Cosa Dice La Nuova Legge Fornero?
Costanzo Franceschi
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Legge Fornero e abolizione parziale La pensione di vecchiaia passerà così da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, mentre la pensione anticipata passerà da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi di contributi.
Quanti anni di contributi per andare in pensione nel 2023?
«Quota 103» – Dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 si potrà accedere alla pensione con 41 anni di contributi unitamente a 62 anni di età anagrafica. La misura si rivolgerà a tutti i lavoratori dipendenti (anche del pubblico impiego) e autonomi. Si tratterà di una «quota 103» destinata a superare l’attuale «quota 102» (64 anni e 38 di contributi) in scadenza a fine anno.
- Non ci sarà alcuna penalizzazione circa il criterio di calcolo dell’assegno.
- Vale a dire che sarà preservato il sistema retributivo sulle anzianità acquisite sino al 31 dicembre 1995 e contributivo dal 1° gennaio 1996,
- La nuova combinazione si aggiungerà agli altri previsti dalla legge Fornero.
- Cioè 67 anni e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) oppure 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi di contributi le donne) a prescindere dall’età anagrafica ( pensione anticipata ).
Si rammenta, inoltre, che anche nel biennio 2023-2024 non si verificheranno adeguamenti alla speranza di vita ISTAT. Nelle intenzioni dell’esecutivo si tratterebbe di una misura «ponte» destinata ad evitare lo scalone per circa 50 mila lavoratori in attesa di una riforma della previdenza pubblica obbligatoria condivisa con le parti sociali il prossimo anno.
Quali sono le ultime novità sulla pensione?
Nel 2022 è prevista una riforma pensioni con la revisione del sistema previdenziale, dopo le prime formule di pensione anticipata introdotte con la Legge di Bilancio in sostituzione di Quota 100: Quota 102 (64 + 38), proroga di Opzione Donna e APE Sociale, scivolo pensione PMI a 62 anni per dipendenti di imprese in crisi.
Cosa cambia nel 2023 per le pensioni?
In Gazzetta Ufficiale il Dm che sancisce la maxi rivalutazione del 7,3% dal 1° gennaio 2023 delle pensioni erogate dall’INPS. Ma c’è il rischio taglio con la legge di bilancio. – In arrivo i maxi aumenti per le pensioni. Dal 1° gennaio 2023, saliranno del 7,3% per via della consueta operazione di rivalutazione.
- Lo stabilisce il decreto 10 novembre 2022 del ministero dell’Economia concertato con quello del Lavoro apparso in Gazzetta Ufficiale sabato scorso (G.U n.271 del 19 novembre 2022).
- Si tratta del maggiore incremento da oltre 20 anni a questa parte a causa della straordinaria crescita dell’inflazione registrata nel 2022.
L’adeguamento porterà le minime a 563,73€ dal 1° gennaio 2023 e gli assegni sociali da 460,28€ a 493,88€.
Quanto si perde andando in pensione con 41 anni di contributi?
Fabio chiede: Mi è stata liquidato il primo rateo di pensione di anzianità per i precoci con 41 anni di contributi. Sul cedolino viene riportata una cifra pari a un terzo in meno dell’ultimo stipendio. Può essere un errore di calcolo INPS? Ho iniziato a lavorare nel 1980.
- La pensione precoci con 41 anni di contributi non prevede nessuna decurtazione dell’assegno, quindi il calcolo viene effettuato in base a tutti i contributivi versati.
- Nel suo caso il calcolo dell’assegno pensionistico è effettuato con sistema misto, avendo meno di 18 anni di versamenti al primo gennaio 1996.
Sarebbe stata calcolata con il sistema retributivo solo se alla stessa data avesse già avuto più di 18 anni di contributi. Il sistema misto prevede che i contributi precedenti al 1996 siano valorizzati con il retributivo, quelli successivi con il contributivo, il che significa che non ci può mai essere una corrispondenza tra ultimo stipendio e importo del rateo pensione.
Quando si è costretti ad andare in pensione?
