Ad oggi, gli “accessori” sono l’ IVA e il CNA (cassa nazionale avvocati). L’IVA è una imposta, come tutti sanno, cioè soldi che noi professionisti incassiamo ma che dopo dobbiamo versare allo Stato. Il CNA è la cassa previdenziale degli avvocati, l’ente che gestisce la pensione dei legali.
Anche questa è una specie di “tassa” che noi avvocati incassiamo e poi dobbiamo versare alla cassa. E’ per questi motivi che i nostri preventivi indicano il costo separato dagli accessori, perchè il costo è la sola parte che rimane a noi, quella su cui noi basiamo la nostra “politica dei prezzi”, mentre rispetto alle altre voci facciamo solo i cassieri, o portatori d’acqua che dir si voglia, nei confronti di altri enti.
Per calcolare l’ammontare degli accessori a partire da una certa somma, si può utilizzare questo «widget». Inserisci la somma su cui calcolare gli accessori e fai clic su «submit»: Il contributo CNA o CPA è il 4%, da calcolarsi sulla base imponibile e cioè nel nostro caso sui 100€.
L’IVA, invece, per un meccanismo perverso tipico del nostro fisco italiano, ha come base imponibile il costo della prestazione più il 4% CNA. La misura dell’IVA è il 21% di questa base imponibile. Sommando tutte le voci, ad esempio, 100€ diventano 125,84. Naturalmente, anche volendo noi avvocati non potremmo non applicare queste voci, che sono obbligatorie per legge.
Ci limitiamo ad esprimere sempre il “duplice totale” in tutti i preventivi che facciamo, così l’utente sa esattamente che cosa gli viene a costare la prestazione, specialmente se è un privato che non può “scaricarsi” l’IVA come invece avviene per le aziende.
Quali sono oneri accessori avvocato?
La parcella dell’avvocato: quali sono le voci da inserire? L’imposta sul valore aggiunto, il contributo previdenziale e il rimborso spese forfettario sono oneri accessori dovuti per legge dal cliente all’avvocato. Spesso, ricevuta la fattura (o la parcella ) dal proprio avvocato per il pagamento delle prestazioni professionali svolte, il cliente si trova di fronte ad alcune voci di spesa (intese quali ulteriori costi da sostenere) che, di fatto, incidono in misura considerevole sull’importo totale da pagare al professionista per la prestazione che questi ha svolto nell’interesse del proprio assistito.
- Oltre al pagamento dell’ onorario e dei diritti (per esempio e per comodità ipotizziamo mille euro) in fattura dovranno essere inserite alcune ulteriori voci: la prima sarà, chiaramente, quella relativa alle cosiddette «spese vive»,
- Per spese vive si devono intendere tutti quei costi che l’avvocato ha effettivamente sostenuto, anticipandoli nell’interesse del cliente, nello svolgimento della propria prestazione professionale.
Si pensi, ad esempio, ai costi in marche da bollo, fotocopie, corrispondenza e quant’altro. Sin qui nessun problema: l’avvocato ha anticipato dei costi ed è assolutamente comprensibile e giusto, nell’ottica del cliente, che gli vengano rimborsati. Oltre al rimborso delle «spese vive» sostenute (che rappresentano, quando documentate, delle spese non imponibili, cioè delle somme sulle quali non vanno pagate imposte) la parcella conterrà un ulteriore voce di rimborso spese, cosiddetto «rimborso spese generali» pari al 15% dell’imponibile (nell’esempio che si sta facendo pari a euro 150 cioè al 15% di 1000).
La peculiarità di questa voce di spesa sta nel fatto che essa è dovuta a prescindere dalla effettiva dimostrazione che quei costi sino stati concretamente sostenuti e, secondo la Cassazione anche a prescindere da un loro formale riconoscimento e attribuzione nella sentenza. Mi spiego meglio. Com’è noto, in tema di spese di giudizio, vige la cosiddetta «regola della soccombenza», la quale, in buona sostanza, prevede che la parte che perde la causa è, in genere, condannata al pagamento delle spese che l’altra parte ha dovuto sostenere per affrontare il processo.
Anche se nella sentenza non dovesse essere specificamente riportata la voce rimborso forfettario al 15%, queste somme sarebbero comunque da conteggiare. Sulla cifra risultante dalla somma delle due voci precedenti (onorario e spese generali al 15%) va poi applicato un contributo del 4% quale c.p.a (Cassa previdenziale degli avvocati) e, infine, l’ Iva (imposta sul valore aggiunto) al 22% sulla cifra risultante dopo aver applicato l’aumento per il contributo previdenziale,
Voce | Misura | Importo |
1) Spese vive (esenti se documentate: ad es. marche da bollo, fotocopie, corrispondenza) | 250€ | |
2) Diritti e onorari | 1.000 € | |
3) Rimborso forfettario del 15% | 15% calcolato sulla voce sub 2) | 150 € |
4) Imponibile | 2) + 3) | 1.150 € |
5) Cassa avvocati (CPA) | 4% su valore sub 4) | 46 € |
6) Iva | 22% su sub 4) + 5) | 263,12 € |
TOTALE | 1.709,12 € |
Quello proposto è il caso di cliente privato senza partita iva, Per il caso, invece, di fattura emessa nei confronti di possessore di partita iva vi è una ulteriore voce, la cosiddetta «ritenuta di acconto» pari al 20% che si detrae dall’imponibile dopo aver applicato l’Iva.
