I lettori dislessici riferiscono di vedere le lettere e le parole che si muovono e cambiano direzione e orientamento. Inoltre, perdono frequentemente il segno durante la lettura, saltando parole e righe (Fig.1).
Che errori fa il dislessico?
di Silvia Turin – Scheda 2 di 12 Si manifesta con una difficoltà nell’automatizzare la lettura, cioè ad attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere. – Errori tipici sono dovuti alla difficoltà nel riconoscere grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari: ” m ” con ” n “, ” c ” con ” e “, ” f ” con ” t “.
- In altri casi la difficoltà riguarda suoni simili: ” F/V “, ” T/D “, ” P/B “, ” C/G “, ” L/R “, ” M/N “, ” S/Z “.
- Un altro aspetto riguarda la capacità di procedere metodicamente da sinistra a destra e dall’alto in basso con lo sguardo: nella persona dislessica rimane un ostacolo che si protrae nel tempo.
– Altri errori tipici sono le omissioni di parti di parole: ” pato ” invece che ” prato “, ” futo ” invece che ” fiuto “. Possono verificarsi salti di intere parole o addirittura di righe intere. – Altre volte la sequenza dei grafemi viene invertita: ” la ” al posto di ” al “, ” cimena ” al posto di ” cinema “.
– A volte ci può essere un’aggiunta di un grafema o di una sillaba: ” tavovolo ” al posto di ” tavolo “. – Un altro segnale è dato dalla tendenza a completare la parola in modo intuitivo e a procedere con parole di fatto inventate. Esistono dei segnali precoci anche negli anni che precedono la scolarizzazione e che possono essere considerati degli indicatori di rischio : ritardi e incertezze nello sviluppo del linguaggio (per esempio, alcuni tra i bambini che a 24 mesi producono meno di 50 parole svilupperanno difficoltà ad apprendere la lettura con l’inizio della scuola) o del metalinguaggio, cioè la capacità di giocare con i suoni che compongono le parole, di individuarli e manipolarli intenzionalmente.
Altri fattori di rischio riguardano l’attenzione visiva e la capacità di denominare rapidamente i nomi delle cose. Scheda 2 di 12 12 aprile 2017 | 19:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA aside shadow
Come ragiona la mente di un dislessico?
Lavoro: le 5 cose da non chiedere mai a un collega dislessico Inclusione 8 Marzo Mar 2016 10 48 08 marzo 2016 In Gran Bretagna c’è stata perfino un’agenzia di comunicazione,, che ha pubblicato sul Guardian un’inserzione di ricerca del personale ( nella foto ), Perchè «pensano in modo diverso», si è giustificato il fondatore dell’agenzia Chris Arnold, ovviamente dislessico anche lui.
E a parte il fatto che la ricerca di personale è stata sanzionata da un giudice per contenuto discriminatorio (per una volta al contrario), l’iniziativa ha avuto il merito di sollevare una volta di più la questione: i dislessici in azienda sono un problema o una risorsa? E quali cose è giusto chiedere loro, e quali invece evitare, per non metterli in difficoltà e quindi mettere a rischio produzione e risultati? Per rispondere ci siamo fatti aiutare dal professor Giacomo Stella, ordinario di Psicologia Clinica all’Università di Modena e Reggio Emilia, con cui abbiamo chiesto un elenco delle 5 cose da non chiedere mai a un dislessico sul posto di lavoro.1.
Memorizzare sequenze e procedure standardizzate Molti dislessici faticano a ricordare azioni o compiti da svolgere in una sequenza predeterminata e fissa. Magari in un primo momento le apprendono con facilità, e sembrano averle introiettate, riuscendo a svolgerle in modo corretto.
- Poco dopo però non sono più in grado di ripeterle, perché le hanno dimenticate, a causa della loro scarsa memoria di lavoro.2.
- Dare risposte veloci e pronte Un dislessico generalmente ragiona per passaggi e ha bisogno di tempo per sviscerare un problema o prendere una decisione.
- La fretta non aiuta queste persone, che spesso si sentono in difficoltà ancora prima di affrontare compiti anche semplici.
Sapere di poter contare su un tempo adeguato, e non avere l’ansia di compiere una performance adeguata a tutti i costi, aiutano i dislessici a dare il meglio di sé.3. Fare calcoli Eh sì, calcolare a mente non è il loro forte. Se devono farlo per lavoro, è necessario che abbiano a disposizione calcolatrici o computer che svolgano le operazioni al posto loro.
- Da evitare anche le professioni che richiedono una grande capacità di orientamento nello spazio.4.
- Svolgere mansioni di precisione Come nel caso delle procedure, anche i dettagli e le minuzie possono facilmente sfuggire a un dislessico, che trova maggiore facilità nel cogliere una visione d’insieme che nel focalizzarsi sui particolari.
Il classico lavoro impiegatizio da contabile o quello che richiede un’assoluta cura di date, numeri, protocolli, misure non si addice a chi presenta questo disturbo.5. Leggere documenti ad alta voce Poche cose mettono più a disagio un dislessico che essere costretti a leggere ad alta voce un testo mai visto prima.
Anche qui, l’ansia da prestazione e il timore di essere giudicati possono accrescere le difficoltà di partenza, aggravando la situazione. «Ovviamente ai dislessici si possono chiedere molte altre cose, perché sono pieni di talento, e danno il meglio di sé nel lavoro di gruppo», conclude il professor Stella.
