Disparità tra risorse prodotte e aumento geometrico della popolazione – La teoria malthusiana si fa assertrice di un energico controllo delle nascite e auspica il ricorso a strumenti tali a disincentivare la natalità, al fine di evitare il deterioramento dell’ ecosistema terrestre e l’erosione delle risorse naturali non rinnovabili.
- Ralph Waldo Emerson criticò il malthusianesimo osservando che esso non contemplava l’incremento della capacità inventiva e tecnologica dell’essere umano.
- Nel Saggio sul principio della popolazione, scritto nel 1798, Malthus sostiene che la crescita demografica non è ricchezza per lo Stato, come credeva la maggior parte degli studiosi dell’epoca, mentre il più recente cornucopianesimo ha sostenuto la tesi opposta, pensando alla crescita esponenziale della popolazione come a un fatto positivo per lo sviluppo umano,
Malthus afferma che mentre la crescita della popolazione è geometrica, quella dei mezzi di sussistenza è solo aritmetica, Una tale diversa progressione condurrebbe a uno squilibrio tra risorse disponibili, in particolar modo quelle alimentari, e capacità di soddisfare una sempre maggiore crescita demografica.
Come cresce la popolazione secondo Malthus?
Popolazione e risorse: un rapporto difficile – Malthus scrisse il suo Saggio in polemica con le idee espresse da due filosofi, l’inglese William Godwin e il francese marchese di Condorcet, i quali ipotizzavano per l’umanità un futuro ricco e felice, grazie all’abbondanza dei beni offerti dalla natura, a patto che si attuassero riforme e si garantisse l’uguaglianza sociale.
Malthus, invece, non era così ottimista: l’umanità aveva davanti un destino di stenti e miseria, se non si poneva un freno alla crescita demografica. Dall’esame di un gran numero di dati statistici, ricavò che l’incremento della popolazione è molto maggiore della possibilità di produrre mezzi di sussistenza.
Secondo i suoi calcoli, la popolazione raddoppiava ogni 25 anni, seguendo una progressione geometrica (1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, e così via), mentre le risorse alimentari aumentavano molto più lentamente, seguendo una progressione aritmetica (1, 2, 3, 4, 5, e così via).
Come porre rimedio, allora, a questo squilibrio? Per Malthus era inevitabile che, di fronte a un eccesso di popolazione, si manifestassero carestie, epidemie e guerre, eventi da lui interpretati come ‘freni positivi’: a causa di queste sciagure il tasso di mortalità si alzava notevolmente e le risorse alimentari tornavano a essere sufficienti per la popolazione restante.
Avendo inoltre notato che sono i più poveri a fare più figli, propose che il governo invitasse i giovani a ritardare l’età del matrimonio e si sforzasse di diffondere tra gli strati sociali più bassi la coscienza del danno che una prole numerosa recava alle famiglie e all’intera comunità (‘freni preventivi’).
Cosa è la trappola malthusiana?
Fuori dalla “trappola malthusiana”? Il caso del Ruanda Nella memoria collettiva, il piccolo Stato africano del Ruanda (circa 26.000 chilometri quadrati, poco più della Sicilia) evoca il genocidio che, nella primavera del 1994, costò la vita a oltre mezzo milione di persone appartenenti al gruppo “etnico” tutsi (su un totale compreso tra 600.000 e 900.000).
Negli anni successivi, al fine di comprendere le cause e il contesto di questo tremendo massacro, si sono indagati numerosi ambiti delle scienze sociali, compresa la demografia: il Ruanda all’inizio degli ‘90 presentava infatti una densità di popolazione tra le più alte al mondo (circa 270 ab/kmq; la più elevata in Africa continentale) e si trovava in una paradigmatica situazione di “trappola malthusiana”.
In trappola Economisti e demografi hanno definito “trappola malthusiana” il fenomeno di stagnazione del reddito pro capite nel medio-lungo periodo a causa della crescita della popolazione: in una società agricola a basso progresso tecnologico, dove la terra è il principale fattore di produzione, un qualsiasi aumento del reddito causato, ad esempio, dall’espansione delle aree coltivabili, dal maggiore sfruttamento dei terreni o da fattori contingenti (stabilità politica, anni di raccolti favorevoli) ha come risultato un aumento della natalità, e forse anche una diminuzione della mortalità.