Che significa oltre accessori di legge?
Che significa CPA nella parcella dell’avvocato? Ho ricevuto la parcella dall’avvocato che riporta la voce CPA mentre in un’altra non è presente, ma è specificato “oltre accessori”: che significa? La voce CPA (o, come in altri casi è possibile trovare, CAP ) è l’indicazione, in fattura, del contributo dovuto per la previdenza: per legge, infatti, l’ avvocato deve corrispondere alla propria Cassa di Previdenza Avvocati il 4% dell’imponibile su ogni fattura emessa e, sempre per previsione normativa, tale voce va “scaricata” sul cliente.
- È quest’ultimo, quindi, che deve corrispondere al professionista, oltre all’onorario imponibile, anche il contributo previdenziale.
- Tanto per fare un esempio, su una fattura di 100 euro, prima viene calcolato il 4% di CPA (pari a 4 euro) e poi, sulla somma di tali due valori (100 + 4 = 104) viene calcolata l’ IVA ordinaria al 22% (pari a 22,88).
Il totale (sottratta l’eventuale ritenuta d’acconto del 20% sull’imponibile solo nel caso di sostituti di imposta) costituisce l’ammontare della fattura ossia l’importo dovuto dal cliente. Quanto invece alla voce ” oltre accessori ” essa deve intendersi come riferita, estensivamente, a tutte quelle componenti la cui spettanza e/o il cui importo sono sottratti alla disponibilità (più o meno discrezionale) del contribuente (in questo caso l’ avvocato ); si tratta dunque di IVA e Cassa Avvocati,
il rimborso del contributo unificatole spese vive documentate in relazione alle singole prestazioni;le spese forfettarie nella misura del 15% del compenso totale della prestazione.
Cons. St. sent.n.4436/2015. Autore immagine: 123rf com : Che significa CPA nella parcella dell’avvocato?
Su cosa si calcola il 15% spese generali?
Rimborso spese generali – Le spese generali sono un’altra voce di rimborso spese di cui l’avvocato ha diritto. Queste corrispondono al 15% dell’imponibile, Quindi nel nostro esempio (onorario di 2.000 euro) il rimborso spese generali sarà di 300 euro.
Quali sono le spese imponibili avvocato?
Quali sono le spese generali di un avvocato – Nella parcella di un avvocato, un’altra voce che potrebbe sembrare poco chiara è quella delle spese generali, Si tratta di una voce, in verità, molto importate, Di cosa si tratta? Il rimborso delle spese generali viene anche chiamato rimborso spese forfettario,
- Si tratta di un rimborso del 15% calcolato sull’imponibile, che viene dovuto per tutte quelle spese che non sono documentabili,
- Si tratta, appunto, di quegli esborsi che il legale non può dimostrare, ma che sono stati effettivamente sostenuti.
- Non si tratta solo delle spese sostenute non documentabili per la singola causa, ma tutti quei costi generali che il legale deve affrontare per la gestione dello studio come le utenze, le spese di cancelleria, per i dipendenti e così via.
Le spese generali devono anche essere pagate dalla controparte, qualora questi perda la causa e il giudice lo condanni a restituire i costi del giudizio. : Parcella avvocato: cosa sono le spese generali? Ecco spiegate tutte le voci
Chi paga gli oneri accessori?
Ripartizione degli oneri accessori e diritti del conduttore (art.9, legge 392/68) – Gli oneri accessori altro non sono che le spese di manutenzione delle parti condominiali. Tali oneri sono determinati in proporzione alle quote di proprietà di ciascun partecipante al condominio.
- Solitamente, nel contratto di locazione, gli oneri accessori, o una parte di essi, vengono posti a carico dell’inquilino/conduttore.
- Ciò si verifica perché il conduttore, occupando l’unità immobiliare locata, usufruisce dei relativi servizi ed impianti condominiali.
- A titolo esemplificativo: luci scale, impianto ascensore, pulizia parti comuni, autoclave idrica e così via.
Tuttavia, prima di pagare gli oneri accessori, il conduttore ha il diritto di: a) chiedere al locatore l’indicazione specifica delle spese cui essi si riferiscono ed i relativi criteri di ripartizione; b) esaminare e prendere visione dei giustificativi di spesa.
Quando non si deve pagare l’avvocato?
Che succede se non pago l’avvocato: la legge prevede casi in cui si può non pagare? – Che succede se non pago l’avvocato? Dipende. Se l’avvocato dovesse essere colpevole di inadempimento professionale, provocando la perdita della causa, non sarà necessario corrispondere il compenso stabilito dalla parcella legale,
- È questa la giurisprudenza stabilita dalla sentenza n.24519/2018 della Corte di Cassazione.
- Qui viene ribadito che se il legale è stato completamente nullafacente, non ha svolto alcuna attività in favore del suo assistito, quest’ultimo è legittimato a non pagare l’onorario,
- La legge prevede che la parcella legale venga pagata in qualsiasi caso, sia in caso di vittoria della causa, sia in caso di perdita,
Ma la Cassazione ha precisato: se la causa è stata persa, nonostante l’avvocato abbia fatto tutto il possibile, avrà diritto all’onorario ; se invece l’avvocato in questione è stato totalmente inadempiente ed è stato la causa principale della perdita, il cliente potrà non pagare l’onorario,
- Stando alla giurisprudenza prevalente, il legale deve usare la diligenza professionale media esigibile (art.1176 c.2 c.c.).
