Un’altra novità riguarda l’ acquisto di un veicolo – Un’altra novità riguarda l’ acquisto di un veicolo da parte di un soggetto beneficiario della Legge 104: infatti, tale legge assicura la detraibilità ai fini IRPEF del 19% dell’importo speso dal disabile o dal suo tutore, purché l’auto abbia particolari adattamenti in funzione della disabilità dell’acquirente.
- Per l’acquisto di un veicolo, spetta anche l’IVA agevolata al 4% (invece che al 22%) oltre che l’esenzione dal pagamento del bollo e dell’imposta sul passaggio di proprietà.
- Per il 2020, con la Legge 104 sono previsti anche una serie di benefici di natura fiscale che riguardano, in particolare, detrazioni IRPEF per le spese sostenute per l’acquisto di farmaci, prodotti medici, deambulatori, sedie a rotelle e molti altri strumenti di uso quotidiano.
Infine, è stata introdotta una normativa che prevede delle importanti agevolazioni nel calcolo dell’ ISEE per tutto il nucleo familiare della persona disabile.
Cosa cambia dal 13 agosto per la 104?
Permessi legge 104: da agosto 2022 cambiano le regole sulla fruizione dei permessi e congedo straordinario biennale
- Con l’emanzione del, cambia la normativa legata ai permessi della Legge 104 e al congedo straordinario, con una serie di novità in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
- Per fornire utili chiarimenti delle nuove disposizioni, l’INPS è intervenuta con i e del, il quale rispetto a tutte innovazioni previste dal decreto, si concentra su quelle che riguardano i permessi mensili previsti dall’articolo 33 della legge 104/1992 e il congedo biennale previsto dall’articolo 42 del decreto legislativo 151/2001.
- Il nuovo articolo 33 prevede infatti che, fermo restando ” il limite complessivo di tre giorni, per l’assistenza allo stesso individuo con disabilità in situazione di gravità, il diritto può essere riconosciuto, su richiesta, a più soggetti ” i quali possono fruirne ” in alternativa tra loro “.
- Di conseguenza, precisa l’INPS, a far dal 13 agosto 2022 più soggetti aventi diritto potranno chiedere all’Istituto l’autorizzazione a fruire dei permessi retribuiti, in alternativa tra loro, per assistere la stessa persona disabile grave, ma sempre nel limite di 3 giorni di permesso al mese.
- Ricordiamo che, ai sensi del citato articolo 3 comma 3, i tre giorni di permesso mensile spettano (previa domanda da trasmettere all’INPS) a: – Coniuge;
- – Parte dell’unione civile;
- – Convivente di fatto;
- – Parenti o affini entro il secondo grado.
- Ricordiamo che la possibilità di fruire dei permessi è estesa a parenti ed affini entro il terzo grado (bisnonni; zio e zia; nipoti, ovvero figli di fratelli; bisnipoti) nel caso in cui genitori, coniuge, parte dell’unione civile o convivente di fatto abbiano compiuto 65 anni ovvero siano anch’essi affetti da patologie invalidanti a carattere permanente, siano deceduti o mancanti per assenza naturale, giuridica o per situazioni di assenze continuative giuridicamente assimilabili a quelle precedenti e certificate dall’autorità giudiziaria o dalla pubblica autorità.
- Una volta accolta la domanda, l’INPS segnala l’esito positivo all’interessato, il quale dovrà darne comunicazione al datore di lavoro.
- A decorrere dalla data indicata nella comunicazione di accoglimento dei permessi, il lavoratore ha il diritto di assentarsi, con retribuzione a carico dell’Istituto, anticipata in busta paga dal datore di lavoro.
- Anche sui congedi il nuovo decreto prevede un paio di adeguamenti formali, il primo dei quali sicuramente atteso.
Viene espressamente contemplato il convivente di fatto di cui all’articolo 1, comma 36, della legge 20 maggio 2016, n.76, tra i soggetti individuati prioritariamente dal legislatore ai fini della concessione del congedo biennale retribuito, in via alternativa e al pari del coniuge e della parte dell’unione civile.
- Ciò comporta che, dal 13 agosto 2022 è possibile usufruire del congedo secondo il consueto ordine di priorità così aggiornato:
- -il coniuge convivente / la parte dell’unione civile convivente / il convivente di fatto (articolo 1, comma 36, della legge n.76/2016), della persona disabile in situazione di gravità;
- – il padre o la madre, anche adottivi o affidatari, della persona disabile in situazione di gravità, in caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti del coniuge convivente / della parte dell’unione civile convivente / del convivente di fatto;
- -uno dei figli conviventi della persona disabile in situazione di gravità, nel caso in cui il coniuge convivente / la parte dell’unione civile convivente / il convivente di fatto ed entrambi i genitori del disabile siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti;
- – uno dei fratelli o sorelle conviventi della persona disabile in situazione di gravità nel caso in cui il coniuge convivente / la parte dell’unione civile convivente / il convivente di fatto, entrambi i genitori e i figli conviventi del disabile siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti;
- – un parente o affine entro il terzo grado (vedasi elenco sopra) convivente della persona disabile in situazione di gravità nel caso in cui il coniuge convivente / la parte dell’unione civile convivente / il convivente di fatto entrambi i genitori, i figli conviventi e i fratelli o sorelle conviventi siano mancanti, deceduti o affetti da patologie invalidanti.
