Page 4 – In genere l’anno accademico è suddiviso in due semestri, ma la decisione dipende da ogni università e dalle singola facoltà. Generalmente il primo semestre incomincia ai primi di ottobre e si conclude a fine febbraio, mentre il secondo semestre inizia ai primi di marzo e si conclude a fine luglio; nei periodi indicati sono incluse le sessioni d’esame.
Quanto dura il primo anno di università?
Per spiegare meglio dobbiamo chiarire in cosa consiste esattamente un anno accademico. All’ università ogni anno accademico ha una durata pari a 12 mesi. Inizia cioè a ottobre e termina a settembre. Se ti iscrivi all’ università nel 2021, il tuo primo anno accademico inizia a ottobre 2021 e si conclude a settembre 2022.
Come si divide l’anno universitario?
L’ anno accademico è diviso in due semestri o tre trimestri a seconda del corso di studio che hai scelto. Ogni semestre o trimestre comprende un periodo in cui si frequentano le lezioni e uno in cui si sostengono gli esami.
Come funziona il primo anno di università?
Come organizzare il Piano di Studi – Come abbiamo già detto, all’università cambia tutto, anche il metodo di studio, Se alla scuola Superiore eri abituato a studiare ciò che i professori assegnavano ogni giorno, all’università sarai molto più libero; l’organizzazione dello studio dipenderà completamente da te! Avrai a disposizione un periodo dell’anno in cui seguirai solo i corsi, senza sostenere alcun esame.
Durante i corsi potrai prendere appunti e, se vuoi, iniziare a studiare per gli esami che hai deciso di dare come primi. Una volta finiti i corsi, inizierà la sessione d’esame, Ogni professore inserirà orientativamente una data ogni mese per il proprio esame e tu potrete decidere in quale ordine sostenerli.
Quando gli studenti universitari dicono di essere “in sessione “, stanno parlando proprio dei mesi nei quali l’unica cosa che devono fare è studiare e prepararsi a sostenere gli esami. Per abituarti a questo nuovo modo di studiare puoi provare a leggere alcuni dei nostri articoli sullo studio in università, che ti aiuterà a capire come preparare un esame al meglio:
Trova il tuo metodo di studio Come organizzare il proprio studio
Attenzione! Il Piano di Studio, in linguaggio Accademico, non è il piano di organizzazione del proprio studio, ma l’elenco degli esami da sostenere per poter prendere la Laurea. Il Piano di Studi va compilato e confermato ogni anno, soprattutto quando sono presenti dei crediti a scelta,
Quanto si paga se si va fuori corso?
Cosa significa essere uno studente fuori corso? – Essere fuori corso vuole dire che nel lasso di tempo prestabilito da un dato percorso universitario non si è riusciti a terminare gli esami previsti, Essere fuori corso in una triennale, per esempio, significa non riuscire a terminare gli esami entro i 3 anni stabiliti.
Il quarto anno in cui si danno gli esami corrisponde al primo anno fuori corso, al quale ci si iscrive normalmente pagando le tasse. Quando uno studente va fuori corso perde i punti bonus che, se si terminano gli studi nei tempi prestabiliti, vengono assegnati alla fine del triennio. I fuori corso inoltre non hanno obbligo di frequenza ma comunque devono finire gli esami che gli mancano entro i termini stabiliti da regolamento delle singole facoltà.
La legge in Italia stabilisce che per ogni anno fuori corso, a partire dal secondo in poi, si debba pagare una mora di 100 euro l’anno, Lo studente fuori corso perde lo status di studente dal momento in cui non supera alcun esame previsto dal suo corso di studi per cinque/otto anni accademici di seguito.
Quando si è fuori corso?
Come evitare di laurearsi fuori corso? – Per evitare di essere uno studente fuori corso, dovrai impegnarti a non lasciare indietro qualche esame. Per rendere possibile questa condizione, è importante costruire un metodo di studio efficace e pianificare il lavoro. Vediamo i nostri consigli in questi punti:
Costruisci il tuo metodo di studio universitario : quando parliamo di metodo di studio universitario, facciamo riferimento a tutte quelle pratiche volte a migliorare il tuo studio, dalla raccolta degli appunti allo svolgimento dell’esame. Non esiste un metodo universale e valido per tutti: ogni studente ha il suo stile di apprendimento e, per ottimizzare il tuo studio, dovrai capire qual è il tuo. Apprendi meglio sfruttando le immagini oppure scrivendo? Ascoltare musica in sottofondo ti distrae o ti aiuta a concentrarti? Cerca di capire qual è la tua modalità di apprendimento e inizia a costruire il tuo metodo di studio mettendo al centro questo approccio; Pianifica lo studio : questo ti sembrerà un consiglio banale, ma non lo è affatto. Pianificare lo studio in modo davvero efficace non è semplice: per farlo dovrai iniziare “scomponendo” il materiale di studio e costruendo un plan da rispettare alla lettera. Ecco un esempio di pianificazione efficace della giornata:
Dalle 9:30 alle 10:30 – Studio capitolo uno del manuale | Dalle 10:30 alle 10:45 – Pausa | Dalle 10:45 alle 12:00 – Studio capitolo due del manuale | Dalle 12:00 alle 13:00 – Ripasso generale dei concetti | Dalle 13:00 alle 14:30 – Pausa pranzo | Dalle 14:30 alle 16:00 – Studio capitolo tre del manuale | Dalle 16:00 alle 16:15 – Pausa | Dalle 16:15 alle 18:00 – Studio capitolo quattro del manuale
Elimina le fonti di distrazione : spesso ciò che ti impedisce di raggiungere i tuoi obiettivi sono proprio le continue interruzioni del tuo studio. Per studiare bene serve tanta dedizione: per questo è importante mettere da parte qualunque elemento distrattivo. Elimina notifiche, social media e tutto ciò che ti distrae dal tuo programma giornaliero. in questo modo riuscirai a mantenere alti i livelli di concentrazione nello studio e, di conseguenza, migliorerai notevolmente le tue performance; Ritrova la tua motivazione : una delle cause dell’essere fuori corso all’Università è la perdita di motivazione. Il percorso che porta al raggiungimento della laurea è lungo e, a volte, estremamente complesso: qualche piccola difficoltà potrebbe demotivarti e allontanarti dal tuo obiettivo. Che fare? In questi casi, è sempre bene ricordare perché stai facendo tutto questo: pensare al tuo obiettivo più grande e alla carriera dei tuoi sogni ti aiuterà a impegnarti con più costanza.