- La violazione del dovere di diligenza comporta un inadempimento contrattuale e il professionista ne risponde.
- Secondo i giudici, quindi, l’inadempimento professionale comporta l’applicazione dell’art.1460 c.c.
e la perdita del diritto al compenso, Se l’avvocato ha omesso una attività difensiva tale da impedire il conseguimento di un esito positivo, potrebbe non vedersi accreditato l’onorario. Ovviamente il cliente dovrà provare che, se il legale avesse tenuto la condotta dovuta, ci sarebbe stata una vittoria nel procedimento e, anche, di aver subito un danno a causa di questa negligenza.
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Come si chiama il cliente di un avvocato?
Chi è il cliente di un avvocato? La clientela è il solo assett dell’avvocato. Non esiste avvocato senza clientela. L’avvocato monocliente è in realtà un dipendente del suo unico cliente. Il valore di un avvocato oggi si misura sulla sua capacità di generare utile e questo dipende esclusivamente dalla qualità e dalla quantità della sua clientela.
Quando si deve pagare l’avvocato?
Salvo diverso accordo, la parcella dell’ avvocato deve essere pagata non appena la stessa viene presentata al cliente.
Su cosa si calcola il 4% Cassa Avvocati?
Leggi l’articolo o risolvi ogni dubbio con una consulenza su misura per te, gratis e senza impegno. Compila qui per riceverla. Il contributo integrativo della cassa forense al 4% per gli avvocati si calcola sull’imponibile della prestazione professionale, Facciamo un esempio se sei in regime forfettario:
Imponibile della prestazione professionale: 1.500€ Rimborso spese generali 15%: 225€ Contributo della cassa di previdenza forense (sull’imponibile) 4%: 60€ Marca da bollo: 2€ Netto da pagare: 1.787€
Conoscere come un avvocato deve calcolare il contributo integrativo da versare alla cassa forense è fondamentale, per compilare la fattura nel modo corretto. Per questo motivo è importante la consulenza di un esperto fiscale che si occupi di verificare la correttezza delle informazioni.
Come sapere se la parcella di un avvocato e giusta?
Compenso eccessivo avvocato: cos’è successo? – Con la sentenza n.9 del 2018 il Consiglio Nazionale Forense stabilisce che per verificare se il compenso richiesto dall’avvocato sia eccessivo bisogna effettuare un giudizio di comparazione fra l’attività espletata e la misura di compenso ritenuta proporzionata, compenso quest’ultimo che poi può essere confrontato con quello ritenuto eccessivo.
- Tutto questo perché un avvocato faceva ricorso al CNF in merito ad una sanzione disciplinare emessa dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Trieste.
- Ma cosa è successo? Un professionista aveva chiesto la somma di quasi 4.450 euro a due clienti, assistiti dallo stesso in un procedimento di affidamento di minori.
La cifra menzionata non era univoca, ma veniva addebitata a ciascuno degli assistiti, per un ammontare di circa 9 mila euro. L’avvocato, nel suo operato, aveva redatto il ricorso introduttivo e aveva partecipato alle prime due udienze: questo tipo di opera giustificava il compenso di cui sopra.
- Sopraggiunge un secondo avvocato che, una volta conclusosi il processo di affidamento dei minori (con esito positivo), viene delegato per la cura e l’assistenza nella pratica successoria a tutela dei minori stessi.
- Nello studio della pratica l’avvocato si accorge della parcella sproporzionata pagata dai due clienti.
Prima di adire il COA, il secondo professionista chiede chiarimenti al primo avvocato il quale riconosce l’errore attribuendolo al software di calcolo della parcella. Nello stesso tempo promette di restituire la somma complessiva di 2 mila euro ai suoi ex clienti.
omessa fatturazione dei circa 9 mila euro. compensi manifestamente sproporzionati rispetto all’attività professionale svolta nel procedimento. Nello specifico il doppio compenso (4.450 euro a ciascun cliente) non era giustificato dato che i due assistiti (erano due nonni) avevano identica posizione processuale.
L’avvocato in questione difendeva la sua posizione indicando l’effettiva attività svolta, più ampia rispetto a quella individuata dalle notule. Ne seguono vicissitudini di diverso genere che conducono il COA di Trieste a comminare la sanzione disciplinare della sospensione dall’esercizio della professione per un periodo massimo di 3 mesi.
Alla suddetta decisione l’avvocato propone ricorso presso il Consiglio Nazionale Forense che, analizzati i documenti, le leggi in vigore al momento della vicenda e il lavoro svolto dal professionista, si pronuncia con una sentenza destinata ad essere principio fondamentale per stabilire quando il compenso dell’avvocato può essere considerato eccessivo.
Di fatto il CNF accoglie parzialmente le ragioni del professionista in merito proprio all’eccessiva sproporzione del compenso, elemento su cui il COA di Trieste aveva preso come riferimento per l’applicazione della sanzione disciplinare.
Quanto costa una lettera scritta da un avvocato?
Lettera di diffida da avvocato : prezzi e tariffe 2022 Solitamente per la lettera di diffida da far inviare da un avvocato si spendono mediamente tra i 150 e i 250 euro.
Cosa succede se l’avvocato non fa il preventivo?
