Legge Fornero e abolizione parziale La pensione di vecchiaia passerà così da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, mentre la pensione anticipata passerà da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi di contributi.
Cosa prevede la Legge Fornero per le pensioni?
Pensioni/ La riforma Fornero, il futuro previdenziale e la necessità di mantenere in piedi il sistema previdenziale 14 ott 2022 di Claudio Testuzza S24 Esclusivo per Sanità24 La legge Fornero, o meglio la riforma delle pensioni Fornero, corrisponde all’articolo 24 del decreto legge n.201 ( emanato il 6 dicembre 2011 ). Il nome deriva da quello dell’allora ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, che ha modificato il funzionamento del sistema pensionistico italiano emanando le cosiddette “Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici”.
Prima della legge Fornero era in vigore la riforma Dini, datata 1995. Poi, a seguito della manovra Salva-Italia varata dal Governo Monti per contrastare la recessione degli Usa causata dai subprime, e su pressioni dell’Unione Europea che chiedeva all’Italia di intervenire a ridurre il grande deficit che l’aveva colpita negli ultimi anni, si rese necessario intervenire sulla messa in sicurezza dei conti e in particolare sulla sostenibilità a lungo termine del sistema previdenziale.
In effetti il sistema, imperniato soprattutto sull’Inps, che peraltro aveva assorbito l’Inpdap, l’istituto previdenziale dei dipendenti pubblici andato in pochi anni in default, procedeva con sistematici disavanzi suppliti da ampi interventi dello Stato.
Infatti la legge di riforma Dini aveva già modificato il sistema del calcolo pensionistico, da retributivo, molto favorevole perché collegato agli stipendi dei richiedenti la pensione, al meno vantaggioso sistema contributivo, che fa riferimento agli effettivi contributi prodotti durante tutta la vita lavorativa, ma aveva mantenuto il contributivo per tutti coloro che avessero maturato almeno diciotto anni di contributi al 31 dicembre 1995 e pro quota a chi ne avesse avuto anche di meno.
La legge Fornero drasticamente annullava dal 2012 questi vantaggi, pur mantenendo il maggior favore per i periodi antecedenti. Ma se questo intervento, pur con le lagnanze degli interessati, era stato assorbito dai partiti della maggioranza e anche dai sindacati, quello che aveva, e ha tuttora, un fronte di resistenza è stato il drastico intervento sulle età pensionistiche.
Fermo alle cosiddette “quote”. Fino al 31 dicembre 2011 era richiesta la quota 96, che diventava 97 per gli autonomi. Per quota si intende la somma di età anagrafica e anzianità contributiva. I lavoratori dipendenti potevano quindi ottenere il diritto alla pensione di anzianità con almeno 61 anni di età e 35 di contributi ( 61+35=96 ) oppure con 60 e 36 ( 60+36=96 ).
Per gli autonomi l’età doveva essere più alta di un anno ( 61+36 oppure 62+35 ). Mentre il pensionamento di vecchiaia era previsto a 65 anni d’età ovvero con almeno 40 anni di contributi.La legge Fornero sconvolgeva questi parametri portando l’età per la vecchiaia a 67 anni e l’anticipata (anzianità) a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne.
- Tutti, peraltro collegati alla “speranza di vita” che ne innalzava i valori in maniera incontrollata facendo solamente riferimento all’età di sopravvivenza dei cittadini.
- Da quel momento si è avuta una sequela di interventi legislativi per cercare di ridurre l’impatto di queste norme con l’introduzione del riconoscimento delle attività usuranti, l’ape sociale, l’opzione donna, sino ad arrivare alla Quota 100 (62 anni e 38 di contributi) e 102 (64 anni e 38 di contributi).
Ultimamente, soprattutto in fase preelettorale, è diventato un obbiettivo l’uscita anticipata possibile con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Una soluzione che piace anche ai sindacati, fermamente contrari al ritorno in versione integrale dei requisiti di pensionamento fissati dal governo Monti e dalla legge Fornero e che sarà l’argomento principale nella stesura della prossima legge di bilancio.Ma c’è un ostacolo non da poco da superare: l’impatto di queste misure sui conti previdenziali, da sempre sotto l’attenta osservazione di Bruxelles.