Come funzionano le sessioni universitarie?
Come si prepara un esame universitario Il primo anno di università è tutto una scoperta. Cosa sono i CFU? Come compilo il mio piano di studi? Che vuol dire esonero scritto? Ma soprattutto, come passare gli esami universitari ? Nelle si è abituati a sostenere interrogazioni e compiti scritti con cadenza mensile per ogni materia.
- Le conoscenze vengono testate rispetto un certo numero di paragrafi, debitamente spiegati in classe dal professore.
- All’ cambia totalmente il metodo di apprendimento e di verifica.
- Nella maggior parte delle facoltà si hanno a disposizione 3 sessioni l’anno per dare gli esami: la sessione invernale tra gennaio e febbraio, la sessione estiva tra giugno e luglio e l’ultima sessione più breve a settembre.
Ogni sessione d’esame dura circa un mese ed è suddivisa in più appelli, uno ogni 10 giorni. Se dovesse andare male il primo appello, ci si può ripresentare al secondo e sostenere nuovamente l’esame. Diventa perciò fondamentale organizzarsi il lavoro, in modo da non restare indietro con gli argomenti e non dover recuperare con intense sessioni di studio a ridosso dell’esame, in gergo studentesco le famose “chiuse”.
Quando finiscono esami università?
La sessione d’ esame è unica e ha inizio, di norma, il 15 ottobre e termina il 31 marzo dell’anno accademico successivo.
Quanti di quelli che iniziano l’università la finiscono?
MIUR – Università COMUNICATO STAMPA
Una banca dati per l’orientamento degli studenti universitari. Il ministro Letizia Moratti: “Una svolta dell’Amministrazione” |
Posti a sedere in aula, laboratori e biblioteche disponibili, tasso di abbandono durante gli studi, percentuali di laureati in corso e fuori corso, rapporto numerico docenti/studenti: sono alcuni dei dati disponibili per tutti da domani su, il sito del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario,
“Per la prima volta sono disponibili dati che erano chiusi nei forzieri dell’Amministrazione”, ha detto oggi il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Letizia Moratti, intervenuto a Roma, nella sala Marconi del Cnr, al seminario promosso dal Ministero su richiesta del Consiglio nazionale degli studenti universitari e in collaborazione con il Cnvsu.
“Anche attraverso questa iniziativa”, ha aggiunto il Ministro, “vogliamo porre gli studenti al centro della nostra attenzione, garantendo loro di poter esercitare il proprio diritto allo studio, all’arricchimento culturale e, di conseguenza, all’orientamento e all’esercizio professionale, per raggiungere un livello di realizzazione appagante per loro stessi, per le loro famiglie, per la società”.
So bene tuttavia”, ha sottolineato il ministro Moratti, “che per essere protagonisti è indispensabile essere bene informati, avere possibilità di intervento nei percorsi formativi, poter scegliere le diverse proposte formative in relazione alla propria personalità, possedere, insomma, tutti quegli elementi che consentano di partecipare consapevolmente ai vari livelli dei processi decisionali.
In questa direzione va la banca-dati del Cnvsu. A questo vasto quadro di informazioni del Comitato si aggiungerà tra breve la banca-dati dell’offerta formativa, che raccoglierà con informazioni tra loro omogenee e comparabili tutti i corsi attivati dagli atenei”.
Tra i dati consultabili su particolare rilievo hanno quelli relativi al tasso di abbandono: tra il primo e il secondo anno lascia gli studi universitari il 21,3% degli studenti, da un massimo di 31,7% della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali ad un minimo di 2,2% di Medicina e chirurgia.