«Gli elementi chiave da mettere in campo da parte di capi e colleghi sono flessibilità e stima: se un dislessico si sente stimato e non troppo ingabbiato, darà molte soddisfazioni in azienda, grazie a doti quali creatività, capacità di cooperazione, attaccamento al lavoro e spirito costruttivo». © 1994-2022 Vita Società Editoriale S.p.A. : Lavoro: le 5 cose da non chiedere mai a un collega dislessico
Come legge un ragazzo dislessico?
La dislessia si manifesta generalmente con una lettura lenta e/o scorretta associata – a volte – a difficoltà di comprensione del testo scritto, dei numeri e/o del calcolo; difficoltà nella consapevolezza fonologica, lentezza nell’automatizzazione di diverse abilità. –
Quanti gradi di dislessia ci sono?
Con la nuova pubblicazione del DSM 5 sono stati anche indicati i cosiddetti livelli di gravità dei Disturbi Specifici di Apprendimento. Abbiamo dunque 3 diversi livelli di gravità di un DSA.
Come vede le frasi un dislessico?
Ecco come legge un dislessico – Ci sono tanti studi, italiani e stranieri, che possono aiutarci a capire quali “alterazioni” si manifestano nel processo di lettura dei dislessici con maggior frequenza. Ti faccio qualche esempio che ti aiuterà a capire come legge un ragazzino con dislessia, cosa accade nella sua mente nel momento in cui approccia un testo.
La concentrazione
Per i dislessici, la concentrazione è una cosa seria. Forzarla può causare stanchezza, mal di testa e altri tipi di sofferenze fisiche o psichiche. Per di più, quando il ragazzino si accorge di avere difficoltà a leggere, tende a forzare ancora di più, pensando che “spremersi le meningi” sia l’unico modo per non fare errori.
Le parole “vuote”
Come dicevamo, il dislessico pensa per concetti concreti, immagini visualizzabili nella sua mente. Di conseguenza, ha difficoltà a creare una rappresentazione mentale di parole astratte, articoli, congiunzioni, preposizioni e tutte quelle parti del discorso che non riesce a rappresentare identificare con delle immagini definite.
Effetto “minestrone” ed effetto “fantasma”
Provo a usare queste espressioni scherzose per spiegarti come legge un dislessico. Non c’è niente da ridere, penserai. Ma c’è tutto da capire. E per capire bisogna abbandonare ansie e preoccupazioni. Dicevamo che al momento della lettura, il dislessico è disorientato.
La comprensione del testo
Com’è facile intuire, tutta questa confusione rende il testo difficile da leggere e capire. Il ragazzino potrà cavarsela nella lettura di un paio di frasi. Ma quando c’è da leggere un paragrafo o una pagina intera, la confusione manda tutto all’aria, Probabilmente, a fine lettura il dislessico riuscirà a ricordare le ultime cose lette o alcuni concetti sparsi qua e là nel testo. Fonte: wired.it – un esempio di come può leggere un dislessico
Quali lavori possono fare i dislessici?
In campo artistico le risorse dislessiche sono di ottimo supporto per attori e pittori, fotografi e scultori, registi e scrittori, musicisti e cantanti, sceneggiatori e costumisti.
Chi è dislessico è più intelligente?
Secondo la vecchia concezione più “comune”, l’intelligenza delle persone è un fattore unitario misurabile tramite test che verificano il Quoziente di Intelligenza (Q.I.). È noto che in questo senso dislessia e intelligenza vanno di pari passo, perché il Q.I.
dei bambini dislessici non solo è perfettamente nella norma, anzi, nella maggioranza dei casi il Q.I. dei dislessici è nettamente superiore! Allora perché questi alunni incontrano così tante difficoltà nel mondo della scuola? Nell’articolo proviamo a rispondere a questa domanda. Howard Gardner, professore presso la Harvard University nel Massachusetts, ha teorizzato un modello diverso, dove l’intelligenza è articolata in sottofattori differenziati.
Cosa significa nel dettaglio? Secondo Howard, che ha iniziato le sue ricerche negli anni ‘80 e le conduce ancora oggi, gli individui non sono mai dotati solamente di una “sola” intelligenza. Piuttosto le persone posseggono “diversi tipi di intelligenza”, che miscelano in vari modi per ricoprire un ruolo o per eseguire un compito.
Chi è dislessico è disabile?
DSA – DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO DILESSIA La Dislessia è un disturbo che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. La dislessia fa parte dei DSA, ovvero dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, e non è causata da deficit cognitivi, da problemi sensoriali, neurologici nè psicologici.
Secondo la recente definizione dell’International Dyslexia Association (IDA) “la dislessia è una disabilità dell’apprendimento di origine neurobiologica, Essa è caratterizzata dalla difficoltà a effettuare una lettura accurata e/o fluente e da scarse abilità nella scrittura (ortografia). Queste difficoltà derivano tipicamente da un deficit nella componente fonologica del linguaggio, che è spesso inatteso in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica.
Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica nella lettura che può impedire una crescita del vocabolario e della conoscenza generale”. Un bambino o ragazzo dislessico può leggere e scrivere, ma può farlo in maniera non automatica come gli altri.
- Leggere e scrivere gli costa molta più fatica e impegno, quindi si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro con i programmi.
- La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura, nel calcolo e, talvolta, anche in altre attività mentali come quelle mnemoniche.
