>Animali e condominio: cosa dice la legge >Cosa fare in caso di divieti del condominio >Disturbo all’igiene e disturbo della quiete pubblica >Uso di parti comuni dell’edificio condominiale >Minacce nei confronti degli animali domestici Animali e condominio: cosa dice la legge Una importante novità riguardante il possesso di animali è contenuta in una disposizione del Codice civile, recentemente riformato sul punto, che ha in sostanza liberalizzato l’ingresso degli animali domestici nei condomini. Oggi, il Codice civile stabilisce che i regolamenti condominiali non possono vietare di possedere o detenere animali domestici. I giudici affermano difatti che il cane e il gatto vanno considerati come esseri senzienti e facenti parte del nucleo familiare. Sempre il Codice civile afferma che vietare ad un condomino la detenzione di un animale domestico nel proprio appartamento, equivale a menomare i suoi diritti personali e individuali. Un regolamento condominiale non può, quindi, stabilire limiti ai diritti ed ai poteri dei condomini sulla loro proprietà esclusiva. L’unico caso in cui un condomino può vedersi vietata la detenzione di un animale domestico si verifica quando tale divieto è previsto dal contratto di locazione dell’appartamento (il divieto in questo caso ha natura contrattuale). Un animale può essere allontanato da un condominio solo in casi di particolare gravità (scarsa igiene, malattie ecc.) che devono essere documentate, anche tramite personale tecnico privato, o anche il servizio veterinario pubblico (ASL). Resta aperto il problema della corretta definizione della categoria, dal momento che il Codice parla di “animali domestici”, non più di animali di compagnia, ma senza specificare quali animali vi rientrino e quali no. Rimane la possibilità di vietare il possesso di animali esotici, ma non ci sono riferimenti chiari ad animali come, ad esempio, furetti, criceti e conigli. Cosa fare in caso di divieti del condominio Abbiamo detto che un regolamento condominiale non può stabilire limiti ai diritti ed ai poteri dei condomini sulla loro proprietà esclusiva e, quindi, non può vietare di possedere animali domestici. Qualunque delibera condominiale che contenga disposizioni a discapito dell’animale (es. : vietare l’uso dell’ascensore o delle scale), può essere annullata presentando ricorso al Giudice di Pace entro 30 gg. dalla data della deliberazione (per i dissenzienti o gli astenuti) o dalla data di ricevimento del Verbale per gli assenti all’assemblea condominiale. Per il ricorso è sufficiente una lettera in carta libera in cui il cittadino descrive il problema, allegando altra documentazione se occorre (es. eventuali certificati medici dell’animale) e copia della delibera. Nel caso nel corso dell’assemblea condominiale il divieto contro l’animale non fosse stato discusso come argomento all’ordine del giorno, ma nelle “varie ed eventuali”, la delibera è già considerata nulla (cioè non produce alcun effetto) ed è sufficiente inviare una raccomandata A/R all’Amministratore. Disturbo all’igiene e disturbo della quiete pubblica Il proprietario di un animale domestico è passibile di reclamo da parte degli altri condomini solo nel caso le immissioni ( rumori molesti, odori sgradevoli, ecc.) provenienti dalla sua abitazione provochino insofferenze o generino un malessere che, però, devono essere provate e certificate da un medico o da un ente tecnico apposito. In tal caso, cioè quando le immissioni diventano intollerabili ai sensi del Codice civile, il condominio potrà chiedere la cessazione della turbativa approvando una specifica deliberazione in assemblea condominiale oppure rivolgendosi al Giudice di Pace di competenza. Avvalendosi di un consulente tecnico d’ufficio per gli accertamenti, il Giudice potrà inibire l’attività contestata, o imporre, se tecnicamente possibile, gli accorgimenti che ne riducano il fastidio. Il trasgressore potrà essere condannato al risarcimento dei danni nei confronti di coloro che hanno dovuto subire i disagi sopra richiamati. In ogni caso, va sottolineato che raramente si procede all’allontanamento dell’animale. Un discorso a parte merita il rumore, in quanto la tutela contro le immissioni rumorose è prevista anche dal Codice penale che prevede come ipotesi di reato il disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone. Per quanto riguarda il disturbo della quiete, i cosiddetti orari sensibili e le regole per i rumori molesti valgono per l’abbaiare di un cane come per la musica di uno stereo o per gli schiamazzi. È importante precisare che il disturbo, anche se denunciato da più persone, deve essere dimostrato da una perizia, ovvero dal monitoraggio di personale abilitato (ad esempio i vigili, le ASL, ma anche tecnici privati incaricati dal condominio) dal quale risulti che sono state quantitativamente violate le norme sull’inquinamento acustico. Quindi, per poter denunciare un condomino per rumori definiti molesti, è necessario che tale disturbo sia dimostrato e:
continuato: il caso in cui un cane abbaia occasionalmente, non è considerabile fatto molesto come invece un abbaiare insistente, continuo e violento; supportato da testimoni disposti anche a comparire davanti a un giudice; causa di problemi psico-fisici: è passabile di denuncia un vicino che crei (o non impedisca il generare) un rumore in grado di creare una patologia ad altra persona.