La conseguente crescita della popolazione entro poco tempo bilancia quella delle risorse alimentari – legate alla terra, ovvero un fattore produttivo soggetto a rendimenti marginali decrescenti – e il surplus di popolazione “diluisce” l’incremento del Pil pro capite, facendolo tornare al punto di partenza.
Se poi la crescita demografica diventa insostenibile rispetto alle risorse disponibili, intervengono dei freni volti a riequilibrarla, diminuendo la natalità o aumentando la mortalità e le emigrazioni; questi freni possono essere “volontari”, riconducibili a scelte dei singoli abitanti che decidono di avere meno figli, oppure cruenti, come ad esempio carestie o epidemie.
1960-1965 | 1978 | 1980-1985 | 1991 | 1995-2000 | 2002 | 2010 | 2020-2025 | |
Popolazione (milioni di abitanti) | 3,00 | 4,83 | 5,63 | 7,15 | 6,83 | 8,13 | 10,41 | 14,91 |
Tasso di natalità (%) | 5,19 | 5,41 | 5,22 | 4,59 | 4,07 | 4,12 | 4,23 | 3,28 |
Tasso di mortalità (%) | 2,19 | 1,85 | 1,63 | 1,41 | 1,99 | 1,54 | 1,39 | 0,94 |
TFT | 8,15 | 8,6 | 8,25 | 6,9 | 6 | 5,9 | 5,43* | 4,44 |
TFT medio durante il periodo 2005-2010. Fonte: per i dati in grassetto censimenti o indagini demografiche effettuati dalla Repubblica del Ruanda; per tutti gli altri dati, United Nations Population Division (valori medi nell’intervallo di tempo considerato).
- A partire dal 1987 lo sviluppo economico del Ruanda si arrestò a causa del crollo sul mercato internazionale dei prezzi di caffè e tè, i due prodotti dai quali dipendeva oltre il 90% delle esportazioni nazionali.
- Da questa data, e salvo momentanee riprese, l’economia entrò in recessione e all’inizio del 1994 il Pil era inferiore a quello pre-crisi.
Nei decenni precedenti, i proventi delle esportazioni di caffè e tè erano serviti a finanziarie l’apparato statale e il settore dei servizi, in buona parte dipendente dal potere centrale; allo stesso tempo – come testimoniato dalla “natura” dei due prodotti – il Ruanda era rimasto un paese agricolo, nel quale oltre il 90% della forza lavoro era impiegata nel settore primario, e le famiglie contadine vivevano nel proprio ridotto appezzamento di terra, conducendo un’esistenza ai limiti della sussistenza basata su poche colture, su metodi agricoli tradizionali privi di input tecnologici e sulla vendita alle aziende statali dei prodotti da esportare.
Dalla metà degli anni ‘80 questo modello di sviluppo, legato essenzialmente alla continua ricerca di nuove terre da coltivare e alla riduzione dei terreni o degli intervalli di tempo dedicati al maggese, aveva iniziato a segnare il passo: l’altissima crescita demografica, costantemente superiore al 3% annuo dall’indipendenza del luglio 1962, unita a un generale calo della produttività dei terreni, causò una continua riduzione del reddito pro capite.
Già dal 1984 la crescita del Pil non fu in grado di compensare quella della popolazione e la successiva crisi economica fece sì che il reddito, alla vigilia del genocidio, fosse tornato ai livelli di inizio anni Sessanta. Il modello di “trappola malthusiana” si applica teoricamente a popolazioni pre-transizione demografica, ma quella del Ruanda appare come una transizione fallita a causa di un modello demo-economico di sviluppo non sostenibile.
- A partire dal 1990-1991 si erano registrati i primi esempi di freni “volontari” alla crescita della popolazione, come il ritardo dei matrimoni e una maggiore incidenza dei metodi contraccettivi, ma il ritmo di crescita della popolazione restava elevato, e già si erano segnalate alcune carestie.
- Insomma, la pressione demografica sulle risorse era molto forte, e, secondo alcuni autori, sarebbe da annoverare tra le cause del genocidio del 1994.
In fuga? Dopo il genocidio il Ruanda ha sperimentato un vero e proprio decollo economico: pacificazione, stabilità politica (pur in assenza di democrazia), incentivi al settore dei servizi e del commercio, razionalizzazione dell’agricoltura, favorevole congiuntura internazionale, e forse anche ridotta pressione demografica sulle risorse sono tra le cause principali della ripresa.