E non solo per il costo di questa opzione: 4 miliardi il primo anno secondo l’Inps, non più di 1,3-1,4 miliardi per il Carroccio e i sindacati considerando una percentuale di adesioni simile a quelle registrata per Quota 100 (circa il 40%). Nel suo ultimo rapporto sulla previdenza la Ragioneria generale dello Stato ha fatto notare che gli interventi di riforma varati dal 2004 hanno generato una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil pari a circa 60 punti percentuali cumulati al 2060.
Di questi – si sottolinea – circa un terzo è dovuto agli interventi previsti proprio con la riforma del 2011.Il messaggio è abbastanza chiaro: rispetto alle regole fissate dalla riforma varata dal governo Monti non si può tornare indietro, a meno di non mettere a repentaglio la solidità dell’impalcatura contabile su cui poggia il sistema previdenziale.
Ed è quello che a più riprese aveva sostanzialmente lasciato intendere Mario Draghi a Cgil, Cisl e Uil aprendo alla possibilità di introdurre forme flessibili di uscita ma rimanendo rigidamente nel solco del metodo contributivo e senza appesantire la spesa.I sindacati e la Lega restano, però, convinti della bontà delle loro posizioni.
Il problema, dopo che con lo scioglimento delle Camere il lavoro sul dossier pensioni è rimasto insoluto, viene rimandato tutto al nuovo Esecutivo che si troverà, anche, ad affrontare il recupero inflazionistico al momento della perequazione delle pensioni.
Chi ha cambiato la Legge Fornero?
Storia – La legge è stata approvata definitivamente il 27 giugno 2012 dalla maggioranza di governo ( PdL, PD, UdC, e FLI ): significativa è stata però la posizione del PdL, in cui quasi la metà dei deputati (87 su 209) ha fatto mancare il voto alla riforma, tra contrari, astenuti, e assenti.
Chi va in pensione con 42 anni e 10 mesi?
Pensione anticipata ordinaria nel 2023 – Quella che il Governo sta attuando non è una riforma delle pensioni ma solo una sostituzione dell’attuale quota 102 con la quota 103. Le cose, quindi, rimarranno esattamente come quest’anno nel 2023, con la sola differenza che non ci sarà più la quota 102, ormai scaduta.
- E che al suo posto avremo la quota 103.
- Altra novità nel 2023 è che sono state apportate delle modifiche anche all’opzione donna e che potrà accedere al pensionamento con 58 anni solo la lavoratrice dipendente con almeno due figli, a 59 anni quella che ha avuto almeno un figli e per tutte le altre l’età richiesta sarà di 60 anni.
Sempre in presenza di almeno 35 anni di contributi. Per tutto il resto la normativa previdenziale resterà invariata e resterà in vigore la Legge Fornero. Pertanto nel 2023 sarà ancora possibile andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Perchè la pensione a 62 anni con 41 anni di contributi sarà soltanto un’opzione tra le tante che si potrà scegliere, non l’unica via per l’anticipo pensionistico. Per rispondere alla sua domanda, quindi, potrà andare tranquillamente in pensione nel 2023 con la pensione anticipata ordinaria visto che i requisiti di accesso rimarranno inalterati.
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Cosa cambia se tolgono la Legge Fornero?
Legge Fornero e abolizione parziale La pensione di vecchiaia passerà così da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, mentre la pensione anticipata passerà da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi di contributi.
Quanti anni di contributi per andare in pensione con la Legge Fornero?
Senza un intervento in extremis del prossimo Governo, dal 1° gennaio 2023 la Legge Fornero tornerà pienamente in vigore: venuta meno anche Quota 102, il risultato è che l’ anno prossimo si potrà andare in pensione a 67 anni di età ed almeno 20 anni di contributi oppure dopo 42 anni e dieci mesi di contribuzione (un anno
Quanto ammonta la pensione con 42 anni di contributi?