Il bambino con dislessia spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come l’ inversione di lettere e di numeri (es.21 – 12) o la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d, a/e), a volte non riesce ad imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno.
Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (es. destra – sinistra ), può avere difficoltà nell’esposizione orale di contenuti complessi (in particolare nelle interrogazioni). In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in abilità motorie fini (ad esempio allacciarsi le scarpe), nel calcolo, nella capacità di attenzione e di concentrazione,
Talvolta il bambino, se non adeguatamente supportato finisce con l’avere problemi psicologici, ma questo è solo una conseguenza, non la causa della dislessia. La dislessia è classificata tra i DSA – Disturbi Specifici dell’Apprendimento con il codice F81.0.
IDENTIFICARE LA DISLESSIA A SCUOLA Se la dislessia non viene diagnosticata a scuola l’alunno dovrà sforzarsi enormemente per ottenere risultati che per i suoi compagni e per l’insegnate sono quasi banali. Durante la scuola dell’ infanzia si può effettuare una valutazione dei prerequisiti per l’abilità di lettura, utile per rafforzare le competenze carenti ma la diagnosi di dislessia può essere fatta solo durante la seconda o la terza classe della scuola primaria.
OTTENERE UNA DIAGNOSI Se si hanno dubbi che un bambino abbia difficoltà di apprendimento è necessario richiedere una valutazione specialistica a un neuropsichiatra infantile o a uno psicologo, Per una tale valutazione ci si può rivolgere alla propria ASL di appartenenza (Servizio di Neuropsichiatria Infantile o Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile o di Neuropsicologia), oppure a specialisti che svolgono privatamente la libera professione.
Lo specialista potrà fare una diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) solo in seguito alla valutazione clinica. IL PERCORSO DIDATTICO PERSONALIZZATO Ottenuta la diagnosi di DSA sarà possibile per i genitori chiedere alla scuola la predisposizione di un PDP – Percorso Didattico Personalizzato (o Percorso Educativo Personalizzato).
L’ adozione del PDP implica l’adozione di tutte le misure dispensative e compensative, appropriate all’entità ed al profilo della difficoltà, in ogni singolo caso, coerentemente con quanto indicato dalle note ministeriali. E’ quindi la famiglia che deve chiedere alla scuola un PDP! Le misure compensative e dispensative vanno scelte insieme allo specialista, la famiglia e lo studente.
E’ DOVERE del Consiglio di classe consegnare il PDP alla famiglia fin dall’inizio dell’anno onde consentire una collaborazione costruttiva. GLI STRUMENTI COMPENSATIVI E LE MISURE DISPENSATIVE Le misure compensative per la dislessia sono strategie o strumenti, informatici e non, che hanno lo scopo di compensare il disturbo supportando i ragazzi in quelli che sono i loro punti di debolezza dovuti ai DSA.
Sono strumenti compensativi ad esempio il pc, la sintesi vocale, la calcolatrice, la tabella delle formule, la tavola pitagorica, l’utilizzo di mappe concettuali o mentali e cartine durante le interrogazioni, il dizionario digitale, una diversa presentazione delle modalità di verifica, ecc.
Sono invece misure dispensative : gli esercizi più corti, evitare la lettura a voce alta, ridurre i compiti a casa, evitare l’apprendimento mnemonico, ecc. La loro applicazione è prevista dalle note ministeriali in tema di DSA. L’utilizzo di tali strumenti in classe e a casa non elimina il disturbo, ma agevola l’apprendimento e richiede da parte degli insegnanti la conoscenza del disturbo e delle sue manifestazioni.
LA NORMATIVA: IL DECRETO ATTUATIVO DELLA LEGGE 170/10 Le LINEE GUIDA MINISTERIALI PER I DSA In Italia la dislessia è poco conosciuta, benchè si calcoli che riguardi almeno 1.500.000 persone. A chi rivolgersi per saperne di più: Associazione Italiana Dislessia
Come devono essere le verifiche per i DSA?
10. Programmazione – Interrogazioni e verifiche devono essere programmate per tempo, possibilmente concordando le date con l’alunno. In ogni caso le date devono essere comunicate con largo anticipo. Sono assolutamente da evitare, invece, le interrogazioni o le verifiche scritte “a sorpresa”.
Per chi : tutti i ragazzi con DSA. Perché : per bambini e ragazzi con DSA studiare richiede tempi particolarmente lunghi, sia che si sforzino di farlo leggendo con gli occhi, sia che si servano della sintesi vocale. La programmazione di interrogazioni e verifiche consente ai ragazzi di organizzarsi (o di farsi aiutare ad organizzarsi) suddividendo il materiale oggetto di studio in piccole parti da assimilare poco per volta.
La comunicazione di una verifica da svolgersi magari dopo sole 24 ore, crea situazioni di ansia inutili e perniciose, sia che verta su una piccola parte del programma appena svolto, sia che richieda un ripasso di argomenti precedenti. Consiglio : alla scuola secondaria evitare che i ragazzi con DSA siano inclusi nella programmazione autonoma delle interrogazioni da parte degli alunni.
Come memorizza un dislessico?
1 Usare strategie mnemoniche basate sulle immagini e non sulle parole – Sono molte le nozioni che bisogna imparare a memoria quando si va a scuola. E tenere le cose a mente è uno dei punti fondamentali per la buona riuscita scolastica. Ma chi soffre di dislessia ha spesso difficoltà nel memorizzare le parole,
Quindi la strategia giusta è memorizzare per immagini, (le immagini, infatti, attivano alcune aree del cervello più efficienti in chi soffre di dislessia). Si può provare con il trucco del “palazzo della memoria” che consiste nell’immaginare le parole da memorizzare nello spazio. Se vostro figlio deve studiare i pianeti del sistema solare per esempio, ditegli di provare a immaginare Mercurio al centro del salotto, Venere seduta sul divano.