Nel 2010 il Pil era doppio rispetto al precedente picco raggiunto nel 1993, e anche il Pil pro capite – nonostante una crescita della popolazione elevata, ma minore rispetto a quella “storica” – è cresciuto, lentamente ma senza interruzioni, e nel 2010 era superiore del 25% al precedente livello massimo del 1984.
Le prospettive future sembrano inoltre buone e la crescita economica dello Stato africano è prevista tra il 6 e il 7% anche nel 2012 e nel 2013. Osservando la Figura 2 sembra che il Ruanda stia riuscendo a sfuggire alla “trappola malthusiana”; in realtà permangono alcuni interrogativi legati all’ancora elevato impiego nel settore primario (circa l’80% della forza lavoro), alla permanente dipendenza da caffè e tè, all’erosione dei terreni e soprattutto a una crescita demografica che, nonostante la transizione in atto e la crescente consapevolezza della popolazione, è prevista superiore al 2% ancora per tutto il prossimo decennio.
- Per saperne di più : Catherine André, Jean-Philippe Platteau, Land Relations Under Unbearable Stress,
- Rwanda Caught in the Malthusian Trap, Centre de Recherche en Economie du Développement (CRED), Université de Namur, Namur, 1998.
- Jared Diamond, Collasso,
- Come le società scelgono di morire o vivere,
Titolo originale: Collapse, How Societies Choose to Fail or Succeed, Einaudi, Torino, 2007. Gérard Prunier, The Rwanda Crisis 1959 – 1994, History of a Genocide, Hurst & Company, London, 1995.
Per cosa spingeva l’economista Thomas Malthus in modo da ridurre la povertà?
La teoria della popolazione malthusiana – Malthus elabora una teoria demografica pessimistica basata sulla selezione naturale e sulla lotta per la sopravvivenza. Nel 1798 pubblica il Saggio sul principio della popolazione, in cui sostiene che l’incremento demografico spinge le nazioni a coltivare le terre meno fertili e meno produttive, arrestando lo sviluppo economico del paese.
La popolazione ha una crescita geometrica, La popolazione cresce con una progressione geometrica ( 1, 2, 4, 8,,) per effetto dell’istinto naturale di riproduzione dell’uomo. La produzione dei mezzi di sussistenza ha una crescita aritmetica, La produzione di grano aumenta con una progressione aritmetica ( 1, 2, 3, 4,,), più lenta rispetto alla popolazione, a causa della scarsità della terra disponibile, dei rendimenti decrescenti della produzione e della lentezza del progresso tecnico.
Quindi, secondo Malthus, la popolazione cresce più rapidamente rispetto alla produzione dei generi alimentari. Nel lungo periodo la popolazione è destinata a sopravvivere a un livello di sussistenza. La responsabilità della povertà, pertanto, non è da attribuirsi alle istituzioni ma a una legge naturale della popolazione. L’ equilibrio tra le due serie ( aritmetica e geometrica ) determina il numero massimo di persone in una popolazione. Un eventuale eccesso di popolazione aumenta la povertà, quindi aumenta il tasso di mortalità e si riduce il tasso di natalità. Nel lungo periodo la popolazione torna così al suo livello naturale.
Cosa ha fatto Malthus?
Thomas Malthus Sommario Thomas Robert Malthus (Dorking, 14 febbraio 1766 – Bath, 29 dicembre 1834) è stato uno studioso britannico che, con teorie controverse, esercitò notevole influenza in ambiti quali l’economia, la politica e la demografia. È considerato uno dei principali autori all’interno della scuola di economia classica.
A cosa è dovuto l’aumento della popolazione?
