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Cosa Dice La Legge Di Joule?

Cosa Dice La Legge Di Joule
Legame con la termodinamica – La legge di Joule nella formulazione più generale implica la trasformazione di energia elettrica in altre forme di energia in cui il calore sviluppato è solo un effetto non voluto e nei limiti del possibile da rendere trascurabile, alcuni esempi di trasformazioni di energia regolate dalla legge di Joule: energia meccanica (), luce (, ), onde elettromagnetiche (, ), chimica ().

In tale formulazione più generale della legge di Joule, da un punto di vista di principio, il prodotto della tensione per la corrente trasforma l’energia elettrica in altre forme di energia in linea di principio in maniera reversibile, senza quindi le limitazioni imposte dalla termodinamica. Ad esempio nei motori elettrici in cui l’energia elettrica è trasformata in energia meccanica, si può definire una efficienza come rapporto tra la potenza elettrica (legge di Joule I V ) e la potenza meccanica, anche se attualmente i più efficienti motori elettrici non superano il 50% di efficienza a causa della resistenza elettrica del, il più usato e tra i migliori conduttori elettrici, si è dimostrata la possibilità di una maggiore efficienza con i motori con avvolgimenti,

Quindi è possibile concepire una trasformazione reversibile in cui tutta l’energia elettrica venga trasformata in energia meccanica. Nel caso delle antenne si definisce proprio efficienza di antenna il rapporto tra potenza irradiata e potenza media alternata di alimentazione e in questo caso si raggiungono efficienze superiori al 90%.

Il discorso è più complicato per quanto riguarda la luce in quanto l’ è legata al rapporto tra la potenza dissipata per effetto Joule e la energia luminosa utile alla percezione dell’occhio umano. In questo caso mentre le comuni hanno un’efficienza tipica del 2%, una può avere una efficienza luminosa del 29%.

Se potessimo trovare un meccanismo efficiente di trasformazione di energia elettrica nella luce verde (quella per cui la percezione umana è massima) l’efficienza luminosa sarebbe del 100%. Quindi le limitazioni del non si applicano alla legge di Joule se viene interpretata in maniera non riduttiva.

Qual è la formula della legge di Joule?

Allora nel circuito si sviluppa una potenza P pari al prodotto tra intensità di corrente e differenza di potenziale: P = I V P = I \ V P=I VQuesto fenomeno va sotto il nome di effetto o legge di Joule.

Cosa dice l’esperimento di Joule?

Mulinello di Joule e definizione corretta In realtà solo nella seconda metà del 1800 la teoria meccanicistica iniziò a demolire la teoria del calorico grazie a studiosi come Thomson, Rumford, Young e Joule che portò avanti l’esperimento del mulinello, sancendo l’uguaglianza tra calore e lavoro che così diventava una forma di energia e soprattutto una delle modalità insieme al lavoro di trasmissione dell’energia.

  • Dopo avere esaminato gli effetti termici della corrente elettrica, Joule decise di indagare gli effetti termici del movimento meccanico.
  • Il mulinello di Joule è un apparato di piccole dimensioni formato da un calorimetro contenente acqua, un termos che impedisce al calore di entrare e di uscire, all’interno del quale è inserito un mulinello collegato all’esterno tramite un avvolgimento di funi e un sistema di carrucole a due pesetti.

Quando il giunto che collega l’albero interno alle funi è stretto, i pesi scendono ed il mulinello è azionato dal lavoro compiuto dalla forza peso delle masse. Dopo aver ripetuto l’esperimento diverse volte Joule si rese conto che la temperatura all’interno del calorimetro era aumentata.

  1. Egli, grazie alla relazione fondamentale della calorimetria, poté calcolare il calore creato (cmT) all’interno del calorimetro.
  2. La questione fondamentale dell’esperimento fu quella sull’origine di tale calore, ovvero da cosa scaturisse: i pesi inizialmente scendono con un’ accelerazione simile a g, ma quando aumenta la loro velocità, aumenta anche la resistenza idrodinamica che l’acqua esercita sulle palette del mulinello.

Ciò vuol dire che l’ energia cinetica finale dei pesi non è uguale alla loro energia potenziale iniziale, perché parte di questa energia è stata dissipata per attrito all’interno del calorimetro ed è proprio tale energia a determinare l’aumento di temperatura dell’acqua.

La grande scoperta sperimentale di Joule consiste nel fatto che il rapporto tra l’energia dissipata e il calore creato era una costante anche cambiando le masse (fattore di conversione tra caloria e lavoro o equivalente meccanico della caloria=4,186 J in realtà a quei tempi lui difiniva la grande caloria kcal ).

