Per funzione nomofilattica si intende comunemente il compito di ‘garantire l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, l’unità del diritto oggettivo nazionale’ che l’art.65 della legge sull’ordinamento giudiziario (R.D.30 gennaio 1941 n.12), attribuisce alla Corte di Cassazione.
Cosa si intende con funzione nomofilattica della legge?
Per funzione nomofilattica si intende comunemente il compito di ‘garantire l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, l’unità del diritto oggettivo nazionale’ che l’art.65 della legge sull’ordinamento giudiziario (R.D.
Cosa vuol dire nomofilachia?
nomofilachia nomofilachìa s.f. – Variante di nomofilacìa, più vicina alla forma greca, con cui nell’uso giur. mod. s’intende la garanzia dell’uniforme interpretazione della legge e dell’unità del diritto oggettivo nazionale; è in partic. il termine con cui viene indicata la funzione attribuita dalla legge alla Corte di cassazione.
Chi è il giudice rimettente?
Atto censurato o impugnato: è l’atto sottoposto al giudizio della Corte. Nei giudizi di legittimità costituzionale delle leggi, in via incidentale e in via principale, è una disposizione o norma di legge statale o regionale. Nei giudizi per conflitto di attribuzione tra Stato e Regioni e tra poteri dello Stato consiste, di regola, in un qualunque atto non legislativo, inclusa un’azione omissiva.
- Atto di promovimento : è l’atto che introduce un giudizio davanti alla Corte.
- Assume la forma dell’ordinanza di rimessione nei giudizi di legittimità costituzionale delle leggi in via incidentale, e la forma del ricorso nei giudizi di legittimità costituzionale delle leggi in via principale e nei giudizi per conflitto di attribuzione tra Stato e Regioni e tra poteri dello Stato.
Nei giudizi di ammissibilità di referendum abrogativo il potere-dovere della Corte di pronunciarsi sorge a seguito dell’ordinanza dell’Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte di cassazione, che dichiara la legittimità della richiesta referendaria.
- Infine, il giudizio di accusa contro il Presidente della Repubblica è introdotto dalla deliberazione di messa in stato di accusa adottata dal Parlamento in seduta comune.
- Autorità ricorrente: è lo Stato, la Regione o Provincia autonoma, o il potere dello Stato che introduce un giudizio di legittimità costituzionale delle leggi in via principale, ovvero un giudizio per conflitto di attribuzione tra Stato e Regioni, o tra poteri dello Stato.
Autorità rimettente o giudice a quo: è l’autorità giudiziaria che introduce un giudizio di legittimità costituzionale delle leggi in via incidentale, sospendendo il processo davanti a sé pendente. Camera di consiglio: sede in cui la Corte esamina le questioni non trattate in udienza pubblica e delibera tutte le decisioni.
Decisione o pronuncia: è l’atto che conclude il procedimento costituzionale. Consta dell’epigrafe, del fatto, della motivazione e del dispositivo. Può assumere la forma della sentenza o dell?ordinanza. Dispositivo: è la parte conclusiva della sentenza o dell’ordinanza che contiene la determinazione della Corte (ad esempio, “dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art.”; “dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale della legge,”).
Epigrafe: è la parte iniziale della pronuncia recante l’indicazione dei componenti il collegio, degli estremi dell’atto di promovimento, dell’udienza o camera di consiglio nella quale è stata trattata la questione, del giudice relatore e degli avvocati ascoltati dalla Corte.
- Fonte del diritto: è l’atto o il fatto produttivo di norme giuridiche.
- Le principali fonti di produzione di diritto interno sono la Costituzione e le leggi costituzionali, le leggi dello Stato e delle Regioni, gli atti dello Stato aventi forza di legge (decreti legislativi e decreti-legge), i regolamenti e le consuetudini.
Giudizi pendenti: giudizi su atti di promovimento pervenuti alla Corte e in attesa di decisione. Giudizio di legittimità costituzionale delle leggi in via incidentale: è il giudizio di costituzionalità promosso, nel corso di un processo, da un giudice che chiede alla Corte di vagliare la legittimità costituzionale di una norma di legge di cui deve fare applicazione.