La crescita della popolazione mondiale – Nel 2050 ci saranno circa 10 miliardi di individui sul pianeta. La storia dell’umanità ci dice che ci sono volute migliaia di anni (dalla comparsa dell’uomo fino al 1800) prima che la popolazione mondiale raggiungesse il primo miliardo, ma sono stati sufficienti un paio di secoli per raggiungere i 7,7 miliardi odierni: il secondo miliardo è stato raggiunto in 130 anni (1930), il terzo miliardo in 30 anni (1960), il quarto miliardo in 15 anni (1974) e il quinto miliardo in soli 13 anni (1987). Solo nel corso del solo XX secolo, la popolazione mondiale è passata da 1,65 miliardi a 6 miliardi, nel 1970 c’erano circa la metà delle persone che ci sono oggi. Dopo questo picco, il tasso di crescita è progressivamente rallentato, ma ciononostante, la popolazione mondiale cresce, sebbene non ovunque nello stesso modo: nei paesi meno sviluppati il tasso di fertilità è ancora alto e si prevede che condurrà al raddoppio, persino alla triplicazione, della loro popolazione.
La crescita della popolazione mondiale negli ultimi due secoli è infatti dovuta ai progressi della medicina e al miglioramento del tenore di vita, che hanno ridotto significativamente la mortalità infantile e materna, e ad aumentare la speranza di vita.
- Nel paesi meno sviluppati, invece, miglioramento delle condizioni di vita e della sanità sono traguardi che solo oggi si stanno cominciando a raggiungere, permettendo un più alto tasso di sopravvivenza e un allungamento della vita.
- E’ matematico che sebbene il tasso di crescita della popolazione su base globale sia in diminuzione, il fatto stesso che esso sia riferito a una popolazione progressivamente maggiore conduce a un aumento netto di individidui sul pianeta.
Questi dati aggregati del pianeta, non sono però sufficienti a capire quello che avviene. Il cambiamento demografico si sta polarizzando in due direzioni : una parte del mondo, tra cui c’è l’Italia, ha un tasso di crescita negativo (il famoso problema ‘non si fanno più bambini’) e un forte invecchiamento della popolazione (in Italia e Giappone l’età media è 48 anni); dall’altra, nei paesi emergenti, il tasso di crescita è ancora molto elevato e l’età media è piuttosto bassa (in tutti i paesi africani si aggira tra i 16 e 20 anni).
- Ecco cosa dice PWC in proposito: Il ritmo dei cambiamenti varierà sostanzialmente da una regione all’altra.
- La popolazione africana – quella a più alta crescita – è destinata a raddoppiare entro il 2050, quella europea si ridurrà.
- La fertilità in America Latina rimarrà superiore alla mortalità.
- L’età media in Giappone nel 2050 sarà di 53 anni – in Nigeria sarà di 23.
Questi sviluppi hanno profonde implicazioni sia a livello locale che globale. Tutti i paesi dovranno attuare politiche coraggiose per far fronte a questi cambiamenti demografici. In Nord America e in Europa, così come in gran parte dell’Asia e dell’America Latina, sostenere l’invecchiamento della popolazione richiederà una maggiore partecipazione delle donne e degli anziani alla forza lavoro, e forse anche livelli di immigrazione più elevati.
La popolazione più giovane dell’Africa è una grande opportunità, ma richiederà le giuste condizioni politiche per massimizzare i benefici di questo dividendo demografico: più giovani è un vantaggio solo se si possono generare abbastanza posti di lavoro per loro. La maggioranza della popolazione mondiale risiederà, nei prossimi decenni, nell’area geografica che comprende India, Pakistan, Cina, Indonesia, Filippine, Bangladesh, Vietnam.
Fino a quando la popolazione continuerà a crescere? L’imprenditore visionario Elon Musk, cavalcando le tesi di alcuni teorici della demografia, ha già in più occasioni segnalato con preoccupazione che lo slancio demografico non durerà per sempre, a un certo punto ci sarà un’implosione demografica che potrebbe addirittura portare al collasso della nostra società.
Sicuramente l’attuale tendenza mette a rischio la tenuta di sistemi sociali di welfare come quello pensionistico o lo stesso sistema sanitario. Sta quindi ai governi individuare politiche adeguate ad evitare i tracolli che, senza correttivi, necessariamente ci saranno. Un recente libro, Empty Planet, scritto dal giornalista John Ibbitson e il politologo Darrell Bricker ( qui un’intervista su Wired ) giunge a una conclusione ancora più radicale, sconfessando i modelli predittivi delle Nazioni Unite, che a loro parere tengono conto solo di tre variabili: i tassi di fertilità, morte e migrazione.
Non tengono affatto in considerazione il fattore ‘conoscenza’, ovvero come anche attraverso l’accesso a internet anche nei paesi più poveri le persone, e le donne in particolare, siano in grado di conoscere meglio i temi della sessualità e contraccezione, dei propri diritti, cambiando la propria visione sulle vecchie norme intorno alle famiglie e alla fertilità.