Altro dato significativo è quello relativo ai laureati: raggiunge la laurea in corso soltanto l’8,7% dei laureati (con oscillazioni da un minino del 3,2% di Scienze politiche ad un massimo del 39,6% di Medicina e chirurgia). Complessivamente ben il 91,3% raggiunge la laurea fuori corso.
Illustrando le caratteristiche della banca-dati, il prof. Giuseppe De Rita, presidente del Cnvsu, ha spiegato che l’università è stata tra i primi comparti della pubblica amministrazione a dotarsi di un sistema di valutazione, grazie alla legge 537/93, che istituendo i Nuclei di valutazione degli atenei e l’Osservatorio per la valutazione del sistema universitario, ha gettato le basi per l’attuale sistema.
“Il decollo non è stato facile”, ha spiegato De Rita, “e sono stati necessari alcuni anni perché il sistema universitario recepisse la nuova normativa. Soltanto con la recente legge 370/99 il sistema di valutazione dell’università italiana ha raggiunto la sua attuale definizione, grazie al fatto che tale legge ha contribuito ad una migliore definizione di caratteristiche e funzioni dei due principali attori della valutazione universitaria: a livello locale i Nuclei e a livello centrale il Cnvsu.
Quanto dura il secondo semestre universitario?
Page 4 – In genere l’anno accademico è suddiviso in due semestri, ma la decisione dipende da ogni università e dalle singola facoltà. Generalmente il primo semestre incomincia ai primi di ottobre e si conclude a fine febbraio, mentre il secondo semestre inizia ai primi di marzo e si conclude a fine luglio; nei periodi indicati sono incluse le sessioni d’esame.
Quando inizia l’anno universitario 2022?
Calendario accademico e principali scadenze 2022-2023 SCADENZE A.A.2022/2023
- Inizio dell’Anno Accademico: sabato 1° ottobre 2022
- Inizio delle attività didattiche: lunedì 3 ottobre 2022
- Per motivi di organizzazione ed efficacia della didattica, le Strutture didattiche competenti possono:
- anticipare al lunedì 26 settembre 2022 l’inizio delle attività didattiche dandone avviso tramite il proprio sito web entro lunedì 30 agosto 2022
- posticipare l’inizio delle attività didattiche dandone avviso sul proprio sito web entro lunedì 19 settembre 2022
Sospensione delle attività didattiche :
- Festa di Ognissanti: lunedì 31 ottobre 2022 e martedì 1 novembre 2022
- Festa dell’Immacolata Concezione: da giovedì 8 dicembre a sabato 10 dicembre
- 2022
- Vacanze di Natale: da venerdì 23 dicembre 2022 a sabato 7 gennaio 2023.
- Vacanze di Pasqua: da venerdì 7 aprile 2023 a martedì 11 aprile 2023.
- Festa della Liberazione: lunedì 24 aprile 2023 e martedì 25 aprile 2023
- Festa del Lavoro: lunedì 1° maggio 2023
- Festa della Repubblica Italiana: venerdì 2 giugno 2023
- Festa Giustinianea: lunedì 12 giugno 2023
- Vacanze estive: da lunedì 7 agosto 2023 a sabato 19 agosto 2023
- Ricorrenza del Santo Patrono nei capoluoghi di provincia in cui si svolgono le attività didatticheSanto Patrono di Padova: martedì 13 giugno 2023.
- LEZIONI E SESSIONI D’ESAME
- Attività su trimestri
- Primo trimestre: 3 ottobre 2022 – 3 dicembre 2022Accertamenti di profitto: 5 dicembre 2022 – 21 dicembre 2022
- Secondo trimestre: 9 gennaio 2023 – 18 marzo 2023Accertamenti di profitto: 20 marzo 2023 – 5 aprile 2023
- Terzo trimestre: 12 aprile 2023 – 17 giugno 2023Accertamenti di profitto: 19 giugno 2023– 12 luglio 2023
- Recupero: 21 agosto 2023- 23 settembre 2023
- Sessione per laureandi entro 16-12-2023Accertamenti di profitto: 2 ottobre 2023 – 25 novembre 2023
- Per i corsi di laurea delle Professioni sanitarie le attività didattiche sono programmateconsentendo lo svolgimento dei tirocini professionalizzanti in ottemperanza alle normecomunitarie e alle indicazioni ministeriali.
- Attività su semestri
Ciascun corso di studio deve erogare almeno 12 settimane di effettiva attività didattica all’interno dei periodi indicati.Gli adempimenti formali di verbalizzazione/registrazione degli accertamenti di profitto per i corsi di studio secondo il DM 509/99 e 270/04 potranno cominciare prima dell’inizio delle due sessioni ufficiali, al termine delle 12 settimane di attività frontale.
- Primo semestre: 3 ottobre 2022 – 21 gennaio 2023Accertamenti di profitto: 23 gennaio 2023 – 25 febbraio 2023
- Secondo semestre: 27 febbraio 2023 – 17 giugno 2023Accertamenti di profitto: 19 giugno 2023 – 22 luglio 2023
- Recupero: 21 agosto 2023 – 23 settembre 2023
- Sessione per laureandi entro 16-12-2023Accertamenti di profitto dal 2 ottobre 2023 al 25 novembre 2023.