Giudizio di legittimità costituzionale delle leggi in via principale: è il giudizio di costituzionalità promosso dallo Stato avverso una legge regionale ovvero da una Regione avverso una legge dello Stato o di altra Regione. Giudizio per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato (conflitto tra poteri): è il giudizio promosso da un potere dello Stato affinché la Corte tuteli la sua sfera di attribuzioni costituzionalmente garantita contro gli atti invasivi, di regola non legislativi, di altro potere.
Il procedimento è articolato in due fasi. Nella prima la Corte adotta in camera di consiglio un’ordinanza con cui valuta l’ammissibilità del conflitto proposto dall’Autorità ricorrente. Nella seconda, concernente il merito della controversia, la Corte stabilisce con sentenza a quale potere spetti l’attribuzione in contestazione.
Giudizio per conflitto di attribuzione tra Stato e Regioni o tra Regioni (conflitto tra enti): è il giudizio promosso dallo Stato (o da una Regione) affinché la Corte tuteli la sua sfera di attribuzioni costituzionalmente garantita contro gli atti invasivi (non legislativi) posti in essere da una Regione (o dallo Stato o da un’altra Regione).
Giudizio sull’ammissibilità di referendum abrogativo: è il giudizio con cui la Corte dichiara ammissibile o inammissibile un quesito referendario, già ritenuto regolare dall’Ufficio centrale presso la Corte di cassazione, volto ad abrogare in tutto o in parte una legge statale.
Giudizio sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica: è il giudizio penale, deliberato dal Parlamento in seduta comune, in cui la Corte giudica il Presidente della Repubblica per i reati di alto tradimento e attentato alla Costituzione. Massime : elaborazione in forma sintetica della motivazione e del dispositivo delle pronunce della Corte.
Motivazione: è la parte della sentenza o dell’ordinanza in cui la Corte espone le ragioni poste a fondamento della sua decisione. Ordinanza: è una delle due forme che assumono le pronunce della Corte. E’ succintamente motivata e il suo contenuto può essere decisorio o interlocutorio.
Ordinanza di rimessione: è l’atto di promovimento dei giudizi di legittimità costituzionale delle leggi in via incidentale. Ordinanza istruttoria: è l’atto con cui formalmente la Corte dispone i mezzi di prova ritenuti opportuni per poter decidere in relazione a determinate questioni. Ordinanza sospensiva: è l’atto con cui formalmente la Corte sospende gli effetti delle norme e degli atti impugnati rispettivamente in via principale e nei conflitti di attribuzione tra enti.
Parametri costituzionali: disposizioni della Costituzione o di leggi costituzionali, ovvero di altre fonti da esse richiamate o che in esse trovano fondamento, che si suppongono violate. Pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana: è la forma di pubblicità legale degli atti di promovimento e delle decisioni della Corte.
Questione: è un quesito sottoposto alla Corte. Un quesito è esattamente definito in relazione alle norme o agli atti censurati ed ai parametri costituzionali asseritamente violati. Registro dei conflitti tra enti : elenco, consultabile sul sito, dei ricorsi per conflitto di attribuzione tra enti pervenuti alla Corte e in attesa di decisione.
Registro dei conflitti tra poteri : elenco, consultabile sul sito, dei ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato pervenuti alla Corte e in attesa di decisione. Registro dei giudizi sull’ammissibilità di referendum abrogativo : elenco, consultabile sul sito, delle istanze referendarie sottoposte al vaglio della Corte e in attesa di decisione.
Registro dei giudizi sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica : elenco, consultabile sul sito, dei procedimenti penali pendenti. Registro dei ricorsi : elenco, consultabile sul sito, dei ricorsi in via principale pervenuti alla Corte e in attesa di decisione. Registro delle ordinanze : elenco, consultabile sul sito, delle ordinanze di rimessione pervenute alla Corte e in attesa di decisione.
Ricorso: è l’atto di promovimento dei giudizi di legittimità costituzionale delle leggi in via principale e dei giudizi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato e tra enti. Ruolo delle cause: è l’atto del Presidente della Corte che individua le cause da trattarsi in ciascuna udienza pubblica o camera di consiglio, con indicazione del giudice relatore.
