rispetto alla situazione pre-unitaria, cosicché la legge Coppino del 1877 portò la durata delle elementari a cinque anni ed introdusse l’obbligo scolastico nel primo triennio delle elementari stesse, definendo anche sanzioni per i genitori degli studenti che non avessero adempiuto a tale obbligo.
Qual è la differenza tra educazione e formazione?
Per chi vive e lavora nella scuola è impossibile non imbattersi in tre termini che spesso e colpevolmente vengono usati quasi fossero sinonimi. Questo equivoco lo si ritrova perfino nei testi normativi, il che è particolarmente grave. Sta, infatti, a significare che a livello istituzionale non si abbiano idee chiare su quale sia la finalità della scuola e quale obiettivo essa debba perseguire.
- I tre termini a cui mi riferisco sono istruzione, educazione e formazione.
- È, quindi, cosa buona e giusta cercare di fare un po’ di chiarezza, specificandone i rispettivi significati e le relative implicazioni sul sistema scolastico.
- Per istruzione bisogna intendere quell’attività di proposta e di acquisizione di conoscenze, di informazioni e di nozioni che vanno a costituire il background su cui innestare ed innescare il proprio percorso di crescita personale.
Il termine educazione, invece, viene comunemente utilizzato quando ci si riferisce all’attività finalizzata al cambiamento ed alla promozione di atteggiamenti e di comportamenti ritenuti, in modo ampiamente condiviso, positivi. In particolare, quando i comportamenti e gli atteggiamenti sono quelli che afferiscono alla sfera morale ed alla dimensione della personalità.
Si parla, infatti, di educazione morale, di educazione all’affettività, alla corretta alimentazione, stradale, alla salvaguardia dell’ambiente, alla cittadinanza ed alla salute. Dai termini appena utilizzati si capisce che atteggiamenti e comportamenti sperati e perseguiti tendono ad incidere anche in campi che vanno oltre la morale e che si affacciano su tematiche più ” disciplinari “.
Qualcuno ricorderà che le sei educazioni citate costituivano l’educazione alla convivenza civile di morattiana memoria. In molti casi al termine formazione viene dato lo stesso valore riconosciuto al termine educazione. La formazione è finalizzata allo sviluppo di nuove capacità e nuove abilità in particolare nella persona adulta.
Specie nell’ambito lavorativo, si è riscontrato un aumento nella domanda di programmi formativi per far acquisire al lavoratore delle specificità professionali. La formazione diviene in quest’ambito un vero e proprio investimento sul “capitale umano”, i cui frutti sono visibili sia sul breve periodo, come aumento della produttività, che sul lungo periodo, come sviluppo delle risorse personali dell’azienda.
Istruzione Il termine ” istruzione ” deriva dal latino instruere il cui significato originario è costruire, apprestare. Oggi tale termine indica « l’attività svolta per preparare in una disciplina o a svolgere un’attività ». La definizione è tratta dal vocabolario on line www.treccani.it,
Continuando a leggere si trova che l’istruzione è « l’opera di insegnamento, che si compie in modo sistematico nella scuola, per avvicinare i giovani alla cultura ed avviarli ad una professione ». Per estensione il vocabolo istruzione viene anche utilizzato per indicare l’insieme delle conoscenze acquisite sia in modo formale che informale e non formale.
Da quanto appena detto si evince che al vocabolo istruzione viene riservata un’accezione ‘quantitativa’ e di possesso basata su un meccanismo prevalentemente trasmissivo di conoscenze, di informazioni, di fatti e di nozioni. Quando si parla di istruzione non si può non pensare alle attività ad essa tradizionalmente collegate quali l’insegnamento e la spiegazione e, dal punto di vista dell’allievo, le attività di apprendimento e di studio.
Il termine derivato istruttivo è riconosciuto a tutte quelle attività o a quegli eventi in grado di incidere sulle conoscenze, ma anche, per estensione, sui comportamenti e sugli atteggiamenti del soggetto che apprende. Se la norma ed il sistema scolastico puntano solo sull’istruzione, anzi continuerebbero a puntare esclusivamente sull’istruzione, facendone il fine della loro azione, continueremmo ad avere una scuola trasmissiva che tenderà a riempire otri vuoti.