Ciò si rifletterà sui tassi di crescita della popolazione, che invece di continuare a crescere, si stabilizzerà tra circa 30 anni – e poi inizierà a diminuire, forse per sempre. Da un punto di vista dei dati, è difficile fare previsioni a lungo termine su una materia come questa, poichè non si conoscono le variabili che possono entrare in gioco nel corso degli anni.
Tuttavia le Nazioni Unite hanno provato a farne qualcuna : secondo lo scenario intermedio, prevedono che per il 2300 la popolazione mondiale sarà poco meno di 9 miliardi. Infatti, una volta raggiunto il picco di incremento, dal 2050 in avanti comincerà a diminuire progressivamente.
Sul lungo termine la più alta crescita della popolazione è prevista per l’Africa. Le zone attualmente conosciute come India, Cina, Stati Uniti e Pakistan rimarranno nel loro ordine come i più popolati al mondo. Quali saranno le conseguenze? Il primo pensiero va al consumo delle risorse: il pianeta ha risorse sufficienti per tutta questa popolazione? Cibo, acqua, energia? E come impatterà sul nostro già compromesso equilibrio ambientale? Ogni settimana si registrano 1,5 milioni di persone in più nel mondo, ogni secondo 5 persone nascono e due muoiono.
Ma le risorse del nostro pianeta non sono infinite: la domanda umana di risorse come acqua, terra, alberi ed energia non può spingersi oltre un certo punto, già oggi a pagare il prezzo della antropizzazione è l’ecosistema naturale, piante, animali, clima.
Qual è secondo Malthus un buon sistema di controllo delle nascite?
THOMAS ROBERT MALTHUS Figlio cadetto di un gentiluomo amico di Hume e di Rousseau, Thomas Robert Malthus compì gli studi a Cambridge e divenne pastore anglicano ad Albury (Surrey). Nel 1798 pubblicò anonimo il Saggio sul principio di popolazione di cui diede la versione definitiva nel 1803.
- Nel 1805 fu nominato professore di economia politica nel collegio di Haileybury.
- Le altre sue opere fra cui Ricerca sulla natura e sul progresso della rendita (1815), Principi di economia politica considerati dal punto di vista della loro applicazione pratica (1820), La misura del valore(1823) e Definizioni di economia politica (1827) sono meno famose del Saggio, ma non meno importanti.
Infatti Malthus ha legato il suo nome oltre che alla controversa teoria della popolazione anche all’analisi monetaria, allo studio della rendita fondiaria e alla cosiddetta teoria degli “ingorghi generali” (in base alla quale le depressioni economiche sarebbero dovute, da una parte, all’eccessivo aumento del risparmio e degli investimenti e, quindi, dell’offerta di prodotti; dall’altra, all’insufficiente aumento della domanda di beni di consumo).
- Malthus identifica la causa principale della miseria nel fatto che la popolazione tende ad aumentare più rapidamente dei mezzi di sussistenza.
- In particolare, mentre la popolazione tende ad aumentare in progressione geometrica, i mezzi di sussistenza tendono ad aumentare in progressione aritmetica.
- L’incremento demografico può tuttavia essere ritardato da freni repressivi come guerre, epidemie, carestie o da freni preventivi come la restrizione morale.
Quest’ultima, a cui Malthus esorta tutti gli uomini e soprattutto i poveri, consiste in una limitazione volontaria delle nascite attraverso l’astensione dal matrimonio. Malthus propone quindi di adottare ogni misura atta a scoraggiare la natalità e di abolire la “legge sui poveri”, poiché la carità è un incentivo all’incremento di popolazione.
- Malthus mette in luce il crescente divario tra la crescita demografica e quella delle risorse per la sussistenza.
- La popolazione – egli asserisce – cresce secondo una proporzione geometrica (1-2-4-8, ecc), per cui ogni singolo aumento è principio di moltiplicazione degli aumenti successivi.
- Al contrario, le risorse per la sussistenza aumentano solamente in proporzione aritmetica (1-2-3-4, ecc): ne segue che l’aumento delle risorse non riesce a tenere il passo con la crescita della popolazione; vi saranno sempre più esseri umani e, proporzionalmente, sempre meno risorse sufficienti a sfamarli.