Sentenza: è una delle due forme che assumono le pronunce della Corte. Ha contenuto decisorio. Titolo degli atti di promovimento: formulazione concisa, articolata in più passaggi, dei termini della questione e delle censure prospettate dall’autorità ricorrente o rimettente. Titolo delle decisioni: formulazione concisa, articolata in più passaggi, dei termini della questione e dell’esito della decisione adottata dalla Corte.
Udienza pubblica : sede in cui la Corte esamina alla presenza del pubblico le questioni, ascoltando la relazione del giudice designato e gli interventi degli avvocati delle parti e del foro erariale o regionale.
Quante sono le Corti di Cassazione?
La Corte di Cassazione è composta da sei sezioni civili e sette sezioni penali.
Quali sono le principali funzioni della Corte costituzionale?
Definizione – La corte costituzionale rappresenta il massimo organo di garanzia e di controllo sul rispetto e la compatibilità con i principi contenuti nella carta non solo delle norme ma anche dei comportamenti tenuti dalle istituzioni. In base all’ articolo 134 della costituzione infatti la corte giudica sulla legittimità delle leggi e degli atti aventi forza di legge emanati dallo stato e dalle regioni.
- È competente poi anche nel dirimere i conflitti di attribuzione tra i poteri dello stato, tra lo stato e le regioni o tra le regioni.
- Inoltre si esprime nei casi in cui il parlamento riunito in seduta comune metta in stato d’accusa il presidente della repubblica ( articolo 90, comma 2 ).
- Vedi anche il documento di presentazione realizzato dalla corte costituzionale,
A questo elenco infine si aggiungono anche il giudizio sull’ammissibilità dei referendum abrogativi ( legge costituzionale 1/1953 e legge 253/1970 ) e sulla legittimità degli statuti delle regioni ordinarie ( articolo 123, comma 2 costituzione ). Il giudizio della corte costituzionale può essere attivato sostanzialmente in 2 modi: in via incidentale o in via principale (o diretta),
- Il primo caso avviene quando, nel corso di un processo, le parti o il giudice stesso rilevano la possibile illegittimità costituzionale di una norma.
- In questo caso se il magistrato ritiene che la questione sia rilevante e non manifestamente infondata sospende il processo e la rinvia, con ordinanza motivata, alla corte costituzionale.
Il secondo caso invece può essere avviato dallo stato o un ente regionale relativamente a una norma emanata dall’altra istituzione. Le leggi regionali possono essere impugnate per ogni vizio di legittimità. Le regioni invece possono impugnare le norme nazionali solo se vanno a ledere le loro sfere di competenza.
- inammissibilità;
- accoglimento;
- rigetto.
Nel primo caso la corte dichiara l’impossibilità, per vari motivi, ad entrare nel merito della questione posta. Mentre nel secondo caso viene accolta l’istanza e la norma impugnata viene dichiarata illegittima. L’effetto di una sentenza di questo tipo è assimilabile all’ annullamento della disposizione contestata,
Con le sentenze di rigetto invece la corte dichiara infondate le questioni sottoposte. In base all’ articolo 135 comma 1 della costituzione la corte è composta da 15 giudici. Un terzo di essi è scelto dal presidente della repubblica e un altro terzo è eletto dal parlamento in seduta comune, La parte rimanente invece è eletta dai più alti gradi della magistratura, sia ordinaria che amministrativa.
In particolare 3 giudici sono scelti dalla corte di cassazione, uno dal consiglio di stato e uno dalla corte dei conti. Nel caso della messa in stato d’accusa del presidente della repubblica, ai 15 componenti cosiddetti ‘togati’ si aggiungono altri 16 giudici estratti a sorte da uno speciale elenco di cittadini aventi i requisiti per l’eleggibilità a senatore.
Come si articola il diritto?
In questo appunto viene descritto che cosa sia il diritto, prendendo in considerazione i suoi aspetti principali legati alle varie branche e discipline del diritto, Le varie tipologie del diritto sono le seguenti: il diritto costituzionale, il diritto amministrativo, il diritto finanziario, il diritto tributario, il diritto penale, il diritto processuale, il diritto ecclesiastico, il diritto internazionale pubblico.