Sarebbe un déjà vu che lascerebbe la scuola in uno stato permanente di immobilismo senza futuro. È un atteggiamento superato dai tempi. Una scuola che poggia sulla sola istruzione è una scuola refrattaria alle numerose acquisizioni pedagogiche che hanno portato l’alunno sotto i riflettori, non più come discente passivo, bensì come persona, protagonista della suo progetto di vita e del suo apprendimento. Educazione e formazione vengono spesso utilizzati come sinonimi tuttavia i due termini non sono completamente sovrapponibili. Per educazione, infatti, si intende il processo di sviluppo delle facoltà fisiche, intellettive e morali che riguarda principalmente i giovani in età evolutiva, mentre la formazione si riferisce all’affinamento di determinate competenze e capacità rivolto in modo più specifico agli adulti, particolarmente presente in ambito lavorativo.
Esiste una differenza sostanziale tra istruzione ed educazione. Mentre l’istruzione, infatti, tenta di “mettere dentro” la testa del ragazzo qualche cosa: contenuti, fatti, nozioni, l’educazione, al contrario, vuole aiutare il ragazzo a tirare fuori, si ricorda che educare viene da ex-ducere, quanto porta dentro di sé: qualità personali, caratteristiche, esperienze, esigenze, sogni, aspirazioni.
È chiaro che siamo di fronte a due modi diametralmente opposti di intendere il ragazzo (da una parte lo si intende come un otre, dall’altra come una persona), la scuola e la funzione del docente il cui intervento, nel caso dell’educazione, non può essere e rimanere asettico.
Nell’attività basata sull’istruzione il docente si limita ad illustrare i contenuti che il ragazzo, con lo studio e l’applicazione, deve fare propri. Nel caso dell’educazione, invece, al docente spetta un ruolo molto più impegnativo e coinvolgente. L’attività educativa è molto più impegnativa e coinvolgente in quanto chiama in causa tutta la persona del docente perché deve portare all’acquisizione di atteggiamenti e comportamenti, evenienza che può verificarsi solo con un esempio costante ed efficace da parte degli adulti.
Nel processo educativo, infatti, il docente, se vuole guadagnare la necessaria legittimazione, deve impegnarsi a creare ed a gestire adeguatamente un canale comunicativo preferenziale connotato da grande empatia con ogni singolo alunno che gli viene affidato.
Deve sforzarsi di entrare in profonda sintonia con il ragazzo al fine di penetrare nel suo animo e farsi accogliere come persona con i suoi pregi ed i suoi difetti. È solo attraverso l’educazione, inoltre, che all’individuo possono essere trasmessi i valori e le regole di comportamento condivisi nel gruppo sociale di cui fa parte.
In questa opera, per ottenere buoni risultati, bisogna che il docente operi in stretta vicinanza e relazione con la famiglia, al fine di concordare lo stesso linguaggio, le stesse priorità e la stessa gerarchia di valori. A seconda della cultura dominante nella comunità di riferimento cambieranno i valori e i metodi di trasmissione di questi stessi valori. Con tale termine ci si dovrebbe riferire alle attività volte allo sviluppo di nuove capacità e abilità nella persona adulta, in special modo nell’ambito lavorativo. Nel mondo del lavoro, in particolare in questa società che cambia con forse eccessiva rapidità, è aumentata la domanda di programmi formativi, formali ma ancor di più non formali, finalizzati all’acquisizione di specificità professionali.
In prima istanza potremmo affermare che l’educazione è un investimento sullo studente – bambino, ragazzo, adolescente – che si affaccia alla vita, mentre la formazione è più imperniata sull’adulto che deve essere sempre al passo dei tempi in ambito lavorativo. In tal senso, la formazione diviene un vero e proprio investimento sul “capitale umano” dell’impresa, i cui frutti sono visibili sia sul breve periodo, come aumento della produttività, che sul lungo periodo, come sviluppo del potenziale.