Infine va segnalato che gli animali non possono essere lasciati senza vigilanza per lungo tempo sul balcone o nelle abitazioni perché si potrebbe ipotizzare il reato di omessa custodia. Uso di parti comuni dell’edificio condominiale Un altro tema spesso causa di dibattiti è l’accesso dell’animale domestico nelle parti comuni del condominio.
Secondo il Codice civile, sono oggetto di proprietà comune dei proprietari dei diversi piani o porzioni di piani di un edificio: il suolo su cui sorge l’edificio, le fondazioni, i muri maestri, i tetti e i lastrici solari, le scale, i portoni d’ingresso, i vestiboli, gli anditi, i portici, i cortili e in genere tutte le parti dell’edificio necessarie all’uso comune.
Ciò significa che ogni condomino ha il diritto di usufruire di tali parti seppur sempre nel rispetto delle normative igienico-sanitarie e del decoro urbano. Il condominio può richiedere che il cane mantenga il guinzaglio e o la museruola nelle parti comuni dell’edificio, ma non può negare l’accesso a zone comuni quali l’ascensore o le scale, spesso fonte di discussione.
Nel caso venga contestata una mancanza di igiene o di decoro, vale quanto detto nel paragrafo precedente: i condomini dovranno dimostrare con prove rigorose che l’animale è causa di deterioramento e/o sporcizia delle cose (muro, ascensore, cortile o altro), o che sia portatore di malattie, con documentazione fotografica affidabile e/o con perizia di parte.
A tutela dell’animale sarà utile esibire un certificato di un veterinario che ne attesti la buona salute. Minacce nei confronti degli animali domestici Per prima cosa è importante sottolineare che nessun condomino o cittadino è autorizzato, per quanto si possa sentire disturbato dalla presenza di un animale, a maltrattarlo, perseguitarlo o ucciderlo.
Se un condominio o un vicino rivelasse l’intenzione di nuocere a un animale domestico, anche se non di proprietà, può presentare una denuncia per minaccia alla Polizia Municipale, alla Polizia di Stato, ai Carabinieri, o al Corpo Forestale dello Stato. Nel caso non si conosca l’identità del soggetto che minaccia un animale domestico, si può comunque sporgere denuncia contro ignoti recandosi presso le autorità sopraccitate.
Nel caso la minaccia includa accenni a utilizzo di veleno è importante ricordare che il Testo Unico delle Leggi Sanitarie stabilisce il divieto, punendolo anche con reclusione fino a 2 anni, di distribuzione di sostanze velenose in quanto potrebbero essere ingerite anche da bambini.
Quali animali esotici si possono tenere in casa?
Quali sono gli animali domestici concessi –
Gli animali che possono essere tenuti in casa sono: pappagalli, gechi, tartarughe di terra, merlo indiano, cavia peruviana, furetto, chinchilla, iguana, drago barbuto, serpenti (tranne quelli vietati dal decreto) e il riccio africano, oltre ovviamente a quelli che noi definiamo già “domestici”, come cani, gatti, uccelli, pesci e conigli.Alcuni animali esotici sono permessi, quindi, ma il padrone deve fare attenzione che questi non siano compresi nell’elenco degli animali vietati dalla Convenzione, ma soprattutto, i padroni devono avere l’accortezza di tutelare la salute dell’animale e di chi gli sta intorno, come gli altri
: Animali che non si possono tenere in casa: cosa dice la legge
Quanti animali si possono tenere in casa?