Quando il giudice non applica la legge?
RESPONSABILITA’ GIUDICE: non viola la legge se provvede discostandosi da un precedente sia esso della Consulta o della Cassazione ISSN 2385-1376 Il giudice non viola la legge per errore inescusabile e attività interpretativa insindacabile nel momento in cui si discosta da un precedente, sia esso della Consulta o della Cassazione. Queste pronunce non sono fonti di diritto e come tali non vincolano il giudice.
- Nel momento in cui si discosta, però, deve fornire una motivazione adeguata e logica.
- Egli è sindacabile solo se la sua decisione, frutto di negligenza inescusabile, sconfina in un provvedimento abnorme.
- In ogni caso la mancanza di motivazione non comporta automaticamente la responsabilità del giudice se è possibile comunque comprendere la sua scelta interpretativa.
Questo il principio espresso dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, Pres. Mammone – Rel. Rubino, con la sentenza n.11747 del 03.05.2019. La vicenda processuale ha inizio con l’illecito commesso da un comune per occupazione illegittima, a cui ha fatto seguito l’espropriazione acquisitiva di un terreno di proprietà di due privati, danti causa dell’erede attore in giudizio.
In primo grado, viene accertata l’esistenza di un’occupazione illegittima e l’irreversibile trasformazione del suolo occupato. Il giudice di secondo grado, pur confermando l’illecito, accoglie l’appello del Comune, poiché ritiene che il tribunale abbia ” indebitamente sostituito alla domanda effettivamente proposta, di risarcimento danni per occupazione espropriativa, o acquisitiva, la diversa domanda di risarcimento per occupazione usurpativa, pronunciando in tal modo oltre i limiti del petitum “.
L’erede presenta ricorso in Cassazione, la quale cassa la sentenza e liquida il danno nella misura del valore venale del fondo. Questo perché, nelle more del giudizio, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la norma in base alla quale la Corte d’Appello ha quantificato il danno che pertanto deve essere stabilito nella misura equivalente al valore venale del bene.
Terminati i mezzi di impugnazione, l’erede presenta ricorso per far valere ” la responsabilità dello Stato per colpa grave imputabile ai magistrati giudicanti, deducendo che essi fossero incorsi in grave violazione di legge determinata da negligenza inescusabile “.I giudici di primo e secondo grado lo dichiarano inammissibile perché finalizzato a contestare un’attività d’interpretazione normativa.Per cui, ricorre nuovamente in Cassazione e la causa, la cui parte convenuta stavolta è la Presidenza del Consiglio, viene rimessa alle Sezioni Unite per risolvere ” una questione di massima di particolare importanza, concernente la individuazione del discrimine tra grave violazione di legge determinata da negligenza inescusabile ed attività interpretativa insindacabile “.
L’esame degli Ermellini ha ad oggetto l’art 2 lett. a) della l.n.117/1988 nella formulazione anteriore alla riforma del 2015. Rigettando il ricorso, la Cassazione fornisce importantissimi principi in tema di responsabilità del magistrato. In particolare precisa che se il giudice si discosta dalla giurisprudenza precedente nel pronunciare una sentenza non commette grave violazione di legge causata da negligenza inescusabile.
- Infatti, seppure la sentenza provenisse dalla Corte Costituzionale o dalla Cassazione, non sarebbe comunque una fonte di diritto, per cui egli non ne è vincolato.
- In questi casi è necessario piuttosto che il giudice fornisca una motivazione esaustiva, logica e ragionata della sua sentenza,
- Tuttavia, non sempre l’assenza di motivazione conduce a un giudizio di responsabilità anche se contraria all’orientamento interpretativo prevalente, se è comunque possibile comprendere e riconoscere la scelta interpretativa operata dal giudice.
La giurisprudenza di legittimità ha evidenziato, inoltre, che i casi sanzionabili non sono riconducibili al lavoro interpretativo consapevole, giustificato, diligente, professionale, ma si collocano in un terreno in cui l’attività svolta dal giudice, per la sua arbitrarietà e per il suo scollamento dalle categorie giuridiche, non può neppure più essere qualificata come frutto di interpretazione, come tale insindacabile, ma sconfina nell’invenzione, nell’abnormità, nel diritto libero.