L’esperimento confermava che calore ed energia fossero la stessa quantità fisica e quindi che il calore non è una quantità sempre conservata perché, essendo un energia in transito, può trasformarsi in altre forme di energia. L’esperimento permetteva di trovare la quantità di lavoro necessario per scaldare di 1 k la temperatura di 1 kg d’acqua.

A cosa si riferisce l’effetto Joule?

Effetto Joule Da Wikiversità, l’apprendimento libero.

Effetto Joule
: lezione
:

L’ effetto Joule è il fenomeno per cui il passaggio di corrente elettrica, facendo resistenza con il conduttore, produce calore. Il suo nome deve dallo scienziato James Prescott Joule che lo scoprì. L’effetto Joule è il principio di funzionamento della lampadina a incandescenza; difatti il calore dovuto a questo fenomeno provoca l’incandescenza del filamento di tungsteno.

Cosa dimostro Joule?

L’equivalenza tra calore e lavoro – Il numero 772,55 è un numero magico per la termodinamica perché, nel sistema di misura anglosassone, è la quantità di lavoro che bisogna spendere per aumentare di 1 °F (grado Farenheit, pari ai 5/9 di 1 °C) la temperatura di una libbra di acqua (1 libbra 5 0,454 kg).

  1. Joule ottenne questo valore nel 1843 durante un celebre esperimento in cui dimostrò che il lavoro meccanico si può trasformare interamente in calore e quindi che anche il calore è una forma di energia.
  2. Oggi sappiamo che l’energia può cambiare da una forma all’altra, è necessaria per produrre lavoro e si conserva insieme a esso ma, agli inizi dell’Ottocento, questo non era affatto chiaro.

Si riteneva che il calore fosse un fluido, il calorico, in grado di passare da un corpo all’altro determinando le variazioni di temperatura. Per il suo esperimento Joule si servì di un mulinello a palette, un dispositivo costituito da un sistema di ingranaggi rotanti, mossi da pesi e immersi in un recipiente termicamente isolato (un calorimetro) riempito d’acqua.

Il lavoro mecca;nico compiuto dal sistema mentre i pesi si abbassano fa ruotare le palette immerse nell’acqua: per attrito tutto il lavoro si trasforma in calore e la temperatura dell’acqua aumenta. Joule trovò che il numero 772,55 rappresentava il fattore numerico per passare dal lavoro compiuto dai pesi al calore prodotto e lo chiamò equivalente meccanico del calore,

Se invece di far ricorso alle unità inglesi si misura il lavoro in joule e si adoperano le calorie, l’equivalente meccanico risulta di 4,18 J/cal, cioè spendendo 4,18 joule si può aumentare la temperatura dell’acqua nel calorimetro di 1 caloria.

Cosa significa il Joule?

joule in Vocabolario joule 〈 ǧùul 〉 o 〈 ǧàul 〉 s.m. (pl. invar.; all’ingl. joules 〈 ǧaul ∫ 〉 o 〈 ǧùul ∫ 〉). – Unità di misura SI (simbolo: J) del lavoro, e dell’energia, pari al lavoro compiuto dalla forza di 1 newton il cui punto di applicazione si sposti di 1 metro nel verso della forza; s’identifica con l’energia sviluppata in calore in 1 secondo da una corrente continua avente l’intensità di 1 ampere che percorra un resistore di 1 ohm.

Perché si chiama Joule?

Sulla pronuncia della parola joule. La parola joule indica l’unità di misura dell’energia nel Sistema Internazionale. Deriva dal cognome di James Prescott Joule, fisico inglese del 1800. In Italia la maggior parte delle persone lo pronuncia giaul, scritto all’italiana, nell’alfabeto fonetico internazionale, mentre secondo me va pronunciato giul, scritto all’italiana, nell’alfabeto fonetico.

Questo perché il fisico Joule pronunciava così il proprio cognome, come si evince dai dizionari inglesi, dai siti web specializzati in pronuncia e ascoltando persone di nazionalità sia britannica sia statunitense. Sarebbe accettabile la pronuncia diffusa in Italia, se fosse una italianizzazione, cioè la pronuncia di una parola straniera secondo le regole della lingua italiana, come stoccafisso per stockfish, Cartesio per Descartes, oppure mit invece di em ai ti per indicare il Massachusetts Institute of Technology, cidì invece di sidì per indicare i compact disk, e così via.

Allo stesso modo trovo corretto che i francesi mi chiamino Lombardò, mentre il mio cognome in italiano è Lombàrdo, questo perché i francesi seguono le loro regole di pronuncia. Ma nel caso della pronuncia diffusa in Italia di joule, non è una italianizzazione, perché non segue le regole della pronuncia italiana.