Quanti animali si possono tenere in appartamento? – Non esiste una legge che imponga un limite massimo di animale in un appartamento condominiale o in una villa. Esiste, però, un regolamento condominiale, ci sono delle regole che possono essere imposte e che andrebbero rispettate.
- Il condominio può fissare un limite massimo solo con il consenso unanime di tutti i condomini, attraverso il regolamento condominiale,
- Esistono anche delle regole di buon senso, ma soprattutto ricordiamoci che il benessere e la dignità degli animali vanno tutelati sempre, in qualsiasi circostanza o contesto.
Queste regole comportamentali sono imposte dalla legge che può ricorrere alle sanzioni o alla reclusione. In assenza di leggi chiare, si sono imposti dei precedenti giuridici in Tribunale. Nel 2017 il Tribunale di Milano ha condannato una donna per abbandono di animali, poiché ospitava in casa 33 gatti in modalità tali da arrecare loro sofferenze, condizioni igieniche inaccettabili, e vivevano in una situazione di sovraffollamento.
Cosa prevede la legislazione italiana sul possesso di animali esotici?
La legge 22 aprile 2021, n.53 prevede ‘uno specifico divieto di importazione, conservazione e commercio di fauna selvatica ed esotica’ in Italia.
Che animali posso tenere in casa in Italia?
Quali animali domestici sono legali in Italia? – Gli animali che non sono compresi nell’elenco della CITES e nelle disposizioni del Ministero dell’ambiente si possono legalmente detenere. Tra questi vi sono mammiferi, rettili, pesci e uccelli a cui – naturalmente – devono essere garantite cure, spazi e alimentazione idonei.
Oltre agli animali più comuni, come cane, gatto, criceto e coniglio, sono ammessi topi domestici, porcellini d’india, furetti, maialini, gechi, iguane, camaleonti, pitoni e serpenti del grano. A questi si aggiungono molte specie di pesci e uccelli non selvatici o protetti. Ricordiamo che in nessun caso il regolamento condominiale può vietare ai condomini di avere cani, gatti o altri animali in casa, purché ammessi dalla legge, mentre vi potrebbero essere dei limiti per gli affittuari, se espressamente previsto nel contratto di locazione.
In tutti gli altri casi, via libera agli animali domestici in condominio. leggi anche Chi ha un animale vietato in casa rischia le sanzioni previste dalla : chi possiede, scambia o vende specie protette, senza l’autorizzazione necessaria, rischia l’arresto da 6 mesi a 2 anni e l’ammenda dai 15mila ai 150mila euro. E per chi commette lo stesso reato più volte, la pena sale da 1 a 3 anni di detenzione e dai 30mila a 300mila euro di ammenda.
Quali animali domestici sono vietati in Italia?
Quali animali non si possono tenere a casa Animali domestici di cui è consentita la detenzione e altri animali vietati in Italia. Si può avere una scimmia o un lupo in casa? E cosa dice la legge invece in merito a un koala o un serpente come un pitone? Non capita di rado di vedere, nei film, insoliti ed eccentrici personaggi portare al guinzaglio un coccodrillo o una pantera nera.
- Ma una cosa è il cinema, un’altra la realtà, specie quella italiana dove la normativa è meno permissiva.
- Cerchiamo allora di capire quali animali non si possono tenere in casa,
- In base all’, il regolamento condominiale non può vietare di detenere, in casa, animali domestici,
- Il riferimento è quindi ai classici animali da compagnia come gatti, cani, criceti, conigli, porcellini d’india, ma anche agli scoiattoli, alle tartarughe, agli uccelli come pappagalli o canarini ed agli immancabili pesci da acquario.
La legge n.150 del 1992 elenca quali animali non si possono tenere in casa e, tra questi, troviamo diversi esemplari di mammiferi e rettili selvatici o provenienti da riproduzioni in cattività che, in particolari condizioni ambientali o comportamentali, possono essere pericolosi per la salute o per l’incolumità pubblica.
- Sono poi vietati quegli animali che, se non sottoposti a controlli sanitari o a trattamenti di prevenzione, possono trasmettere malattie infettive all’uomo.