Tale orientamento di pensiero è presente anche nella scuola, non a caso si parla di istituti di formazione professionale in cui la componente operativo-strumentale viene privilegiata sulla componente prettamente culturale. La formazione non è una semplice trasmissione di nozioni specialistiche, ma un processo il cui ruolo è fondamentale lungo tutto l’arco di vita della risorsa umana.
Il sistema scolastico ha recepito in parte tale esigenza con l’alternanza scuola-lavoro prevista per il triennio terminale del secondo ciclo. Lo Stato ha anche previsto una “formazione inziale” per i giovani con il servizio civile universale. Anche la scuola del primo ciclo, però, si occupa, seppure in maniera indiretta, di creare le premesse per dare gli strumenti necessari ad entrare nel mondo del lavoro con attività quali i lavori di gruppo o con l’approccio pedagogico del service learning per promuovere e potenziare le competenze sociali e relazionali.
È innegabile, comunque, che la sovrapposizione tra educazione e formazione è molto maggiore che non quella tra educazione ed istruzione. In effetti, il termine formazione richiama l’idea del dare una forma alla crescita del ragazzo o all’operatività del lavoratore.
Tale forma può interessare vari aspetti della personalità. Infatti, si parla indifferentemente di educazione morale e di formazione morale, di educazione classica o scientifica e di formazione classica o scientifica, e gli esempi potrebbero continuare. In vari documenti normativi emerge la definizione della formazione come ” processo di crescita culturale, sociale ed umana, considerando la persona come il risultato di esperienze di vita che ne plasmano il carattere, le inclinazioni, i comportamenti ” ( Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n.297 ).
In questo senso, l’intreccio e la sovrapposizione tra formazione ed educazione sono ancora più evidenti, anche se l’educazione presuppone la crescita della persona nella relazione con l’altro e con la società. Conclusioni Le tre attività di cui ci siamo occupati – istruzione, educazione, formazione – non sono e non possono essere separate in modo completo e netto, ma tutte e tre concorrono al « pieno sviluppo della persona umana » richiesto dalla nostra Costituzione. Si tratta di dosare bene gli ingredienti per avere un prodotto di qualità, per fornire un servizio all’altezza dei tempi e delle esigenze degli individui, per fare in modo che i bambini, i ragazzi e gli adolescenti possano esprimere al meglio le loro potenzialità e progredire spediti nel loro percorso di vita.
- Non si vuole certo demonizzare l’istruzione perché rimane alla base dell’educazione e della formazione.
- L’educazione alla vita è una serie continua di scelte che, per essere efficaci, debbono essere consapevoli.
- Affinché le scelte che ci impone la vita siano effettivamente consapevoli, bisogna conoscere le alternative disponibili e questo può essere possibile sono con la conoscenza di fatti e di nozioni, cioè con una buona e completa istruzione.
L’interpretazione di tali fatti e di tali nozioni e dei comportamenti e atteggiamenti conseguenti afferisce, invece, alla sfera dell’educazione. Le due attività – istruzione ed educazione – sono quindi legate dalla propedeuticità della prima nei confronti della seconda che, a sua volta, rappresenta un gradino più elevato ma che, comunque, non può fare a meno della prima.
- Le competenze acquisite in seguito all’attività educativa, in special modo quelle trasversali (le life skills ) sono di primaria importanza anche nella formazione.
- Oggi, durante un colloquio di lavoro, non vengono più richieste informazioni, nozioni e conoscenze, ma competenze sociali e relazionali, atteggiamenti e comportamenti improntati alla condivisione ed alla collaborazione.
Tutte queste considerazioni rafforzano l’affermazione e la consapevolezza che istruzione, educazione e formazione, pur non essendo sinonimi, sono attività strettamente connesse che non possono essere disgiunte l’una dall’altra, ma debbono essere amalgamate con cura sapiente.