Il messaggio INPS precisa che ai fini della fruizione del congedo straordinario da parte del convivente di fatto, è necessario allegare, all’atto della domanda, una dichiarazione sostitutiva di certificazione, ai sensi dell’articolo 46 del DPR 445/2000, dalla quale risulti la convivenza di fatto (articolo 1, comma 36, della legge n.76/2016) con il disabile da assistere.
- L’altro adeguamento formale riguarda l’obbligo di convivenza che riguarda tutti i potenziali beneficiari ad esclusione dei genitori.
- Il decreto formalizza che il congedo spetta anche nel caso in cui la convivenza, qualora normativamente prevista, sia stata instaurata successivamente alla richiesta di congedo.
L’indicazione deriva dalla sentenza della Corte Costituzionale n.232/2018 che si era pronunciata in questo senso e su cui già INPS aveva dato applicazione (circolare 5 aprile 2019, n.49). Il messaggio INPS n.3096, riprende l’indicazione del decreto precisando che “nel caso di convivenza normativamente prevista ma non ancora instaurata, il richiedente è tenuto ad allegare alla domanda una dichiarazione sostitutiva di certificazione ai sensi dell’articolo 46 del DPR n.445/2000, da cui risulti che provvederà a instaurare la convivenza con il familiare disabile in situazione di gravità entro l’inizio del periodo di congedo richiesto e a mantenerla per tutta la durata dello stesso.” Come detto il diritto al congedo è subordinato per il coniuge e la parte dell’unione civile o della coppia di fatto, i figli e i fratelli o le sorelle, il parente o affine entro il terzo grado alla convivenza con il congiunto da assistere.
Questo requisito è soddisfatto principalmente quando risulta la concomitanza della residenza anagrafica e della convivenza cioè della coabitazione (art.4 del DPR n.223 del 1989). La prima eccezione favorevole è che tale condizione è soddisfatta anche nel caso in cui la dimora abituale del lavoratore e del familiare da assistere siano nello stesso stabile (appartamenti distinti nell’ambito dello stesso numero civico) ma non nello stesso interno.
La condizione della convivenza è soddisfatta anche nel caso di dimora temporanea, ossia quando la persona è formalmente iscritta nello schedario della popolazione temporanea (art.32 del DPR n.223/1989) presso il Comune di riferimento. L’iscrizione nello schedario della popolazione temporanea può essere richiesta da chi dimora da almeno 4 mesi in quel Comune, ma non è ancora in grado di stabilirvi la propria residenza che, se supera i 12 mesi, non può più essere considerata temporanea.
- La redazione CoinaNews TS
- Fonti:
- Normattiva.it
- Inps.it
- leggioggi.it
- agenziaiura.it
: Permessi legge 104: da agosto 2022 cambiano le regole sulla fruizione dei permessi e congedo straordinario biennale
Chi ha la 104 può prendere la patente?
Chi ha la legge 104 può guidare l’auto? Caso per caso – Ma come funziona il rilascio di una patente legge 104? Quindi abbiamo già risposto alla domanda iniziale ( Chi ha la legge 104 può guidare l’auto? ). Non esiste infatti nessuna legge che impedisca ai beneficiari della legge 104 di guidare un veicolo.
- In realtà neppure una invalidità totale e permanente può automaticamente escludere la possibilità di mettersi alla guida.
- Ma le valutazioni devono comunque essere fatte caso per caso,
- Ci spieghiamo meglio: non si può decidere a prescindere che una persona con disabilità grave non sia adatta alla guida.
La decisione spetta alla commissione dopo aver valutato la persona interessata.
Cosa fare per non pagare il bollo auto con la legge 104?
Legge 104 esenzione bollo auto: a chi spetta? – L’ esenzione dal pagamento del bollo auto grazie alla legge 104 spetta ai cittadini ai quali è stato riconosciuto lo status di soggetto disabile ai sensi della legge 104/ 92, Per ottenerlo è necessario inoltrare la domanda e la relativa documentazione sfruttando il sito dell’ INPS,
Quanto vale la 104 ai fini pensionistici?
Legge 104 / Esempio – Sulla somma riconosciuta va poi applicata la contribuzione figurativa dovuta, che è del 33% della retribuzione totale. Il limite massimo di contributi figurativi riconosciuto ai lavoratori in congedo straordinario non può superare i 12.322,53 euro annuo.