1. – Gli oneri informativi dell’avvocato. L’art.1, comma 141, sub 6, lettera d), della legge 4.8.2017 n.124 ha modificato l’art.13, comma 5, della legge 13.12.2012 n.247 (legge professionale), che recita “5. Il professionista è tenuto, nel rispetto del principio di trasparenza, a rendere noto al cliente il livello della complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico; è altresì tenuto a comunicare in forma scritta a colui che conferisce l’incarico professionale la prevedibile misura del costo della prestazione, distinguendo fra oneri, spese, anche forfettarie, e compenso professionale”.
- Dalla riportata formulazione conseguono per l’avvocato due ordini di oneri informativi.
- Il primo “ordine ” (primo periodo della riportata norma) prevede che l’avvocato renda noto al cliente il livello della complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico.
Tale onere può essere adempiuto anche verbalmente. Il secondo “ordine” (secondo periodo) prevede l’obbligo per l’avvocato di comunicare in forma scritta a coloro che conferiscono l’incarico professionale la prevedibile misura del costo della prestazione.
- Per tale onere deve essere utilizzata unicamente la forma scritta.
- Entrambi gli adempimenti sono dettati in ossequio ai doveri di lealtà e correttezza, alla natura fiduciaria del rapporto e agli specifici doveri di informazione previsti dal codice deontologico.2.
- Preventivo scritto obbligatorio.
- Dopo il preventivo di massima degradato da obbligatorio a facoltativo dall’art.13, comma 5, della l.n.247 del 2012, si è passati (anzi “ritornati”) al preventivo di massima obbligatorio (scritto) ad opera della l.n.124 del 2017.
Infatti l’art.1, comma 141, sub 6, lettera d), della legge 4.8.2017 n.124 ha modificato l’art.13, comma 5, della legge 13.12.2012 n.247 (legge professionale), rendendo, per l’avvocato, obbligatorio il preventivo in forma scritta dei costi della prestazione, e trasparente la fase di avvio dei rapporti con i propri clienti.
La l.n.124/2017 ha modificato, quindi, l’art.13, comma 5, della l.n.247/ 2012 nella parte in cui stabilisce che l’avvocato deve fornire il preventivo in forma scritta solo se espressamente richiesto dal cliente; il comma 5 del menzionato art.13 risulta modificato nel senso che il professionista è tenuto a comunicare in forma scritta a colui che conferisce l’incarico professionale la prevedibile misura del costo della prestazione, distinguendo fra oneri, spese, anche forfettarie, e compenso professionale.
A decorrere dal 29 agosto 2017 (data di entrata in vigore della l.n.124/2017), l’avvocato ha l’obbligo, al momento del conferimento dell’incarico, di comunicare in forma scritta a colui che conferisce l’incarico professionale la prevedibile misura del costo della prestazione, a prescindere da una esplicita richiesta del cliente, distinguendo fra oneri, spese, anche forfettarie, e compenso professionale.
Restano “fuori” dall’obbligo di comunicazione in questione le prestazioni che debbono necessariamente rendersi nell’immediato, quali ad esempio, la consulenza resa in maniera orale e contestuale alla richiesta, la difesa e l’interrogatorio in carcere di persona arrestata, soggetti latitanti ed irreperibili, procedimento per direttissima, e comunque tutte le fattispecie in cui non è possibile assolvere al dovere di informativa.3.
– “Contenuto” del preventivo. La legge n.124/2017 ha reso obbligatorio il preventivo in forma scritta dei costi della prestazione, ma nulla dice sul “contenuto” limitandosi la norma ad affermare che l’avvocato deve comunicare “la prevedibile misura del costo della prestazione, distinguendo fra oneri, spese, anche forfettarie, e compenso professionale”, nulla specificando sui criteri per quantificare il compenso, per i quali il “rinvio” non può che essere alle tabelle parametriche.
- Le voci del costo della prestazione dovranno essere indicate distinguendo tra oneri (es., contributo unificato), spese (ad es.
- Per notifiche, copie, trasferte) e compenso per l’avvocato, indicando le principali fasi del procedimento giudiziale o stragiudiziale.
- Il preventivo va redatto dall’avvocato in base a quanto riferitogli o richiesto dal cliente: il contenuto del preventivo è influenzato da quanto viene riferito dal cliente nel corso dei vari appuntamenti, e dal ragionevole sviluppo del contenzioso; è opportuno, quindi, che nel preventivo siano specificate tutti gli elementi necessari per il suo contenuto, indicando l’oggetto ed il valore del- 49 la controversia affidata, e con espressa previsione della possibilità di eventuali modifiche a seguito di vicende processuali maggiormente complesse rispetto a quelle ipotizzabili al momento della redazione del preventivo (es., attività non prevedibile al momento del conferimento dell’incarico; azione da intraprendere come risposta ad una iniziativa avversaria).
Poiché non è possibile ipotizzare tutte le vicende processuali che si possono verificare, è opportuno inserire nel preventivo/contratto una clausola di salvaguardia, che faccia salve circostanze non previste o non prevedibili dalle parti, e che comportano una integrazione del compenso pattuito.
- Per la redazione del preventivo non è possibile chiedere alcun compenso in quanto trattasi di attività rientrante nei doveri informativi dell’avvocato (a meno che viene richiesto parere sul preventivo ad altro avvocato).
- La proposta è vincolante per l’avvocato che dovrà così attenersi al compenso indicato nel preventivo.
Il preventivo è suscettibile di modifiche (da concordare con il cliente), se, rispetto al momento in cui è stato redatto si siano verificate circostanze non prevedibili che giustificano la modifica del compenso preventivato. Il preventivo scritto può essere uno strumento per difendersi dal fisco nell’ipotesi di accertamento.