  • Chi pronuncia così lo fa perché è convinto di usare la corretta pronuncia inglese.
  • Sembra loro francese.
  • In effetti pare che la famiglia di Joule sia di origine belga francofona, ma al di là della origine della pronuncia di Joule, il problema è che in inglese la pronuncia è questa, e non,
  • Succede lo stesso con la parola stage, che in Italia si usa al posto della parola tirocinio, e che molti pronunciano all’inglese, mentre è francese e deve essere pronunciato alla francese.
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Ammetto che l’uso fa la regola, e che spesso ho dovuto pronunciare secondo l’uso, anche se sbagliato, per essere capito. Ma credo che bisogna sempre essere consapevoli della corretta pronuncia, e che è bene tentare di pronunciare correttamente, almeno finché l’uso sbagliato non entri definitivamente nella lingua ufficiale.

Come si ottiene il Joule?

Scarica PDF Scarica PDF Il joule (J) è un’unità di misura fondamentale del Sistema Internazionale e prende il nome dal fisico inglese James Edward Joule. Il joule è l’unità di misura per il lavoro, l’energia e il calore e si usa ampiamente nelle applicazioni scientifiche.

  1. 1 Comprendi il concetto fisico di lavoro. Se spingi una scatola in una stanza, hai fatto del lavoro. Se la sollevi, hai fatto del lavoro. Esistono due fattori determinanti che devono essere soddisfatti affinché ci sia “lavoro”:
    • Devi applicare una forza costante.
    • La forza deve generare lo spostamento del corpo nella direzione verso cui è applicata.
  2. 2 Definisci il lavoro. Si tratta di una grandezza facile da calcolare. Basta moltiplicare la quantità di forza usata per lo spostamento del corpo. Solitamente, gli scienziati misurano la forza in newton e la distanza in metri. Se utilizzi queste unità di misura, il prodotto sarà espresso in joule.
    • Quando leggi un problema di fisica che riguarda il lavoro, fermati e valuta dove è applicata la forza. Se stai sollevando una scatola, allora spingerai verso l’alto e la scatola si alzerà, quindi la distanza è rappresentata dall’altezza raggiunta. Ma se cammini reggendo una scatola, allora sappi che non c’è alcun lavoro. Stai applicando una forza sufficiente per evitare che la scatola cada, ma non generi un movimento verso l’alto.
  3. 3 Trova la massa dell’oggetto che stai spostando. Devi conoscere questo dato per capire la forza necessaria per spostarlo. Nel nostro esempio precedente, consideriamo una persona che solleva un peso dal suolo fino al petto e calcoliamo il lavoro che la persona esercita su di esso. Supponiamo che l’oggetto abbia una massa di 10 kg.
    • Non usare i grammi, le libbre o altre unità di misura che non sono standardizzate dal Sistema Internazionale, altrimenti non otterrai il lavoro espresso in joule.
  4. 4 Calcola la forza, Forza = massa x accelerazione. Nell’esempio precedente, sollevando un peso in linea retta, l’accelerazione che dobbiamo vincere è quella di gravità, che è pari a 9,8 m/s 2, Calcola la forza necessaria per spostare l’oggetto verso l’alto moltiplicando la sua massa per l’accelerazione di gravità: (10 kg) x (9,8 m/s 2 ) = 98 kg m/s 2 = 98 newton (N).
    • Se l’oggetto si muove in orizzontale, la gravità è irrilevante. Il problema, però, potrebbe chiederti di calcolare la forza necessaria per vincere l’attrito. Se il problema ti fornisce il dato dell’accelerazione che subisce quando viene spinto, allora basta moltiplicare tale valore per la massa nota dell’oggetto stesso.
  5. 5 Misura lo spostamento. In questo esempio, supponiamo che il peso venga sollevato per 1,5 m. È fondamentale che la distanza sia misurata in metri, altrimenti non otterrai un risultato in joule.
  6. 6 Moltiplica la forza per la distanza. Per sollevare 98 N di 1,5 m dovrai esercitare un lavoro di 98 x 1,5 = 147 J.
  7. 7 Calcola il lavoro per degli oggetti che si muovono in diagonale. Il nostro esempio precedente è abbastanza semplice: una persona esercita una forza verso l’alto e l’oggetto si alza. Tuttavia, a volte, la direzione in cui viene applicata la forza e la direzione in cui si sposta l’oggetto non sono esattamente identiche, a causa di diverse forze che agiscono sul corpo. Nell’esempio che segue, calcoleremo la quantità di joule necessaria affinché un bambino trascini una slitta per 25 m su una superficie piana innevata tirando una corda che forma un angolo di 30°. In tal caso il lavoro è: lavoro = forza x coseno (θ) x distanza. Il simbolo θ è la lettera greca “theta” e descrive l’angolo formato dalla direzione della forza e quella dello spostamento.
  8. 8 Trova la forza totale applicata. Per questo problema, supponiamo che il bambino applichi alla fune una forza di 10 N.
    • Se il problema ti fornisce il dato della “forza nella direzione del moto”, questa corrisponde alla porzione della formula “forza x cos(θ)” e puoi saltare questa moltiplicazione.
  9. 9 Calcola la forza rilevante. Solo parte della forza è efficace per generare il moto della slitta. Dato che la fune è angolata verso l’alto, il resto della forza viene usata per strattonare la slitta verso l’alto “sprecandola” contro la forza di gravità. Calcola la forza applicata in direzione del moto:
    • Nel nostro esempio, l’angolo θ formato fra la neve piatta e la fune è di 30°.
    • Calcola il cos(θ). cos(30°) = (√3)/2 = circa 0,866. Puoi usare una calcolatrice per ottenere questo valore, ma accertati che sia impostata sulla stessa unità di misura dell’angolo in esame (gradi o radianti).
    • Moltiplica la forza totale per il coseno di θ. Quindi consideriamo i dati dell’esempio e: 10 N x 0,866 = 8,66 N cioè il valore della forza applicata in direzione del moto.
  10. 10 Moltiplica la forza per lo spostamento. Ora che conosci quanta forza in realtà è funzionale allo spostamento, puoi calcolare il lavoro come al solito. Il problema ti informa che il bambino sposta la slitta in avanti di 20 m, quindi il lavoro è: 8,66 N x 20 m = 173,2 J. Pubblicità
  1. 1 Comprendi il concetto di potenza ed energia. I watt sono l’unità di misura della potenza, cioè di quanto velocemente si usa l’energia (energia nell’unità di tempo). I joule misurano l’ energia, Per ricavare i joule dai watt devi conoscere il valore del tempo. Più a lungo scorre una corrente, più energia usa.
  2. 2 Moltiplica i watt per i secondi e otterrai i joule. Un dispositivo da 1 watt consuma 1 joule di energia ogni secondo. Se moltiplichi il numero dei watt per il numero dei secondi, otterrai i joule. Per trovare quanta energia consuma una lampadina di 60 W in 120 secondi, semplicemente procedi a questa moltiplicazione: (60 watt) x (120 secondi) = 7200 J.
    • Questa formula è adatta per qualunque tipo di potenza misurata in watt, ma l’elettricità è l’applicazione più comune.