L’educazione tra pari L’educazione L’effetto Flynn Le intelligenze multiple Service learning ed educazione civica Cittadinanza attiva Essere o avere? La competenza dell’ascolto Oltre la conoscenza: l’essere La scuola: riflessioni
Cosa valuta la valutazione formativa?
Valutazione formativa e sommativa tra differenze e somiglianze: in allegato una griglia di osservazione e valutazione per la scuola superiore di I grado
- Esamineremo nell’articolo due dei metodi più comuni di valutazione: valutazione sommativa e valutazione formativa.
- Sebbene l’obiettivo principale di entrambi i metodi di valutazione sia valutare gli studenti, gli stessi hanno, però, visibilmente obiettivi diversi e adoperano i dati in modo diverso.
- I confini sfocati tra le due tipologie di valutazioni
Talvolta, i confini tra valutazione sommativa e formativa possono essere visibilmente sfocati. Esiste, tuttavia, un modo per paragonare questi due metodi di valutazione e, soprattutto, quando sarebbe necessario (se esiste questa opzione) optare per una valutativa rispetto all’altra? Nel corso dell’articolo analizzeremo quali sono le differenze e le somiglianze tra le due tipologie di valutazioni: formativa e sommativa.
Daremo delle interpretazioni e tenderemo di fornire ai docenti che ci leggono soluzioni operative. Cos’è la valutazione formativa? La valutazione formativa, possiamo dire, che è un metodo di valutazione continuo che aiuta gli insegnanti a monitorare quelli che sono i progressi degli studenti, meglio, a valutare quello che è l’andamento dei loro apprendimenti, e a identificare le sfide che gli studenti devono affrontare finché studiano.
Tali valutazioni (non verifiche, per puntualizzare) forniscono un feedback puntuale sulle prestazioni degli studenti. L’obiettivo della valutazione formativa, che è personale e non comparativa, è scoprire quali competenze possiedano gli studenti mentre passano da una fase di apprendimento all’altra.
- Non ci sono alte poste in gioco legate alla valutazione formativa e le prestazioni degli studenti non sono misurate rispetto a una rubrica o a un benchmark standardizzato.
- Che cos’è la valutazione sommativa? La valutazione sommativa, invece, è un metodo tradizionale di valutazione con il quale l’insegnante misura le prestazioni dello studente adoperando un benchmark standardizzato.
Viene svolto alla fine del corso o dell’unità didattica e si concentra sui risultati del programma. A differenza della valutazione formativa, la valutazione sommativa ha un punteggio, motivo per cui viene utilizzata per determinare se lo studente è nelle condizioni di ottenere una promozione, superare un corso o passare al livello successivo nel suo percorso di apprendimento.
Un insegnante può fare affidamento unicamente sui risultati di un esame di fine anno per valutare gli studenti e, dunque, per promuoverli. Differenze tra valutazione formativa e sommativa La valutazione sommativa è un tipo di valutazione che avviene alla fine di un programma, mentre la valutazione formativa è un metodo per raccogliere feedback in tempo reale dagli studenti durante il corso.
La valutazione sommativa consiste nel misurare le prestazioni dello studente alla fine della lezione utilizzando alcuni criteri definiti. D’altra parte, i metodi di valutazione formativa si concentrano su quanto gli studenti sanno. Le valutazioni formative utilizzano approcci diversi per monitorare i progressi degli studenti, raccogliere feedback da loro e identificare eventuali lacune di apprendimento che devono essere colmate.
- Le caratteristiche della valutazione sommativa Le caratteristiche della valutazione sommativa includono validità, affidabilità, varietà e praticità.
- La valutazione sommativa è un metodo standardizzato di valutazione basata sulla conoscenza che può essere facilmente riportato.
- Ciò significa che si finisce sempre con un riassunto conciso dei risultati della valutazione.
Le caratteristiche della valutazione formativa A differenza della valutazione sommativa, la valutazione formativa non misura i progressi dello studente rispetto a un benchmark o a una rubrica, e questo significa che i suoi risultati non sono valutati.