- È possibile consultare l’orario delle lezioni e l’occupazione delle aule didattiche di Ateneo
: Calendario accademico e principali scadenze 2022-2023
Quando si può iniziare a scrivere la tesi?
COME DERIGERE UNA TESI DI LAUREA. * a cura di Silvia Demozzi, Mariangela Scarpini, Marta Ilardo, Marta Salinaro – TESI DI LAUREA: AVVERTENZE E LINEE GUIDA Le seguenti indicazioni sono da considerarsi di supporto alla stesura della tesi e hanno lo scopo di accompagnare e orientare nella realizzazione del lavoro.
- Il docente relatore richiede che vengano lette e rispettate dallo studente durante la stesura del suo lavoro: il non rispetto di queste indicazioni compromette l’approvazione finale del lavoro,1.
- Relazione con il docente L’argomento va proposto al docente durante l’orario di ricevimento (si consiglia di presentare una bozza di indice e una prima bibliografia di almeno 10 testi).
Non si concordano tesi via mail.1.1 Quando chiedere la tesi – Laurea Triennale : 6 mesi prima della sessione di laurea desiderata. – Laurea Magistrale : 8-10 mesi prima della sessione di laurea desiderata (la tesi magistrale richiede, da regolamento, almeno 6 mesi di lavoro).1.2 Confronto continuo e costante Chiedere la tesi per tempo non è sufficiente se poi si sparisce e ci si presenta con le prime pagine a un mese dalla scadenza della consegna! Il relatore va costantemente aggiornato sui progressi, presentando di volta in volta 15-20 pagine in formato cartaceo ( non via mail ).
Il materiale può essere inviato anche per posta all’indirizzo del Dipartimento (Via Filippo Re, 6 – 40126 Bologna) specificando sulla busta il nome del relatore. Durante il ricevimento verranno consegnate e discusse le correzioni (non via mail).1.3 Codice etico e di comportamento Il rapporto tra tesista e relatore dovrà essere caratterizzato da professionalità e fiducia reciproca.
Costituisce diritto e dovere degli studenti l’adozione di comportamenti corretti e rispettosi nei confronti dei docenti, nonché onestà, responsabilità e rispetto dell’Istituzione. A questo proposito, si ricorda che il plagio e la copiatura di testi altrui sono illegali e contrari al codice etico e di comportamento.
DR.n.1408/14 del 01/10/2014 – BU Supplemento Straordinario n.93 del 31/10/2014). Ogni tesi verrà per questo controllata attraverso un software antiplagio,2. La ricerca bibliografica La ricerca bibliografica fa parte del lavoro di tesi, non la fa il docente, Il relatore dà indicazioni aggiuntive e suggerimenti, ma questa fase è parte del lavoro e l’autonomia con cui si opera sarà oggetto di valutazione.
Cosa cercare: libri, e articoli di riviste scientifiche inerenti all’argomento di tesi. Dove cercare: biblioteche, archivi, emeroteche; o in spazi virtuali: motori di ricerca, banche dati, riviste open access (OPAC). La biblioteca del Dipartimento di Scienze dell’Educazione fornisce un aiuto professionale a chi ne fa richiesta.2.1 Scrivere la bibliografia La bibliografia va scritta in simultanea con il testo: vanno elencati i libri e gli articoli consultati mano a mano: a) i libri letti interamente; b) i libri consultati nelle parti ritenute utili; c) i libri da cui sono state tratte citazioni.
- I testi vanno elencati in ordine alfabetico per cognome dell’autore,
- Nel caso in cui ci siano più testi dello stesso autore, vanno inseriti in ordine cronologico di pubblicazione.3.
- L’indice della tesi L’indice è soggetto a cambiamenti continui, ma una prima bozza va elaborata sin dall’inizio.
- Leggendo l’indice deve essere chiaro il progetto.
Nell’indice non si usa mai il punto, così come non si usa alla fine dei titoli dei capitoli e dei paragrafi. L’indice va sempre inserito nelle pagine da dare al relatore per la correzione. Insieme all’indice, vanno consegnati anche un foglio con nome, cognome, mail, numero di matricola, corso di laurea e prevista sessione di laurea.4.
Chiarezza e linearità
Utilizzare i connettivi logici e cronologici. Rendere leggera e semplice la scrittura non semplificandola nei contenuti. Un concetto complesso può essere espresso in maniera comprensibile scrivendo frasi ben unite e coerenti tra loro.
Riferimenti bibliografici alle fonti
Posto il fatto che una tesi non potrà mai dirsi compiuta è altresì importante che sia più completa possibile con riferimenti bibliografici di discipline afferenti alle scienze dell’educazione e non solo.
Problematizzare
Non si scrivono verità assolute e la scrittura deve rispecchiare la complessità del reale: l’uso del congiuntivo, del condizionale e di certi avverbi (probabilmente, forse, ecc.) è consigliato.
Verificabilità
è molto importante inserire citazioni (non usare fonti on-line non scientifiche !), Si possono mettere “tra virgolette all’interno del testo” oppure isolare dal testo principale (uno spazio prima e dopo), formattandole con un carattere minore. È sempre necessario indicare, in una nota a piè di pagina (o nel testo tra parentesi), le informazioni bibliografiche relative alla citazione, incluso il numero di pagina in cui essa si trova.