- Ed infatti, se il preventivo evidenzia, a seguito di accordo con il cliente committente, un prezzo di favore particolarmente vantaggioso, il preventive medesimo può essere utilizzato per dimostrare che il corrispettivo percepito è effettivamente quello pattuito e risultante dal documento.4.
- La violazione all’obbligo del preventivo: conseguenze.
In caso di violazione all’obbligo di redigere il preventivo da parte dell’avvocato, il compenso, in base al comma 6 dell’art.13 della l.n.247/2012 è determinato in base ai parametri ministeriali. La violazione dell’obbligo del preventivo non comporta alcuna conseguenza sulla liquidazione del compenso dell’avvocato, non essendo prevista alcuna specifica sanzione La violazione dell’obbligo di “preventivare”, viola però il principio di trasparenza nel rapporto tra cliente ed avvocato previsto dall’art.13, comma 5, l.n.247/2012, norma che, come già detto, statuisce che l’avvocato “è tenuto, nel rispetto del principio di trasparenza, a rendere noto al cliente il livello della complessità dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell’incarico”.5.
Inadempimento e conseguenze deontologiche. Per l’avvocato inadempiente all’obbligo del preventivo, sono previste conseguenze di natura deontologica: l’art.27, comma 2, del codice deontologico prevede una sanzione disciplinare (sanzione dell’avvertimento) nel caso in cui l’avvocato violi l’obbligo di dare al cliente adeguate informazioni circa la prevedibile durata del processo, gli oneri ipotizzabili ed il prevedibile costo della prestazione.
L’avvocato, quindi, allatto dell’assunzione dell’incarico deve dare alla parte assistita, tutte le informazioni per concretizzare l’attività difensiva: deve così informare il cliente/parte assistita delle caratteristiche della lite, delle attività da espletare, delle iniziative e delle possibili soluzioni, delle scelte tecniche.6.
- Gli “altri” obblighi “informativi” dell’avvocato.
- L’avvocato, al momento del conferimento dell’incarico, oltre al preventivo di massima obbligatorio sul compenso ed oneri della prestazione, ha anche una serie di obblighi informativi nei confronti del cliente (obblighi che è opportuno esternare per iscritto), obblighi previsti anche dal comma 5 dell’art.13 l.n.247/2012.
In particolare: a) informare il cliente sul grado di complessità della causa o della prestazione da svolgere (questioni di routine, causa di media difficoltà, causa che richiede uno studio particolare), usando una formula generica, attesa la natura sommaria della valutazione effettuata; b) comunicare al cliente le attività da espletare, precisando le iniziative e le ipotesi di soluzione, ivi compresa la possibilità di ricorrere a strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e la possibilità di avvalersi del patrocinio a spese dello Stato (art.27 codice deontologico); c) informare il cliente circa gli oneri ipotizzabili fino alla conclusione della causa (es., udienze, consulenze tecniche, chiamata in causa di terzo, contributo unificato, spese di notifica, spese di trasferta, ecc.); d) comunicare al cliente gli estremi della polizza assicurativa per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale.
Cosa può scaricare l’avvocato?
Costi parzialmente deducibili dal reddito imponibile dell’avvocato – Le spese non deducibili al 100% sono:
spese relative ai beni strumentali ad uso promiscuo: sono deducibili in misura del 50%; alberghi e ristoranti sono deducibili al 75% dell’importo sostenuto e comunque nei limiti del 2% dell’ammontare dei compensi percepiti nel periodo d’imposta. convegni, congressi e corsi di aggiornamento professionale: 50% dell’ammontare, ivi comprese le eventuali spese di viaggio e soggiorno sostenute per la partecipazione. compensi corrisposti a terzi per servizi resi in relazione all’esercizio dell’attività professionale (per esempio, i compensi ai collaboratori di studio o ad altri avvocati per prestazioni svolte congiuntamente); bollette della luce, riscaldamento, acqua e telefoniche; interessi passivi per finanziamenti relativi all’attività professionale o per dilazioni di pagamento sull’acquisto di beni strumentali; premi di assicurazione per rischi specificamente inerenti all’attività professionale, quali ad esempio responsabilità civile e professionale; tasse pagate, escluse le imposte sui redditi nonché quelle la cui indeducibilità è fissata dalla legge (es. IMU all’80% e, in assenza di interessi passivi e spese per lavoro dipendente). spese per eventuali dipendenti di studio (lavoro subordinato); costi telefono, smartphone, server possono essere dedotti dalle imposte nella percentuale dell’80%; automezzi, scooter, motorini, moto, auto, macchine; deduzioni e detrazioni Fiscali nel 730 per le persone fisiche.
Come si calcola la parcella di un avvocato?
2. Compenso dell’avvocato eccessivo, come capirlo? – L’onorario spettante all’avvocato, in assenza di apposita determinazione e consultazione col proprio cliente, è determinato sulla base dei parametri forensi, prevedendo che la parcella deve essere proporzionale all’importanza dell’opera svolta dal difensore.
- della tipologia di controversia in esame e del relativo valore;
- del grado di complessità della controversia;
- del numero delle parti in causa ;
- dell’ esecuzione di particolari mezzi probatori;
- della definizione di eventuali accordi transattivi, per risolvere il giudizio.
Da ciò deriva, che il calcolo del compenso dell’avvocato, risulterà eccessivo, qualora dalla comparazione tra l’attività compiuta dal difensore e quella ritenuta equa in circostanze simili, risulti una sproporzione economica, senza alcuna valida giustificazione.