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  1. 1 Comprendi il concetto di energia cinetica. Si tratta della quantità di energia che un corpo in movimento ha o acquista. Proprio come qualunque unità di energia, anche quella cinetica può essere espressa in joule.
    • L’energia cinetica è pari al lavoro esercitato per accelerare un corpo fermo fino a una determinata velocità. Una volta che ha raggiunto tale velocità, il corpo trattiene l’energia cinetica finché non viene convertita in calore (da attrito), in energia potenziale gravitazione (muovendosi contro la forza di gravità) o un altro tipo di energia.
  2. 2 Trova la massa dell’oggetto. Consideriamo di voler misurare l’energia di un ciclista e la sua bicicletta. Supponiamo che l’atleta abbia una massa di 50 kg mentre quella della bici sia di 20 kg; la massa totale m è pari a 70 kg. A questo punto possiamo considerare il gruppo “ciclista + bici” come un unico corpo di 70 kg, dato che entrambi viaggeranno alla stessa velocità.
  3. 3 Calcola la velocità, Se conosci già questo dato, ti basta annotarlo e proseguire nello svolgimento del problema. Se invece devi calcolarla, usa uno dei metodi descritti qui di seguito. Ricorda che ci interessa la velocità scalare e non quella vettoriale (che tiene conto anche della direzione), per simboleggiare la velocità si utilizza la v,
    • Se il ciclista si muove a velocità costante (senza accelerazione), misura la distanza percorsa in metri e dividi tale valore per il numero di secondi che ha impiegato a compiere il tragitto. Questo calcolo ti fornisce la velocità media che, nel nostro caso, è costante in ogni momento.
    • Se il ciclista accelera costantemente e non cambia direzione, calcola la sua velocità in un determinato istante t con la formula della “velocità istantanea = (accelerazione)( t ) + velocità iniziale. Usa i secondi per misurare il tempo, i metri al secondo (m/s) per la velocità e i m/s 2 per l’accelerazione.
  4. 4 Inserisci tutti i dati nella formula che segue. Energia cinetica = (1/2)mv 2, Per esempio, consideriamo un ciclista che viaggia alla velocità di 15 m/s, la sua energia cinetica K = (1/2)(70 kg)(15m/s) 2 = (1/2)(70 kg)(15 m/s)(15 m/s) = 7875 kgm 2 /s 2 = 7875 newton metri = 7875 J.
    • La formula per l’energia cinetica può essere dedotta dalla definizione di lavoro, W = FΔs, e dall’equazione cinematica v 2 = v 0 2 + 2aΔs. Dove Δs si riferisce al “cambio di posizione”, cioè alla distanza percorsa.