- Poi, ci sono gli animali vietati dal Decreto del ministro per l’Ambiente 19/4/1996, modificato con Dm del 26/4/2001 perché ritenuti potenzialmente pericolosi, di cui è proibita la detenzione: vi rientrano scimmie, topi, leoni, tigri, pantere, vipere,
La violazione di tali divieti integra un reato. La pena consiste nell’arresto da tre mesi a un anno o nell’ammenda da 7.747 a 103.291 euro. Si può ottenere l’autorizzazione prefettizia alla detenzione di questi animali pericolosi, purché in possesso di idonee strutture di custodia.
Quanti animali si possono tenere per autoconsumo?
ART.3: DETENZIONE ANIMALI DA CORTILE –
Gli animali da cortile di bassa taglia, intesi come tali : galline, polli, faraone, tacchini, pollami in genere e conigli per uso domestico, detenuti a ridosso dell’abitazione, non devono superare complessivamente le 30 unità da parte di ciascun nucleo familiare e/o condominiale.
Quindi cari amici bisogna avere complessivamente 30 capi, questo vi farà capire che un appassionato non alleva 400 animali inoltre non dichiarati o registrati al ASL di competenza, senza le apposite strutture previste dalla legge, senza una partiva iva commerciale, senza rilasciarvi un attestato di d’acquisto e con i dati del animale
Gli allevamenti avicunicoli per autoconsumo (ovvero allevamento di numero inferiore a 250 capi con produzione di carne e/o uova per autoconsumo e/o cessione diretta dal produttore al consumatore) hanno l’obbligo di registrarsi presso le ASL come previsto dal D.Lgs.336/99 modificato dal D.Lgs.158/06 e comunque i nuovi insediamenti non possono essere collocati a meno di 150 metri dai centri abitati: Detti animali vanno comunque accuditi e tenuti nel massimo rispetto delle norme igienico-sanitarie onde evitare qualsiasi forma di trasmissione e contagio di malattie infettive o potenziale focolaio di sviluppo di insetti, zecche, pulci, topi e quant’altro possa essere pericoloso per la salute e l’igiene pubblica.
Quando il cane può abbaiare?
Diritto di abbaiare del cane: limite decibel e soglia della tollerabilità – Nel Codice Civile è presente una sola norma dedicata al rumore; il resto viene lasciato ai tribunali. Secondo la legge, i rumori che rimangono sotto la soglia della normale tollerabilità non possono essere vietati. I limiti variano a seconda anche dell’orario, infatti, i rumori diventano illegali se superano:
I 5 decibel dalle ore 6.00 del mattino alle 22.00; I 3 decibel nelle ore notturne.
Ma ci sono anche altre variabili di cui tenere conto, oltre l’orario, come il rumore di fondo della strada intorno, l’insistenza del rumore e la loro imprevedibilità. La giurisprudenza in merito fa riferimento all ‘articolo 844 del Codice Civile, che vieta le immissioni di rumore, che superano la normale tollerabilità e l’, che sanziona il disturbo della quiete pubblica.
Cosa si intende per animali ammessi?
Le regole per alloggiare in hotel con animali domestici – Oggi la maggior parte degli alberghi consente l’accesso e il soggiorno agli animali ed è piuttosto semplice quindi portare con sé il proprio cane, il proprio gatto o qualunque altro animale. Ma cosa significa “Animali ammessi”? Con “animali ammessi” si intendono gli animali che vivono con noi, che hanno i documenti in regola e i cui umani sono tenuti a rispettare le norme della struttura alberghiera che ha il diritto di limitare o rifiutare l’accessibilità.
La prima cosa da fare, dopo essersi accertati di poter portare in vacanza un animale, è quindi consultare il regolamento della struttura dove vorremmo soggiornare. Ogni hotel ha infatti un proprio regolamento che disciplina il soggiorno e le norme da seguire insieme al proprio compagno animale. Solitamente sono facilmente consultabili sul sito dell’albergo ma nel caso non fosse presente possiamo richiederlo contattato direttamente i gestori.
Le regole da seguire possono cambiare molto in base agli hotel e potrebbero influenzare parecchio il nostro soggiorno e quello del nostro cane o gatto, è importante quindi leggerlo con attenzione prima di effettuare la prenotazione. Molte strutture alberghiere, per esempio, accettano solo animali di piccola taglia, oppure richiedono un costo aggiuntivo per il soggiorno.