Quanto si prende di pensione con 42 anni di contributi: esempi calcolo – Una volta spiegato quali opzioni previdenziali si possono sfruttare con 42 anni di contributi, vediamo insieme quanto si prende di pensione con 42 anni di contributi, Prendiamo ad esempio un lavoratore di 65 anni, con 42 anni e 10 mesi di contributi e una retribuzione annua di 25.000 euro,
- Il sistema di calcolo da utilizzare è quello misto,
- Significa che è necessario addizionare i contributi versati nel sistema retributivo fino al 31 dicembre 1995 (se sono almeno 18 anni, il calcolo retributivo si applica per i contributi fino al 31 dicembre 2011) a quelli maturati dal 1° gennaio 1996 ( sistema contributivo, si può godere dell’estensione fino al 1° gennaio 2012).
La prima possibilità di pensionamento del nostro lavoratore è la pensione anticipata ordinaria, accessibile già nell’anno in corso (2022). Con un calcolo approssimativo possiamo ipotizzare che riceverà una pensione di 1.145 euro netti al mese, rispetto a uno stipendio netto mensile di 1.333 euro,
Diminuendo l’importo della retribuzione lorda annua a 20.000 euro, il nostro lavoratore potrebbe accedere alla pensione anticipata ordinaria, ricevendo un assegno netto mensile di 921 euro, rispetto a uno stipendio netto di 1.071 euro al mese, Per avere accesso alla pensione di vecchiaia, invece, dovrà attendere il compimento dei 67 anni di età,
Nel 2024, con 20.000 euro di retribuzione lorda annua, potrebbe arrivare a ricevere una pensione mensile netta di 1.014 euro, a fronte di uno stipendio di poco superiore ai 1.100 euro, Con una retribuzione più alta ( 25.000 euro lordi all’anno ), l’assegno potrebbe salire a 1.261 euro netti al mese, a fronte di uno stipendio netto mensile di poco inferiore ai 1.400 euro, Quanto si prende di pensione con 42 anni di contributi?
Quanto dura la legge Fornero?
L’inaspettato anticipo delle elezioni politiche a fine settembre, fa naufragare diverse riforme che il Governo Draghi stava portando a termine, tra cui quella delle pensioni: si rimette quindi in pista la Legge Fornero “pura”. Entro fine 2022, infatti, Quota 102 terminerà ufficialmente la sua breve vita e salvo interventi in extremis del prossimo Esecutivo, dal 1° gennaio 2023 tornerà la legge voluta dal Governo Monti: ovvero uscita dal del lavoro a 67 anni, con l’unica possibilità di anticipo accordata ai pochi che possono vantare 42 anni e 10 mesi di contributi (appena uno in meno per le donne).
- Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, “non è accettabile la prospettiva che dopo dieci anni si ritorni alla legge Fornero, con le porte della pensione che si aprirebbero solo a partire dai 67 anni o con 43 di contributi.
- Chiediamo al Governo che scaturirà dalle elezioni di inizio autunno, qualsiasi colore abbia, un impegno ufficiale per cambiare la riforma delle pensioni: occorrono delle deroghe per determinate categorie di lavoratori e per tutte le donne, a partire dalla ‘finestra’ per i dipendenti della scuola senza penalità, perché è dimostrato che il burnout imperversa nella categoria e a 60 anni il personale non può essere costretto a rimanere in servizio e ad esporsi a patologie spesso anche rilevanti”.
“A tale scopo – conclude il sindacalista autonomo – torniamo a chiedere, assieme al presidente dell’Inps Pasquale Tridico, la possibilità di riscattare gratuitamente gli anni di studio universitario, seguendo quello che si fa da tempo in altri Paesi, come la Germania.
Servirebbero, è vero, 4 miliardi, ma si tratterebbe di un investimento. Perché il riscatto della laurea senza emolumenti andrebbe ad agevolare il turn over, che in comparti come quello della scuola è bloccato, oltre che per il mancato ritorno al doppio canale di reclutamento, proprio per l’età media avanzata del personale.
Inoltre, si ridurrebbe fortemente la disoccupazione e l’ignobile record italiano dei Neet, i giovani che non lavorano e nemmeno studiano” Sempre in tema di pensionamenti, qualche settimana fa nel corso del 57° congresso Federspev, Marcello Pacifico, in qualità di segretario organizzativo Confedir, ha anche detto che è giunta l’ora di “introdurre assegni allineati all’inflazione e liquidazione immediata TFS/TFS e anticipo di un anno per le mamme.