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  1. 1 Trova la massa dell’oggetto che deve essere scaldato. Usa una bilancia per questa operazione. Se l’oggetto è allo stato liquido, prima misura il contenitore a vuoto (tara). Dovrai sottrarre questo valore dalla pesata successiva per trovare la sola massa del liquido. Nel nostro caso, consideriamo che l’oggetto sia rappresentato da 500 g di acqua.
    • È importante usare i grammi e non un’altra unità di misura della massa, altrimenti il risultato non sarà in joule.
  2. 2 Trova il calore specifico dell’oggetto. Questa è un’informazione disponibile sui libri di chimica, ma la puoi trovare anche online. Nel caso dell’acqua, il calore specifico c è pari a 4,19 joule per grammo per ogni grado Celsius o, per essere più precisi, 4,855.
    • Il calore specifico cambia leggermente in base alla pressione e alla temperatura. I vari libri di testo e organizzazioni scientifiche usano dei valori di “temperatura standard” leggermente diversi, quindi potresti anche trovare che il calore specifico dell’acqua sia indicato come 4,179.
    • Puoi usare i gradi Kelvin al posto dei gradi Celsius, dato che la differenza di temperatura resta costante nelle due scale (scaldare un oggetto per aumentare la sua temperatura di 3 °C equivale ad aumentarla di 3 °K). Non usare i Fahrenheit, altrimenti il risultato non verrà espresso in joule.
  3. 3 Trova la temperatura attuale del corpo. Se si tratta di un materiale allo stato liquido, usa un termometro a bulbo. In altri casi sarà necessario uno strumento con sonda.
  4. 4 Scalda l’oggetto e misura di nuovo la sua temperatura. Questo ti permette di risalire alla quantità di calore che è stata aggiunta al materiale.
    • Se desideri misurare l’energia immagazzinata come calore, devi supporre che la temperatura iniziale sia allo zero assoluto, 0 °K o -273,15 °C. Non si tratta di un dato particolarmente utile.
  5. 5 Sottrai la temperatura iniziale dal valore ottenuto dopo l’applicazione del calore. Questa differenza rappresenta il cambio di temperatura del corpo. Consideriamo la temperatura iniziale dell’acqua come 15 °C e quella dopo il riscaldamento pari a 35 °C; in tal caso la differenza di temperatura è di 20 °C.
  6. 6 Moltiplica la massa dell’oggetto per il suo calore specifico e per la differenza di temperatura. Questa formula è: H = mc Δ T, dove ΔT significa “differenza di temperatura”. Seguendo i dati dell’esempio, la formula porta : 500 g x 4,19 x 20 °C cioè 41900 j.
    • Il calore viene più comunemente espresso in calorie o kilocalorie. Una caloria è definita come la quantità di calore necessaria per aumentare di 1 °C la temperatura di 1 g di acqua, mentre una kilocaloria è la quantità di calore necessario per aumentare di 1 °C la temperatura di 1 kg di acqua. Nell’esempio precedente, aumentando la temperatura di 500 g di acqua di 20 °C abbiamo usato 10.000 calorie o 10 kilocalorie.