Come soluzione, Malthus propone un rigoroso controllo delle nascite, ossia un ritegno morale consistente nell’astenersi dal matrimonio e dalle pratiche sessuali. In questa maniera, dopo aver sostenuto il crescente divario in atto tra la crescita demografica e quella delle risorse per la sussistenza, Malthus si fa portavoce di un liberalismo radicale e sfrenato, secondo cui ogni singolo individuo è e deve essere libero e privo di assistenza sociale e solidarietà, in modo tale che a prevalere siano i più forti, a soccombere i più deboli.
PASSI DALLE OPERE In una indagine sui futuri progressi della società, il modo naturale di condursi sarebbe quello d’investigare: 1° – le cause che hanno finora impedito i progressi del genere umano verso il suo benessere; 2° – le probabilità di rimuovere, in tutto o in parte, queste cause. Entrare pienamente in questo esame, ed enumerare tutte le cause che hanno finora ostacolato i progressi umani, sarebbe cosa superiore alle forze di un solo uomo.
Lo scopo principale del presente saggio è di esaminare gli effetti di una sola gran causa, intimamente legata alla natura dell’uomo, la quale, quantunque abbia costantemente ed energicamente operato fin dalle origini sociali, pure ha attirato poco l’attenzione degli autori che si sono occupati di questa materia La causa a cui alludo è la costante tendenza, che hanno tutti gli esseri viventi a moltiplicarsi piú di quanto permettano i mezzi di sussistenza di cui possano disporre Nel regno animale e vegetale, la natura ha profuso i germi della vita, ma è stata comparativamente avara dello spazio e degli alimenti necessari al loro moltiplicarsi.
- I germi esistenti in un piccolo angolo di terra, se avessero con loro abbondanza di cibo e di spazio, nel corso di poche migliaia d’anni avrebbero occupato milioni di mondi.
- La necessità, legge universale e prepotente in natura, li reprime entro i limiti prescritti.
- Le piante e gli animali son costretti a piegare sotto l’impero di questa legge; e la razza umana, qualunque sforzo facesse, sarebbe sempre, come ogni altra, costretta ad ubbidirle.
Per le piante e per gli animali, la cosa procede in modo ben semplice. Sono tutti portati da un poderoso istinto a moltiplicare la loro specie; istinto che non viene frenato da alcun ragionamento o dubbio sul modo di provvedere all’esistenza delle loro generazioni.
Perciò spiegano la loro forza di procreazione dovunque possono, e tutto il sovrappiú viene eliminato in un secondo momento per mancanza di spazio e di viveri; e fra gli animali, inoltre, per la voracità che li fa preda gli uni degli altri. Nell’uomo, gli effetti di questa legge sono molto piú complicati.
Mosso dal medesimo istinto di procreazione, la ragione lo arresta, e gli propone il quesito se gli sia lecito far sorgere esseri nuovi nel mondo, per i quali egli non possa provvedere sufficienti mezzi di sussistenza. Se egli cede a questo ragionevole dubbio, il suo astenersi si converte spesso in causa di vizi.
- Se non vi bada, la razza umana si vedrà di continuo tendente ad accrescersi al di là dei suoi mezzi di sussistenza.
- Ma siccome, per quella legge della nostra natura che fa dipendere la vita dal cibo, la popolazione non può moltiplicarsi piú di quanto permetta il piú limitato nutrimento capace di sostenerla, cosí s’incontra sempre un forte ostacolo al suo incremento nella difficoltà di nutrirsi; difficoltà che di tanto in tanto deve necessariamente apparire, e deve risentirsi nella maggior parte del genere umano, sotto l’una o l’altra fra le varie forme della miseria, o della paura della miseria Si può con tutta franchezza asserire che la popolazione, quando non è arrestata da alcun ostacolo, si raddoppia ad ogni periodo di 25 anni, crescendo cosí in progressione geometrica.
La ragione secondo cui si possa credere che aumentino le produzioni della terra non è altrettanto agevole a determinarsi. D’una cosa, tuttavia, siamo ben certi, che questa ragione dev’essere affatto diversa da quella secondo cui procede l’aumento della popolazione L’Europa non è di certo popolata quanto potrebbe.