Un’altra strategia sta nel creare una storia. Ad esempio se vostro figlio deve ricordare i primi otto elementi della tavola periodica, suggeritegli di considerarli come i protagonisti di una vicenda immaginaria: protagonista papà Idrogeno e suo figlio Elio.
Come guarire la dislessia?
La dislessia non è una malattia e non si cura
AID desidera dissociarsi dalle affermazioni fatte nel corso della puntata del 13 aprile 2021 della trasmissione “Pomeriggio 5”, nella quale ci si è riferiti alla dislessia con termini inappropriati, che rischiano di diffondere convinzioni errate sui disturbi specifici dell’apprendimento. Durante la puntata Akash Kumar, concorrente della trasmissione “Isola dei famosi”, ha dichiarato di essere dislessico, precisando che la sua difficoltà si manifesta soprattutto quando parla in modo concitato e litiga con qualcuno. Commentando questa affermazione, la conduttrice e alcuni ospiti della trasmissione hanno diffuso informazioni errate, identificando la dislessia come “una malattia seria” e ipotizzando che “si possa curare”. In relazione a quanto accaduto, AID ha inviato alla redazione della trasmissione una precisazione, con la richiesta di poter intervenire in una prossima puntata della trasmissione, per promuovere consapevolezza e corretta informazione sui DSA.Teniamo a precisare che, al contrario di quanto affermato nel corso della puntata, una persona con dislessia o con un altro DSA non ha assolutamente una “malattia” bensì un disturbo del neuro-sviluppo che riguarda la capacità di leggere, scrivere e/o calcolare in modo corretto e fluente e che accompagna l’individuo per tutta la vita. I DSA non possono essere curati ma con diverse strategie e strumenti si può compensare il disturbo.
Questi tipi di disturbi dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo. Non sono causati da un deficit di intelligenza, da problemi ambientali o psicologici e nemmeno da deficit sensoriali.
Chi è dislessico sa scrivere?
La categoria dei Disturbi evolutivi Specifici di Apprendimento viene convenzionalmente identificata con l’acronimo DSA. Con il termine Disturbi evolutivi Specifici di Apprendimento ci si riferisce ai solo disturbi delle abilità scolastiche, e in particolare a:
DISTURBO DELLA LETTURA (Dislessia)DISTURBO DELLA SCRITTURA (Disortografia,Disgrafia)DISTURBO DEL CALCOLO (Discalculia)
La principale caratteristica di definizione di questa “categoria nosografica” è quella della specificità, intesa come disturbo che interessa uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
In questo senso il principale criterio necessario per stabilire la diagnosi di DSA è quello della “discrepanza” tra abilità nel dominio specifico interessato (deficitaria in rapporto alle attese per l’età e/o la classe frequentata) e l’intelligenza generale (adeguata per l’età cronologica). DISTURBO DELLA LETTURA (Dislessia) La dislessia è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) e consiste nella difficoltà relativa alla capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente.
Leggere e scrivere sono considerati atti così semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico. Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica e perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara.
La dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici. Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino NON deve presentare: deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici.
La dislessa si presenta in quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbidità): la difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura: disortografia (cioè una difficoltà di tipo ortografico, nel 60% dei casi) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, cioè una cattiva resa formale, nel 43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e, talvolta, anche in altre attività mentali.
Ciò determina la marcata eterogeneità dei profili e l’espressività con cui i DSA si manifestano, e comporta significative ricadute sulle indagini diagnostiche. Tuttavia questi bambini sono intelligenti e,di solito, vivaci e creativi. In Italia la dislessia è poco conosciuta, benché si calcoli che riguardi il 3-4% della popolazione scolastica (fascia della Scuola Primaria e Secondaria di primo grado).
DISTURBO DELLA SCRITTURA (Disgrafia) Gli aspetti generalmente condivisi circa il Disturbo della Scrittura, riguardano la sua suddivisione in due componenti: una di natura linguistica (deficit nei processi di cifratura) e una di natura motoria (deficit nei processi di realizzazione grafica).
La disortografia consiste nella difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici. Alla disortografia si affianca spesso la disgrafia, La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento, in assenza di deficit intellettivi e neurologici, che incide sulle funzioni fondamentali della scrittura.
Si manifesta, quindi, come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici. E’ un disturbo legato a difficoltà nella motricità fine spesso associata a difficoltà nelle competenze prassiche, che impedisce di automatizzare la routine motoria necessaria per la realizzazione del segno scritto.
DISTURBO DEL CALCOLO (Discalculia) La discalculia è un disturbo caratterizzato da ridotte capacità nell’apprendimento delle abilità numeriche e del calcolo in rapporto alla classe frequentata. Interferisce negativamente con l’apprendimento scolastico e con le attività quotidiane che richiedono capacità di calcolo.
Le prestazioni aritmetiche di base di questi bambini (addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione) risultano significativamente al di sotto del livello atteso rispetto all’età cronologica, all’intelligenza generale e alla classe frequentata. Come si fa la diagnosi? L’accertamento diagnostico di uno specifico disturbo evolutivo dell’apprendimento avviene in due distinte fasi, rispettivamente finalizzate all’esame dei criteri diagnostici prima di inclusione e successivamente di esclusione.