Inoltre, è indispensabile che per professioni logoranti e con un’alta percentuale di burnout, come i lavoratori di Scuola e Sanità, si riconosca lavoro usurate e quindi l’uscita anticipata attorno ai 60 anni di età senza decurtazioni. C’è urgenza di approvare anche delle deroghe, a partire dal 1° gennaio 2023: ne va di mezzo anche la qualità del servizio pubblico”.
Il sindacato si è infine detto favorevole a tutte le proposte che intendono superare la Legge Fornero introducendo Quota 100 o 102 “flessibile”, come quella di Antonello Orlando, esperto della Fondazione studi consulenti del lavoro. LA PROPOSTA CONFEDIR
· Separazione tra previdenza e assistenza. · Mantenimento del sistema misto fino alla naturale conclusione. · Abolizione dell’aspettativa di vita e delle finestre sia per la pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia. · Pensione anticipata per tutti, uomini e donne, con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età e senza penalizzazioni. · Per le donne con figli bonus di 9 mesi per ogni figlio con un massimo di due da valere sia per la pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia. · Pensione di vecchiaia anticipata a 66 anni. · Flessibilità in uscita anticipata a partire da 62 anni di età, con penalizzazione del 1,5% per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 anni. · Analogamente alla flessibilità di uscita anticipata possibilità di restare al lavoro oltre i 66 anni e fino a 70 con un incremento del 1,5% annuo. · Rendere definitivi gli istituti di Opzione Donna e Ape Sociale. · Implementazione della pensione integrativa con benefici fiscali fino al 50% di quanto versato. · Pensione di garanzia per giovani, donne e per chi svolge lavoro di cura. · Per i dipendenti pubblici erogazione del TFR/TFS entro sei mesi dalla cessazione del rapporto del lavoro. · Flessibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro senza penalizzazioni per casi particolari di disoccupazione, lavori usuranti, malattia e invalidità. · Riscatto agevolato della laurea con costi dimezzati del 50% e benefici fiscali fino al 50% di quanto versato; oppure, in alternativa, contribuzione figurativa del corso legale degli studi universitari. · Coefficienti di trasformazione rivalutati in aumento. Inoltre, per i già pensionati che sono la categoria più fragile e che stanno subendo più di tutti gli effetti della crisi: · Indicizzazione al 100% delle pensioni in seguito all’inflazione reale. · Estensione della no tax area fino a 10.000 €, eliminazione delle addizionali regionali e comunali per redditi imponibili fino a 30.000 € e dimezzamento per redditi imponibili da 30.000 a 40.000 €.
PER APPROFONDIMENTI: Stipendi da fame, ai docenti delle superiori 250mila euro in meno negli ultimi anni di carriera Stipendi fermi anche per colpa delle supplenze che li bloccano, Anief propone il Calcolatore: in due minuti fa una stima di quanti soldi lo Stato ha negato e che ora si possono recuperare Stipendi, Anief attiva il calcolatore rapido per verificare le differenze retributive spettanti Ai precari negati scatti stipendiali, mensilità estive e carriera: arriva il Calcolatore Anief che stima il credito avanzato A ogni precario lo Stato deve tra i 1.000 e i 40.000 euro per mancata considerazione di una parte delle supplenze e della ricostruzione carriera Fino a decine di migliaia di euro sottratti ad ogni precario, Anief presenta il Calcolatore che dice quanti sono Precari, malpagati pure da immessi in ruolo: il giudice gli riconosce migliaia di euro di arretrati e fa scattare lo stipendio maggiore Ogni mese agli insegnanti e Ata precari negati fino a 257 euro, il Tribunale del Lavoro di Mantova dice che non si può fare Ai docenti supplenti va assegnato lo stesso stipendio dei colleghi di ruolo, a Crotone il giudice