Per cui è ritenuto responsabile e la sua decisione sindacabile se il provvedimento è frutto di una negligenza inesplicabile, inescusabile, che si verifica quando l’errore ricade sulla individuazione, applicazione e significato della norma da applicare, di cui il giudicante non comprende il senso dal punto di vista semantico.
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Come si chiama il giudice in tribunale?
Il MAGISTRATO è un funzionario pubblico investito di poteri giudiziari, al quale sono affidate funzioni di Giudice e di Pubblico Ministero.
Che vuol dire a quo?
a quo ‹ a ku̯ò › locuz. lat. (propr. «dal quale»). – Espressione che, spec. nel frasario dei giuristi e degli storici, serve a qualificare un punto di riferimento iniziale: dies a quo, giorno da cui decorre un termine (per terminus a quo, v. terminus ); giudice a quo, giudice di cui si è impugnata una sentenza. Il contrapposto costante, esplicito o implicito, di a quo è ad quem,
Cosa vuol dire in via incidentale?
Cos’è il giudizio in via incidentale – Il giudizio in via incidentale è un procedimento che solleva la questione di legittimità delle leggi nel corso di un giudizio e davanti a un giudice. Il giudice della causa (detto anche giudice a quo) svolge quindi un ruolo fondamentale in quanto è la figura che introduce il processo costituzionale fornendo gli elementi di connotazione del processo stesso.
Il giudizio viene quindi richiesto nei casi di controversie in cui emerge un’incostituzionalità delle leggi o degli atti aventi forza di legge da applicare. In tal caso il giudice sospende la causa ed attende la decisione della Corte sulla questione. L’accesso alla Corte Costituzionale presuppone quindi due requisiti: lo svolgimento di un processo, che rappresenta il requisito oggettivo, e la presenza di un giudice, che invece rappresenta il requisito soggettivo.
La facoltà di presentare un ricorso per incostituzionalità è concessa unicamente allo Stato, alle Regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano.
Come sono tutelati i diritti alla vita e all integrità fisica?
Diritto alla vita: diritto privato – Il Diritto alla vita e all’integrità fisica è uno dei diritti più importanti per il nostro ordinamento, sancito dalla stessa Costituzione della Repubblica Italiana e tuttora al centro di numerosi dibattiti per via di argomenti collegati ad esso estremamente delicati.
assoluto, in quanto può esser fatto valere di fronte a chiunque ed in ogni situazione; irrinunciabile, perché nessuno può rifiutarsi di goderne. Si perde questo diritto, infatti, solo con la morte; indisponibile, dal momento che non è possibile cederlo ad altri (per esempio lasciarlo in eredità).
L’integrità psicofisica riguarda la possibilità offerta ad ogni essere umano di godere del proprio corpo “interamente”, ovvero di vivere una vita dignitosa in uno stato di salute ottimale, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Si tratta, quindi, di un diritto grazie al quale ci è possibile tutelare la nostra stessa salute.
Il diritto alla salute è sancito in primo luogo da due articoli considerati molto importanti dal punto di vista giuridico: l’articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana e l’articolo 5 del Codice Civile. In base all’articolo 32 della Costituzione, la Repubblica tutela la salute di ogni persona e garantisce anche cure gratuite a quanti versano in condizioni di difficoltà.
Il punto più importante e più discusso di questo articolo è il comma 2, all’interno del quale viene sottolineato come nessun individuo possa essere obbligato a sottoporsi a trattamenti sanitari (cure, terapie, interventi, ecc.) se non lo desidera, a meno che non si tratti di cose per legge obbligatorie.
- Su questo principio si basa l’intero rapporto instaurato tra medico e paziente, un rapporto in cui il professionista è tenuto a rispettare precisi obblighi di legge.
- Un chirurgo, per esempio, deve obbligatoriamente informare il paziente sull’intervento che reputa opportuno effettuare per migliorarne le condizioni di salute, per cui è tenuto a presentargli un’informativa che riporti la descrizione del tipo di operazione prevista, le probabilità di successo, le conseguenze, gli eventuali danni gravi o meno gravi che potrebbero verificarsi, ecc.