A tal fine, il cliente può effettuare il calcolo della fattura spettante all’avvocato, collegandosi ad uno dei siti web, che consentono, immettendo le varie voci (giudice adito, valore della controversia, oneri previdenziali e fiscali) di ottenere un prospetto della parcella, Qualora, il cliente ritenga che l’ onorario richiesto dall’avvocato sia eccessivo, potrà contestarlo, dinanzi al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, ove risulti iscritto il proprio difensore, presentando di persona oppure a mezzo pec o raccomandata, l’ atto di contestazione della parcella, indicando specificatamente i motivi per cui si ritiene che quest’ultima sia eccessiva, in considerazione sia dell’attività svolta dall’avvocato e sia della sproporzione con la tabella relativa ai parametri forensi.
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, ove ritenga sproporzionata la parcella, potrà promuovere una soluzione bonaria tra cliente ed avvocato. Ove, rigetti l’istanza avanzata dal cliente, quest’ultimo potrà rivolgesi dapprima al Consiglio Nazionale Forense ed in caso negativo, adire il giudice ordinario.
Quali sono le spese che deve pagare l’inquilino?
Spese a carico dell’inquilino: quali e quante sono – All’inquilino, come detto, spetta il pagamento delle spese di ordinaria amministrazione, ovvero:
spese per luce, acqua, gas, aria condizionata, riscaldamento; spese per la pulizia all’interno dell’appartamento; spese per la fornitura di servizi comuni nel condominio; spese per l’ordinaria manutenzione dell’ascensore.
Cosa vuol dire al netto degli oneri accessori?
Art.7. Oneri accessori 1. Ai fini del calcolo del contributo spettante, il canone di locazione deve essere inteso al netto degli oneri accessori che eventualmente fossero inclusi nel canone complessivo, quali, ad esempio, le spese per consumi di acqua, gas, elettricita’, telefono, riscaldamento, condizionamento e simili.
Come si chiama l’avvocato per chi non ha soldi?
Si chiama Gratuito Patrocinio Penale: in Italia tutti hanno la possibilità di avvalersi di un avvocato per la difesa tecnica nel procedimento penale. L’avvocato, come ogni altro professionista, viene retribuito dal proprio cliente per l’assistenza resa.
- Il compenso dell’avvocato, quindi, viene preventivato in piena libertà contrattuale sulla base del valore della causa.
- Quando si tratta di un procedimento penale, tuttavia, la questione si fa più delicata.
- In tali situazioni, difatti, la difesa tecnica è obbligatoria.
- Ciò significa che non ci si può presentare davanti ad un giudice senza essere affiancati da un avvocato.
A fronte di questa obbligatorietà – che, altro non è che una ulteriore forma di tutela per il cittadino – l’ordinamento italiano garantisce la possibilità di avvalersi dell’assistenza tecnica anche a coloro che non sono in grado di sostenere economicamente i costi di un avvocato,
- Ciò è quanto prevede il Testo Unico in materia di Spese di Giustizia – D.P.R.n.115/2002 – che disciplina il Patrocinio a spese dello Stato nel giudizio penale (anche chiamato “Gratuito Patrocinio Penale”).
- In caso di ammissione del cittadino a questo beneficio, quindi, il compenso dell’avvocato per tutta l’attività difensiva resa in favore dell’assistito, verrà corrisposto direttamente dallo Stato.
Per venire ammessi al beneficio del Gratuito Patrocinio Penale sono necessari alcuni requisiti: – essere cittadino italiano (o straniero/apolide se residente nel territorio dello Stato); – non essere stato condannato per reati commessi in violazione delle norme per la repressione dell’evasione in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto; – nominare un unico difensore; – avere un reddito annuo imponibile, risultante dall’ultima dichiarazione, non superiore a euro 11.746,68-* (tale cifra non è fissa, ma viene periodicamente aggiornata.
Come si chiamano gli avvocati gratuiti?
Avvocato gratuito patrocinio: come fare – L’assistenza legale è un servizio altamente specializzato, e per questo le parcelle possono arrivare a costare migliaia di euro. La Costituzione però garantisce al cittadino il diritto di difendersi, anche se questi non può permettersi di pagare l’onorario del professionista.
Questa possibilità si chiama gratuito patrocinio e prevede che in casi eccezionali sia lo Stato a farsi carico delle spese legali. Il patrocinio a spese dello Stato permette al cittadino di ottenere un avvocato gratis e di non pagare la parcella del legale né i costi amministrativi (marche da bollo e contributi unificati).
Il gratuito patrocinio, però, non copre eventuali spese di assistenza stragiudiziale né le spese dell’avvocato della controparte nel caso di soccombenza. Non tutti gli avvocati però rispondono gratis. Puoi richiedere l’assistenza legale tramite gratuito patrocinio solo ai professionisti iscritti:
all’albo degli avvocati;alla lista dei legali abilitati al gratuito patrocinio della loro città (Roma, Milano, Venezia, Torino, ecc.).
Può chiedere l’avvocato gratis sia l’imputato che la persona offesa che intenda costituirsi parte civile. Per fare richiesta di gratuito patrocinio (quindi per ricevere un avvocato gratis) l’interessato può presentare la domanda di persona, sia a mezzo raccomandata a.r.
Come fare causa senza soldi?