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  1. 1 Segui i passaggi successivi per calcolare il flusso di energia in un circuito elettrico. Questi descrivono un esempio pratico, ma puoi usare lo stesso metodo per capire una vasta gamma di problemi di fisica. Per prima cosa si deve calcolare la potenza P grazie alla formula: P = I 2 x R, dove I è l’intensità di corrente espressa in ampere (amp) e R è la resistenza del circuito in ohm. Queste unità permettono di ottenere la potenza in watt e da tale valore ricavare l’energia in joule.
  2. 2 Scegli un resistore. Si tratta di elementi di un circuito che sono differenziati con il valore in ohm stampigliato su di essi o tramite una serie di strisce colorate. Puoi testare la resistenza di un resistore collegandolo a un multimetro o un ohmetro. Per il nostro esempio, consideriamo un resistore di 10 ohm.
  3. 3 Collega il resistore a una fonte di corrente. Puoi usare dei cavi con delle clip Fahnestock oppure con becco a coccodrillo; in alternativa puoi inserire il resistore in una basetta sperimentale,
  4. 4 Attiva il flusso di corrente nel circuito per un determinato periodo di tempo. Supponiamo 10 secondi.
  5. 5 Misura la forza della corrente. Per farlo, devi disporre di un amperometro o un multimetro. La maggior parte degli impianti casalinghi usa una corrente elettrica in milliampere, cioè in millesimi di ampere; per tale motivo si assume che l’intensità sia pari a 100 milliampere o 0,1 ampere.
  6. 6 Usa la formula P = I 2 x R. Per trovare la potenza, moltiplica il quadrato della corrente per la resistenza; il prodotto ti fornirà la potenza espressa in watt. Elevando al quadrato il valore di 0,1 ampere ottieni 0,01 amp 2, e questo moltiplicato per 10 ohm ti fornisce la potenza di 0,1 watt o 100 milliwatt.
  7. 7 Moltiplica la potenza per il tempo in cui hai applicato l’energia elettrica. Così facendo ottieni il valore dell’energia emessa in joule: 0,1 watt x 10 secondi = 1 J di energia elettrica.
    • Dato che un joule è un’unità di misura piccola e poiché gli elettrodomestici sono spesso tarati in watt, milliwatt o kilowatt per indicare quanta energia consumano, i fornitori di corrente elettrica esprimono l’energia consumata in kilowattora. Un watt corrisponde a un joule per secondo (oppure un joule corrisponde a un watt al secondo); un kilowatt equivale a un kilojoule per secondo e un kilojoule a 1 kilowatt al secondo. Dato che ci sono 3600 secondi in un’ora, 1 kilowattora è pari a 3600 kilowatt al secondo, 3600 kilojoule o 3.600.000 joule.

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Cosa significa Joule al secondo?

Il Joule è nel Sistema Internazionale, l’unità di misura dell’ energia di un corpo della massa di 1KG che si muove a 1 metro al secondo, o, proporzionalmente, quella di un pallino da 0.20g che viaggia a 100 metri al secondo.

Come sfruttare l’effetto Joule?

Effetto Joule: effetto desiderato o indesiderato? – L’effetto Joule è sfruttato da molti conduttori come obiettivo primario del passaggio di corrente. Pensiamo ad esempio alla resistenza di un forno, di un asciugacapelli o a quella di una stufa elettrica.

Per queste apparecchiature l’obiettivo è proprio quello di riscaldare ed allora l’effetto Joule è sfruttato in tal senso. Se pensiamo invece al caricabatterie del nostro telefono che diventa caldo dopo molto tempo che rimane in funzione o a un PC che ha bisogno addirittura di una ventola interna per abbassare la temperatura sono questi casi di effetto Joule indesiderato ma non eliminabile.

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Che cosa dice la seconda legge di Ohm?

Seconda Legge di Ohm: Resistività L a resistenza R di un conduttore è direttamente proporzionale alla sua lunghezza e inversamente proporzionale alla sua sezione. Detti: R – resistenza elettrica del conduttore; ρ – resistenza specifica o resistività del materiale; l – lunghezza del conduttore; A – area della sezione del conduttore; Si definisce: R in Ω, l in m, A in m 2, quindi ρ in Ω·m Frequentemente si preferisce esprimere la resistività ρ in Ω · cm = 10 -2 Ω · m La resistività di un conduttore è la resistenza che un suo campione di lunghezza e sezione unitarie offre al passaggio della corrente. Come si vede, la resistività dei materiali copre uno spettro di circa 25 ordini di grandezza.

Qual e il massimo di Joule?