La lingua italiana
Per essere accettabile, una tesi deve essere scritta in un buon italiano. Si invita a rileggere e/o far rileggere la tesi anche per correggere eventuali errori di ortografia, sintassi, coniugazione, punteggiatura. Scrivendo molte pagine potrebbero esserci dei refusi: non spetta al relatore correggerli,5.
40 cartelle (una cartella corrisponde a una facciata) per le tesi triennali; 120 cartelle per le tesi magistrali.
5.2 Note (si veda figura sotto) Ogni pensiero/teoria/concetto utilizzato nella tesi deve essere supportato da un riferimento a uno o più autori (non farlo rende la tesi non-scientifica o, peggio ancora, qualora si utilizzassero citazioni letterali senza indicare la fonte, si tratterebbe di plagio ).
Quando si rimanda a un testo:
Cfr.S. Demozzi (2016), L’infanzia inattuale. Perché le bambine e i bambini hanno diritto al rispetto, Junior, Parma.
Quando si cita letteralmente:
S. Demozzi (2016), L’infanzia inattuale. Perché le bambine e i bambini hanno diritto al rispetto, Junior, Parma, p.12.
Quando si rimanda a un testo già citato:
S. Demozzi (2016), L’infanzia inattuale. Perché le bambine e i bambini hanno diritto al rispetto, op. cit.
Quando si cita lo stesso testo della nota precedente:
Ibidem.
Quando si cita lo stesso testo della nota precedente ma con pagina diversa:
Ivi, p.15.
Quando si cita letteralmente un autore che a sua volta è citato in un testo:
E. Morin cit. in S. Demozzi (2016), L’infanzia inattuale. Perché le bambine e i bambini hanno diritto al rispetto, Junior, Parma, p.20.
Quando si rimanda a un saggio di un autore che scrive in un volume curato da un altro autore:
S. Demozzi (2012), “Quando l’infanzia incontra la malattia” in M. Contini, Molte infanzie molte famiglie, Carocci, Roma.
Quando si cita un articolo:
S. Demozzi (2012), “Forma sostanza differenza. Brevi cenni di epistemologia batesoniana”, in RPD Journal of Theories and Research in Education, Vol.7 – 1, pp.13-19.5.3 Bibliografia finale Come già scritto, la bibliografia va redatta in ordine alfabetico per cognome autore,
Si riportano qui alcuni esempi coerenti con il metodo citazionale indicato nel paragrafo precedente (altri metodi sono accettati, ciò che conta è che ci sia coerenza). Libro: Bertin G.M., Nietzsche (1977), L’inattuale idea pedagogica, Firenze, La Nuova Italia. Bertin G.M., Contini M. (1983), Costruire l’esistenza, Roma, Armando Editore.
Capitolo di libro: Beseghi E. (1997), “Specchi della diversità” in E. Beseghi (a cura di), L’isola Misteriosa: quaderni di letteratura dell’infanzia, Mondadori, Milano. Articolo: Dell P.F. (1986), “Bateson e Maturana. Verso una fondazione biologica delle scienze sociali”, in Terapia Familiare, n.21-7, pp.27-32.6.
domanda di laurea (solitamente due mesi precedenti la sessione. Ad esempio, per la sessione di novembre, la domanda va fatta a settembre). Prima di fare la domanda on line, è necessario concordare il titolo con il relatore, caricamento del file definitivo di tesi. Nel considerare questa scadenza, va tenuto presente che il relatore ha pochi giorni di tempo per approvare il lavoro dopo che è stato caricato. è opportuno, quindi, concordare con il docente il termine “ufficioso” della consegna della tesi definitiva in modo tale che ci sia il tempo materiale per correggere prima di dare l’ok per il caricamento ( il file non può più essere modificato ).
Cosa succede se non mi laureo in tempo?
Laurearsi con oltre tre anni di ritardo raddoppia il rischio medio di svolgere un lavoro che non richiede la laurea e comporta una retribuzione salariale di circa il 17 per cento inferiore a quella di chi ha completato il corso nei tempi previsti. Perché gli anni persi all’università non accrescono la dotazione di capitale umano.
- Per attenuare il fenomeno dei fuoricorso, si potrebbero modificare alcune regole sugli esami universitari.
- E il sistema di apprendistato potrebbe essere utilizzato per promuovere la formazione professionale dei laureati sul posto di lavoro In Italia, la percentuale di studenti che si laurea oltre la durata legale prevista è altissima: i fuoricorso rappresentano una quota pari almeno al 40 per cento degli studenti iscritti e oltre il 50 per cento dei laureati,
Al fenomeno sono associate alcune conseguenze economiche che meritano una riflessone, quali il rischio di subire penalità salariali e di essere maggiormente overeducated ovvero di svolgere un’ttività lavorativa per la quale il titolo conseguito non è necessario e di ricevere indirettamente una penalità salariale aggiuntiva.