Cos’è il gratuito patrocinio – Il gratuito patrocinio è un istituto previsto dal nostro ordinamento che consente a chi ha un reddito basso di poter scegliere un avvocato senza doverlo retribuire, purché il difensore sia iscritto nell’elenco degli avvocati per il patrocinio a spese dello Stato,
- Esso trova il proprio fondamento giuridico nell’art.24 comma 3 della nostra Costituzione, che prevede il diritto alla c.d.
- Difesa tecnica in un processo, ossia il diritto di essere assistiti da un esperto all’interno di una causa.
- Altra fonte normativa a livello europeo, che riconosce tale diritto è l’art.6 comma 3 lett.
c della Corte Europea dei diritti dell’uomo. La disciplina del gratuito patrocinio è contenuta negli artt.74-145 del dpr 30.5.2002, n.115, « Testo unico in materia di spese di giustizia », che provvede a fissare i requisiti e le modalità per essere ammessi al beneficio.
Quali sono gli oneri accessori di una fattura?
SPESE ACCESSORIE IN FATTURA
- La è formata anche dalle spese e dagli oneri accessori sostenuti dal fornitore,
- Sono definite spese accessorie, le spese relativa ad una serie di prestazioni che hanno carattere accessorio rispetto alla cessione del bene o alla prestazione del servizio.
- Ad esempio:, spese di montaggio, spese di posa in opera o di collaudo, spese di confezionamento, spese per contenitori.
- Esempi:
- l’imprenditore cede un bene e si impegna ad effettuare anche il trasporto presso i magazzini del compratore. Il trasporto rappresenta una prestazione accessoria;
- oppure, l’impresa che produce macchinari cede un impianto ad un cliente impregnandosi a montare lo stesso nella sua fabbrica. Il montaggio del macchinario costituisce una prestazione accessoria.
Le spese e gli oneri relativi alle prestazioni accessorie concorrono a formare la base imponibile solamente se sono sostenute dal fornitore, A questo proposito possiamo distinguere le prestazioni accessorie a seconda del soggetto che sostiene le relative spese. Per cui avremo:
- prestazioni accessorie effettuate dal venditore per conto del cliente ;
- prestazioni accessorie effettuate da terzi il cui importo è anticipato dal venditore in nome e per conto del cliente,
La prima ipotesi è quella nella quale le prestazioni accessorie sono effettuate direttamente dal venditore per conto del cliente. Le relative spese sono dette, anche perché non sono comprovate da un apposito documento. Esse devono essere fatturate insieme alla prestazione principale.
- Queste spese non sono soggette autonomamente ad IVA, ma concorrono a formare la base imponibile della cessione dei beni principali,
- Vediamo cosa significa.
- Ipotizziamo che il venditore si impegni a trasportare le merci, con dei propri mezzi, presso il magazzino dell’acquirente.
- Supponiamo, inoltre, che le parti si siano accordate affinché il compratore paghi al venditore tale prestazione accessoria.
- Il venditore non può emettere una fattura a se stante per il trasporto, ma la prestazione accessoria va fatturata insieme alla cessione del bene e con la medesima aliquota a cui è soggetta la merce.
- Esempio:
la nostra azienda cede al cliente ROSSETTI, beni merci soggetti ad aliquota IVA 22%, per un ammontare di 9.740 euro. La nostra azienda, inoltre, si impegna a trasportare la merce presso il magazzino del cliente con propri mezzi. Il corrispettivo pattuito per la prestazione accessoria è di 100 euro.
- Passiamo all’esame della seconda ipotesi, ovvero quella di prestazioni accessorie effettuate da terzi il cui importo è anticipato dal venditore in nome e per conto del cliente,
- Si tratta di spese a carico del compratore per prestazioni effettuate da terzi che emettono fattura nei confronti del compratore, ma che chiedono il pagamento anticipato al venditore.
- Per comprendere meglio la situazione facciamo un esempio.
La TUTTOCASA SRL vende della merce alla DITTA ROSSETTI. Il trasporto è effettuato dal CORRIERE BARTOLINI. In base agli accordi presi, la TUTTOCASA SRL paga al vettore BARTOLINI il trasporto e addebita, in fattura, al cliente ROSSETTI la spesa sostenuta in suo nome e per suo conto.
Poiché però BARTOLINI EMETTE la fattura nei confronti di ROSSETTI e tale fattura è soggetta ad IVA, la TUTTOCASA SRL non applica l’IVA sull’importo pagato per conto di ROSSETTI, altrimenti lo stesso importo sarebbe assoggettato ad IVA due volte. L’art.15 del DPR633/72 stabilisce che, sono escluse dal computo della base imponibile, le somme dovute a titolo di rimborso delle anticipazioni fatte in nome e per conto della controparte, purché regolarmente documentate.
Pertanto tali somme saranno esposte nella fattura del venditore indicando come titolo di esenzione ” art.15 DPR633/72 “. Le spese di cui ci stiamo occupando prendono il nome di spese documentate perché sono comprovate da un apposito documento emesso dal terzo (ad esempio dal vettore) nei confronti del cliente.
- Esempio: supponiamo che la TUTTOCASA Srl abbia venduto al cliente ROSSETTI merci per un valore di 3.000 euro.
- Il trasporto viene effettuato dal vettore BARTOLINI per un importo di 100 euro + IVA 22%.
- Le spese di trasporto sono a carico del cliente.
- Tuttavia la TUTTOCASA Srl anticipa al cliente l’importo di tali spese.