- È in Europa che esistono le migliori speranze di vedere ben diretta l’industria.
- La scienza agraria si è molto studiata nell’Inghilterra e nella Scozia; e nondimeno vi sono ancora molte terre incolte.
- Esaminiamo con quale progressione il prodotto di quest’isola potrebbe accrescersi sotto le piú propizie circostanze.
Se supponiamo che, con il miglior governo e i migliori incoraggiamenti all’agricoltura, il prodotto medio dell’isola si raddoppi nei primi 25 anni, faremo la piú generosa ipotesi che si possa. Nel periodo seguente, è impossibile immaginare che il prodotto si troverà quadruplicato.
- Ciò sarebbe in opposizione con quanto conosciamo sulle attitudini produttive del suolo.
- Il miglioramento delle terre sterili è opera che richiede tempo e lavoro; ed è evidente per chiunque abbia le minime nozioni agricole che, quanto piú la coltivazione si estende, tanto piú diminuisce l’aumento possibile del prodotto Immaginiamo che l’incremento annuo di prodotto, invece di decrescere, come certo fa, rimanga sempre costante; e la produzione dell’isola si accresca, ad ogni periodo di 25 anni, di una quantità eguale a quella del prodotto attuale: il piú esagerato speculatore non potrebbe immaginare di piú.
In pochi secoli, ogni palmo di terreno in questo paese sarebbe divenuto un giardino. Se la medesima ipotesi si applicasse a tutta la terra, e se si ammettesse che la sussistenza agli uomini fornita dalla terra si potesse aumentare ad ogni 25 anni di tanto quanto se ne produce oggi, ciò sarebbe un supporre una progressione molto superiore a quanto sia dato sperare da qualsiasi sforzo dell’industria umana.
- Perciò possiamo dire che, considerando lo stato presente della terra, i mezzi di sussistenza, nelle circostanze piú favorevoli all’industria umana, non potrebbero crescere che in proporzione aritmetica.
- La conseguenza inevitabile di codeste differenti progressioni è palpabile Posto che la popolazione attuale ascenda a 1000 milioni, la razza umana crescerebbe secondo i numeri 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128, 256, e i viveri secondo i numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9.
In due secoli la popolazione si troverebbe, rispetto ai viveri, come 256 a 9; in tre secoli, come 4096 a 13; in duemila anni la differenza sarebbe quasi impossibile a calcolarsi. In questa ipotesi non si suppone alcun ostacolo all’incremento dei prodotti della terra.
Possono sempre aumentarsi indefinitamente; e, tuttavia, la forza generativa supera talmente la produzione dei viveri che, per mantenerla ad uno stesso livello in modo che la popolazione esistente trovi sempre gli alimenti indispensabili, è necessario che ad ogni momento una legge superiore formi ostacolo ai suoi progressi; che la dura necessità la soggioghi; in una parola, che quello, fra i due princípi contrari, la cui azione è preponderante, sia contenuto entro certi confini.
: THOMAS ROBERT MALTHUS
Come si chiama l’aumento della popolazione?
Tasso di crescita demografica – Il “tasso di crescita demografica” è il tasso di crescita del numero di individui in una popolazione in un dato periodo di tempo, espresso come frazione della popolazione iniziale. In particolare, il tasso di crescita della popolazione si riferisce al cambiamento della popolazione in un periodo di tempo-unità, spesso espressa come percentuale del numero di individui nella popolazione all’inizio di tale periodo. Un tasso di crescita positivo indica che la popolazione è in aumento, mentre un tasso negativo è indice di una diminuzione. Un rapporto di crescita pari a zero indica che è rimasto uno stesso numero di individui all’inizio e alla fine del periodo: ma il tasso di crescita può essere pari a zero anche quando ci siano cambiamenti significativi nel livello di natalità o nel tasso di mortalità, immigrazione, o nella distribuzione delle età tra i due limiti di tempo.
Che cosa si intende con la locuzione esplosione demografica?
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera. Aumento della popolazione 10 000 a.C. – 2000 d.C. Densità di popolazione, in rosso le aree a maggior densità Il termine esplosione demografica si riferisce all’aumento esponenziale della popolazione umana durante gli ultimi decenni del XX secolo, Tale aumento è correlato all’aumento della densità di popolazione nelle specifiche aree del pianeta (ad es. sud-est Asiatico ).