Il motivo per cui il ritardo nel conseguire la laurea faciliterebbe l’ overeducation è duplice: da un lato, potrebbe causare un depauperamento del capitale umano acquisito; dall’altro, potrebbe essere percepito dal datore di lavoro come un segnale di scarsa motivazione, capacità e produttività e pertanto utilizzato come strumento di selezione negativa per discriminare fra i vari candidati.
IPOTESI TEORICHE E RISULTATI EMPIRICI In uno studio che abbiamo condotto su un campione di laureati appartenenti a ogni classe di età, estratto dai dati Isfol-Plus, sono stati analizzati i due effetti salariali (diretto e indiretto) del ritardo alla laurea.
1) Vi sono due spiegazioni plausibili riguardo agli effetti del ritardo alla laurea sull’ overeducation e sui salari che, seguendo un approccio proposto per la prima volta da Wim Groot e Hessel Oosterbeek (1994), sono state testate l’una contro l’altra: a) la teoria del capitale umano; b) l’ipotesi di selezione ( screening hypothesis ).
(2) Se dovesse prevalere il modello del capitale umano, il ritardo alla laurea dovrebbe contestualmente ridurre o avere effetti nulli sulla probabilità di essere overeducated e accrescere i salari individuali perché gli anni spesi in più per il conseguimento del titolo dovrebbero determinare un aumento complessivo della dotazione individuale di conoscenze acquisite.
Nel contesto dell’ ipotesi di selezione, invece, il ritardo comporterebbe sia un rischio maggiore di svolgere un lavoro per il quale la laurea non è richiesta, sia una penalità salariale, perché il ritardo segnalerebbe una minore produttività e preparazione di questi individui. L’esercizio empirico risulta essere in linea con i risultati attesi dall’ipotesi di selezione.
Gli anni di ritardo, infatti, aumentano la probabilità di essere overeducated e nel contempo determinano salari più bassi. In particolare, l’effetto dell’essersi laureato con oltre tre anni di ritardo raddoppia il rischio medio di svolgere un lavoro che non richieda la laurea e comporta una retribuzione salariale di circa il 17 per cento inferiore a quella di coloro che hanno completato gli studi universitari nei termini previsti.
- È interessante notare che, sebbene concettualmente simili, gli anni relativi alle bocciature a scuola sembrano invece confermare l’ipotesi opposta: quella del capitale umano.
- Ciò suggerisce che ripetere un anno a scuola porta a un miglioramento della preparazione acquisita in quanto in questo caso lo studente deve necessariamente impegnarsi di più per essere ammesso all’anno successivo.
UN FENOMENO DA COMBATTERE Il ritardo alla laurea è un fenomeno assai comune fra i laureati italiani e persistente nel tempo, l’esistenza di una penalità salariale associata al fuoricorsismo può dunque contribuire alle spiegazioni esistenti dei bassi rendimenti dell’istruzione tipici dell’Italia, arricchendo in particolare quelle dal lato dell’offerta.
3) In altri termini, secondo questa interpretazione, i bassi rendimenti dell’istruzione terziaria sarebbero in parte una conseguenza della sua bassa qualità e dell’ inefficienza del sistema di istruzione nel generare un’offerta di capitale umano nella quantità e qualità che sia effettivamente richiesta dal mercato del lavoro.
Ciò fa sì che il mercato remuneri meno di quanto potrebbe questo capitale umano. I nostri risultati possono servire da monito anche per quei paesi, come gli Stati Uniti e i paesi del Nord Europa, dove il ritardo alla laurea sta divenendo un fenomeno sempre più diffuso.
Rimuovere le cause del ritardo alla laurea potrebbe contribuire a: a) ridurre la quota di overeducation ; b) aumentare i rendimenti medi dell’istruzione terziaria e, pertanto, accrescere l’incentivo a investire in accumulazione di capitale umano; c) ridurre gli sprechi di risorse causati da questi fenomeni e l’inefficienza del sistema di istruzione terziario.
NUOVE REGOLE PER GLI ESAMI I risultati suggeriscono che gli anni persi all’università sono sostanzialmente inefficienti, in quanto non accrescono la dotazione di capitale umano né tantomeno le performance nel mercato del lavoro. La ragione risiede probabilmente nel fatto che quando si ritarda la laurea (e non perché si stia svolgendo in contemporanea un’attività lavorativa), non c’è alcuna garanzia che quegli anni siano stati spesi studiando e approfondendo ulteriormente i concetti relativi alle varie discipline oggetto del corso di studi prescelto, ovvero aumentando il proprio capitale umano.
In effetti, solo alcuni studenti interpretano l’opportunità di poter sostenere di nuovo l’esame come uno stimolo per migliorare la propria conoscenza, mentre la gran parte cerca di superarlo anche quando presenta ancora marcate lacune nella preparazione, semplicemente perché si attende che i professori li promuovano dopo averli riprovati già un certo numero di volte.