Aria compressa di libera vendita: istruzioni per l’uso Sotto i 7,5 joule di energia sono di libera vendita ma, per molti aspetti, continuano a essere “armi”. Un vademecum per sapere cosa fare in ogni circostanza Dal 2001, con l’entrata in vigore del, in Italia possono essere acquistate da qualsiasi maggiorenne le cosiddette armi ad aria o gas compressi “di modesta capacità offensiva”, intendendo con questo le armi ad aria o gas compressi che erogano una energia cinetica inferiore ai 7,5 joule, Al di sotto di questo limite sono di libera vendita, al di sopra invece sono considerate a tutti gli effetti come le armi da fuoco, quindi occorre il porto d’armi. Il fatto che siano di libera vendita, non vuole però dire che questo tipo di strumenti sia in tutto e per tutto assimilabile a semplici “giocattoli”: anzi, per molti aspetti continuano a essere pur sempre “armi” ed è opportuno che questi aspetti siano ben conosciuti dagli appassionati, per evitare che un bel gioco si trasformi in un grandissimo grattacapo legale. Ecco, quindi, un vademecum per districarsi in questo mondo senza fare passi falsi. Quelle indicate dall’articolo 1 del decreto 362/01: “1. Le armi ad aria o a gas compressi, sia lunghe che corte, i cui proiettili sono dotati di un’energia cinetica, misurata all’origine, non superiore a 7,5 joule, sono armi con modesta capacità offensiva non assimilate alle armi comuni da sparo.2. Le armi di cui al comma 1 possono utilizzare esclusivamente il funzionamento semiautomatico od a ripetizione semplice ordinaria e sono destinate al lancio di pallini inerti non idonei a contenere o trasportare altre sostanze o materiali”. Che cosa significa questo? Be’, molte cose: innanzi tutto che non è previsto un limite massimo di calibro, ma ovviamente essendo fisso il limite massimo di energia, più è grosso il “pallino” e più dovrà essere leggero, perché al crescere del peso dovrà diminuire la relativa velocità, essendo l’energia cinetica il prodotto del peso per il quadrato della velocità diviso due. In secondo luogo, che non è consentita in Italia la commercializzazione di armi ad aria compressa o gas compressi funzionanti a raffica ; in terzo luogo, che non è possibile acquistare legalmente in Italia pallini che contengano, per esempio, il capsicum (peperoncino) per uso antiaggressione. Le armi ad aria compressa possono essere corte (pistole, revolver), lunghe (fucili, carabine) e non hanno alcun limite nell’aspetto estetico, quindi possono essere sia di fantasia, sia repliche di armi da fuoco realmente esistenti (anche da guerra). Per l’acquisto occorrono due cose: avere 18 o più anni compiuti e avere un documento di identità valido. Con questi requisiti ci si reca in una qualsiasi armeria e si può acquistare un’aria compressa di modesta capacità offensiva. ATTENZIONE : su Internet, molti siti (spesso stranieri) propongono la, ma la vendita per corrispondenza e la spedizione a domicilio sono VIETATE dalla normativa attualmente vigente. L’articolo 7 del decreto 362/01 infatti fa esplicito rinvio all’articolo 17 della legge 110/75 che, nella formulazione assunta dopo il 14 settembre 2018, non consente in alcun caso la spedizione a domicilio di qualsiasi tipo di arma e, nel caso di contratto a distanza, prevede comunque l’obbligo di ritiro dell’arma presso un’armeria. ATTENZIONE anche ad acquistare fisicamente all’estero un’arma ad aria compressa, confidando che in regime di “Europa unita” acquistare in Italia, o in Francia, o in Germania sia la stessa cosa. NO! Ciascun Paese ha le PROPRIE regole su cosa si intenda per aria compressa di libera vendita e anche se tali normative possono sembrare SIMILI alla nostra, NON LO SONO. Per esempio, secondo la normativa tedesca il limite è sempre 7,5 joule, ma questo limite è inteso come valore medio delle energie rilevate con le differenti tipologie di pallini. In Italia, invece, NESSUN pallino di qualsiasi tipo o peso, deve superare il limite di 7,5 joule. Quindi le due normative NON sono intercambiabili. C’è anche un ulteriore problema: secondo quanto prevede l’articolo 5 del decreto 362/01, per importare dall’estero un’arma di modesta capacità offensiva, occorre comunque la licenza del questore (e nel caso si vogliano importare più di tre armi per anno solare, anche quella del prefetto). Per inciso, anche per esportare un’arma di modesta capacità offensiva non è sufficiente semplicemente caricarla nel bagagliaio della macchina e andare: ci vuole (art.6 decreto 362/01) l’avviso al questore, secondo la metodologia del silenzio-assenso (entro 10 giorni dal ricevimento da parte della questura della comunicazione). Quindi OCCHIO, perché sulle armi di modesta capacità offensiva l’Europa NON è unita proprio per niente! Un’aria compressa acquistata in Italia e in regola con la normativa italiana avrà innanzi tutto un numero di matricola leggibile, in secondo luogo un punzone che richiama alla potenza erogata (quindi con l’indicazione <7,5J) e infine l'indicazione del numero di conformità con il quale è stata classificata dalle autorità preposte (oggi il Banco di prova), quindi una dicitura "C.N." e un numero (esempio, C.N.262). La detenzione non è soggetta a denuncia (art.8 del decreto 362/01), non è previsto