- Solitamente queste tariffe si aggirano intorno ai 5 € a notte o comunque hanno costi minimi.
- In alcuni alberghi invece non è possibile lasciare da soli gli animali in camera oppure farli accedere in specifiche aree della struttura, come per esempio la sala da pranzo.
- Molti alberghi chiedono inoltre che siano a nostro carico le operazioni o le spese di pulizia finale della stanza e non forniscono biancheria per gli animali.
Infine, alcune strutture vietano di tenere il cane libero anche nelle aree esterne e richiedono che i cani siano sempre portati al guinzaglio o con la museruola. Leggete quindi con molta attenzione il regolamento per evitare spiacevoli sorprese, e qualora abbiate dubbi o domande chiaritele direttamente con i gestori dell’albergo prima di prenotare.
Quali sono i diritti degli animali?
L’espressione diritti animali (o diritti degli animali ) si riferisce all’estensione alle specie animali di alcuni dei diritti fondamentali dell’uomo, quali il diritto di vivere in libertà o di non soffrire inutilmente. Il termine ‘diritto’ viene inteso in senso morale e legale.
Cosa dice la Costituzione italiana sui diritti degli animali?
All’articolo 9 della Costituzione, dopo il secondo comma è aggiunto il seguente: «Gli animali sono esseri senzienti e la Repubblica ne promuove e garantisce la vita, la salute e un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche etologiche».
Come si dichiarano gli animali?
Chiunque abbia un cane dovrebbe saperlo: il microchip è obbligatorio per legge e deve essere presente su tutti i cani, che siano di razza o meno, di taglia grande o piccola, che vivano in un appartamento o in un giardino. Ecco quindi una guida per capire cos’è, a cosa serve, come si mette, quanto costa e, soprattutto, come funziona! COS’È Dal 1° gennaio 2005 l’unico sistema identificativo nazionale per gli animali d’affezione, come cani, gatti, furetti e conigli, è il microchip.
Si tratta di un piccolo dispositivo elettronico, delle dimensioni di 11×2 millimetri, racchiuso in una capsula di vetro biocompatibile. All’interno, un chip “leggibile” solo da un apposito lettore, contiene un codice univoco di 15 cifre che racconta la storia di ogni cane e permette di risalire al nome e alla residenza del suo proprietario,
A COSA SERVE Dal 1991 è stata istituita un’ Anagrafe Canina che permette d’identificare tutti i cani attraverso un codice. Il microchip, se correttamente depositato nell’Anagrafe Canina di residenza, costituisce un vero e proprio titolo di proprietà,
Questo codice di 15 cifre dichiara infatti che il vostro cane vi appartiene e che voi avete, nei suoi confronti, sia dei diritti che dei doveri. Anche se grazie a questo codice è possibile identificare un cane smarrito, non si deve confondere il microchip con il GPS ! Non funziona come quelle app che geo localizzano lo smartphone o il computer è più simile al codice IMEI che permette, in caso di smarrimento, o peggio di abbandono, di identificare in maniera univoca il cane e di riconsegnarlo al proprietario o di punire il colpevole.
A CHI SI METTE Tutti i cani, a prescindere dalla razza, dalla dimensione e dallo stile di vita, devono essere associati a un codice univoco. Gli unici esentati sono quelli che hanno già un microchip o un tatuaggio leggibile. QUANDO SI METTE Tutti i cuccioli devono essere identificati e registrati dal veterinario entro il secondo mese di vita,
Nel momento dell’impianto del microchip, il veterinario deve rilasciare anche il certificato d’iscrizione all’anagrafe, che costituisce il documento di identità e che deve accompagnare il cane in tutti i suoi trasferimenti di proprietà. COME SI METTE È importante che il microchip venga inserito da un veterinario in grado di garantire il rispetto delle norme igieniche necessarie per evitare infezioni, come per esempio l’utilizzo di siringhe sterili monouso, il rispetto della sede d’inoculazione, che in Europa è il sottocute al lato sinistro del collo, l’attenzione a evitare danni vascolari o ferite in caso di movimenti improvvisi dell’animale e la cura nell’effettuare un’esecuzione indolore.