- Il che significa che tra retribuzione e contribuzione non si può andare oltre i 49.633,38 euro.
- Facciamo un esempio pratico : un lavoratore che ha una retribuzione annua lorda di 50mila euro decide di andare in congedo straordinario per due anni.
- Nel biennio perderà 26mila euro di retribuzione oltre alla consuete voci come straordinari, incentivi e premi alla produzione, scatti di anzianità e così via.
Per la pensione futura, invece di versare 16.500 euro di contributi, ne verserà solo 12.322,53, perdendo così in due anni 8mila euro di contribuzione, Ovviamente è questa seconda perdita che avrà una incidenza negativa sulla pensione che verrà. Più meno di 40 euro lordi sull’importo complessivo,
Come andare in pensione a 57 anni con la legge 104?
Quota 41 –
È possibile ottenere la pensione anticipata a 57 anni con la legge 104? I cosiddetti caregiver sono fra le categorie contemplate da quota 41, misura che consente di pensionarsi con 41 anni di contributi (indipendentemente dall’età) a condizione di avere 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni.
- In particolare quando la cura di entrambi contemporaneamente può risultare non adeguata.
- Ci sono anche altri casi in cui è possibile cumulare i permessi con la Legge 104.
- In particolare quando il lavoratore fruisce di 3 giorni di permesso in quanto disabile e in aggiunta si occupa di un familiare con handicap grave (può quindi aggiungerne altri 3).
- Telegram – Gruppo esclusivo
- WhatsApp – Gruppo base
- Due volte al giorno (dopo pranzo e dopo cena) ricevi i link con le news più importanti
- Niente spam o pubblicità
- Puoi uscire in qualsiasi momento: la procedura verrà inviata ogni giorno sul gruppo
- Non è possibile inviare messaggi sul gruppo o agli amministratori
- Il tuo numero di cellulare sarà utilizzato solo per inviarti notizie
Quante leggi 104 si possono avere?
Si possono avere due leggi 104 con due disabili: come funziona – L’assistenza non può essere contemporanea se deve essere assicurata in tempi e modi diversi. Anche perché, è bene ricordarlo, la Legge 104 impone che l’assistenza debba essere esclusiva e continua per ciascun disabile.
Quando il lavoratore assiste due disabili deve presentare altrettante domande, Bisogna poi allegare le certificazioni mediche relative all’handicap e una dichiarazione di responsabilità per motivare le necessità dell’assistenza disgiunta. Entra nei gruppi offerte di lavoro, bonus, concorsi e news Ricevi ogni giorno gratis i migliori articoli su offerte di lavoro, bandi, bonus, agevolazioni e attualità.
Seguici anche su YouTube | Google | Gruppo Facebook | Instagram Come funzionano i gruppi?
Chi ha la 104 deve lavorare vicino casa?
Chi ha la 104 deve lavorare vicino casa? – Il lavoratore dipendente che presta assistenza a un familiare portatore di handicap grave deve conciliare le esigenze lavorative a quelle familiari, Ecco perché la Legge 104, tra le varie agevolazioni previste, permette al dipendente, qualora sia possibile, di scegliere la sede di lavoro più idonea alle sue necessità,
Chi ha la 104 deve lavorare vicino casa? I commi 5 e 6 dell’articolo 33 della Legge 104 prevedono che il genitore o il familiare lavoratore o, ancora, il lavoratore con disabilità titolare della 104, hanno il diritto a scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio o a quello in cui vive il familiare da assistere.
Attenzione, però : il diritto alla sede migliore non è assoluto, insindacabile, Ovvero, il dipendente ha sì diritto alla scelta, ma soltanto se questa sia possibile ed è compatibile con gli interessi economici e organizzativi dell’azienda per cui lavora.
Scopri la pagina dedicata ai benefici connessi alla Legge 104. Di conseguenza, l’azienda può rifiutarsi di concedere al dipendente la possibilità di trasferirsi in una sede più comoda alle sue esigenze, motivando il diniego con ragioni di organizzazione del lavoro, Inoltre, nel caso in cui è il lavoratore dipendente pubblico il titolare del diritto alla scelta della sede, è necessario chiarire che questi non ha il diritto assoluto e illimitato di poter beneficiare di un posto di lavoro libero, in quanto è la Pubblica Amministrazione a doverla rendere disponibile coprendo il posto, nel rispetto dei principi dell’imparzialità e della produttività dell’attività,
Aggiungiti al gruppo Telegram di news su invalidità e Legge 104 o a quello di WhatsApp ed Entra nella community di TheWam e ricevi tutte le news su WhatsApp, Telegram e Facebook. Scopri le ultime offerte di lavoro sempre aggiornate nella tua zona.