Nella prima fase si somministrano, insieme alla valutazione del livello intellettivo, quelle prove necessarie per l’accertamento di un disturbo delle abilità comprese nei DSA, Nella seconda fase vengono disposte quelle indagini cliniche necessarie per la conferma diagnostica mediante l’esclusione della presenza di patologie o anomalie sensoriali, neurologiche, cognitive e di gravi psicopatologie.
Cosa si può fare? Il trattamento vero e proprio è di tipo strettamente riabilitativo e si è rivelato efficace. Dalla Consensus Conference è emerso che: “i trattamenti più efficaci sembrano essere quelli mirati a riabilitare la funzione o vicariare la funzione con metodi strutturati o basati sul deficit”.
- Gli interventi variano a seconda delle caratteristiche individuali, va quindi strutturato un intervento in seguito alla stesura di un profilo personale dei deficit,
- Sicuramente è raccomandato un intervento il più possibile tempestivo e specialistico, sia per approfittare della fase evolutiva in cui l’alunno è predisposto a specifici apprendimenti, sia per evitare il rischio del consolidamento degli errori.
L’insuccesso prolungato genera infatti scarsa autostima e dalla mancanza di fiducia nelle proprie possibilità scaturisce un disagio psicologico che, nel tempo, può strutturarsi e dare origine ad un’elevata demotivazione all’apprendimento scolastico. Questo disagio può tradursi anche in disturbi del comportamento e/o in manifestazioni emotivo-affettive particolari quali la forte inibizione, l’aggressività, gli atteggiamenti istrionici di disturbo alla classe (come si usa dire: “fa il buffone”), il rifiuto della scuola, la chiusura in sè stessi, gli atteggiamenti di disinteresse verso tutto ciò che può richiedere impegno, depressione e così via.
AID-Comitato Promotore Consensus Conference (2007), Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento: raccomandazioni per la pratica clinica di dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia, Milano- Erikson.Butterworth B. (1999): Intelligenza matematica. Rizzoli.Cornoldi C., Colpi G (1998). Prove di lettura MT per la scuola elementare, Firenze, Organizzazioni Speciali.Iozzino R., Montanari F.,Palla B. (2004): il metodo lessicale e sublessicalecon mascheramento percettivo per il trattamento della dislessia n°71.Stella G.(1996) La dislessia, Roma.Stella G., Apolito A. (2004): lo screening precoce nella scuola elementare Vol.1, n°1.·Stella G., Faggella M, Tressoldi P.E., (2001): La dislessia evolutiva lungo l’arco della scolarità obbligatoria > Vol.68.
Quali sono i 4 DSA?
Disturbi specifici dell’apprendimento e legge 170/2010 – La legge che riconosce l’esistenza, e che quindi tutela coloro che hanno un disturbo specifico dell’apprendimento è la legge 170 del 2010. Questa legge riconosce l’esistenza di dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia come DSA e definisce quali strumenti sono necessari per aiutare i bambini che ne soffrono ad avere una esperienza scolastica soddisfacente e positiva.
- La legge 170/2010 definisce infatti norme che favoriscano l’esperienza scolastica di chi presenta un disturbo specifico dell’apprendimento attraverso particolari ausili e facilitazioni.
- In particolare la legge prevede alcune misure dispensative e compensative per facilitare nei bambini con DSA l’apprendimento scolastico.
Le misure dispensative riguardano attività che risultano particolarmente difficili da sostenere per un bambino con un disturbo specifico dell’apprendimento e che sono ritenute non indispensabili per un corretto apprendimento. Le misure compensative sono invece misure volte a favorire l’apprendimento attraverso strategie educative non-standard.
Qual è la differenza tra Bes e DSA?
DSA e BES sono la stessa cosa? – La risposta è, ovviamente, negativa : la sigla DSA sta per disturbi specifici dell’apprendimento, mentre BES per bisogni educativi speciali, Questi ultimi, quindi, si riferiscono a una panoramica più ampia e generale, di cui le problematiche legate agli apprendimenti sono un sottogruppo,
Chi è dislessico ha la 104?
V – RICONOSCIMENTO LEGGE 104: ECCO COME SI RICHIEDE – Per inoltrare la richiesta per il riconoscimento 104 si seguono gli stessi passaggi necessari per richiedere l’indennità di frequenza. Per questo si può presentare una domanda unica chiedendo sia l’indennità di frequenza sia il riconoscimento 104.
- Insegnante di sostegno
- Permessi lavorativi retribuiti, che consistono in 2 ore al giorno fino ai tre anni di vita del bambino, 3 giorni lavorativi al mese in seguito; congedi parentali fino al 12° anno di vita.
L’insegnante di sostegno può essere richiesto anche nel caso il proprio figlio abbia ottenuto un riconoscimento di handicap non grave. I permessi retribuiti ti spettano solo se tuo figlio ha un handicap grave (riconosciuto come tale dalla commissione).
Quanto dura la dislessia?
La diagnosi DSA non ha scadenza – La diagnosi DSA si può effettuare a partire dal secondo anno di scuola primaria (dal terzo per la discalculia). Una volta certificata la presenza di un disturbo dell’apprendimento non è necessario rifare i test per una nuova diagnosi, neppure dopo molti anni.
Dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia infatti sono disturbi innati di origine neurobiologica, dai quali non si può guarire. Possiamo dire quindi che la diagnosi è per sempre e che la certificazione non ha scadenza, Tuttavia la diagnosi non si limita a certificare il DSA, ma fa il punto anche sulle difficoltà che esso comporta.
Con gli anni si verificano dei cambiamenti, in particolare un percorso d’apprendimento può portare miglioramenti anche importanti. Per questo vale la pena aggiornare la diagnosi con una rivalutazione,
Chi soffre di dislessia visiva?
Dislessia visuo-percettiva –
- Il soggetto interessato da dislessia visiva ( visuo-percettiva ) ha difficoltà a trasformare in suono il simbolo che legge.
- Questo è causato dall’ informazione distorta che gli occhi inviano al cervello il quale, appunto, non riesce a decifrare in modo corretto l’informazione.
- Nella dislessia e nella disprassia, un deficit visuospaziale può limitare le abilità di letto-scrittura, abilità che dipende dalla capacità di elaborare le caratteristiche visuospaziali dei segni grafici.
- Occhio e cervello non sono allineati nell’elaborazione delle informazioni.
- In pratica, in caso di dislessia visiva :
- Lo spazio viene percepito in modo distorto, facendo accavallare le lettere senza possibilità di distinguerle.
- La capacità di cogliere il contrasto è scarsa, in tal modo le lettere risultano indecifrabili perché prive di contorno che si mischia con lo sfondo.
- I movimenti veloci e involontari dell’occhio, detti propriamente movimenti saccadici, risultano alterati.
La sintomatologia oculare si manifesta con:
- Cefalea,
- Le lettere sono sfuocate,
- Le lettere si sdoppiano,
- Lettura lenta,
- Si perde la riga quando si legge,
- Difficoltà nel copiare dal lontano a vicino (lavagna),
- Difficoltà nel mantenere la direzionalità (alto basso, sinistra destra),
- Difficoltà nel fare le scale,
- Impaccio motorio.
- In presenza di questi sintomi, un aiuto fondamentale arriva dall’ e dall’ oculista che, lavorando in sinergia con il logopedista, cercano di rieducare il paziente alla coordinazione occhi-cervello-lingua,
- Queste abilità, se deficitarie, possono essere riabilitate con un percorso di riabilitazione visiva personalizzato.
- Lavinia Giganti
Sara Toma Ortottista a Milano : Dislessia visiva: quando la dislessia parte dagli occhi
Quali sono le lettere che confondono i dislessici?
Dislessia: i sintomi – Sin dai primi mesi della scuola primaria il bambino con dislessia presenta una certa lentezza nell’apprendere a leggere, Fa fatica a memorizzare le lettere dell’alfabeto e spesso le confonde tra loro. Alcuni bambini confondono le lettere che hanno caratteristiche visive simili.
Un caso tipico è quelle delle lettere simmetriche, come “p”, “q”, “d”, “b”, oppure “u” e “n”. Queste lettere, nello stampato minuscolo, differiscono tra loro solo per l’orientamento spaziale, essendo identiche in tutto il resto. Altri bambini tendono a confondere le lettere che hanno suono, pronuncia e luogo di articolazione simile, come “f” e “v” (entrambe labio-dentali) o “t” e “d” (entrambe dentali).
Ovviamente, tutti i bambini ai loro esordi nel mondo della lettura fanno questo tipo di errori, ma li superano appunto dopo pochi mesi di scuola. Altri possono continuare ad avere bisogno di sforzarsi ogni volta che devono interpretare una lettera, anche nel corso di tutta la loro vita.
Questo li porta a essere particolarmente lenti e imprecisi nella lettura e soprattutto a stancarsi molto nello svolgimento di questa attività. Altri sintomi della dislessia possono presentarsi più avanti, quando il bambino deve leggere parole e frasi in modo fluente. Questo è il momento in cui si possono iniziare a distinguere le due diverse forme di dislessia evolutiva, quella fonologica e quella superficiale o visivo-globale.
Nel caso della dislessia evolutiva fonologica, il bambino riconosce le singole lettere di una parola ma non riesce a “fondere” insieme i suoni per leggere l’intera parola. Questo tipo di lettura viene tipicamente definita lettera-per-lettera. Un passaggio successivo si ha quando il bambino inizia a sillabare, ma, anche in quel caso, si passa a una lettura sillaba-per-sillaba senza riuscire a leggere fluentemente parole intere o frasi.
- I bambini con dislessia evolutiva fonologica presentano quindi lettura ad alta voce poco automatizzata, imprecisa, lenta e faticosa, ma possono avere una discreta comprensione del testo.
- I sintomi prevalenti della dislessia evolutiva superficiale o visivo-globale riguardano invece la comprensione di parole che sono scritte allo stesso modo ma hanno pronuncia e significato diverso, oppure di parole che hanno lo stesso suono ma significato diverso.
Ad esempio, poiché nella lingua italiana non usiamo accentare le parole nel testo, una lettura ad alta voce corretta della parola “ancora” si può ottenere solo comprendendo il senso della frase («Sei ancora a casa?» versus «la nave ha gettato l’ancora»).
Pertanto, un bambino o ragazzo con dislessia evolutiva superficiale può avere qualche esitazione a pronunciare correttamente la parola “ancora” nei due contesti e tenderà a dire “ancóra” perché è la versione più frequente tra le due, oltre che quella regolare (le regole della lingua italiana, infatti, prevedono generalmente l’accentazione sulla penultima sillaba).