Inoltre, è importante verificare, andando di persona presso l’ufficio competente, che, dopo l’applicazione del microchip, il codice sia anche regolarmente e correttamente inserito in tutte le banche dati dell’Anagrafe Canina. QUANTO COSTA Il microchip può essere inserito da qualsiasi veterinario abilitato e il costo è quello di una visita, quindi può variare a seconda del professionista scelto,
- Chi vuole può rivolgersi ai Servizi Veterinari dell’Asl di competenza entro i primi due mesi di vita del cane per avere il microchip gratuitamente o al solo costo base del dispositivo.
- Oppure, può rivolgersi ad alcune associazioni per la tutela degli animali che occasionalmente organizzano campagne di sensibilizzazione offrendo l’impianto gratis, soprattutto per contrastare il randagismo.
COME FUNZIONA Il microchip utilizza la tecnologia R.F.ID. (Radio Frequency Identification) ciò significa che viene letto attraverso onde a radiofrequenza, Se trovate un cane smarrito, portatelo dal veterinario: lui, con l’apposito lettore di microchip, vi dirà il codice di 15 cifre.
Una volta in possesso del codice, vi basterà inserirlo nella banca dati dell’Anagrafe Animali d’affezione presente sul sito del Ministero della Salute per avere tutte le informazioni sulla storia di quel cane e risalire così all’indirizzo del proprietario. VANTAGGI RISPETTO AL TATUAGGIO Il tatuaggio è stato per anni l’unico metodo d’identificazione degli animali d’affezione.
Col tempo però si è scoperto che l’applicazione del tatuaggio poteva essere dolorosa e pertanto non consigliata ai cani più anziani per i rischi connessi a un’eventuale anestesia. Inoltre, il tatuaggio col tempo poteva sbiadire o diventare di difficile lettura per la crescita del pelo.
- Così si è ritenuto doveroso passare a un sistema d’identificazione elettronica univoco e meno problematico: il microchip.
- NON SOLO CANI Inizialmente usato per contrassegnare gli animali da reddito, come mucche o cavalli, oggi il microchip viene usato anche per gli animali da compagnia, come cani, gatti, furetti e conigli e per gli animali esotici come iguane, tartarughe e pappagalli di grandi dimensioni.
Inoltre, i gatti e i furetti, per recarsi all’estero, devono essere obbligatoriamente identificati con microchip per poter ottenere il passaporto europeo, documento indispensabile per l’espatrio. Se infine avete a cuore la salute del vostro amico a quattro zampe e volete stipulare un’assicurazione per animali, ricordatevi che il microchip è necessario per l’identificazione e quindi per il rimborso di tutte le spese veterinarie. Scritto da: Newsroom La newsroom di AXA Italia è una vera e propria startup interna gestita da collaboratori e da giornalisti professionisti.
Quali sono gli animali protetti dalla legge?
Art.4. Specie ed animali particolarmente protetti 1. Sono particolarmente protetti ai fini della presente legge anche sotto il profilo sanzionatorio le seguenti specie o gruppi di specie: a) mammiferi: gatto selvatico (Felis sylvestris), lince (Lvnx lynx), lontra (Lutra lutra), lupo (Canis lupuis), martora (Martes martes), orso (Ursus arctos), puzzola (Mustela putorius); b) uccelli: avocetta (Recurvirostra avosetta), cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), cicogne (Ciconiidae), fenicottero (Phoenicopterus ruber), fistione turco (Netta rufina), gabbiano corallino (Larus melanocephalus), ghiandaia marina (Coracias garrulus), gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), gru (Grus grus), mignattaio (Plegadis falcinellus), occhione (Burhinus oedicnemus), pellicani (Pelecanidae), picchi (Picidae), rapaci diurni (Accipitriformes e falconiformes), rapaci notturni (Strigiformes), tarabuso (Botaurus stellaris), volpoca (Tadorna tadorna); c) tutte le altre specie che leggi nazionali, direttive comunitarie o convenzioni internazionali indicano come particolarmente protette o minacciate di estinzione e che si trovino stabilmente o temporaneamente in stato di naturale liberta’ nel territorio regionale; d) tutti gli animali affetti da albinismo totale.