dà ragione al sindacato: interessati in 300mila Stipendi, assegnare la Retribuzione professionale docenti anche ai precari, nuova sentenza a Forlì: il supplente ha diritto a circa mille euro l’anno di arretrati, pure gli Ata e il personale “Covid” Supplenti con stipendio ridotto, anche a Modena il giudice del lavoro risarcisce per RPD e CIA negati Supplenti, le ferie non godute vanno pagate: lo dice il Tribunale di Como Pagare ai supplenti i giorni di ferie non utilizzati, il giudice ordinario di Parma non transige Precari con stipendio “accorciato”, a Reggio Emilia il giudice restituisce il maltolto alla docente che recupera 164 euro al mese Anche il personale Ata può chiedere il riconoscimento di tutto il servizio pre-ruolo, a Modena il giudice indennizza un’amministrativa con 2mila euro e la colloca su scaglione superiore Docente assunta nel 2010 chiede la valutazione completa del servizio pre-ruolo: il Tribunale di Sassari gli dà ragione risarcendola con oltre 4.200 euro più interessi e facendola salire di livello Collaboratrice scolastica con 10 anni di pre-ruolo, il giudice glieli fa valere tutti ai fini della carriera: ottiene il risarcimento e lo stipendio maggiorato perché collocata in un “gradone” più alto Maestra siciliana diventa docente alle superiori ma perde il servizio svolto nella scuola dell’infanzia, il tribunale glielo fa riconoscere tutto con risarcimento e stipendio più alto Sbagliato cancellare il “gradone” 0-3 anni a tutti i docenti che hanno svolto supplenze fino al 2010: una docente veneta fa ricorso e recupera lo scatto stipendiale più 3mila euro di indennizzo A Lucca il giudice conferma la validità di tutti i servizi pre-ruolo ai fini della carriera: una docente delle superiori recupera migliaia di euro e lo stipendio maggiore grazie allo “scatto” I supplenti su “spezzone” vanno pagati fino al 31 agosto se su posto vacante, lo dice la Cassazione: Anief vince ricorso e fa recuperare ad una docente gli stipendi di luglio e agosto Se il docente precario cambia graduatoria il punteggio delle supplenze non può essere decurtato, a Venezia il giudice restituisce 22 e 11 punti a un Insegnante tecnico pratico Docente precaria per 15 anni si vede riconoscere solo una parte delle supplenze, il giudice di Firenze la indennizza con 2mila euro, le riconosce lo “scatto” del terzo anno e uno stipendio più alto Stipendi, per i precari ancora più piccoli: a Catania il giudice del Lavoro restituisce 1.700 euro ad una docente per mancata assegnazione della Rpd Gli stipendi dei docenti privati di 174,50 euro al mese: per il giudice del lavoro di Paola il ricorso è “sicuramente fondato” e li restituisce tutto alla maestra che ha chiesto giustizia Supplenti senza Rpd, i giudici continuano a dare ragione all’Anief: restituiti quasi 2mila euro più interessi ad una maestra della primaria Docenti precari senza i 174 euro al mese di Rpd, vale la pena chiedere la restituzione anche per un solo anno di supplenza: il giudice di Verona restituisce a un docente 1.200 euro più interessi Precari con stipendi ridotti, anche a Cosenza il giudice fa avere i 174,50 euro per ogni mese di supplenza.
Esulta Anief: non si contano più le sentenze favorevoli dei tribunali del lavoro Corte di giustizia europea dichiara illegittima la legge italiana per la discriminazione dei precari sulla carta docente A Pistoia amministrativo entra in ruolo dopo quasi 9 anni di supplenze: l’amministrazione gliene riconosce solo una parte, fa ricorso e recupera 2.200 euro più la fascia stipendiale maggiore Carta docente per l’aggiornamento da 500 euro l’anno anche ai docenti precari, la decisione della Corte di Lussemburgo farà sborsare mezzo miliardo di euro allo Stato italiano Da Bruxelles chiedono il salario minimo e di adeguare il potere di acquisto al caro vita.