Invece, le valutazioni formative si concentrano sulla raccolta di feedback fruibili che possono migliorare l’esperienza di apprendimento per gli studenti. Tipi comuni di valutazione sommativa Gli esami di fine ciclo, i test in classe, le attività pratiche e le prove orali sono tipi comuni di valutazione sommativa.
D’altra parte, i quiz improvvisati, i sondaggi silenziosi sono alcuni dei metodi più comuni di valutazione formativa. I metodi di valutazione sommativa aiutano il docente a misurare le prestazioni dello studente rispetto a uno standard o a una rubrica.
D’altra parte, vengono utilizzati metodi di valutazione formativa per monitorare le conoscenze dello studente mentre si sposta da un livello all’altro nel processo di apprendimento. Vantaggi della valutazione formativa: un feedback immediato sui progressi degli studenti A differenza della valutazione sommativa che aspetta la fine di un percorso per valutare gli studenti, la valutazione formativa fornisce immediatamente risposte ai feedback valutando le ragazze e i ragazzi mentre imparano.
Un altro vantaggio della valutazione formativa è che consente cambiamenti e modifiche al metodo di insegnamento con il progredire dell’apprendimento. La valutazione formativa supporta l’apprendimento personalizzato La valutazione formativa supporta l’apprendimento personalizzato; gli insegnanti possono utilizzare il feedback ricevuto per creare esperienze di apprendimento uniche per ogni studente.
Aumenta inoltre la partecipazione degli studenti al programma di formazione e li coinvolge attivamente nel monitoraggio dei propri progressi. Vantaggi della valutazione sommativa Uno dei principali punti di forza della valutazione sommativa è che motiva gli studenti a imparare e prestare attenzione in classe.
A differenza di quanto si ottiene con la valutazione formativa, gli studenti sanno che i loro voti dipendono da quanto bene si comportano nelle valutazioni sommative e questo aumenta il loro impegno nella formazione.
- I metodi di valutazione sommativa sono progettati per produrre risultati simili
- A differenza dei metodi di valutazione formativa che sono personalizzati in base alle esigenze degli studenti, i metodi di valutazione sommativa sono progettati per produrre risultati simili quando vengono applicati in contesti assolutamente simili.
- Strumenti più importanti utilizzati per la valutazione sommativa
Uno degli strumenti più importanti utilizzati per la valutazione sommativa è una rubrica o una guida di punteggio che viene utilizzata per valutare la qualità delle risposte fornite dagli studenti. Durante le valutazioni formative, il docente non ha bisogno di utilizzare una rubrica perché è un metodo di valutazione non graduato.
Strumenti formativi-sommativi-di-valutazione Quiz, software per esami e piattaforme di test online sono altri strumenti comuni utilizzati per la valutazione sommativa. La valutazione formativa, d’altra parte, utilizza sondaggi, sondaggi, focus group e diversi tipi di interviste per monitorare le esperienze e le conoscenze degli studenti mentre apprendono.
Valutare la comprensione da parte dello studente L’obiettivo della valutazione sommativa è valutare la comprensione da parte dello studente e valutare i materiali utilizzati entro un periodo specifico. D’altra parte, lo scopo principale della valutazione formativa è osservare gli studenti intanto che imparano e ottenere da ciò un feedback in tempo reale sulle loro conoscenze ed esperienze.
- L’obiettivo della valutazione formativa è migliorare il processo di insegnamento
- L’obiettivo della valutazione formativa è migliorare il processo di insegnamento e apprendimento basato sul feedback degli studenti, mentre l’obiettivo della valutazione sommativa è valutare le prestazioni di uno studente con un indicatore di prestazione come una rubrica o altri parametri di riferimento definiti.
- Ciò significa che mentre la valutazione formativa valuta l’apprendimento e il progresso della conoscenza, la valutazione sommativa raccoglie prove come prova della competenza di uno studente nel corso.