Altre forme omofone non riguardano singole parole ma coppie “articolo-parola” o “preposizione-parola”, come “l’ago” che può essere confusa con “lago” oppure “divino” che può essere confusa con “di vino”. In generale, questo tipo di errori sono sintomi del fatto che il bambino o ragazzo, quando legge, si basa esclusivamente sul suono di ciò che legge e sul contesto generale della frase o sulle caratteristiche visive del testo.
- Nella dislessia evolutiva superficiale, quindi, il problema principale può essere relativo alla comprensione del testo, anche in presenza di una lettura ad alta voce scorrevole.
- Molto spesso non è possibile distinguere la forma fonologica della dislessia evolutiva da quella superficiale, in quanto alcuni bambini presentano difficoltà sia nei compiti di lettura fonologici che in quelli visivo globali.
Esiste infatti nella letteratura scientifica un certo dibattito sull’opportunità di distinguere queste due forme, ma di fatto, nelle più recenti classificazioni diagnostiche internazionali, non si fa riferimento a tale distinzione, che può essere però molto utile per un’analisi qualitativa delle difficoltà di lettura che il bambino presenta.
Cosa può fare un dislessico?
In campo artistico le risorse dislessiche sono di ottimo supporto per attori e pittori, fotografi e scultori, registi e scrittori, musicisti e cantanti, sceneggiatori e costumisti.
Quali sono le caratteristiche di un dislessico?
La dislessia fa parte dei disturbi specifici dell’apprendimento (detti anche DSA) ed è un disturbo caratterizzato dalla presenza di difficoltà nella lettura che si manifestano con errori frequenti e eccessiva lentezza nel leggere, nonostante il bambino mostri un’intelligenza nella norma.
Chi è dislessico puó essere bocciato?
Bocciature per DSA – BES (dislessia e disturbi correlati) I disturbi specifici dell’apprendenmento DSA sono tra i motivi più frequenti dei nostri ricorsi in materia di bocciatura. La Dislessia, discaluculia, disgrafia, sono alcuni dei disturbi che vengono definiti con l’acronimo DSA. Nella maggior parte dei casi la scuola non riesce a scoprirli al momento giusto.
Quando il disturbo non viene diagnosticato tempestivamente, i bambini crescono con grossi problemi a livello scolastico che spessono vengono additati dagli insegnanti come svogliatezza, apatia, distrazione e poi nelle scuole media e nei licei questi ragazzi vengono bocciati.In altri casi invece i DSA vengono correttamente diagnosticati in età scolare ma la scuola non mette in atto gli strumenti dispensativi e compensativi previsti dalla legge 170\2010.Le bocciature per dislessia vanno trattate in maniera specialistica e precisa, pertanto bisogna distinguere se i DSA sono stati diagnosticati oppure no.I casi più ricorreti sono i DSA diagnosticati, certificati ma non curati, con gli strumenti che la legge prescrive.Prima di tutto si deve analizzare se la scuola ha ottemperato alla legge 170/2010 predisponendo un PDP (piano didattico personalizzato).In alcuni casi il PDP viene predisposto ma non viene portato a conoscenza della famiglia che deve firmarlo per accettazione e ratifica.In altri casi viene portato a conoscenza della famiglia ma non viene poi messo in atto.I ragazzi con dislessia hanno diritto ad essere sostenuti ed aiutati durante il percorso degli studi e, a seconda della loro patologia, devono essere supportati da strumenti quali PC, calcolatrici, mappe concettuali e qualsiasi altro accorgimento idoneo a garantire un adeguato apprendimento.La scuola molto spesso trascura questi disturbi non rendendosi conto che i ragazzi con DSA sono ragazzi normalissimi, che un giorno potranno diventare medici, avvocati, giudici o ingegneri ma devono essere adeguatamente supportati. La legge appositamente elenca quelli che sono gli strumenti compensativi e dispensativi.Accanto ai DSA vi sono anche i Bisogni Educativi Speciali relativi ad alunni che soffrono di particolari patologie che non permettono loro di seguire gli stessi ritmi degli altri alunni.La normativa che tutela i BES è la stessa dei DSA e spesso, anche in questi casi, la scuola sottovaluta tali problematiche e non predispone adeguati piani individuali di apprendimento.Constante è l’orientamento dei Tribunali amministrativi nel sanzionare, con l’annullamento delle boccaiture, il mancato risposo delle prescrizioni in materia di BES e DSA. Per quanto sopra, se si soffre di DSA o BES certificati e la scuola non ottempera alla legge, si può ricorrere al TAR e far valere i priopri diritti.
: Bocciature per DSA – BES (dislessia e disturbi correlati)
Chi è dislessico sa scrivere?
La categoria dei Disturbi evolutivi Specifici di Apprendimento viene convenzionalmente identificata con l’acronimo DSA. Con il termine Disturbi evolutivi Specifici di Apprendimento ci si riferisce ai solo disturbi delle abilità scolastiche, e in particolare a:
DISTURBO DELLA LETTURA (Dislessia)DISTURBO DELLA SCRITTURA (Disortografia,Disgrafia)DISTURBO DEL CALCOLO (Discalculia)
La principale caratteristica di definizione di questa “categoria nosografica” è quella della specificità, intesa come disturbo che interessa uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
In questo senso il principale criterio necessario per stabilire la diagnosi di DSA è quello della “discrepanza” tra abilità nel dominio specifico interessato (deficitaria in rapporto alle attese per l’età e/o la classe frequentata) e l’intelligenza generale (adeguata per l’età cronologica). DISTURBO DELLA LETTURA (Dislessia) La dislessia è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) e consiste nella difficoltà relativa alla capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente.