Anief è d’accordo: facciamolo subito nel nuovo contratto SALARIO MINIMO – Per Anief deve valere anche per i dipendenti pubblici SALARIO MINIMO – L’Inps è dice sì: tutelerebbe stipendi e pensioni, ma non alternativa al cuneo fiscale. Anief: per i dipendenti pubblici significa allineare i compensi all’inflazione e uscire prima senza riduzioni Riforma Pnrr reclutamento e formazione, è giunto il tempo delle decisioni: Anief chiede forti cambiamenti del D.L.36 imposto dal Governo Emergenza stipendi, a fine carriera ai docenti italiani va la metà dei colleghi tedeschi: Anief chiede di dare subito 3mila euro di arretrati e 100 già stanziati, più almeno 250 euro col nuovo contratto Rinnovo contratto, il 28 giugno convocati i sindacati: per Anief servono risposte immediate Rinnovato nella notte il Ccnl Sanità, Anief: va trovato subito l’accordo pure per i lavoratori di Scuola, Università e Ricerca per i quali sono previsti aumenti e arretrati leggermente più alti Bianchi accoglie la linea dell’Anief: sì al contratto “ponte” da firmare entro l’estate Rinnovo del contratto, Pacifico (Anief): per chiudere subito servono nuove risorse dalla prossima Legge di Bilancio SCUOLA – Contratto, Pacifico (Anief) spiega perché conviene firmare un contratto “ponte”: i lavoratori non possono attendere un anno e mezzo Rinnovo del contratto, è l’ora della verità: martedì nuovo incontro all’Aran.
Anief spinge per il contratto “ponte” da firmare entro agosto: docenti e Ata fanno i salti mortali per arrivare a fine mese Stipendi fermi al 2018, nuovo incontro Aran-Sindacati: Anief ha confermato la volontà di chiudere al più presto con un contratto “ponte” Il nuovo contratto dovrà contenere nuovi profili e livelli professionali, lo chiede l’Anief: risalgono a 50 anni fa, se si vogliono valorizzare i dipendenti vanno attualizzati Inflazione all’8%, per l’Istat mai così alta da 36 anni: Anief chiede di accelerare sul rinnovo del contratto della scuola, docenti e Ata figurano tra i più impoveriti STIPENDI – Dopo l’estate l’inflazione si abbatterà sulle famiglie, la previsione di Padoan.
Anief torna a chiedere di firmare subito il rinnovo del contratto di Istruzione e Ricerca: aumenti e arretrati Prove Invalsi, metà degli studenti italiani impreparati: per Anief è inevitabile se non si interviene su didattica, numero di alunni per classe, tempo scuola e carriere-incentivi per il personale Bianchi scopre le carte sul Pnrr: porterà aiuti a studenti della secondaria, a giovani senza diploma e a chi vive in territori difficili.
Chi ha diritto alla pensione minima di 780 euro?
E’ atteso per metà gennaio il decreto che dovrebbe attuare la pensione di cittadinanza. Prevede un importo minimo di 780 euro, in presenza di un Isee inferiore a 9.300.
Quando si applica la Legge Fornero?
Pensioni, dal 2023 ritorna la Legge Fornero: ecco cosa cambia Il 31 dicembre scade Quota 102. A meno di improbabili colpi di scena, dal 1° gennaio la Legge Fornero sarà ancora in vigore. L’anno prossimo la Legge Fornero permetterà di andare in pensione a 67 anni di età e 20 anni di contributi oppure dopo 42 anni e dieci mesi di contribuzione (un anno in meno per le donne).
Da quando esiste la Legge Fornero?
Deroghe alla riforma Fornero “operazioni di salvaguardia” – Con l’entrata in vigore dell’art.24 del D.lgs.201/2011, convertito con modificazioni, dalla Legge 214/2011 (c.d. Legge Fornero) il Legislatore ha varato un’importante riforma del sistema pensionistico italiano, che ha previsto l’innalzamento dei requisiti per l’accesso alla pensione.
- Sono state quindi introdotte norme di salvaguardia a tutela di talune tipologie di lavoratori in situazione di necessità, nei confronti dei quali il repentino innalzamento dei requisiti pensionistici avrebbe comportato il venir meno sia della retribuzione che della pensione.
- Il beneficio consiste nell’applicazione, in materia di accesso e decorrenza del trattamento pensionistico e nei limiti delle risorse stabilite nelle diverse operazioni di tutela, delle disposizioni antecedenti alla riforma, in favore dei soggetti che, ancorché maturino i requisiti per l’accesso al pensionamento successivamente al 31 dicembre 2011, appartengano ad una delle categorie di lavoratori tassativamente indicate dal Legislatore.