L’intervento potrà, poi, essere effettuato solo se il paziente informato darà il suo esplicito consenso. In un solo caso un professionista può (ed anzi, deve) agire anche senza il permesso del paziente: quando si verifica uno stato di necessità, ovvero quando è richiesto il suo intervento immediato al fine di salvargli la vita (pensiamo, per esempio, a chi resta coinvolto in un grave incidente stradale).
Per la Costituzione, dunque, ciascuno di noi ha la libertà di decidere se sottoporsi o meno ad una cura. Costituiscono un’eccezione a questa regola solo i cosiddetti trattamenti sanitari obbligatori ovvero quelli imposti dalla legge, tra i quali rientrano le vaccinazioni. Gli atti di disposizione del corpo sono, invece, l’argomento principale di cui si occupa l’articolo 5 del Codice Civile.
Si tratta in sostanza di ciò che ciascuno di noi può fare o non fare col proprio corpo. In base a questo articolo, esiste in realtà una vera e propria “indisponibilità” del proprio organismo, nel senso che per legge non possiamo farne tutto ciò che vogliamo: sono infatti vietate le azioni che possono diminuire la nostra integrità fisica (provocare conseguenze negative per la nostra salute) nonché gli atti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume.
Per esempio, è vietato vendere i propri organi “doppi” (come un polmone) perché un’azione di questo tipo comporterebbe seri pericoli per la propria salute. La legge prevede, però, delle eccezioni a questa indisponibilità dell’organismo in specifici casi: donazione di sangue e/o di midollo osseo, trapianto di reni tra esseri viventi (ad esempio un uomo in vita che dona un rene a suo figlio malato), donazione di parti di fegato sempre tra persone in vita, ecc.
Queste operazioni sono lecite in quanto rette dal principio della solidarietà sociale, cioè compiute al fine di aiutare altre persone che versano in cattive condizioni di salute. Il diritto alla vita e alla salute, come anticipato, ha dato vita a non poche discussioni (sia in ambito legale che nell’intera società in generale) riguardanti alcune questioni delicatissime strettamente collegate a questi argomenti.
- Una delle tematiche più dibattute è quella sulla possibilità per una persona gravemente malata e con nessuna speranza di guarigione di scegliere fino a che punto farsi curare e quando, invece, interrompere ogni trattamento (quindi lasciarsi di fatto morire).
- Secondo alcune teorie, dal momento che ogni essere umano ha il diritto di rifiutare un trattamento sanitario nonché di revocare un eventuale consenso precedentemente dato, qualunque intervento venga effettuato contro la sua volontà è da considerarsi illecito.
In quest’ottica, dunque, se un malato in fase terminale decide di sottrarsi a cure devastanti, nessuno dovrebbe continuare a somministrargliele, per non violare i suoi diritti. Nel nostro ordinamento, però, non c’è ancora un regolamento preciso che si concentri sulla questione dell’ accanimento terapeutico (cure eccessive e considerate ormai inutili date a chi non ha probabilità di sopravvivere), né esiste una legge sul famoso testamento biologico, ovvero quel documento attraverso il qual ciascuno di noi può indicare anticipatamente la sua volontà di ricevere o non ricevere trattamenti sanitari nel caso in cui resti vittima di qualcosa di grave.
- L’Assemblea del Consiglio Europeo ha invitato nel 2012 gli Stati membri dell’Unione ad adottare regolamenti specifici al riguardo, attraverso la risoluzione n.1859.
- Con questo documento è stato comunque sottolineato come la Comunità sia ancora fermamente contraria al suicidio assistito (quello che si verifica quando una persona gravemente malata decide di togliersi la vita usufruendo dell’assistenza di un medico), all’ eutanasia (il privare un malato terminale della sua vita dietro sua richiesta) ed a qualunque altra azione oppure omissione che possano portare alla morte di una persona.