- Attenzione al risultato misurato da un indicatore di performance
La valutazione sommativa presta attenzione al risultato misurato da un indicatore di performance, mentre la valutazione formativa si concentra sul processo di apprendimento in corso. A causa della sua focalizzazione sull’esperienza di apprendimento in corso, la valutazione formativa incoraggia cambiamenti e modifiche al processo di apprendimento sulla base del feedback dei partecipanti al programma.
Dati quantitativi o dati qualitativi? Le valutazioni sommative producono dati quantitativi come risultati mentre la valutazione formativa si traduce in dati qualitativi. I dati quantitativi hanno valore statistico perché sono misurati sotto forma di numeri mentre i dati qualitativi sono il tipo di dati che descrivono le informazioni utilizzando gruppi e categorie.
I dati sommativi producono risultati quantitativi perché valutano le prestazioni degli studenti utilizzando un benchmark standard. I risultati sommativi non sono classificati e sono generalmente presentati come descrizioni con feedback sui punti di forza e di debolezza degli studenti.
- L’istruttore utilizza questo feedback per migliorare il metodo di insegnamento.
- Quadro di riferimento Le valutazioni formative utilizzano un quadro normativo di riferimento durante la valutazione.
- Un quadro di riferimento è un insieme complesso di presupposti che definisce le nostre percezioni e crea significato.
Quadro di riferimento di criteri La valutazione sommativa, invece, ha un quadro di riferimento di criteri. Un quadro di riferimento di criteri significa che gli studenti sono valutati utilizzando criteri standard. Le interpretazioni basate su criteri ci consentono di confrontare le prestazioni di uno studente con un dominio di contenuti ben definito, per mostrare il loro livello di conoscenza di una materia.
- Le valutazioni sommative e formative lavorano simultaneamente Avere una chiara comprensione delle valutazioni sommative e formative ti aiuta a monitorare i progressi verso gli obiettivi di apprendimento e anche a migliorare il processo di insegnamento e apprendimento.
- Le valutazioni sommative e formative lavorano simultaneamente per definire l’esperienza di apprendimento e di insegnamento.
Il docente raccoglierà informazioni utili e importanti che parlano a scopi di apprendimento Un forte programma di valutazione in classe armonizza, in un’unica prospettiva, i metodi di valutazione formativa e sommativa per fornire una valutazione equilibrata delle competenze, delle conoscenze e delle abilità degli studenti.
- Con un’attenta riflessione e processi di pianificazione, il docente raccoglierà informazioni utili e importanti che parlano a scopi di apprendimento specifici.
- Griglia di osservazione e valutazione delle attività didattiche a distanza – scuola secondaria La griglia che vi proponiamo è quella realizzata dall’Istituto Comprensivo di Gavoi (NU) diretto con eccezionale competenza e professionalità dal dirigente scolastico professor Pietro Masuri.
Nel documento si legge “La didattica a distanza impone un processo di valutazione formativa che miri a valorizzare il percorso di ciascun alunno in questa fase di emergenza dando valore a ciò che ognuno sa fare. Per la Scuola Secondaria sono state predisposte delle griglie per indicare e descrivere i risultati attesi nel processo di apprendimento della didattica a distanza.1.
Il sistema dei punteggi è più adatto a “misurare” le competenze che sono acquisite con vari gradi o non acquisite) e a valorizzare quello che c’è e non certifico quello che non c’è).2. Con la DAD il successo non è più legato solo alle abilità dell’alunno ma anche alle “risorse” che la famiglia può offrire e agli aspetti strumentali.
Nei casi in cui la DAD non stia dando i risultati attesi è indispensabile verificare le motivazioni e la situazione, con particolare attenzione per gli alunni BES, DSA, DVA e in generale svantaggiati; bisognerà quindi individuare i motivi per cui la DAD sta funzionando e cercare, se così non fosse, modalità di intervento alternative”.
Quali sono gli strumenti per la valutazione formativa?