Tutto ciò suggerisce che la rimozione o almeno una riduzione significativa dei fuoricorso consentirebbe un miglioramento per tutti, sia all’interno del sistema universitario sia nel mercato del lavoro. Proviamo a suggerire alcune regole che potrebbero ridurre il fenomeno del fuoricorsismo senza alterare la qualità della formazione universitaria: a) stabilire un limite al numero di volte in cui si può sostenere un esame; b) calibrare il programma degli esami in base a oggettive considerazioni in merito alla possibilità dello studente di poterlo preparare nei termini previsti; c) dare la possibilità al docente di assegnare un pass, ovvero un voto inferiore alla sufficienza in caso di bocciature ripetute; d) consentire la bocciatura dell’ intero percorso (e quindi impedire di laurearsi) se la media dei voti finale non raggiunge la sufficienza oppure se c’è un numero troppo alto di pass.
- Una volta che lo studente si è ormai laureato fuoricorso, si dovrebbe poi cercare di facilitare il matching nel mercato del lavoro, limitando almeno in parte il rischio di essere overeducated,
- Ad esempio, corsi di formazione professionale sul posto di lavoro potrebbero consentire ai giovani laureati di accrescere il loro capitale umano grazie all’esperienza lavorativa.
E il sistema di apprendistato potrebbe essere utilizzato in questa direzione. (1) Aina, C. e F. Pastore, 2012, Delayed Graduation and Overeducation: A Test of the Human Capital Model versus the Screening Hypothesis , IZA discussion paper, n° 6413. Si può scaricare al sito: http://ftp.iza.org/dp6413.pdf,
- Il campione utilizzato non include gli individui che svolgevano una qualsiasi attività lavorativa durante il percorso di studi universitari.
- 2) Groot, W. and H.
- Oosterbeek (1994), Earnings Effects of Different Components of Schooling; Human Capital versus Screening, The Review of Economics and Statistics, 76 (2): 317.321.
(3) Per una rassegna della letteratura sui rendimenti dellistruzione, si vedano Giorgio Brunello, Simona Comi e Claudio Lucifora, 2001 e, più di recente, Naticchioni, Ricci e Rustichelli ( https://www.lavoce.info/articoli/pagina1000709-351.html )
Quanti anni fuori corso si può andare?
(Regolamento-art.34) Art.34 Interruzione, sospensione, rinuncia agli studi e decadenza della qualita’ di studente e studenti fuori corso 1. L’interruzione degli studi si verifica automaticamente qualora lo studente non rinnovi l’iscrizione per l’anno accademico successivo.
L’interruzione puo’ avere durata massima di quattro anni dall’ultimo esame sostenuto. Trascorso tale termine si decade dalla qualita’ di studente. Durante l’interruzione lo studente non puo’ svolgere alcun atto di carriera.2. Lo studente puo’ fare domanda di sospensione degli studi: a) se vuole proseguire il proprio percorso formativo presso: – Universita’ straniere – Corsi di dottorato di ricerca, scuole di specializzazione, master b) per gravi motivi di salute, per maternita’ o servizio civile.
Per presentare la domanda di sospensione l’istante deve essere in regola con il pagamento di tutte le tasse universitarie scadute fino al giorno di presentazione della domanda. Devono essere regolarizzati anche gli eventuali anni di interruzione studi con il versamento del contributo previsto per ogni anno di interruzione.3.
E’ considerato fuori corso lo studente iscritto a un corso di studio per un numero di anni superiore alla durata normale dello stesso.4. Lo studente fuori corso decade dallo status di studente iscritto ad un corso di studi qualora non abbia superato alcun esame previsto dall’Ordinamento per quattro anni accademici consecutivi.5.
Coloro che incorrono nella decadenza perdono definitivamente l’iscrizione all’universita’, con annullamento della carriera universitaria percorsa e l’impossibilita’ di ottenere passaggi o trasferimenti, ma con la possibilita’ di ottenere il rilascio di certificati relativi alla carriera svolta, con specifica annotazione di decadenza.
Non decade lo studente che ha superato tutti gli esami di profitto e sia in debito unicamente dell’esame di laurea, cui potra’ accedere qualunque sia il tempo intercorso dall’ultimo esame e lo studente che presenta alla Segreteria Studenti la dichiarazione di esame sostenuto, eventualmente anche con esito negativo.6.
E’ possibile rinunciare agli studi universitari per iscritto senza menzionare alcuna condizione, termine o clausola che restringa l’efficacia della rinuncia. Essa sara’ irrevocabile per lo studente, che quindi non potra’ far rivivere successivamente la carriera universitaria gia’ estinta per effetto della rinuncia stessa.
- La rinuncia e’ atto personale e, pertanto, non delegabile ad altri.7.
- Lo studente che ha ottenuto l’iscrizione ad un anno di corso universitario non ha diritto, in nessun caso, alla restituzione delle tasse e dei contributi pagati.
- La rateizzazione della scadenza delle tasse e’ soltanto un’agevolazione concessa allo studente.8.
Dopo l’accettazione della rinuncia da parte dell’Universita’, sara’ possibile ottenere la restituzione del titolo di studi medi superiori che era stato consegnato alla Segreteria Studenti al momento dell’immatricolazione. Lo studente dovra’ farne richiesta nella stessa domanda di rinuncia.
Qual è l’anno più difficile all’università?
Il primo anno di università è forse il più difficile da superare; ecco perché la maggior parte degli abbandoni avviene a pochi mesi dall’iscrizione.