Chi raggiunge i requisiti obbligato ad andare in pensione? – Il raggiungimento dei requisiti necessari a ottenere la pensione non implica di per s che il lavoratore debba necessariamente pensionarsi. Con particolare riferimento alla pensione di vecchiaia, si pu cio dire che non si obbligati ad andare in pensione al raggiungimento dei 67 anni di et : al contrario, la normativa vigente concede di proseguire anche oltre la propria carriera professionale (eventualit quest’ultima ovviamente da non confondere con la possibilit di riprendere a lavorare dopo la pensione e di cumulare quindi l’assegno pensionistico con i redditi da lavoro, entro i limiti fissati dalla legge ) fino al raggiungimento di un requisito anagrafico in corrispondenza del quale scatta invece il cosiddetto pensionamento forzato,
- In linea di massima, per i lavoratori del settore privato, tale soglia pari ai 71 anni.
- Resta inteso l’accordo del datore di lavoro che, al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, pu comunque imporre al proprio dipendente il licenziamento per sopraggiunti limiti di et.
- Diverse invece le regole nel settore pubblico, dove si tende generalmente a favorire il pensionamento: in questo caso, al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia scatta quindi pressoch automaticamente la cessazione del servizio.
Oltre tale data, il rapporto non pu protrarsi se non, in via eccezionale, nel caso in cui il lavoratore non abbia ancora perfezionato il requisito contributivo richiesto (20 anni di contributi versati). Va d’altra parte precisato che spesso per le pubbliche amministrazioni scatta ancor prima il cosiddetto pensionamento d’ufficio, inteso appunto come l’obbligo o la facolt a seconda delle amministrazioni di mandare in pensione il personale in servizio al raggiungimento di determinati requisiti anagrafici e/o contributivi.
Quali sono le categorie di lavori usuranti?
Lavori in cassoni ad aria compressa. Lavori svolti dai palombari. Lavori in celle frigorifere o all’interno di ambienti con temperatura uguale o inferiore a 5 gradi centigradi. Lavori ad alte temperature: addetti ai forni e fonditori nell’industria metallurgica e soffiatori nella lavorazione del vetro cavo.
Come si fa a sapere quando posso andare in pensione?
Nel 2022 si può andare in pensione di vecchiaia al raggiungimento dei 67 anni di età, con almeno 20 anni di contribuzione. Oppure andare in pensione anticipata, indipendentemente dall’età, con 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva se lavoratrice donna, oppure con 42 anni e 10 mesi se lavoratore uomo.
Chi potra andare in pensione nel 2023?
Per i lavoratori dipendenti addetti in attività considerate gravose o faticose e pesantI e in possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni. è fissato anche per il biennio 2023 /2024 al raggiungimento dei 66 anni e 7 mesi.
Chi è nato nel 1964 quando andrà in pensione?
Fortunati i nati nel 1964 in pensione a 58 anni nel 2023! Pazzesco chi potrà approfittarne.
Quanti anni di contributi servono per andare in pensione nel 2029?
AUMENTANO I REQUISITI DAL 2026 IN POI PER LA PENSIONE ANTICIPATA La fretta di andare in pensione scatta al raggiungimento di una certa età. Solitamente dopo il compimento dei 60 anni quando ci si sente ormai vicini alla tanto agognata. Con la stanchezza che comincia a farsi sentire, dopo una vita di lavoro, quindi, è più che lecito pensare all’uscita dal mondo del lavoro.
E a valutare quanto manca per potersi collocare definitivamente in quiescenza. Ma, mentre è abbastanza semplice programmare il pensionamento per chi deve aspettare un massimo di 4 anni, lo è un po’ meno per chi è ancora lontano. Perché dal 2026 per la pensione anticipata ecco come aumentano i requisiti di accesso.
DAL 2026 STOP AL CONGELAMENTO DEI REQUISITI La Legge di Bilancio 2019 ha congelato i requisiti di accesso alla pensione anticipata fino al 31 dicembre 2026. Si può centrare il pensionamento, quindi, con:
42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini; 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne.