Domanda di: Dr. Vera Marini | Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2023 Valutazione: 4.9/5 ( 1 voti ) Gli strumenti più ricorrenti sono: intervento spontaneo, colloquio, questionario, esposizioni scritte o orale individuale o di gruppo, prove aperte ed elaborati scritti, esercitazioni grafiche e pratiche, prove strutturate o semistrutturate, compiti di realtà.
Qual è l’elemento chiave della valutazione formativa?
Domanda di: Emidio Palmieri | Ultimo aggiornamento: 19 marzo 2023 Valutazione: 5/5 ( 71 voti ) Per svolgere una valutazione formativa efficace l’insegnante deve sviluppare una cultura dell’apprendimento: Offrire opportunità di discutere l’apprendimento da soli, con l’insegnante o con i compagni. Focalizzarsi su tutta la persona tenendo conto dei sentimenti come delle abilità.
Chi è l’ente formatore?
Facilitatore di apprendimento, Coach, Mentor Il FORMATORE organizza e gestisce processi di formazione professionale iniziale, di formazione aziendale, di formazione continua, dalla progettazione alla valutazione, calibrandoli in funzione delle differenti tipologie di utenza.
Cosa fanno gli enti di formazione?
Attività – Un ente di formazione svolge la sua attività erogando corsi, attivando percorsi di orientamento professionale, organizzando attività di tirocinio e favorendo l’inserimento lavorativo e/o sociale dei propri utenti.
Cosa rilascia un corso di formazione?
Come funzionano i corsi di formazione riconosciuti – I corsi di formazione riconosciuti possono essere frequentati non da tutti, ma da persone che hanno delle caratteristiche precise. Ad esempio, per limitare l’accesso solamente alle persone che hanno effettivamente bisogno del corso, i corsi di formazione riconosciuti possono essere riconosciuti solamente a coloro che hanno un certo titolo di studio, un certo livello di conoscenza della lingua, che hanno (o no) determinate esperienze lavorative, una certa fascia d’età, che siano inoccupati o disoccupati e via dicendo.
- Queste indicazioni sono sempre chiaramente espresse nei bandi dei corsi di formazione riconosciuti in modo che si sappia sin dal principio a chi è rivolto quel corso.
- I corsi di formazione riconosciuti rilasciano un attestato finale che certifica le competenze che la persona ha acquisito, e che può essere usato nel curriculum, come un titolo che permette di cercare con successo lavoro.
Non solo: i corsi di formazione riconosciuti spesso prevedono l’accesso ad uno stage o tirocinio per permettere di fare esperienze lavorative concrete che sono anch’esse molto utili per chi sta cercando di entrare sul mercato del lavoro. : Cosa sono i Corsi di formazione riconosciuti perché sceglierli
Cosa significa ente di formazione accreditato?
L’accreditamento assicura che gli organismi di certificazione, ispezione e verifica, e i laboratori di prova e taratura, abbiano tutti i requisiti richiesti dalle norme per svolgere attività di valutazione della conformità. – L’accreditamento è l’attestazione, da parte di un Ente che agisce quale garante super partes, della competenza e imparzialità degli organismi di certificazione, ispezione, verifica e validazione, e dei laboratori di prova e taratura.
- Gli organismi e i laboratori verificano prodotti, servizi, sistemi di gestione o figure professionali, e ne attestano la conformità alle norme, volontarie e obbligatorie, mediante le attività di certificazione e di ispezione, di prova e di taratura,
- L’accreditamento degli organismi e dei laboratori conferisce ai certificati di conformità e di taratura, e ai rapporti di prova e di ispezione rilasciati sul mercato, un alto grado di affidabilità in termini di qualità e sicurezza dei beni e dei servizi sottoposti a verifica, e ne garantisce il riconoscimento sui mercati internazionali.
Nel mondo, l’accreditamento viene svolto sulla base della norma internazionale ISO/IEC 17011. All’interno dell’Unione europea, il Regolamento europeo 765/2008 prevede che ogni stato membro nomini il proprio Ente Unico nazionale di accreditamento e ha conferito per la prima volta a tale attività uno status giuridico, riconoscendola come espressione di pubblica autorità,