Quanto dura il periodo delle lezioni all’università?
Sessioni, appelli e CFU –
- La lezione all’università è diversa da quella del liceo per una serie di aspetti, alcuni dei quali pratico-didattici e altri formali.
- Partiamo dall’aspetto legale-formale.
- La carriera universitaria, ovvero il conseguimento di un titolo, è legato ai CFU, acronimo di Crediti Formativi Universitari.
- In pratica tutto ciò che riguarda gli esami è impostato sul calcolo dei CFU conseguiti.
- La sigla relativa ai crediti, introdotta dal Decreto Ministeriale 509 del 1999, identifica un’unità di misura che quantifica l’impegno richiesto al corsista per la preparazione e il superamento di ogni singolo esame.
- 1 CFU corrisponde a 25 ore di lavoro, per il cui calcolo vengono conteggiate sia le ore di lezione, sia lo studio individuale e sia le esperienze relative a laboratori, stage e tirocini.
- L’iscrizione ad un corso di laurea prevede la compilazione di un piano di studi, per scegliere le eventuali materie opzionali al fine di cumulare 180 crediti totali, ovvero il numero di CFU necessari per conseguire una laurea triennale.
- Una piccola precisazione rivolta a rassicurare i dubbiosi e gli insicuri: il piano preimpostato può essere modificato successivamente.
- All’università l’anno accademico è suddiviso in semestri, nell’ambito dei quali è previsto un periodo destinato alle lezioni e un periodo riservato agli esami (sessione universitaria di esami).
Ogni ateneo è libero di stabilire, entro certi margini, il proprio anno accademico, che solitamente inizia ad ottobre e si conclude a settembre/ottobre dell’anno successivo. Ogni università, oltre a delineare l’inizio e la fine dell’anno, stabilisce termini e scadenze relative a immatricolazioni, iscrizioni, trasferimenti ecc.
- Il periodo delle lezioni dura solitamente 3 o 4 mesi, al termine dei quali è prevista la sessione di esami.
- Ogni anno accademico prevede la sessione di esami estiva e la sessione di esami invernale,
- La sessione invernale è prevista tra gennaio e febbraio mentre la sessione estiva all’università fa riferimento ai mesi di giugno e luglio.
La sessione autunnale invece si riferisce al mese di settembre ed è considerata come una sorta di ‘sessione di recupero’ per chi ha lasciato indietro uno o più esami. Ad agosto si va in vacanza. Ogni sessione di esami è suddivisa, a sua volta, in appelli, ognuno dei quali fa riferimento ad una materia.
Gli appelli identificano, in pratica, le date in cui sono previsti gli esami, L’iscrizione ad un determinato appello è legata ad una scadenza, per cui il corsista deve iscriversi entro una precisa data. La bocciatura ad un appello può essere recuperata ad un secondo appello, nell’ambito della stessa sessione.
Ogni esame superato rilascia al corsista una valutazione, ovvero un voto che va da un minimo di 18 ad un massimo di 30, e permette il conseguimento di un determinato numero di CFU. Entrambi i dati vengono verbalizzati, ovvero registrati, sul libretto universitario.
Come si chiamano i primi 3 anni di università?
Differenza tra laurea triennale e magistrale – Sicuramente avrai sentito parlare del percorso di laurea 3+2. Con questa espressione si fa riferimento al percorso composto da 3 anni per conseguire la laurea triennale cui si aggiungono 2 anni per la magistrale.
Si usa l’espressione laurea magistrale per indicare quella che in passato veniva definita laurea specialistica. Qual è la differenza tra lauree triennali e magistrali ? Per semplificare possiamo dire che la laurea triennale è la laurea di primo livello, mentre quella magistrale è la laurea di secondo livello.
Per conseguire la laurea triennale è sufficiente iscriversi al corso essendo in possesso del diploma di scuola secondaria superiore. L’iscrizione al corso di laurea magistrale invece richiede l’essere in possesso della laurea triennale. Un caso a parte è rappresentato dai corsi di laurea magistrale a ciclo unico.
- Un esempio, presso il nostro ateneo, è il corso di laurea in Giurisprudenza.
- Restando sempre in tema di differenza tra lauree triennali e magistrali cosa possiamo dire a livello normativo? Sul piano normativo, le due tipologie di laurea sono regolamentate dai D.M.509/99 e D.M.270/04.
- Quindi, ricapitolando: la laurea triennale è la laurea di primo livello con una durata di 3 anni e rappresenta il primo passo nel percorso universitario.
La laurea magistrale o specialistica, come era chiamata prima, ha una durata biennale ed è la laurea di secondo livello che si consegue dopo la laurea triennale. Dopo questa dovuta premessa, passiamo ad analizzare nello specifico la laurea triennale e magistrale per conoscere meglio le principali differenze.
Quanti esami si fanno il primo anno di università?
Hai dunque a disposizione tre sessioni in cui distribuire le prove scritte e orali in modo da avere a fine anno accademico 60 CFU. Ora possiamo fare un paio di calcoli e dirti quanti esami si danno in un anno. Dovrai cioè sostenere dai 7 ai 10 esami nel corso di 12 mesi.