Qual è l’animale più pulito da tenere in casa?
Qual è l’animale domestico più pulito per l’essere umano? – Quora. Il gatto, senza alcun dubbio. È un animale strapulito per natura, è inodore e i bisogni li fa esclusivamente nella sua sabbia.
Cosa si intende per animali da compagnia?
Sono considerati animali da compagnia quelli tenuti in casa per l’interesse che suscitano o per compagnia. Si tratta di cani, gatti, furetti, roditori, conigli e molti altri animali da compagnia tra cui uccelli e pesci ornamentali, serpenti, tartarughe, pappagalli, ma anche rapaci, piccioni e quaglie.
Quali sono i felini legali in Italia?
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Dove si possono tenere le scimmie in casa?
Avere una scimmia è legale? – Il citato decreto ministeriale elenca tuta una serie di animali di cui è vietato il possesso. Scorrendo quella lista, scopriamo che non è legale avere una scimmia in Italia, Il decreto, infatti, considera «potenzialmente pericolosi per l’incolumità e per la salute pubblica», tra gli altri, tutte le specie e tutti i generi di questi mammiferi appartenenti all’ordine dei primati:
lemuri;lemuri pigmei;lemuri saltatori;aye-aye;lorisini;tarsidi;scimmie orso;scimmie del nuovo mondo;scimmie del vecchio mondo;gibboni;oranghi;gorilla;scimpanzé.
Questi animali possono essere tenuti soltanto in uno zoo, in un bioparco o presso un ente che lavora su progetti di conservazione e di ricerca, Strutture, dunque, dove le scimmie hanno un minimo di spazio loro e dove vengono in qualche modo rispettate le loro abitudini (per quanto si trovino in cattività). Insomma: per quanto tu possa sentirti Tarzan, Cita deve restare fuori dalla tua vita.
Quanto costa una pantera?
Prezzi De Tomaso Pantera – Il listino prezzi di De Tomaso Pantera quando era offerta nuova dai concessionari Lincoln-Mercury in America era decisamente alto, ma infinitamente più contenuto rispetto alle altre Supercar italiane come la Ferrari 365 GTB/4 Daytona o la Lamborghini Miura.
Per portarsi a casa una Pantera, infatti, servivano poco più di 10.000 dollari che, contando i tassi di inflazione tra il 1971 e il 2022, porta ad un prezzo equivalente odierno di circa 70.000 dollari. Un prezzo alto, certo, ma infinitamente più basso delle coeve Ferrari e Lamborghini che superavano di slancio i 25.000 dollari (oltre 170.000 dollari in valuta odierna).
Questo rapporto qualità-prezzo così eccezionale, che permetteva con il prezzo di una Cadillac ben accessoriata di portarsi a casa una vettura italiana con una velocità massima di oltre 260 km/h, portò Pantera ad un successo clamoroso, che portò De Tomaso a produrre 5.500 Pantera tra il 1971 e il 1975 nella sola America.
L’abbandono di Ford, però, rallentò enormemente la produzione, che aggiunge 2.000 unità in quasi 20 anni di produzione, terminata nel 1993. Ma oggi, quali sono i prezzi di De Tomaso Pantera? Gran parte degli esemplari prodotti sono finiti in America, e solo pochissimi coraggiosi acquirenti la scelsero in Italia.
Per questo, in America le Pantera partono da circa 80.000 dollari, mentre in Italia sono pressoché introvabili. Per portarsi a casa una De Tomaso Pantera, servono almeno 160.000 euro, mentre per un esemplare impeccabile possono non bastarne 250.000.
Quanto può costare un leone?
CUCCIOLO DI LEONE BIANCO (prezzo: 138.000 dollari). I cuccioli di leone bianchi provengono da una razza leonina estremamente rara. Ne esistono pochissimi esemplari in Sud Africa e, secondo il Global White Lion Protection Trust, ne esistono soltanto 300 in tutto il mondo.
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Quali sono gli animali esotici?
Quali specie rientrano nella categoria degli animali esotici? Conigli, furetti, piccoli roditori (es. cavie, cincillà, criceti), ricci africani, uccelli (es. pappagalli, canarini, rapaci da falconeria, volatili da cortile), rettili (tartarughe, sauri, serpenti), anfibi, pesci ornamentali.