Leggere e scrivere sono considerati atti così semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico. Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacità e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica e perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara.
- La dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici.
- Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino NON deve presentare: deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici.
La dislessa si presenta in quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbidità): la difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura: disortografia (cioè una difficoltà di tipo ortografico, nel 60% dei casi) e disgrafia (difficoltà nel movimento fino-motorio della scrittura, cioè una cattiva resa formale, nel 43% dei casi), nel calcolo (44% dei casi) e, talvolta, anche in altre attività mentali.
- Ciò determina la marcata eterogeneità dei profili e l’espressività con cui i DSA si manifestano, e comporta significative ricadute sulle indagini diagnostiche.
- Tuttavia questi bambini sono intelligenti e,di solito, vivaci e creativi.
- In Italia la dislessia è poco conosciuta, benché si calcoli che riguardi il 3-4% della popolazione scolastica (fascia della Scuola Primaria e Secondaria di primo grado).
DISTURBO DELLA SCRITTURA (Disgrafia) Gli aspetti generalmente condivisi circa il Disturbo della Scrittura, riguardano la sua suddivisione in due componenti: una di natura linguistica (deficit nei processi di cifratura) e una di natura motoria (deficit nei processi di realizzazione grafica).
- La disortografia consiste nella difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici.
- Alla disortografia si affianca spesso la disgrafia,
- La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento, in assenza di deficit intellettivi e neurologici, che incide sulle funzioni fondamentali della scrittura.
Si manifesta, quindi, come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici. E’ un disturbo legato a difficoltà nella motricità fine spesso associata a difficoltà nelle competenze prassiche, che impedisce di automatizzare la routine motoria necessaria per la realizzazione del segno scritto.
DISTURBO DEL CALCOLO (Discalculia) La discalculia è un disturbo caratterizzato da ridotte capacità nell’apprendimento delle abilità numeriche e del calcolo in rapporto alla classe frequentata. Interferisce negativamente con l’apprendimento scolastico e con le attività quotidiane che richiedono capacità di calcolo.
Le prestazioni aritmetiche di base di questi bambini (addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione) risultano significativamente al di sotto del livello atteso rispetto all’età cronologica, all’intelligenza generale e alla classe frequentata. Come si fa la diagnosi? L’accertamento diagnostico di uno specifico disturbo evolutivo dell’apprendimento avviene in due distinte fasi, rispettivamente finalizzate all’esame dei criteri diagnostici prima di inclusione e successivamente di esclusione.
Nella prima fase si somministrano, insieme alla valutazione del livello intellettivo, quelle prove necessarie per l’accertamento di un disturbo delle abilità comprese nei DSA, Nella seconda fase vengono disposte quelle indagini cliniche necessarie per la conferma diagnostica mediante l’esclusione della presenza di patologie o anomalie sensoriali, neurologiche, cognitive e di gravi psicopatologie.
Cosa si può fare? Il trattamento vero e proprio è di tipo strettamente riabilitativo e si è rivelato efficace. Dalla Consensus Conference è emerso che: “i trattamenti più efficaci sembrano essere quelli mirati a riabilitare la funzione o vicariare la funzione con metodi strutturati o basati sul deficit”.
- Gli interventi variano a seconda delle caratteristiche individuali, va quindi strutturato un intervento in seguito alla stesura di un profilo personale dei deficit,
- Sicuramente è raccomandato un intervento il più possibile tempestivo e specialistico, sia per approfittare della fase evolutiva in cui l’alunno è predisposto a specifici apprendimenti, sia per evitare il rischio del consolidamento degli errori.
L’insuccesso prolungato genera infatti scarsa autostima e dalla mancanza di fiducia nelle proprie possibilità scaturisce un disagio psicologico che, nel tempo, può strutturarsi e dare origine ad un’elevata demotivazione all’apprendimento scolastico. Questo disagio può tradursi anche in disturbi del comportamento e/o in manifestazioni emotivo-affettive particolari quali la forte inibizione, l’aggressività, gli atteggiamenti istrionici di disturbo alla classe (come si usa dire: “fa il buffone”), il rifiuto della scuola, la chiusura in sè stessi, gli atteggiamenti di disinteresse verso tutto ciò che può richiedere impegno, depressione e così via.
AID-Comitato Promotore Consensus Conference (2007), Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento: raccomandazioni per la pratica clinica di dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia, Milano- Erikson.Butterworth B. (1999): Intelligenza matematica. Rizzoli.Cornoldi C., Colpi G (1998). Prove di lettura MT per la scuola elementare, Firenze, Organizzazioni Speciali.Iozzino R., Montanari F.,Palla B. (2004): il metodo lessicale e sublessicalecon mascheramento percettivo per il trattamento della dislessia n°71.Stella G.(1996) La dislessia, Roma.Stella G., Apolito A. (2004): lo screening precoce nella scuola elementare Vol.1, n°1.·Stella G., Faggella M, Tressoldi P.E., (2001): La dislessia evolutiva lungo l’arco della scolarità obbligatoria > Vol.68.