Operazioni di salvaguardia:
1 a salvaguardia: l’art.24, comma 14 del D.lgs.n.201/2011 garantisce l’accesso al pensionamento secondo i requisiti di età e contribuzione vigenti prima dell’emanazione del medesimo D.lgs.n.201/2011 ad un massimo di 65mila soggetti rientranti nelle categorie tassativamente elencate. Le modalità attuative sono state fissate con il Decreto ministeriale del 1° giugno 2012. 2 a salvaguardia: l’art.22 del Decreto legge del 6 luglio 2012, n.95 (convertito con modificazioni dalla Legge del 7 agosto 2012, n.135), estende la platea dei soggetti salvaguardati ad altri 55mila lavoratori. Le modalità attuative di tale intervento sono state stabilite con Decreto ministeriale dell’8 ottobre 2012. L’art.1, comma 1, lett. a) della Legge 147/2014 ha ridotto la platea dei lavoratori da 55mila a 35mila.3 a salvaguardia: l’art.1, commi 231 e ss., della Legge del 24 dicembre 2012, n.228 (Legge di Stabilità 2013) dispone lo stanziamento di nuove risorse economiche, dirette ad incrementare di ulteriori 10.130 soggetti il numero dei lavoratori salvaguardati. Le modalità attuative di tale intervento sono state stabilite con Decreto Ministeriale del 22 aprile 2013. L’art.1, comma 191, della Legge 147/2014, ha incrementato di 6.000 soggetti l’originale platea dei beneficiari.4 a salvaguardia: l’art.11 del Decreto Legge del 31 agosto 2013, n.102, convertito con Legge 124/2013 (art.11 e 11 bis) estende la salvaguardia ad ulteriori 9.000 lavoratori. L’art.1, comma 4, della Legge 147/2014 ha ridotto la platea dei lavoratori beneficiari a 5.000.5 a salvaguardia: è prevista dalla Legge di Stabilità per il 2013 (Legge 147/2013) e riguarda 17.000 lavoratori.6 a salvaguardia: l’art.2 della Legge 10 ottobre 2014, n.147, prevede il beneficio a favore di 32.100 lavoratori.7 a salvaguardia : è prevista dalla Legge di Stabilità per il 2016 (Legge 28 dicembre 2015, n.208) e riguarda 26.300 lavoratori.8 a salvaguardia : è prevista dalla Legge di Bilancio per l’anno finanziario 2017 (Legge 11 dicembre 2016, n.232) e riguarda 30.700 lavoratori. 9 a salvaguardia: è prevista dalla Legge di Bilancio per l’anno finanziario 2021 ( Legge 30 dicembre 2020, n.178 ) e riguarda 2.400 lavoratori.
Le categorie salvaguardate:
lavoratori collocati in mobilità ai sensi degli art.4 e 24 della Legge 223/1991;lavoratori collocati in mobilità lunga ai sensi dell’art.7, commi 6 e 7 della Legge 223/1991;titolari di prestazione straordinaria a carico di fondi di solidarietà di settore di cui all’art.2, comma 28 della Legge 662/1996;prosecutori volontari;lavoratori pubblici in esonero ai sensi dell’art.72, comma 1 del D.lgs.112/2008;lavoratori in congedo ai sensi dell’art.42, comma 5 del D.lgs 151/2001 o in permesso ai sensi dell’art.33, comma 3 della Legge 104/92, per assistere figli disabili;lavoratori cessati in conseguenza di accordi individuali e collettivi di incentivo all’esodo;lavoratori cessati in ragione della risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro;lavoratori a tempo determinato cessati tra il 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011.
Salvo particolari fattispecie, i soggetti appartenenti alle suddette categorie accedono al beneficio della salvaguardia nel caso in cui perfezionino i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico nel periodo compreso tra il sessantesimo e l’ottantaquattresimo mese successivo alla data di entrata in vigore del Decreto legge 6 dicembre 2011, n.201.
Quando avviene l’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aumento della speranza di vita?
28 del 18 febbraio 2022, l’INPS provvede all ‘ adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita. La legge prevede che, a decorrere dal 1° gennaio 2023, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici non sono ulteriormente incrementati.