alcun limite al numero di aria compressa di libera vendita detenibili e non sono previsti neanche specifici obblighi di custodia (armadio blindato eccetera). Per quanto riguarda il trasporto, l'articolo 10 del decreto specifica che deve essere effettuato "usando la massima diligenza" e che le armi "devono essere trasportate scariche, inserite in custodia". Cosa diversa dal trasporto è il " porto " (quindi con l'arma carica, pronta all'uso): in tal caso è l'articolo 9 del decreto a stabilire, tutto sommato in modo sibillino, che "Il porto delle armi di cui all'articolo 1 non è sottoposto ad autorizzazione dell'Autorità di pubblica sicurezza". E che "Le armi di cui al comma 1 non possono essere portate fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa senza giustificato motivo. Non possono, inoltre, essere portate in riunioni pubbliche". Cosa si intenda per "giustificato motivo" è il punto focale che ci impone di consigliare la massima prudenza sotto questo punto di vista, Lo stesso articolo 9 stabilisce i criteri per l'impiego delle aria compressa di libera vendita: "L'utilizzo delle armi di cui al comma 1 è consentito esclusivamente a maggiori di età o minori assistiti da soggetti maggiorenni, fatta salva la deroga per il tiro a segno nazionale, in poligoni o luoghi privati non aperti al pubblico ". Quindi giardino di casa sì, se cintato (avendo cura di assicurare che i pallini non possano fuoriuscire dalla proprietà costituendo un pericolo per i terzi), bosco demaniale no, Per quanto riguarda i minori, è quindi necessario che siano "assistiti" da soggetti maggiorenni, perché l'articolo 7 del decreto vieta esplicitamente "l'affidamento a minori" delle armi in questione. Quindi, fargliele usare in presenza di un adulto è consentito, fargliele usare da soli senza adulti a guardare, non è consentito. Se si cedono le armi a scopo di commercio, bisogna avere una licenza di vendita armi ex art.31 Tulps, come specificato dall'articolo 7 del decreto. Se invece si cede una di queste armi tra privati (anche a pagamento, ma non costituisce la propria principale attività lavorativa), è sufficiente fare una scrittura privata, quindi una dichiarazione in carta libera (senza bollo) nella quale si indicano la data, le generalità di acquirente e venditore, gli estremi del documento di identità in base al quale si è potuta confermare l'identità dell'acquirente, e i dati dell'arma (marca, modello, calibro, matricola, numero di conformità). Anche per "prestare" l'arma, cioè darla in comodato, è necessaria la scrittura privata, a meno che il comodato non si esaurisca entro le 48 ore con la restituzione al proprietario. Quanto a lungo occorre conservare la scrittura privata di cessione? NON è indicato un termine, il consiglio prudente è quello di conservarla vita natural durante, non si sa mai, ma comunque non meno di 10 anni. L'articolo 10 del decreto stabilisce che le parti di armi di modesta capacità offensiva " non si considerano parti di arma comune da sparo", Ne consegue che, per esempio, è possibile (questa volta sì) farsi spedire un componente di ricambio per corrispondenza, anche fosse la canna. Se, tuttavia, necessitano di riparazione o sostituzione componenti fondamentali come la canna o la carcassa, suggeriamo caldamente di fare riferimento a un'armeria, anche perché si tratta di componenti che, nella maggior parte dei casi, sono identiche a quelle delle aria compressa a piena potenza, che agli effetti di legge sono armi vere e proprie. Il rischio di spiacevoli contestazioni c'è. Il decreto non indica particolari procedure per "gettare" un'arma ad aria compressa di modesta capacità offensiva che magari sia guasta o semplicemente che si è deciso di non voler più tenere. Ciò premesso, considerando che al numero di matricola dell'arma acquistata in armeria sono comunque associabili i nostri dati identificativi, la procedura più corretta a nostro avviso è quella di portare l'arma all'autorità di pubblica sicurezza per farla rottamare, facendosi rilasciare opportuno verbale. Cosa si rischia in caso di mancato rispetto delle regole fin qui evidenziate? Be', innanzi tutto una sanzione amministrativa prevista dall'articolo 16 del decreto, che va da 1 a 6 milioni delle vecchie lire, più ulteriori sanzioni amministrative previste dagli articoli da 17 bis a 17 sexies del Tulps "in quanto compatibili"; il problema però è che, in particolare per quanto riguarda l'acquisto per corrispondenza (o anche di persona) dall'estero, si rischia di portare in Italia oggetti che per la legge italiana non sono né di libera vendita né di modesta capacità e, quindi, sono armi a tutti gli effetti, il che significa che passare dalla sanzione amministrativa al procedimento penale, rischia di essere un attimo. : Aria compressa di libera vendita: istruzioni per l'uso

Che cos’e e come si misura il calore?

Il calore si misura in joule (J), anche se in chimica spesso si ricorre alla caloria (cal), ossia la quantità di calore necessaria per innalzare la temperatura di un grammo di acqua distillata da 14,5 °C a 15,5 °C, alla pressione di 1 atmosfera.

Quanto pesa un Joule?

In conclusione, il lavoro di 1 joule viene compiuto su un corpo di massa 0,102 kg, ovvero di 102 grammi.