Ma cosa accadrà dopo il 2026 e quanti contributi occorreranno per poter ambire al pensionamento prima dei 67 anni? Perché a partire dal 2027 il congelamento dei requisiti verrà meno e si riapplicano gli aumenti in base agli adeguamenti alla speranza di vita ISTAT.
Anche sulla pensione anticipata ordinaria. E quindi, i requisiti sopra menzionati non saranno più sufficienti. PER LA PENSIONE ANTICIPATA ECCO COME AUMENTANO I REQUISITI DAL 2026 IN POI In base alle elaborazioni dell’INPS a partire dal 2027 ci dovrebbero essere 4 scatti da 3 mesi ogni biennio per l’adeguamento in questione.
E questo significa che per chi dovrà attendere dopo il 2026, andare in pensione potrebbe richiedere diversi mesi di contributi in più. Questo scenario è quello che si presenta nel post Covid 19, perché prima della pandemia era previsto un aumento di 3 mesi ogni bimestre, ma solo fino al 2026.
2027 e 2028: +3 mesi (43 anni e 1 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno che le donne); 2029 e 2030: +3 mesi (43 anni e 4 mesi di contributi per gli uomini); 2031 e 2032: + 3 mesi (43 anni e 7 mesi di contributi per gli uomini); 2033 e 2034: +3 mesi (43 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini); 2035 e 2036: +2 mesi (44 anni di contributi per gli uomini).
Ovviamente l’aumento dell’età pensionabile non riguarda solo coloro che sceglieranno l’anticipata ordinaria per la quiescenza. Ogni trattamento previdenziale, infatti, è soggetto agli adeguamenti in pensione. E proprio per questo, per non veder slittare troppo a lungo la possibilità di uscita, è bene ricordare, : AUMENTANO I REQUISITI DAL 2026 IN POI PER LA PENSIONE ANTICIPATA
Chi ha 25 anni di contributi può andare in pensione?
In pensione con 25 anni di contributi: come fare? – Rispondiamo subito alla domanda di apertura: è possibile andare in pensione con 25 anni di contributi? La risposta è affermativa: è possibile, ma le soluzioni a disposizione sono poche e articolate.
Un lavoratore che ha maturato 25 anni di contributi non può accedere alla pensione anticipata ordinaria (ne occorrono 42 – o 41 per le donne – a prescindere dall’età anagrafica), tantomeno a Quota 102 (38 anni di contributi e 64 di età), all’ Ape Sociale (almeno 30 anni di contributi) o a Quota 41 (41 anni e rientrare in determinate categorie di lavoratori).
Quindi, la domanda iniziale incontra già le prime difficoltà, dal momento che quasi tutte le opzioni pensionistiche anticipate escludono la possibilità di andare in pensione con 25 anni di contributi. Esistono, però, due possibilità che consentono di uscire dal mondo del lavoro con 20 anni di contributi, ma solo se si rispettano determinati requisiti.
Scopri la pagina dedicata a tutti i tipi di pensioni, sociali e previdenziali. Ad esempio, chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 o ha la possibilità di effettuare il computo dei contributi in Gestione Separata, può andare in pensione con 20 anni di contributi, solo se versati interamente nel sistema contributivo, al compimento dei 64 anni,
Attenzione, però, è necessario che l’assegno della pensione sia di importo pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale, quindi non superiore a 1.280 euro al mese, L’alternativa è la RITA : i titolari di un fondo previdenziale complementare, versando almeno 5 anni di contributi nel fondo, al compimento dei 62 anni di età e con almeno 20 anni di contributi maturati in modo ordinario, possono accedere alla pensione anticipata.
Questa non sarà erogata dall’INPS, ma dal fondo complementare a cui ha aderito il lavoratore. In questo caso verrà elargita una rendita mensile, di importo pari al capitale versato nel fondo, che accompagna il lavoratore fino al compimento degli anni necessari per accedere alla pensione di vecchiaia.
Pensioni, gli effetti della legge Fornero
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