Negli ultimi anni, per via di alcuni importanti episodi di cronaca (per esempio il caso di Piergiorgio Welby nel 2006), il dibattito su questi argomenti è stato ripreso più volte ed è tuttora aperto.
Che cos’è il diritto giurisprudenziale?
giurisprudènza in Vocabolario – Treccani giurisprudenza giurisprudènza s.f. – 1.a. In senso ampio, la conoscenza e la scienza del diritto, con riferimento originario al diritto romano, esteso poi anche al mondo moderno, soprattutto nelle espressioni facoltà di g,, facoltà di studio universitario, da cui si ottiene la laurea in giurisprudenza,b.
- Lo svolgimento del diritto, e l’insieme delle leggi, delle istituzioni giuridiche, di un popolo, di una società storica: la g,
- Romana ; la g,
- Dell’età di mezzo ; la g,
- Italiana dell’età moderna,2.a.
- In senso più tecnico, l’insieme delle pronunce, cioè delle sentenze e decisioni degli organi giurisdizionali di uno stato su questioni determinate; secondo la natura di tali organi e la materia che giudicano, si distingue una g,
costituzionale, civile, penale, commerciale, finanziaria, agraria, ecclesiastica, di diritto pubblico, di diritto internazionale, ecc.; talora con riferimento indiretto agli organi che hanno emesso le decisioni: quale è il pensiero della g,
Qual è l’origine del termine diritto?
Il termine diritto trae origine dal participio passato del verbo latino dirigere (directus), parola dalla quale derivano i termini rex, regio, o quelle italiane regime e regia. Allo stesso modo, il termine ius, che in latino significa legge, è legato a termini come giurisprudenza, coniungere o iugum, che evocano l’idea di un solido legame.
- Infine, il termine italiano legge deriva dal sostantivo latino lex-legis.
- Secondo i fautori delle teorie normative (in particolare il giurista austriaco Hans Kelsen), l’ordinamento giuridico è costituito dal complesso delle norme vigenti in un determinato spazio territoriale ed esso deve sempre essere studiato secondo le regole proprie (dottrina pura del diritto).
Secondo i fautori delle teorie istituzionaliste, invece, un ordinamento giuridico è costituito dal complesso delle norme che scaturiscono da una determinata organizzazione sociale, che ha il compito di rafforzarle e mantenerle. La celebre locuzione latina «ex facto oritur ius» permette di comprendere chiaramente l’origine del diritto.
Essa, infatti, sostiene che ogni diritto deriva da un determinato fatto normativo intervenuto in uno specifico momento della storia : l’entrata in vigore della costituzione italiana l’1 gennaio del 1948, ad esempio, è scaturita da un variegato insieme di fatti normativi (l’ascesa e poi la caduta del regime fascista; la scelta di convocare un’assemblea costituente; la decisione degli italiani di approvare la repubblica, ecc).
Da ogni scelta scaturiscono delle conseguenze: questo principio trova un’ampia interpretazione anche nell’ambito del diritto. L’ordinamento giuridico oggi vigente, infatti, non è altro che il risultato di una serie di decisioni politiche, sociali, storiche e culturali che sono state adottate nel corso degli anni precedenti la costituzionalizzazione della Repubblica italiana.
Quando nasce diritto?
COME NASCE IL DIRITTO –
- CARATTERISTICHE non è riconosciuta liberta’ di iniziativa economicaelaborazione di un piano economicodecide che cosa, per chi produrre. regola l’attività econmica quali e quanti bene produrre cosa destinare a consumo o a investimentilivllo di prezzi
- Il mercato diviene il punto di forza e il motore dello sviluppo, tento da trasformarsi internazionale.
Nasce nel 16 secolo perché cresce il numero e la quantità dei beni, e ciò comporta l’espansione coloniale di alcuni stati europei, che ha come conseguenza lo sfruttamento delle popolazioni indigene e la schiavitù dei negri.La società capitalistica ha tre categorie: i capitalisti, che sono i soggetti operativi dell’economia e decidono come e cosa produrre; i lavoratori salariati, che offrono il lavoro, chiedono il salario e sono i soggetti della produzione; i proprietari terreni, una classe improduttiva che vive di rendita, cedendo le loro terre ai capitalisti.