La fattura emessa dalla TUTTOCASA srl nei confronti del cliente ROSSETTI presenterà i seguenti dati: imponibile: 3.000 IVA 22%: 660 rimborso spese escluse art.15: 120 totale fattura: 3.780 Gli altri approfondimenti sull’argomento: Questo sito viene aggiornato senza nessuna periodicità.
Quali sono gli oneri accessori di diretta imputazione?
Capitalizzazione dei costi: la determinazione del costo – L’ art.110 co.1 lett. b) del TUIR, stabilisce che il costo dei beni (inclusi quelli costruiti in economia) comprende “anche gli oneri accessori di diretta imputazione, esclusi gli interessi passivi e le spese generali”, i quali sono soggetti all’autonoma disciplina contenuta, nell’ art.96 e nell’ art.109 co.5 del TUIR,
Le spese accessorie connesse all’ottenimento di mutui (spese di istruttoria, spese notarili, imposta di registro e imposta ipotecaria) per l’acquisto o la realizzazione di beni strumentali; IVA indetraibile; Le imposte di fabbricazione (c.d. accise);I dazi doganali e gli oneri tributari direttamente riferibili ai beni e servizi relativi all’esercizio dell’impresa; Le spese per consulenze legali e notarili sostenute per l’acquisto di un immobile, in quanto strettamente funzionali all’acquisizione;I costi relativi all’acquisizione e commercializzazione di beni concessi in leasing,
Costituiscono oneri accessori, i costi collegati con il bene da un nesso di consequenzialità, come di causa ad effetto, ad esempio, le spese di registrazione, notarili, di trasporto, di assicurazione, di mediazione, ecc.
Quali sono le spese non imponibili dell’avvocato?
Spese non imponibili o anticipazioni ex art.15 del DPR 633/72 – IVA Nell’esercizio di attività professionali e/o d’impresa sono ricorrenti in fatture l’inserimento di somme imputate come spese anticipate in nome e per conto del cliente che sono escluse dalla base, imponibile Iva, purché regolarmente documentate. In pratica corrispondono all’acquisto di marche da bollo, diritti di segreteria, imposte e altre spese generiche, essenziali per lo svolgimento di un mandato, anticipate e poi addebitate nella parcella al cliente.
Tali spese vengono indicate in fattura, escludendole dalla base imponibile Iva, come indicato dall’ art.15 del DPR 633/72, Nello specifico, le spese anticipate non sono imponibili d’IVA quando l’anticipazione è una mera movimentazione finanziaria, effettuata in qualità di rappresentante, sostituto, della controparte in virtù di un accordo esplicito, invece saranno imponibili IVA, tutti quei costi sostenuti per eseguire l’incarico conferito dal cliente, che non rientrano assolutamente nel concetto di anticipazione fatta in nome e per conto della controparte, poiché il mandatario non agisce in qualità di rappresentante del cliente ma come professionista/imprenditore che sostiene determinate spese per acquisire informazioni, consulenze o servizi da terzi necessari per eseguire il mandato conferitogli.
In conclusione riassumiamo il tutto con un esempio: Un avvocato sostiene direttamente spese per viaggio ed alloggio che provvede ad addebitare al cliente in fattura, e si configurerà come reddito imponibile, e quindi soggetto ad IVA e a Ritenuta. Compenso per consulenza 1.500,00 € + rimborso spese (viaggio, alloggio) 500,00 € + CPU 4% 80,00 € + IVA 22% 2.537,60 € – Rit.
Es. Art 15 IVA 100,00 € a pagare 2.237,60 €
Le uniche spese escluse da tassazione,IVA e ritenuta sono quelle anticipate in nome e per conto del cliente come marche da bollo, tasse concessione governativa, imposta registro, indicate in fattura come spese Escl. Art 15 IVA. : Spese non imponibili o anticipazioni ex art.15 del DPR 633/72 – IVA
Cosa può scaricare l’avvocato?
Costi parzialmente deducibili dal reddito imponibile dell’avvocato – Le spese non deducibili al 100% sono:
spese relative ai beni strumentali ad uso promiscuo: sono deducibili in misura del 50%; alberghi e ristoranti sono deducibili al 75% dell’importo sostenuto e comunque nei limiti del 2% dell’ammontare dei compensi percepiti nel periodo d’imposta. convegni, congressi e corsi di aggiornamento professionale: 50% dell’ammontare, ivi comprese le eventuali spese di viaggio e soggiorno sostenute per la partecipazione. compensi corrisposti a terzi per servizi resi in relazione all’esercizio dell’attività professionale (per esempio, i compensi ai collaboratori di studio o ad altri avvocati per prestazioni svolte congiuntamente); bollette della luce, riscaldamento, acqua e telefoniche; interessi passivi per finanziamenti relativi all’attività professionale o per dilazioni di pagamento sull’acquisto di beni strumentali; premi di assicurazione per rischi specificamente inerenti all’attività professionale, quali ad esempio responsabilità civile e professionale; tasse pagate, escluse le imposte sui redditi nonché quelle la cui indeducibilità è fissata dalla legge (es. IMU all’80% e, in assenza di interessi passivi e spese per lavoro dipendente). spese per eventuali dipendenti di studio (lavoro subordinato); costi telefono, smartphone, server possono essere dedotti dalle imposte nella percentuale dell’80%; automezzi, scooter, motorini, moto, auto, macchine; deduzioni e detrazioni Fiscali nel 730 per le persone fisiche.